Sigla! (ciao Lucio)
httpv://www.youtube.com/watch?v=M7RbHMSIJhk
Pregiatissima Wertmüller Cicciolina,
è con immenso piacere che vado a scriverLe le mie impressioni sulla pellicola del cinematografo intitolata The Woman in Black. Di albionica provenienza, come certamente Lei saprà, trattasi del ritorno al calcio giocato cinema dell’orrore della stimatissima casa di produzione Hammer FilmS, già famosa per motivi che non è di nostra competenza approfondire qui. Forse “ritorno” è un termine improprio, avendo i Nostri già rallegrato il mondo con diversi prodotti dal 2008 a oggi, e pure una cosina di cui il Magnifico Capo ha già discettato a suo tempo. Ma intendiamoci: qui stiamo parlando di un film che vede come protagonista il fu Harry Potter, e che per forza di cose fa girare più teste – anche le più imprevedibili – di un horrorino con la futura Natalie Portman.
E allora, come si fa a parlare di The Woman in Black senza avere sempre in testa il fatto che si tratta del primo film post-Potter di Harry Potter, e che questo inevitabilmente sposterà parecchi equilibri? Sto parlando di un doppio effetto boomerang: i fan della Hammer se ne terranno probabilmente più alla larga di quanto dovrebbero per paura dell’effetto teen-horror («OMG IL MAGHETTO CON GLI OCCHIALI È CRESCIUTO!» e poi storie d’amore sdolcinate, balli del liceo, lacrime e cameratismo liceale: è questo che temete?), mentre le ormonatissime ammiratrici del tonno correranno al cinema armate di dildo di frassino con incastonata una piuma di fenice – e fuggiranno dalla sala dopo una ventina di minuti.
Dunque facciamo una cosa furba e leviamoci subito dal cazzo Potter, così possiamo parlare del film: per quanto sia davvero un po’ tonno e fisicamente abbia le proporzioni braccia/tronco di un nano (nel link: il midget più alto del mondo e un paio di gambe secche secche), Radcliffe si comporta con grande dignità. Parla il giusto, e con il suo bell’accento British, interpreta un personaggio sufficientemente turbato dalla vita da potersi permettere una costante mezza catatonia, soprattutto regge la scena nei (lunghissimi) momenti in cui su schermo ci sono solo lui, la colonna sonora e vari oggetti di arredamento assai gotici che si comportano in modi brutti. Perché sì, Potter o non Potter The Woman in Black è fondamentalmente questo: un film su una magione vittoriana che sorge in mezzo alla nebbia.
E che fa un sacco paura. O sto invecchiando?
Comunque sia, rimango il Suo umilissimo servitore,
Stanlio Kubrick
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Gentile Signor Stanlio,
Lei ha sicuramente ragione nel dire che questo film è, per il Signor Radcliffe, il primo film post-Harry Potter. Dimentica però che il Radcliffe si era già ampiamente scrollato di dosso il personaggio del maghetto quattrocchi nel 2007, quando in qualità di protagonista del dramma Equus, costui inondò il palcoscenico londinese del Gielgud Theatre con la sua minorenne nudità. Si vocifera di squadre di ragazzine la cui carica ormonale era seconda solo a quella delle Twi-hards più hard. Ho anche cercato le foto in rete, ma credo di aver capito che comunque sul palco il Nostro non aveva il cazzo in tiro, per cui l’interesse è relativo. Semmai è vero che questo The Woman In Black è la prima occasione in cui il Signor Radcliffe smette i panni (o i non-panni) del piccolo, del figlio, e finalmente interpreta un adulto, un padre. Un po’ troppo giovine, a dire il vero, ma sempre dignitosissimo e convincente. In effetti, a beneficio della trama va detto che solo un padre dal cuore colmo di dolore (e due neuroni in più dei tipici abitanti del paesetto, tutti inbred, ci scommetto) può capire il dramma della fantasmatica Signora in Nero. E il buon Radcliffe la aiuta a risolvere certi equivoci legati ad una maternità problematica, dopodiché lei, gentilmente, gli ricambia il favore in modo forse un po’ irruento ma certamente efficace.
Ma passiamo a considerazioni più tecniche: ah, quei 45 (circa, boh) minuti di silenzio! Sublimi! Davvero una prova di regia coraggiosa e inconsueta, con un sound design di tutto rispetto e che fa in effetti stringere il culo in diversi momenti. È in questo frangente che si vede la mano della Hammer: a parte a classica posa frontale dell’eroe-con-candela-e-arma che abbiamo visto fare da Cushing, Price, un po’ tutti gli stalloni della premiata scuderia, è la costruzione della suspense senza cedere ai ricatti del sanguone facile o delle tette (spoiler: non pervenute a ‘sto giro, sorry) a entusiasmare. Siete d’accordo?
