Un tizio di nome IL CHIRURGO sta vagando pei boschi mascherato da derattizzatore quando decide di mostrarsi al pubblico nella sua vera natura di tremendo assassino, e quindi uccide due pornogenitori con voglia di chiavarsi reciprocamente pei boschi, una delle loro due figlie che giuocano felici pei boschi e che parlano con le voci dei cartoni animati giapponesi, la basilare ragazza che corre pei boschi e il suo fidanzato capellone. Lo fa usando peraltro la pistola di Chigurh in Non è un Paese per vecchi, nonché la sua arma più temibile, gli “effetti sonori spaventosi con synthone quando compare il suo anfibio in primo piano”. Ah, chiaramente una delle due bambine, quando chiude gli occhi per giuocare a nascondino pei boschi, vede ancora il mondo, solo che tutto sfocato e con l’effetto acqua da screensaver di Windows 98.
Ovviamente quanto visto finora pei boschi è un semplice “quindici anni prima…”, tanto per non farsi mancare nulla. Dopodiché titoli di testa e compaiono i due protagonisti, ovvero IL CANTANTE DEI MARLENE KUNTZ e L’ALTERNA UN PO’ FIGHETTA DEL LICEO. I quali sono giornalisti d’assalto che per loro sfortuna mandano in vacca un servizio sullo spaccino di piazza Vetra e quindi, siccome viviamo nel Paese delle seconde chance e della meritocrazia, ricevono in cambio L’OFFERTA DELLA VITA da parte del loro capo, un modo per salvare capra, cavoli e carriera: girare un documentario sul backstage di un film porno. Che ovviamente viene girato nel luogo in cui “quindici anni prima”. E altrettanto ovviamente l’alterna del liceo che parla con le Z al posto delle S e ondeggia graziosamente quando cammina, oltre ad assomigliare a una versione vagamente più chiavabile di Elena Di Cioccio, è la sorellina sopravvissuta di cui sopra, quella che vedeva le robe a occhi chiusi. Ora, di fronte a tale offerta lei che fa, l’ascia o accetta, come chiesero al boscaiolo? «Zì zì cetto, ci penzo, ma anche no eh» risponde piuttosto lei, il che ce la presenta già come quella tosta che piuttosto che prostituire così il mio passato vado a pulire i cessi, però siccome ho anche un cuore vado a visitare il cimitero dove hanno sepolto la mia sorellina, quella morta, sapete? E lì, come dire, capisce che il destino la spinge verso il backstage porno. E accetta il lavoro.
Sopra: dove incontrerà lui. Cioè Francesco Malcom. Un attore di porni, ma proprio nella vita vera, non solo nel film.
Ecco, questi sono i primi dieci minuti di Bloodline, horror italiano sul quale vi invito ad andarvi a cercare le informazioni da voi perché non saprei cosa dirvi per interessarvi, a meno che non siate gonzi come me e caschiate facilmente in trappole di marketing tipo “colonna sonora di Claudio Simonetti”. Questo sono i primi dieci minuti, dicevo. Poi, poste le basi per lo slasher più banale del mondo dai tempi del remake di My Bloody Valentine, uno si aspetta un’ora e venti di sviluppo standard, con qualche pessimo attore come condimento, alcune budella e OMINOUS SYNTHONI come se piovesse. Una roba da 6 e una pacca sulla spalla perché «sono italiani, poverini, rispettiamoli, sono anch’essi una cultura».
Invece, le strade della bruttezza sono infinite, e tutte strane.
