Proprio un tipo strano il nostro amico Steven R. Monroe, uno che un po’ vorresti abbracciare e un po’ prendere a ceffoni nelle tempie, per motivi non del tutto chiari legati a dei sentimenti estemporanei guardando la sua filmografia. È uno che nel giro di un film s’è guadagnato l’onore di dirigere Dennis Hopper (nel 2005, era vecchio, resta un onore) fallendo nel ricevere i consensi adeguati e finendo per rifugiarsi alla SyFy dove è stato accolto, cullato, trattato come una persona di mestiere che gli avrebbe forse alzato la qualità media con qualche idea registica come si deve, e infatti i suoi film sono tra quelli che hanno ricevuto i commenti meno negativi, 400calci compresi. È uno mediamente capace, con una evidente voglia di farsi notare come autore dalle idee indipendenti ma sempre bloccato da produzioni povere e di dubbio gusto. Culo vuole che gli arrivò l’occasione di farsi notare per davvero, la possibilità di girare il remake di uno di quei film il cui seguito è composto da persone che molto probabilmente il film nemmeno l’hanno visto ma che ne parlano benissimo comunque, senza effettivamente rendersi conto che I Spit on Your Grave (in Italia Non violentate Jennifer) è un film dall’importanza storica ben superiore all’importanza artistica. Insomma era abbastanza brutto. E brutale, sì, ma non abbastanza da volerlo vedere due volte. Il fatto di dover girare un remake aveva comunque i suoi problemi: i remake hanno cacato il cazzo, sono troppi e qualche anno fa sembrava non si producesse altro; in più, far notare le proprie idee riciclandone di vecchie è un po’ un controsenso, e secondo me anche un po’ mortificante se posto nell’ottica in cui un regista si fa il culo per farsi vedere e l’unica volta che ci riesce è grazie alle idee di altri. Il risultato fu comunque decoroso e nel suo piccolo definì con precisione la differenza tra remake sensato e remake insensato, in cui il primo esplora una buona idea mal sviluppata e la porta su livelli migliori e ulteriori quando il secondo fa solo il pappagallo peggiorando pure la situazione. Spinse con sicurezza sullo stupro, senza esagerare ma mostrando il tutto adeguatamente (se ma ci sia un modo adeguato per mostrare uno stupro) e diede il suo meglio sulla vendetta, quasi dipingendo la protagonista come una specie di super eroina le cui specialità andavano dall’infilare fucili nel culo ad appendere gente per le palpebre. Il passaggio da vittima a punitrice avveniva repentinamente e senza una via intermedia, funzionando a dovere. Il rape and revenge, per concetto, non è un genere che lascia libertà nello sviluppo: se la vittima si salverà tornerà da loro per ucciderli tutti, e se non si salverà ci penserà la famiglia, quindi l’idea di buttarla sulle azioni estreme e quasi inverosimili aveva del tutto senso e, cosa più importante, sembrava qualcosa di nuovo. Alla luce di questo non è difficile parlare di I Spit on Your Grave come di un successo.
La possibilità di girarne un seguito diede a Monroe almeno tre possibilità su come comportarsi: non potendo girare lo stesso identico film con attori diversi poteva 1) enfatizzare il super eroismo, sfogandosi su torture sempre più fantasiose e assicurandosi con tranquillità un successo commerciale 2) enfatizzare la violenza dello stupro, allontanandosi dai toni più leggeri del precedente e finendo attraverso il realismo in territori ai limiti della moralità 3) fare entrambe le cose, girare un film dicotomico ed etorogeneo in cui la prima parte non avrebbe avuto niente a che fare con la prima, rischiando di fare un film riuscito solo a metà. La prima opzione è la più sensata dal punto di vista “visibilità” “denaro” “fama” “sogno”, la seconda è il rischio che marcia di più sul volersi definire autore e la terza è un po’ utopia da alto budget, e visto che Monroe è uno che c’ha le palle e lo vuole dimostrare ha scelto, a sorpresa, la seconda.