In fede, vostra
Cicciolina Wertmuller
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Oh, dolce Cicciolina,
luce pe’ gli occhi, gioia pei lombi!
Come non concordare con Lei. Quarantacinque – assumiamo che siano sì tanti, ché la voglia di ricontrollare manca – minuti senza parole, senza sangue, con solo una tensione costante che esplode periodicamente in piccoli, gustosi brividi, tanto più efficaci perché legati all’armamentario più classico del cinema dell’orrore come lo si faceva un tempo: la sedia a dondolo che dondola da sola (fottuta sedia a dondolo, ti odio, sei la più spaventosa sedia a dondolo del cinema nella storia delle sedie a dondolo del cinema), la porta che cigola, un fantasma all’angolo dell’inquadratura, i cazzo di carillon. I carillon! Lei forse non sa, signora mia, che a parte gli aghi e qualsiasi cosa che punga – quest’ultima non tanto fobia, quanto paura più che giustificabile – la cosa che più mi terrorizza in questo mondo sono i carillon. Qui James Watkins piazza non una, ma DUE scene di carillon, di cui una addirittura con lo smarmello: 6 (SEI) stronzissimi oggettini musicali che il Nostro Potter avvia in contemporanea, e questi 6 (SEI) stronzissimi oggettini musicali sono tutti fuori tempo e fuori tonalità e ogni tanto zoppicano e raffigurano soggetti tipo “la scimmietta con gli occhi angoscianti” e “la bambola con gli occhi angoscianti”.
Non che il film, e le strizze, si esauriscano con i carillon, intendiamoci: ma quelle macchinette infernali mi interessano perché sono l’epitome di quello che è un film che più classico non si può, che potrebbe essere stato scritto cinquant’anni fa e in cui l’unico dettaglio che stona è (spoilerone) il finale colmo di speranza e ammòre. Per il resto non c’è una-concessione-una alla modernità: non c’è tentativo di romance, che sarebbe stato goffo e fuori luogo, non ci sono spiegoni né metaforoni, c’è solo una lenta discesa nella folle mente della Signora in Nero, nell’animaccia nera di Harry Potter, nella follia della provincia e dei suoi abitanti (si veda: la donna che ha perso il figlio e quindi tratta i suoi due cagnolini come figli), nella storia di un villaggio dal nome improbabile – e in quella della Hammer.
Certo Radcliffe non è Vincent Price (altrimenti sarebbe il giovane attore più vecchio del mondo), ma si difende bene. E mi permetto di fare una piccola scommessa con lei e con il mondo: tra qualche anno, la gente si riempirà la bocca con il nome di James Watkins, esaltandone il talento visionario. Non che io creda, come invece ha dichiarato Radcliffe, che siamo di fronte al «nuovo Nolan», ma di sicuro il tizio che ha già girato l’ottimo Eden Lake (e scritto e co-diretto il dignitosissimo sequel di The Descent) ha classe da vendere. In The Woman in Black si muove ancora in pieno territorio “grande mestierante”, ma lo fa con amore, eleganza e imprevedibili momenti di genio. Soprattutto ha la visione giusta, conosce la materia, è il genere di regista horror che capisce che, se proprio devi far vedere il fantasma del film, puoi anche piazzarlo in un angolino dell’inquadratura, costringendo lo spettatore a fissare lo sguardo, tipo, su un cancello che cigola o su un’immensa brughiera desolata: così l’occhio balla e indugia ai bordi, il cuore palpita, la tensione sale e tutti vincono.
D’altronde, e qui lascio la parola a Lei che so appassionata di architettura fineottocentesca, sono (anche) i cancelli cigolanti che cigolano e le brughiere desolate che si desolano a contribuire al successo del film, che beneficia di una messa in scena che una persona più colta di me definirebbe “sontuosa”. È tipo Cime tempestose senza le troie che frignano ma con un sacco di nebbia in più. Se non fosse una delle espressioni più abusate della storia delle espressioni abusate direi una cosa tipo: «La magione dove abita la Signora in Nero è la vera protagonista del film». Ma non lo farò perché preferisco abusi di altro genere (wink wink, signora mia. Wink wink), e vorrei piuttosto che Lei mi commentasse, come fossimo su un numero speciale di Casaviva, l’arredamento di Villa Signorainnero. Se potesse in particolare approfondire il concetto: “pareti di velluto viola con candelabri”, Le sarei infinitamente grato.