INNANZITUTTO! C’è dell’ironia in Bloodline. Ma è usata male, fuori contesto ed è di ben basso livello, di quelle facezie da terza elementare che cacca e pupù fanno tanto ridere. Ma che ci regala perle come «quello è il regista del porno, KLAUS KINKY [che è il sosia di Dave Gahan periodo Songs of Faith and Devotion, nonché di Eric Bana periodo GONZO MOVIE, ndr]». KLAUS KINKY, eh. Per capirci. Roba che se l’avesse messa Robert Rodriguez in un film saremmo già in pre-produzione dello spinoff dedicato e pure in odor di Oscar. Qui invece siamo più dalle parti della terza elementare di cui sopra, per cui si ride sì, ma con quell’ombra di vergogna che ti fa guardare alle spalle per paura che ci sia qualcuno che possa averti sentito. Un po’ come quando il truccatore gay racconta di TÈ ALLE CINQUE, CINQUE DENTRO TE, ovvero il miglior porno che non esiste mai creato. In altri contesti saremmo qui a smascellarci. Qui invece no, anche perché c’è un…
POI! La recitazione. Meriterebbe un foglio a parte. Un A3, magari. E non è solo questione di «ci sono gli attori porno che recitano come fossero in un porno, ci sono gli attori amatoriali che recitano come fossero in un film amatoriale, non c’è alcuna speranza di creare un amalgama tra le due fazioni rivali» – perché ovviamente la differente qualità di cagnezza si riflette anche nei rapporti di forza all’interno della storia. È anche, soprattutto, questione di «primi piani del tizio figo che si toglie gli occhiali da sole e si allontana con passo deciso, fatti per sottolineare quanto il tizio stesso sia figo»; traduzione, una povertà tale di talenti ed espressioni facciali da rendere impossibile l’impresa di stimolare un qualsiasi tipo idea e/o inquadratura interessante per quanto riguarda il comparto “costruzione dei personaggi”. È un abisso che lascia basiti, considerando che il resto della confezione – luci, scenografie, financo il ritmo, a metà tra un vecchio horror italiano e qualcosa di più moderno e oltreoceanico – è ben più che dignitoso.
E INFATTI! Le cose buone non mancano, a ben guardare: Edo Tagliavini, che è il regista e che se si chiamasse Edward “Big Ed” Winecutter e imparasse a vendersi un po’ meglio probabilmente lavorerebbe con budget più che dignitosi alla Lionsgate, ha del talento, tra montaggi paralleli, un bell’uso dei colori, un certo gusto nei dettagli (inquadrare i) e tutto sommato anche occhio per l’azione (a parte quando i suoi attori decidono di non correre). Meriterebbe, Winecutter, di poter lavorare con qualcuno giusto un pelo migliore di Herbert Ballerina e Rupert Sciamenna. Persino la violenza, quando c’è, è bella artigianalotta e affascina, per esempio nella scena del MOSTRO CHE SFONDA A CRANIATE LA FACCIA DI UN TIPO; affascina anche perché Big Ed, che scemo non è, piazza nella stessa scena pure il secondo livello di lettura, con il pornoregista pervertito che filma il tutto perché «è incredibile, cazzo», roba che magari se KLAUS KINKY avesse avuto un’altra faccia e un altro talento il tutto poteva anche funzionare. L’idea di mischiare sesso e morte, oscenità e morbosità, perversione sessuale (e i suoi limiti, psicologici soprattutto) e pornografia del dolore, è vecchia come il mondo ma tutto sommato non ancora completamente esausta, e quindi è un peccato che venga messa in scena dall’equivalente indie-horror di una compagnia teatrale di attori, ehm, molto speciali. E soprattutto trattata con la faciloneria con cui Sofia Coppola parla di non-luoghi e di quanto è duro essere donna.
