Uno dei motivi per cui ho aperto I 400 calci era perché non vedevo l’ora di sostenere e incoraggiare la scena horror italiana, così ammirata all’estero e così bistrattata e ostracizzata in patria.
Qualcosa lentamente si smuove, ci sono stati sparuti tentativi coraggiosi, cani sciolti tipo Ivan Zuccon, gli esperimenti TV/DTV di Alex Infascelli… poi è arrivato questo Imago Mortis che ha incassato una milionata di euri al botteghino che non è mica poco, anzi. Imago Mortis che però “bara”: pur essendo una creatura del regista/sceneggiatore nostrano Stefano Bessoni, può contare su una co-produzione irlandese-spagnola e su atmosfere che ricalcano gli ultimi horror iberici stile The Orphanage.
Ma chissenefrega, se funziona e crea opportunità. Nel grande quadro delle cose, considerando anche un genuino interesse proveniente dalle riviste specializzate estere, è davvero già un ottimo risultato.
Poi ecco, c’è il film in sè, e quello purtroppo è abbastanza deprimente.
La trama è incentrata su uno studente di cinema che “vede la gente morta” e si imbatte in uno strumento (il tanatoscooopioooo – leggere con tono di voce sinistro) capace di estrarre in formato fotografico l’ultima immagine impressa nella retina degli occhi dei deceduti freschi.
E uno innanzitutto viene colto da mal di pancia già quando legge che la compagnia di produzione si chiama PixStar (PixStar!!! ma perché non ci ha pensato prima la Asylum?). Poi legge i 32 (!) nomi in co-sceneggiatura, tra i quali nientemeno che il Richard Stanley di Hardware (ma è ancora vivo?) e il Luis Berdejo di [REC], e tutto si aspetta tranne che la fiera campionaria delle forzature e delle pretestuosità. Però ahimè è così. E pure narrativamente dà sul confuso/insensato forte. Che uno tutte queste cose le perdonerebbe stravolentieri in cambio di un po’ di tensione genuina, o di talento visionario, o di sangue, o di spaventerelli ben fatti, perché non è che ci siamo scordati com’erano davvero i film di Fulci e Argento… e invece, aldilà di una decorosa fotografia, c’è più o meno il nulla assoluto. Per cui finisce che se ti ricordi qualcosa sono appunto le forzature più ridicole (la mia preferita: il professore che convoca d’urgenza tutti gli studenti in Aula Magna per comunicare che il protagonista tempo fa ha perso i genitori in un ciocco per cui è matto e lo devono trattare con condiscendenza).
Ma alla fine, come si suol dire: intanto facciamo numero, e la qualità arriverà.
Ci conto.
DVD- quote suggerita
“Fa un po’ scappar da ridere”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Anzi no, siamo positivi:
“Finora, il miglior horror italiano dell’anno”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Mmm– Non so se puoi contarci. Ai più fra i recensori è bastata la pretesa metalinguistica per dar di matto. Bah.
A forza di farne, per la legge dei grandi numeri, prima o poi qualcuno buono ci scappera’ bene… ma l’importante per ora e ricominciare a farne, e che vengano visti. Per me e’ gia’ un sollievo dopo il vuoto semi-assoluto degli ultimi 20 anni.
il film fa appassire le zone erogene, è vero, però Oona Chaplin le resuscita!