Dunque, io capisco Vin Diesel, che è un grandissimo costretto a pagare scelte di carriera sfigate, ma Paul Walker?
Perché, soltanto per amore di “parti originali”, perché un pubblico di paperotti ha ormai disgraziatamente ricevuto l’imprinting con lui, ci tocca sorbirci di nuovo Paul Walker?
Quell’uomo ha una mancanza di carisma abbagliante.
Roba che in confronto Keanu Reeves pare Al Pacino.
La strana storia della saga di Fast & Furious vuole guarda caso che se da una parte il magico Vinnie abbandonò subito la barca spontaneamente in cerca di fortune migliori, dall’altra al momento di girare il terzo furono invece i produttori a segare il Paul al grido di “se ce la fa lui ce la può fare chiunque”.
E non avevano nemmeno tutti i torti: il rimpiazzo Lucas Black non era nulla di memorabile, ma aveva sicuramente più personalità, e i problemi del film erano piuttosto in una generale riduzione dell’appeal ai minimi termini che aveva richiamato al cinema soltanto i pornomani delle corse in auto. Il che era un peccato perché Justin Lin, considerando le premesse, alla regia aveva fatto un lavoro più che decoroso.
Detto questo, Mr. Lin si guadagna una meritata promozione anche per questo sequel/reboot a budget triplicato, e conferma di avere un’ottima mano.
E con ottima mano intendo scene d’azione belle tirate, veloci, spettacolari, per una volta pensate bene e poco confusionarie.
E scene di raccordo non fastidiose. Sceme e illogiche, ci mancherebbe, ma non fastidiose.
E tornando alle scene d’azione: l’iniziale rapina in corsa è un gioiellone da standing ovation.
Si può desiderare di più? Non credo.
Poi ad essere onesti Vin Diesel è visibilmente depresso e recita d’inerzia, costretto com’è a dover duettare con una sagoma di cartone a forma di Paul Walker, ma sempre meglio vederlo così che in Missione tata.
Peggio che vada, ci rimarrà per sempre il monologo di Compagnie pericolose.
P.S.: in colonna sonora anche un tamarrissimo pezzo italiano, ma non ho avuto la pazienza di stare a leggere di chi fosse
Dai, nessun commento qui? Io intanto ho iniziato da qui, stasera, per preparare la serata fast&furious 7
Altri tempi! Il blog era appena nato… il 5 due anni dopo ne ha fatti circa 50 mentre il 6 il triplo! XD E con il 7 abbiamo sfondato quota 200! XD
C’erano, sono andati cancellati qualche mese fa perché ho spinto il bottone sbagliato.
Che poi non ho mai capito il perchè del sottotitolo italiano.
Perché in America questo è semplicemente Fast & Furios, mentre il primo là era The Fast & The Furios.
Dato che i distributori italiani avevano già fatto la furbata di cassare gli articoli determinativi (come per
TheMatrix), hanno dovuto inventarsi la frasetta per non fare la figura dei maranza.Ah, se solo ci fosse un modo per numerare i seguiti di un film…
Eh, eh! Già! Forse da “Terminator” che in nord-america aveva il “The”! XD
Dopo Tokyo Drift che appellandosi di dosso la parte poliziesca aveva scelto di diventare un film al 100% sulle corse clandestine, qui finalmente si aggiusta il tiro, Lin comprende il potenziale action di un franchise a base di auto veloce e piloti fuorilegge e decide così di accantonare la storia delle auto customizzate le situazioni imbarazzanti dei precedenti film si riducono a zero e il ritmo resta invidiabile, il regista esalta il lato action ed escono fuori delle scene notevoli dove forse la voglia di esagerare ne è l unico limite visivo (esempio: fantastico l inseguimentk dell autocisterna ma avrei preferito evitare la parte finale in cui quella rimbalza a terra e toretto ci sfreccia sotto ma tant’è che l esagerazione è il marchio di fabbrica della serie e quindi forse va bene cosi e sono solo io troppo fiscale). La storia inizia ad acquisire quella forte connotazione bromance che sarà la vera carta vincente dei film a venire. Questo 4° capitolo si stacca dai primi tre ingenui episodi e diventa il seme di ciò che diventerà il franchise di FF, una partenza, se cosi la vogliamo considerare, veramente col botto. Un action estremamente godibile.
In pratica l’ inizio della solita solfa! XD