PERCHÉ! Il vero disastro di Bloodline sta nella scrittura. Nella sua natura di polpettone di rognone, carote, brigidini, marzapane e cozze marinate. L’idea di base è quella di fare uno slasherone con cattivo-probabilmente-morto-ma-forse-no ambientato in casa-isolata-in-mezzo-ai-boschi, con un tocco di morbosità soft porno giusto per non farci mancare Edwige Fenech, e pure quell’oncia di incestuosità che non guasta mai, nel 2011. Che già così è un pastrocchio di suo. Ma se sei lo sceneggiatore, e in un’ora e mezza di film
• infili le storie di fantasmi alla giappa con tanto di spettri che flickerano e hanno i capelli lunghi&neri, i momenti di zozzoparodia stile American Pie, i monologhi delle ciucciafave sull’arte e la filosofia del film porcellino, i montaggi anni Ottanta con il rock and roll liceale in sottofondo e le gag supersympa, i labirinti con mappe misteriose e alla fine pure I CAZZO DI ZOMBIE BESTIALI E FEROCI COME VAMPIRI MANNARI E CON LA FACCIA DI LINDA BLAIR, con anche (ciliegina sulla torta) il momento SUPERLOAL in cui uno dei protagonisti si ritrova costretto a urlare: «Uno snuff movie con creature paranormali e ammazzamenti reali di attori del porno!» (poi dici gli attori non ci credono)
• nel cast ci piazzi pure il personaggio del rumeno affetto da satiriasi che parla tipo «spaco botilia ucido familia» e la prima cosa che fa quando arrivano gli zombie è tirare fuori la lama (per ucidere familia), dimostrando in questo modo la tua volontà di CRITICA SOCIALE! ARGUZIA! TEMI IMPORTANTI! BUON GUSTO!
• [SPOILER] il tuo serial killer agisce senza alcuna motivazione plausibile, perché l’unica, tardiva, che mi fornisci è totalmente priva di logica e coerenza interna
• in mezzo a questo delirio ci metti pure i plagi di Twin Peaks e Shining
, allora mi fai davvero incazzare, e a questo punto decido pretestuosamente (tanto il primo a essere pretestuoso sei stato TU) che il tuo uscire senza motivo dai confini del genere nel quale vorresti muoverti significa che non hai alcun pudore né voglia di costruirti uno spazio creativo originale e sensato e che esuli magari da quei quattro film del cazzo con cui sei cresciuto senza capirci peraltro molto e che non vedi l’ora di veder girare al tuo amico regista per poter poi dare di gomito agli altri amici quando in una sala buia e olezzante di Carlsberg da 66 vi godete il vostro bel premontato. Mi fai davvero incazzare, perché stai buttando via anche quelle tre/quattro cose buone che sei riuscito altrimenti a partorire.
Dispiace parlare male di film del genere, perché le condizioni produttive in Italia le conosciamo, perché l’espressione «fare cinema di genere» da noi equivale a «gettarsi nella vasca delle meduse con il bigolo al vento», perché – nonostante una certa sudditanza verso la nostra storia cinematografica da un lato e dalle produzioni mainstream post-Saw dall’altra – in un Bloodline qualsiasi c’è comunque più amore per il cinema che in tutte le produzioni Medusa dal 1645 a oggi. Dispiace, perché sembra di fare i soliti italiani che si sputano veleno addosso, ma l’amore non basta, ci vogliono anche guizzi, talenti, capacità e idee chiare. Ah sì, e degli attori.
DVD quote suggerita
«È come avere tanti horror tutti insieme! E tutti brutti!»
Carmelo Parravicini, ilmioufficiostampa.it
Fantastico! Non vedo l’ora di non vedermelo!
Dai, siete stati cattivelli… non è male!
E poi Klaus Kinky è mio amico!
approposito di roba amatoriale nostrana:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=19d_QKyXn_o
c’è pure sergio stivaletti agli effetti speciali..vabbè che s’era già buttato via lavorando a quelle defecate dei film di gabriele albanesi
Non so perchè, ma la somma indie-horror+casasperdutanelbosco+Italia mi dà sempre come risultato “Tafanos” e allora comincio a squirtare merda ininterrottamente. Che poi questo come trama sia diverso non conta….
Eheheh, meno male che mi salvi la regia… apprezo quando le recensioni sono schiette e sincere, senza quel cazzo di presunzione di tanti blogger che magari demoliscono a priori per invidia del pene (non che io ce l’abbia lungo).
Ma quando trovo pareri di “gusto”, e scritti con ironia (giusta) rifletto sui limiti di Bloodline, che conosco e certemente non scendo a difendere (perchè indifendibili).