Rimango costantemente e irrimediabilmente Suo umile servitore,
sk
PS: dopodiché potremmo parlare anche della trama, ma forse non ce n’è bisogno, visto che si può riassumere in: Sleepy Hollow senza il sangue ma con i bambini orribili(™).
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Ah, crudele Signor Stanlio,
cosa mi costringete a ricordare! Ecco, a me i carillon piacciono parecchio, ma in compenso ho una paura fottuta delle scimmie, specie se piccoline; sono l’unico mammifero per cui non nutro alcun tipo di simpatia. Ricordo fra l’altro un libro di fiabe della mia infanzia in cui si narrava di una scimmietta giocattolo senza occhi, se le mettevi due palline d’acciaio nelle orbite queste cominciavano a roteare, la scimmietta si dimenava e succedevano cose inquietantissime. Per cui possiamo dire che quel bastardo di James Watkins, con la scelta del giocattolo giusto, ha riportato alla luce le debolezze e le paure recondite di entrambi noi, e di chissà quanti altri spettatori che magari amano le scimmie ma se la fanno addosso vedendo la bambolina scrostata.
Quanto al finale, mi occorre dissentire: speranza e ammòre di stocazzo. Qui l’idillio inizia fra le bianche nebbie e si conclude nell’oscurissima oscurità con la Signora in nero che ti invita a un té danzante e tu, insomma, vorresti nicchiare ma comincia a sudarti la fronte. La stessa oscurità che (per cogliere la sua sfida alla mia cultura architettonica) pervade la Woman-In-Black-House; fotografia e scenografia hanno reso labirintica una magione dalla planimetria assolutamente regolare, arredandola in modo da creare quanti più angoli bui possibile; sembra che in ognuna di queste aree oscure debba albergare qualche mistero, qualcosa di sinistro sta per accadere, escono dalle fottute pareti!
Ciò mi porta a considerare come tutte le location di questo film siano pensate in modo archetipico, da rito iniziatico: per tutto il film il Radcliffe non fa altro che salire o scendere in luoghi misteriosi, dall’attico della locanda, alla cantina dell’avvocato sguincio, alla palude. Il male non avviene mai sulla nuda Terra ma o sopra o sotto, si muove attraverso percorsi tortuosi che il protagonista si trova costretto a seguire, un po’ per fare i conti con la Signora in nero, un po’ con la sua idea di Destino. Il tutto mantenendo la sua discreta faccia da tonno che a mio parere ci sta benissimo, insomma, non è mica Keanu Reeves in Bram Stoker’s Dracula. Ah, a proposito, nel fim non c’è soltanto il Danielino ma anche il grande Ciaran Hinds, portatore del(l’idea di) Progresso intellettuale e meccanico: ecco, la sceneggiatura mescola riti iniziatici archetipici e razionalità salvifica, e sapete cosa succede? Che funziona alla grande. Che cade in piedi. Avercene di sceneggiature così, Signor Stanlio, avercene.
Dopodiché direi che ne abbiamo parlato abbastanza. Si è capito che fa una paura fottuta, no?
(fine del pirotecnico pezzo a quattro mani fra Stanlio e Cicciolina)
Dvd-quote suggerita
«Un tonno che fa una paura fottuta»
(Nostromo Insuperabile, www.pescicheterrorizzano.com)
Io non ci ho capito un cazzo, a parte che cicciolina sperava in un erezione visibile e che stanlio ne desidera i lombi. L’immagine della brugheria però mi piace. Ah si e anche quella delle ragazzine col palo di frassino.
HP dimmelo tu se vedere questo film oppure no.
Cinque altissimi per la Hammer! Avanti così, m’ha fatto cacare sotto un bel po’, fottuto Erripotter! Fottuti spettri urlanti!
Presenzierò in sala solo per godermi il terrore delle PotterFans, se fa davvero così paura mi divertirò un mondo.
[inserire risata malefica: qui]
Quando ho visto la rece mi son detto “macchè davéro? recensiscono il filmetto con harry potter?”. Ora a fine lettura, ESIGO di vedere quel film, al cinema.
Ma sono sicurissimo che a causa del protagonista verrò disturbato dai gridolini e dai rumori dei vibratori.
Dovrò vederlo in un orario del piffero in un giorno ancor più piffero, speriam bene!