(il seguente paragrafo contiene qualche spoiler sulle torture utilizzate, nulla che vi rovinerà la visione ma insomma io avverto)
I Spit on Your Grave 2 (la trama non ve la sto nemmeno a dire, è quella che il genere impone) decide di prendere il precedente, adagiarlo cautamente su un base solida e schiacciarlo sotto il peso dell’ostentazione, che è anche un po’ la fine che fanno le palle di uno a un certo punto. L’idea di Monroe è quella di spingere sullo stupro girandolo con la perversione del voyeur, non mostrando ma letteralmente fissando la violenza con inquadrature incapaci di volgere lo sguardo altrove e costruendo sequenze dalla durata percepita superiore a quella effettiva il cui realismo le fa sembrare dei filmini di qualche mente malata che, a tratti, mi hanno ricordato certe sequenze de La casa sperduta nel parco di Deodato. Non è nemmeno exploitation, è proprio un reality show. Il peggio, poi, non sembra passare mai: finito qualcosa succede dell’altro, finito uno stupro c’è ancora spazio per un secondo, trovata una via di fuga c’è la speranza che ti chiude la porta in faccia. La prima ora è dedicata a tutto questo e benché non sia nulla di eccessivo per i nostri standard (che comprendono A Serbian Film) è comunque quel tipo di materiale che farebbe parlare molto di sé se solo fosse ritenuto un prodotto meritevole di più attenzione. Quello che ha fatto Monroe non è da tutti e spingere su un realismo così sfacciato avrebbe fatto scandalo anche solo avesse provato ad uscire nei cinema.
Anche la seconda parte, quella revenge, è trattata con (quasi) lo stesso realismo e la stessa serietà, partendo subito con una sequenza nelle fogne in cui la protagonista cerca di riprendersi una volta riuscita a fuggire, un dettaglio che il primo film aveva trascurato in favore di un ritorno quasi soprannaturale. Il resto sono quaranta minuti di violenza in cui la famiglia di delinquenti e complici vengono fatti fuori uno stronzo alla volta, lasciando alla madre l’orrore di vedere i propri figli torturati e uccisi in modi orrendi. In favore del realismo s’è deciso di lasciare meno spazio alla fantasia mostrando torture più pratiche e meno coreografiche degli ami sulle palpebre, una scelta sicuramente discutibile ma necessaria per garantire coerenza e che grazie al voyeurismo perverso di cui si parlava prima funziona e non delude. Non mancano delle smorzate di tono qua e là, dove là è una scena nel peggior cesso di Bulgaria in cui tizio viene annegato in un cesso pieno di merda, e il film ne guadagna senza perdersi in cazzate. Monroe gira tutto con mano sicura, non si lascia andare in svise e sbavature e le sequenze d’azione sono delle botte di ritmo in cui tutto diventa frenetico e incazzato proprio come la nostra eroina, causa di tutti i beni e di tutti i mali di questa pellicola.
Il punto è che se fosse tutto rose e fiori staremmo qui ad urlare al capolavoro, e invece no, e il problema è che il cast ce la metterà anche tutta, ma è terribile. Jemma Dallender ha una gran presenza fisica e un gran culo, ma è anche una cagna tremenda quando c’è da enfatizzare le battute. Il report ufficiale del capo dal FrightFest vuole che dopo alcune di queste il pubblico sia esploso in risate non programmate dal regista, ed è facile individuare quali e il secondo esatto in cui la gente ha iniziato a sghignazzare. Lei, povera, s’impegna un sacco e quando le prende è anche molto convincente, ma poi si incazza e si lascia andare un po’ troppo, urlando frasi senza badare a come usciranno fuori. Questo purtroppo rovina il tono impostato con tanta cura e, di conseguenza, inficia un film che altrimenti avrebbe potuto raggiungere livelli in grado di svoltare definitivamente la carriera del regista. Narrativamente c’è qualche cazzatella con protagonista un prete, personaggio funzionale al ritorno della Dallender ma che tutto sommato poteva pure non esistere e ci avrebbe fatto un favore. Insomma, le falle non sono tante ma sono grandi e impediscono al film di raggiungere la qualità che prometteva ma considerando i limiti di produzione con cui Monroe deve aver avuto a che fare e l’audacia con cui ha affrontato un tema come la violenza sessuale non posso non volergli un grandissimo bene e non considerarlo come uno dei migliori horror visti quest’anno.
DVD-quote:
“Leggero come quella vacca puttana piena di piombo”
Jean-Claude Van Gogh, i400Calci.com
*Per capirlo esiste un semplice test: ho scritto BOMBA al capo subito dopo la visione? Se sì: horror dell’anno; se no: probabilmente gli ho scritto SOLA e lui probabilmente CAZZO DICI e poi abbiamo litigato.
