Che ormai il cinema di genere, l’horror nello specifico, sia stato totalmente sdoganato è un dato di fatto. Nei festival di mezzo mondo ormai la proposta di titoli di genere è altissima, e la parte più becera e divoratrice dell’industria non vuole certo rimanere all’asciutto. Micheal Bay ha fatto capire che con i remake dei classici è possibile incassare in un solo weekend cifre simili al p.i.l. di un qualche staterello africano, e giustamente ora si tenta di sfruttare il tutto fino in fondo. Zombieland da un certo punto di vista è il peggio che si possa immaginare: è come beccare George A. Romero al Plastic di Milano. È uno zombie con una felpa gialla e una magliettina a righe.
L’idea di base, quella che ha convinto qualcuno alla Columbia (e quella che mi aveva messo in guardia), è questa: prendiamo “la teen commedy fatta di ragazzini diversamente cool intelligenti e chiacchieroni che si innamorano ma non sono ricambiati ma poi visto che sono simpatici e sotto sotto pure scaltri a un certo punto vengono ricambiati” e la ibridiamo con gli zombie. Tutto qui? Tutto qui. Perché? Perché mi hanno detto che gli zombie buttano. Sei sicuro? Sicuro, fidati. La sorpresa è che Zombieland è comunque un buon film.
Allora: non è una semplice operazione di rip off della horror comedy inglese (un titolo per utti, l’inarrivabile Shaun Of the Dead). Qui siamo oltre. È il post indie smart. È come quel film dove a un certo punto per far capire che si tratta di un film indipendente, ti piazzano un adesivo della Rough Trade nell’angolo basso sinistro dello schermo. Ma, colpevoli anche dei titoli di testa clamorosi e un inizio folgorante, dopo pochi minuti il trucco funziona e (anche io che sono uno troppo sgamato) si finisce per considerare il tutto come un buon prodotto. Perché? Perché comunque il film – prima sceneggiatura per il grande schermo della coppia Rhett Reese & Paul Wernick– è scritto molto bene. Fondamentalmente sfrutta l’idea di una rilettura delle regole del genere per – scusate il bisticcio – stilare una serie di regole per sopravvivere al diffondersi degli zombie: controllare sempre il sedile posteriore, non usare mai i bagni pubblici, assicurasi sempre di aver ucciso lo zombie prima di dargli le spalle… Cose del genere. Con un occhio ai libri di Max Brooks, si riesce a guardare al genere con una certa consapevolezza. Ma si riesce a dire anche qualcosa di non banale sul classico rapporto/similitudine viventi e morti viventi: la desolazione e la solitudine causata dal diffondersi dell’epidemia, è molto simile a quella che i “nerd” vivono sulla loro pelle tutti i giorni. Insomma, coloro che non sono accettati dalla massa hanno più possibilità di sopravvivere.
httpv://www.youtube.com/watch?v=YuHbJHFsmts
Aggiungiamoci anche che il lavoro dell’esordiente Ruben Fleischer dietro la macchina da presa è tutt’altro che piatto e anonimo, ma che ha invece un ritmo e una vitalità invidiabili. E ancora: è innegabile che l’alchimia tra il nerdacchione Jesse Eisenberg e il tamarrissimo Woody Harrelson funziona e i due insieme fanno ridere (al contrario di Emma Stone che, oltre a fare una serie di cazzate che in un film così ben scritto lasciano veramente a bocca aperta, fa poco ridere.) E ancora: non possiamo dire nulla, ma c’è una sequenza con un attore a cui tutti noi vogliamo bene che solo a ripensarci mi viene da battere le mani fortissimo per la felicità.
Insomma… incredibilmente mi trovo nella condizione di scrivere che Zombieland è un film esilarante. Adorabile. Di quelli che avrà anche qualche pecca che noi integralisti che stiamo dietro al genere da prima di te non possiamo certo non notare, ma che ti viene voglia di rivedere appena partono i titoli di coda.
“Sarei stato contento di scrivere che è brutto e invece è bello ”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
..Un altro titolo da aggiungere alla mia zombi-collezione? Bene così!
sì sì assolutamente da vedere…
In Italia esce a Maggio. Mavvaffanculo…
..E dov’è il problema, scusa? La rete è vasta e infinita.. ;-)
eh, oppure vieni a vivere con noi oltreoceano!
@Diobrando: grazie alla ceppa, ma preferivo cmq il cinema…
@Casanova: eh, magari… e dove siete di preciso infamoni?