Mizzega. Sapevo che sarebbe successo. E per questo mi sono preparato da tempo. Prima di procedere, pero’, volevo cheidere a Miss. Cicy, che io ad’oro, se le sue osservazioni sulla sceneggiatura derivano dall’averla letta. No, perché dal film…
Ma ecco il grande evento. Che tutti attendevate. Infatti è giunto il momento.
Ho scritto l’inno del sito.
Già.
Avete capito bene.
Ed è persino gratis.
Si intitola: FORZA NANNI.
Qua trovate la musica, con le parole sbagliate:
http://www.youtube.com/watch?v=J__0WF147hw
Mentre in calce accludo il vero testo.
Quindi basta mandare in play la musica e cantarci sopra il testo giusto.
Ok, ok, grazie, basta applausi…
FORZA NANNI
di HARRY PIOTTA
canta TONY SPERANDEO
Forza nappiamo
Lo zaino è aperto e noi ci entriamo
E la tua nappa unita alle nostre
depilati per sentirci più cobra – grande cobra per…
Forza Nanni che siamo in tanti a Nappatraz
Nella tua nappa un’altra nappa c’è
La ruberemo noi con te
E forza Nanni
Per nappare liberi
E forza Nanni
Per nappare e decobrificare
E forza nappa
C’è il mega nappuomo con noi
ma anche con te
Per una nappa che
Scava buchi con noi
Nella tua nappa un’altra nappa c’è
La ruberemo noi con te
E forza Nanni
è tempo di zaini
Dai forza Nanni
che sono tantissimi
e abbiamo tutti
un cocco dentro al naso
una nappa grande che
enorme e libera
nappa forte per te
Forza Nanni con noi !
@Gaunt: il punto è proprio che non è un film con Eripotter. È un film della Hammer con un più che discreto attore inglese come protagonista; quello che ha fatto prima puoi anche dimenticartelo. E oltretutto la maggior parte dei fan potteriani abituati a David Yates uscirà dalla sala dopo venti minuti, annoiatissima. Vedrai.
Se lo trovi da vedere in inglese, ovviamente, è meglio. Ma il cinema se lo merita tutto.
wow io giuro che lo avevo bollato per herry potter e la signora in nero, per cui non essendo costretto dall’unica perversione filmica della mia dolce metà, harry potter, potevo risparmiarmi il biglietto.
se non lo vedo al cinema invece quantomeno in home video, mi avete incuriosito!
Chapeu
Ma dite che la faccetta insipida di Radcliffe regge anche senza occhialini e bacchetta magica? Che merita di andare oltre Hogwarts?
Cleaned, che Radcliffe abbia la faccia da tonno lo abbiamo scritto varievolte, qui sopra. Io peraltro ancora non mi capacito delle orde di ragazzine infoiate, insomma per me in viso Radcliffe e’ bruttino. Pero’ e’ bravo! Bisogna dargliene atto! E se continua a scegliersi i registi giusti, potrebbe anche andare piu’ lontano di quanto ci si immagini. Quindi vai tranquillo!
@cleaned/cicciolina: c’e’ da vedere che ruoli gli trovano, perche’ effettivamente e’ cresciuto strambo. Basso, peloso… Io ad esempio lo farei contattare da RaiFiction per “Il giovane Lucio Dalla”. Gli occhialetti ce li ha gia’.
@harry: grazie!
Radcliffe c’ha la faccia di quello che prende le botte in un film di gangster di Guy Ritchie.
Per me tra lui nudo con il cavallo e questo, gli mancano giusto un paio di film per scollarsi di dosso la fastidiosissima etichetta ed essere considerato per quello che è, e cioè un attore più che dignitoso (v. anche come si comporta sul palco del musical dove canta).
Poi magari tra cinque anni fanno il sequel di Eripotta e lui si rifà vivo per un cameo, e lì capiremo che ha fatto la fine di Elijah Wood.
@Capo supremo: oi, lo so che essendo il Capo hai sempre ragione, ma io di pelliccia addosso al Danielino non ne vedo mica… l’hai guardata la foto che ho messo? O avevi paura che solo a guardarla le tue certezze crollassero? :-D
un bravo bravissimi per la rece epistolaria. per il film un pò di voglia me l’avete messa, ma siete i primi che ne sento parlare così bene e non mi sembra un film così calcistico…..cosa c’è sotto?
@Nanni
Ben contento !