P.S. Essendo questo un tema delicato e prima che qualcuno mi prenda a male parole inutilmente: il titolo del post è ironico e legato al peso che lo stupro ha nel film. Sia mai che qualcuno pensi che qui dentro si faccia ironia gratuita su cose del genere.
P.P.S. La vacca puttana piena di piombo è proprio una mucca puttana piena di piombo.
Una volta tanto ho visto il film prima della vostra recensione e… uhm, non sono d’accordo. Ho avuto l’impressione proprio inversa rispetto alla vostra, cioè di un film molto più artificioso e improbabile rispetto al primo (cioè al remake, non il… ok lo sappiamo… che palle).
L’ambientazione boschiva e rurale del primo incorniciava la vicenda in una specie d’atmosfera di favola perversa, che soprattutto nella seconda parte faceva digerire meglio le cose più improbabili. Paradossalmente in questo secondo capitolo l’aver invece voluto alzare il tasso di violenza e “realismo” ha reso tutto molto più canonico e già visto, uscendo dal territorio di “Cane di paglia” (in cui bene o male si muovevano il primo film e l’originale 70s), per entrare in quello di “Hostel”. Ad esempio, l’aver fin da subito caratterizzato gli stupratori come sadici assassini, toglie tensione e forza alla “storia”, dando al tutto un’aria da prologo di un “Giustiziere della notte” a caso allungato a dismisura. Succede troppo e alla fine sei così saturo che non ti frega più di niente.
Dare la colpa alla recitazione della povera Crista per i deficit del film mi sembra esagerato. Mica doveva recitare Shakespeare. E’ non che nel primo ci fosse la crema dell’Actors Studio. (Persino la Bellucci… e dico: la Bellucci… è risultata credibile in quella merda di film in cui veniva massacrata.) E’ l’aria più convenzionale che si respira in tutto il film a rendere più svaccata la recitazione di tutti.
Poi boh, mi sconcerta un po’ questa cosa che del primo venga inteso come stupro solo la parte con “penetrazione”: di fatto tra sevizie e umiliazioni lo stupro nel primo film durava quaranta minuti belli tosti, che io che sono impressionabile ho fatto una fatica boia a reggere. In questo mi è sembrato tutto più piatto e innocuo, proprio perché appunto tutto più esasperato.
Quindi per me pollice verso per Monroe, capace di rielaborare il materiale altrui, moscio e uguale a tanti altri nel provare a dire la sua.
Insomma, e’ da vedere o no? Mi sono un po’ stufato di vedere membri maschili tranciati…
Secondo me sto film, molto più del primo, subisce troppo la tortura del genere rape&revenge (wow metaforone): c’ha ragione il JCVG che quest’ultimo non lascia spazi di manovra nello sviluppo della trama, ma siccome è già stato stravolto qualsiasi altro genere, perché non dire fottesega e andare in tutt’altra direzione?
Dice: “ma poi non è più un remake”, ma del resto questo è il sequel di un remake, se nel primo aveva senso rispettare l’originale, qui c’era davvero bisogno di rifare il compitino uguale?
@tommaso osserva che è una debolezza caratterizzare subito i tizi come sadici e assassini, ma del resto come spettatore sai già che se la ragazza incontra dei tizi a caso, comunque si presentino, questi avranno quella natura perversa lì, quindi in fin dei conti non cambia nulla… o meglio, cambierebbe se invece si rivelassero differenti.
A me è piaciuta la fotografia e – vado controcorrente – anche l’interpretazione della protagonista, però appunto mi ha annoiato la geometria esasperata della trama (es. le vendette sono esattamente speculari a ciò che ha subito la ragazza dal tal personaggio).
Tra l’altro questa mancanza di coraggio narrativo offre anche la stroncatura facile ai critici col cravattino, che per una volta se dicono che è un film pornografico non si sbagliano… in effetti nella struttura è proprio pornografico, nel senso che c’è una rigidissima sequenza di scene (al posto delle posizioni sessuali) che non offre nessuna sorpresa.
Per dire, a me il personaggio del prete mi ha ridestato l’interesse, perché poteva far sbandare il film in tutt’altra direzione, ma lasciato così ai margini concordo che è superfluo.