Avevo scritto un commento sul film nel post in cui si parlava del trailer. Però lì ho rivelato il nome dell’attore di cui tu hai preferito tacere, dunque non so se mi devo sentire in colpa. In ogni caso a distanza di tempo riconfermo il precedente giudizio. Figo soprattutto dall’entrata in scena dell’attore in questione nella parte di sé stesso. Nella prima invece un po’ altalenante, ma comunque ottimo nel complesso. Che poi, lo ammetto, ero partito un po’ prevenuto, il trailer non mi aveva ispirato granché. Contento di essermi sbagliato.
Double Tap signori, ricordatevi sempre il Double Tap!!!!!
L’ATTORE vince tutto. Io ho realmente battuto le mani alla sua entrata in scena. Il film è una giostra di quelle che divertono e, davvero, chi se ne importa dei piccoli difetti perchè ci si diverte davvero nonostante tutto va come deve andare toccando molti luoghi comuni ma, hei, il tutto è reso fottutamente bene.
Io invece l’ho trovato piatto e troppo, troppo ammiccante, sia come road movie che come film di genere. I dialoghi sono banali e la sceneggiatura piena di forzature, alla fine tutto si regge su qualche bella trovata a livello di rilettura del genere ed un paio di sequenze divertenti (peraltro altamente spoilerate dal trailer), troppo poco per farmelo preferire a film come Il ritorno dei morti viventi o il già citato Shaun of the dead.
Beh non mi pare che si sia parlato di “preferenze” nell’articolo. Citando Pulp Fiction “è un altro fottutissimo campo da gioco”. In Romero non si ride “proprioperuncazzo” e per quanto riguarda Shaun of The Dead li è tutta un altra stira molto più profonda sui luoghi comuni e le tematiche zombesche andando a toccare veramente altri lidi. Nonostante il tema zombesco che li accomuna sono veramente cose diverse che servono, volendo, ad accontentare anche un pubblico altrettanto diverso.
Ehm, Il ritorno dei morti viventi è un film di Dan O’Bannon, quello della sceneggiatura di Alien per capirci.
Io inoltre non ho neanche accennato alla satira, perchè come giustamente dici tu sarebbe stato intellettualmente disonesto, semplicemente anche a livello puramente visivo e narrativo i due film che ho citato stanno su un altro pianeta rispetto a Zombieland, e dato che sono i capisaldi del genere “commedia con gli zombi” funzionano come buoni termini di paragone.
mi sono confuso io. ho ben presente il film e so altrettanto bene chi è O’Bannon :D Dicevo solo che non mi sembra che si sia detto che è meglio dei film che tu citi, anzi, nell’articolo dice proprio “l’inarrivabile Shaun of the dead”. Io intendevo dire solo quello, che mi è sembrato abbastanza rispettoso e che, per come è arrivato a me il messaggio, l’articolo dice che il film nonostante i difetti elencati funziona e diverta. e questa è la stessa impressione che ho avuto anche io vedendo il film.
Simpatico, dai…a parte il finale politically correct!…molto zombie-buster ma ci sta ogni tanto…
Esistono solo due tipi di film: quelli belli e quelli noiosi (cit.)
Il finale è veramente mooolto leggero, ma io l’ho trovato nel cpmplesso estremamente carino!
Non un capolavoro, ma un paio d’ore passate davvero bene!
visto ieri. m’hanno giusto un po’ stracciato le palle l’immancabile forzatura sentimentale insita nei teen-movie per cerebrolesi fra il nerdaccione e la fighetta di plastica di turno, e il nerdaccione stesso, Jesse Eisenberg. per quanto mi sforzi non riesco a non pensare a quanto mi piacerebbe prenderlo a badilate in testa. ci voleva McLovin.
ma non nego di essermi divertito (a tratti anche molto): stupidata tutto sommato scritta e girata bene; divertente e divertita la rilettura attraverso puntigliose ma irresistibili regole di sopravvivenza, infarcite di gag riuscitissime (la scena con B.M. è da ribaltarsi). E che dire di un gigantesco e lanciatissimo Woody Harrelson, con il miglior accento texano dai tempi di Bubba Ho-Tep.
da noi al cinema a maggio. vergogna!
appena vistoa.
non male.
stilisticamente un ottimo debutto.
i personaggi maschili scritti meglio di quelli femminili. emma stone finisce con l’essere un po’ “incoerente”, mentre il personaggio di abigail breslin poteva essere fruttato meglio.
cmq nel complesso il film scorre bene e nel momento in cui rischia di impantanarsi tira fuori BM che da solo con quei 5 minuti vale la visione di tutto il film. chapeau.
per quelli che non vogliono aspettare maggio, avete una buona scusa per imparare meglio l’inglese. l’accento di harrelson puo’ risultare tosto, ma per il resto si capisce tutto facilmente.