Colgo l’Occaso della tua attenzione per chiederti se hai visto il film Recoil del 2011, dove si affrontanto Steve Austin e… Danny Trejo. E, qualora tu lo avessi già visto, ti chiedo come sia possibile la mancanza della rece. Voglio dire: i pianeti si allineano una volta ogni tanto. Se aspetti il prossimo film con Austin Trejo, potrebbe essere per gli 800 calci.
Ti segnalo inoltre che, come se non bastasse la coppia dell’anno, questo gioiello di cinema action se ne parte con vistose citazioni di Lost Highway, per approdare ad un copia incolla di Sons of Anarchy, che pero’ incornicia uno scenario di lotta alla Lionheart.
Attendo pertanto questa rece con viva e vibrante soddisfazione.
@EDA: è un horror della Hammer, cosa non ti convince? Comunque sia Empire sia Totalfilm ne hanno parlato benissimo, non siamo gli unici!
@cicciolina: non e’ certo gia’ ai livelli di Lucio, ma fallo crescere… li’ aveva 17 anni e gli hanno dato una sistemata
@harry: l’ho visto sabato pomeriggio, va su domani
@eda: e’ un horror
l’intro più epica di tutti i tempi (ciao Lucio, ma soprattutto quanto stava avanti la RAI? artisticamente parlando intendo…)
e la recensione a 4 mani (e non diciamo a cosa servono le mani) è superlativamente divertente. Anche i vibratori di frassino con gli slot per i potenziamenti rullano, ovviamente…
clap clap clap
@zia Cicciolina: “Bruttino” è alquanto gentile come eufemismo.
Però se persino Elijah Wood ha trovato un posto in Sin City immagino che tutti possano avere un posto in questo mondo.
Spero che l’arredamento della magione vittoriana sia bello, quantomeno. Mi concentrerò su quello.
Gli screen incoraggiano.
Rivoglio le commentatrici con i blog di tendine, in questo momento sarebbero utili; quando servono non ci sono mai, damn.
io vorrei capire dove è finito il cane. ditemelo. scompare in mezzo ad una scena e dopo neanche il padrone ne parla più. ecco. questo si che è un buco grosso così.
Io vi amo.
@vespertime: dice che fanno un sequel con il cane al posto di Erripotte, per spiegare approfonditamente che fine fa il quadrupede a metà film.
@Simona: no, siamo noi che amiamo te, che amiamo tutti voi, e viviamo per farvi felici. Anzi, grazie del tuo commento: il Capo ha detto che non mi avrebbe più dato da mangiare finché non fossimo arrivati a 20 commenti! Questa sera pasteggerò a lenticchie secche!
ADORO le corrispondenze amorose.
(Elijah fa una porca figura anche in everything is illuminated)
Ma…ma…Non è vero che c’è il lieto fine! Voglio dire… Harry Potter perde il lavoro! . Vabbe’, comunque abbastanza deludente: alla fine ha un ritmo di spaventarelli superiore al ritmo di battutone di Donne Amazzoni sulla Luna! Ovvio che se ne spari uno ogni 34 decimi di secondo qualcuno ti riesce! La rece è vince comunque, bravi tutti, bravi entrambi
@Stanlio Ma lo sai che ridendo e scherzando son riuscito a vederlo – eh – solo ora? Che uno dice “esticazzi” eh ma se non era per i 400 calci, mica ci avrei mai voluto metere le zampe sopra! Babba mia, piaciuto parecchio. All’ultimo secondo, gli sguardi si incrociano e io puntuale ed elegante, guardando il monitor “Suca!” che mi ha ricordato il giochino dell’anello di The Ring infilato così a cazzo nel mezzo della pellicola, che al cinema ci si diceva un istante dopo “ma lo hai visto anche tu?” che ste cosine così, meta cinema, a me onestamente piacciono. Filmone e sì, totalmente dimenticato di Harry Potter, bella prova per Radcliffe!
Ebbravo ragazzo! Fa piacere che sia piaciuto. Pensa che io ho ricevuto anche tanti insulti da gente che mi ha detto «eh ma che merda è copiato dai film della Hammer è vecchio e stantìo» e io che capivo «vecchio Stanlìo» e mi offendevo. Insomma non hai idea, un disastro.
Niente male, inaspettatamente niente male.
E nonostante si parli pochissimo non annoia, o forse proprio per quello.
Non ho però capito dove sta il finale speranzoso ecc ecc °_°
Morg
Dall’anno 2023 mi duole riconoscere la sconfitta di Stanlio avverso il mondo. Meritava una carriera migliore, il buon Watkins. Nothing gold can stay.