Poi in quanto violenza grafica per essere peso è peso, però ci volevano decisamente più idee (e produttori che te le lasciano sviluppare ecc…)
il prete in quanto a inutilità se la gioca serio col commissario e l’ambasciata americana
D’accordo con Tommaso sul fatto che proprio per la deriva semi-favolistica il primo risultava piu’ credibile, ma del resto Jean-Claude parla di realismo, non di credibilita’. Il rimanere ancorato alla struttura solita direi che previene qualsiasi credibilita’, ma stavolta Monroe cerca piu’ concretezza, aggiunge tutta la fase “resurrezione”, applica torture meno fantasiose e piu’ pratiche. E a volte fallisce perché ha la mano grezza, ma e’ un altro discorso.
Non sono pero’ d’accordo con Darkskywriter: una volta che ti telefonano e ti chiedono di fare un sequel di un DTV da due soldi, la cosa diventa un’operazione formulaica per definizione. L’appiglio commerciale, il punto fermo, e’ la formula. Cio’ che mi ha stupito invece e’ che, all’interno dello schema di base, abbiano permesso a Monroe di fare un film ancora piu’ nero e pesante, la’ dove il primo film sembrava suggerire derive pseudo-Saw sicuramente piu’ vendibili. Ci sono due spiegazioni: o i produttori sono pazzi/eroi, o il mercato per i voyeur pornoviolenti si e’ di colpo risvegliato.
Tutti filmacci questi che con la scusa di farti vedere per mezzo secondo un coglione mozzato, te la menano 1 ora con sevizie+stupri dettagliati fatti esclusivamente per creare hype tra i turpi che poi se lo smanacciano.
Tenendomi ben lontano dal perbenismo, per me puoi mettere tutta la merda che vuoi nel tuo film, a patto che sia merda onesta. Vuoi disturbare in modo turpe in un film per tutti? Giri la scena nel camper del remake delle colline hanno gli occhi, non mi metti una che se lo piglia male per mezz’ora stando attento a non lesinare nessun dettaglio. Cosa me ne faccio? E’ una ruffianata peggio di Sly che tra un pò mette justin bieber in Exp3 per accaparrarsi una fetta di gente inutile. E che siano sfigate o turpi, le ruffianate subdole nascoste in contesti in cui non c’entrano niente mi fanno sempre girare il cazzo.
@schiaffi: “stupro ripetuto e dettagliato = ruffianata” mi mancava. Figurati se lo facevano fuori campo come al solito allora…
@nanni fosse un film crudo che documenta una realtà e coerente dall’inizio alla fine tipo city of god ok, ma qua siamo dalle parti di 90 minuti di puttanata fantozziana con nel mezzo un’inutile scena turpe lunghissima che non c’entra esattamente niente con tutto il resto. Aggravato dal fatto d’essere identico al prederessore per di +
@schiaffi: beh, in realta’ lo scopo dichiarato del film e’ appunto a) mettere una lunga scena di stupro e poi una lunga sequenza di vendetta, e b) in questo, essere identico al suo predecessore e all’originale che lo ispirava, altrimenti manco veniva proposto e finanziato. Cambia lievemente il tono, ma il target della saga e’ sempre stato puramente i voyeur di stupri e torture. Se ti infastidisce il contesto ok, ma il contesto e’ proprio quello, non ci sono scene che non c’entrano niente.
Conscio come Van Gogh di star entrando in un terreno scivolosissimo, ad come ampie possibilità di fraintedimento e offesa di sensibilità altrui, provo a spiegare meglio ciò che per me non ha funzionato in questo film.
Secondo me in un contesto come questo dei banali bifolchi stupratori sono più efficaci di una banda di pervertiti organizzata.
In questo film la poveraccia ha già avuto la sua rata di ultra-violenza già al ventesimo minuto, il resto è un reiterare a vuoto quell’ultra-violenza dove aumenta il tasso di sadismo, ma la “storia” resta ferma.
Nel primo c’era una progressione della violenza che a livello rozzamente emotivo funzionava, perché abile nel mantenersi in equilibrio tra attesa liberatoria della vendetta della protagonista e desiderio morboso che la violenza mostrata si spingesse sempre un po’ più in là.
Insomma credo che la maggior parte degli spettatori maschi (tra quelli in grado di reggere film così) vedendo il primo film non possano fare a meno di sentirsi colpevolmente “affascinati” dalla morbosità delle immagini che stanno vedendo.
Un’ambiguità che del resto fa parte integrante del sottogenere, che altrimenti non avrebbe ragione di esistere.