Ma a mio avviso, e non perchè sono il regista, il film merita una chance in più del semplice bollarlo “merda”, anche perchè, come fai notare )e ti ringrazio), se fosse stato un film diretto dal cugino di Rodriguez e infilato dentro a un Grindhouse, magari lo si sarebbe visto con altri occhi e ci si sarebbe lasciati andare di più alla “leggerezza” della storia.
Quindi se da una parte sono concorde sul divario “recitativo”, non concordo sul mettere tutti allo stesso palo del rogo. Così come il “polpettone” di generi che trovi indigesto, è a mio avviso una forza del film, che per tanti limiti e obblighi sceglie la strada ironica per gioco forza.
Poi va bene che non tutto sia risucito e ci siano tanti difetti, ma mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno (un quarto pieno?), e quindi gustare i pregi, come per fortuna nella tua analisi trovi e mi fa piacere.
Bloodline è a mio avviso un film che piace o che fa schifo, che diverte o fa incazzare… nessuna mezza via (lo dico perchè per fortuna altre recensioni e altri pareri sono opposti al tuo), una sorta di “Armata delle Tenebre” (con rispetto a Raimi e Cambell) come intenzione, dove non è il voler far paura lo scopo, ma intrattenere.
Spero che indipendentemente dalla tua recensione, il film possa stuzzicare la curiosità di alcuni, perchè in fondo nelle nostre intenzioni non volevamo fare un film “rivoluzionario”, ma dimostrare che con 70mila euro (e di tasca del produttore, Virgilio Olivari), un prodotto di qualità (se non altro tecnica) si può fare.
Ciao!
Ciao Edo, è bello vedere che accetti con sportività le critiche invece che insultare. È merce rara da noi :-)
Ti rispondo solo su un paio di cose:
• il miscuglio di generi. Tu dici che è una forza del film, io invece resto convinto che, così come l’avete presentato, sia una debolezza. Non tanto per il concetto in sé (voglio dire, tanto per restare in tema Rodriguez Dal tramonto all’alba era un rape&revenge che prima della parte sul rape diventava un film di vampiri del cazzo, e quindi), quanto perché a) secondo me avete mischiato troppe cose e alcune, in particolare l’ammiccamento al giappo (e quindi a tutto un sottotesto emotivo e culturale molto serio), stonano insieme alle altre, b) troppe cose rimangono non spiegate e alla fine danno l’idea di essere lì solo per il LOAL, e cascano un po’ nel nulla.
• l’ironia. Stai parlando con uno che annovera Troll 2 nella top 3 dei suoi film preferiti di sempre, per capirci :-), eppure secondo me in Bloodline è il (sottile) confine tra autoironia e involontaria parodia viene passato troppo spesso. Sarà l’ostacolo della lingua madre (un attore che recita male in inglese fa necessariamente meno effetto di uno che lo fa in italiano, non ci si può fare nulla), ma più che «recitiamo male perché vogliamo farlo» l’impressione è molto più spesso «ci provo ma non ci riesco». Se poi mi parli del fattore intrattenimento, capiamoci: io mi sono divertito un sacco, a volte per alcune trovate geniali e/o efficaci (quelle che cito nel pezzo, ma anche un paio di scene di violenza, o il momento in cui viene raccontata la storia del serial killer a luci spente), altre perché mi sembrava di guardare un gruppo di attori che provava a fare le cose sul serio. Anche perché la confezione (tra regia, scenografie, luci, costumi), è sopra al resto, e ti viene da pensare che non si stia giocando a divertirsi ma provando a fare sul serio. Non sto dicendo che il film sia girato troppo bene per quello che deve essere. Ma forse un po’ sì.
Detto questo, non ho mai usato la parola “merda” nella recensione, perché non penso che Bloodline sia merda, solo un prodotto che, partendo da premesse tra il buono e l’ottimo, “cade piatto”. Chiaro che io mi auguro un giorno di vedere un Bloodline, ma anche un Eaters, o uno Zombie Massacre, incassare più di un Pieraccioni a caso; siamo pur sempre in Italia, e c’è gente che si esalta per il Dracula 3D di Argento, e il cinema di genere rimane confinato a progetti come il vostro perché bla è troppo lungo da spiegare e tu conosci la situazione meglio di me. Cioè, quando dico che mi dispiace giudicare male Bloodline non lo dico per dire: ci sono tante cose buone, e purtroppo anche tante cattive, e soprattutto quelle cattive sono piazzate in punti strategici tanto da dare l’impressione di essere di fronte a «il solito prodotto italiano un po’ amatoriale». Perché è inutile negarlo, se vedi uno che recita male ma la scena è girata bene quello che ti salta all’occhio è il tizio, non la regia…
Ciò detto, ti auguro tutto il bene del mondo perché bravo sei bravo, e mi farebbe piacere vedere il tuo prossimo film proiettato in duecento sale in tutta Italia e apprezzato anche all’estero, chessò. Quindi ti faccio tutti gli in bocca al lupo del mondo, e a rivederc(t)i presto, magari!
PS: io resto della mia teoria su Big Ed Winecutter, eh. Con Sergio Leone funzionò…
Mi unisco alla piacevole sorpresa di vedere un regista italiano che non ha paura di essere obiettivo e autocritico in pubblico. Edo, grazie mille per l’intervento, spero con tutto il cuore che le cose ti vadano per il meglio.
Ripeto,
grazie mille a voi, il confronto diretto, quando costruttivo (e cattivo nella bellezza ironica) non è che fonte di crescita!
Ovviamente il mio “merda” era un francesismo autocritico non cattivo, so che Stanlio non lo hai nusato, la tua è una recensione intelligente che non cade in banalità linguostiche. Anzi, hai poi detto una cosa interessantissima, anche perchè simile al commento di un amico a la cui critica è per me come oro (il bravissimo montatore, non di Bloodline, Francesco Renda): lo stile di regia è forse troppo rispetto alla storia, come forse voler fare una copertina serigrafata e plastificata di un numero X di Lando il Camionista…
Un fondo di verità esiste, che non è dal ricercare nel “guardate quanto son bravo”, perchè un bravo regista è quando infila nella scatola giusta il giusto contenuto, come i giochini con i pezzi di legno a forme varie da infilare nei buchi relativi che si facevan da piccoli.
Ma davanti al film mi son posto anche un quesito: okkay, potrei lasciarmi andare alla demenza pura senza badar più di tanto a uno stile di regia più elegante e sobrio, e accontentare chi da certi film vuol solo vedere budella, sangue tette e culi… ma così facendo il film sarebbe magari diventato un piccolo cult, ma del trash, e venir ettichettato in quella linea non era )e non è il mio interesse… ecco perchè ho provato a mettere qualcosa in più… è vero magari ho esagerato, ma se non altro una cosa che mi fa piacere nellle varie recensioni è che se non altro la regia (con meriti e demeriti) ne esce quasi sempre bene.
Resta il fatto che comunque invito tutti a vedere Bloodline, e èpoi, se ne avete voglia, a parlarne liberi e schietti, il cineme è anche confronto!
Scusate il polpettone, e grazie ancora, e continuate a calciare, che la cattiveria bella e non rosicona è vita!
Grazie ancora!!!
N.B.
Con pacere vorrei invitarvi a vedere questi due corti miei, farina delmmio sacco, un po datati, ma credo sempre in voga
http://vimeo.com/23066176
password: RAKeDAN
http://vimeo.com/23036573
password UpBDM
Ciao e grazie ancora
EDO
mah sputatemi in faccia ma a me bloodline in fondo non è dispiaciuto, nel senso che NON MI HA AFFATTO ANNOIATO al contrario di tante produzioni italiche che ho visto ultimamente…
edo tagliavini spacca! cercate la riduzione fotoromanzo di trescin’ – corsaalmassacro con la bbanda dei curtell
e poi faceva dei laybackrollout che neanche clyde semmon e quindi zitti e rispetto