Questo secondo invece è per certo versi meno morboso per quanto parecchio più esplicito e violento. Perché vediamo una banda di pervertiti che ne fa di cotte e di crude ad una poveretta fin da subito trasformata in carne da macello. Il che, a meno di non avere inquietanti inclinazioni, limita parecchio le possibilità di sgradevoli identificazioni coi carnefici.
O almeno, io in questo non vedevo l’ora che la tizia si liberasse e li facesse fuori tutti i bastardi, ma nel frattempo tra una sevizia e l’altra mi sono anche un po’ annoiato.
A pensarci questo spogliare la videnda di ogni alone [virgolette]erotico[chiuse virgolette] potrebbe essere anche un punto diciamo “morale” a favore del film… se trovare una morale, con o senza le virgolette, in queste bieche commercialate avesse un qualche senso.
@tommaso: sono d’accordo. Questa non e’ il tipo di storia che ha bisogno di essere raccontata due volte, e una volta capito lo schemino risulta tutto piu’ meccanico. Per me e’ un difetto del DNA stesso della saga che ho dato come assodato ancor prima di vedere il film, e mi avrebbe stupito l’eventuale abilita’ nello schivarlo. A quel punto quindi ho trovato piu’ interessante vedere come un sequel dichiaratamente inutile/forzato/commerciale, invece che alleggerire la questione seguendo la deriva “favolistica” del primo calcando un po’ meno sullo stupro e piu’ su una vendetta semi-supereroistica, prenda esattamente la strada opposta.
@nanni guarda a me infastidisce la mera furbata di creare (esattamente come nel primo) un contesto fantozziano tanto per infilarci nel mezzo una scena pugnettara che è l’unico argomento di discussione/interesse/indignazione di sti filmetti ruffiani. Non mi infastidisce la scena in se, non mi tocca minimamente, mi fa incazzare che se togli quei 15 min totali, di sto coso manco ne stavamo a parlare, sarebbe il classico dtv inutile che non si caga nessuno di striscio.
Hanno fatto la furbata come fece la bellucci anni fa con quella scenetta di sesso spinto a caso stile porno violento slavo tanto per creare hype inserita in un film di merda. Esattamente come split grave 1-2: 70 min di chiacchere e 10 min furbi.
6 matto? Vuoi osare davvero? Vuoi davvero disturbare? Fai na roba alla a serbian film, truce dall’inizio alla fine, non mi fai scenetta cruda lunghissima di quella ce se lo piglia in culo e poi tutto il resto diventa un thriller da 16enni.
Sarà, ma non trovo il nesso.
@schiaffi: ma non e’ ruffiano, e’ lo scopo secco. E’ come se non commentassi un film di Van Damme perché “se togli i calci in faccia non c’e’ nulla di cui parlare”: il film e’ stato fatto esattamente per quello e lo si guarda per quello. Piuttosto e’ quel filmaccio con la Bellucci che aspirava ad essere altro e ci ha messo un paio di scene extreme affinché se ne parlasse di piu’. Pero’ capisco le obiezioni ideologiche.
@Schiaffi se devo essere sincero A Serbian film è il classico esempio di violenza forzata e disturbante a caso che del film non lascia nulla. Io l’ho odiato , non tanto per la violenza che se vedi horror da sempre passa, ma per la gratuità e ruffianeria del tutto. Scene messe solo per far parlare di se ma che, per quanto mi riguarda, inutili. L’ho sempre ritenuto uno dei film più brutti, inutili e sopravvalutati della storia (horror).
Ma quindi fa anal ? Anche nel primo ?
Buono, dai. Allora me li sparo entrambi sperando che le scene siano abbastanza lunghe da potermi fare una sega. Altrimenti mi toccherà importare i film in Premiere, splittare tutti i frammenti di inculate e ricostruire una clip unica abbastanza lunga.
Su Gaspar Noe, temo che il discorso sia più complesso. Il film faceva schifo, ok. Ma ricordiamoci che Monica Bellucci si fa inchiappare allo sfinimento da un tizio che si chiama Tenia, in un Tunnel, nei pressi di un locale notturno chiamato Rectum, dove si pratica il fist fucking aggratis. e questo per 10 lunghissimi minuti. Il Tenia si ricarica con il popper (penso sappiate a cosa serve) e alla fine dei 10 minuti sfonda la faccia di Monique a forza di calci. Beh, dai. Questa è la tipica lite di fine rapporto.
Voglio anche segnalare in tema di film ultra violenti un’altra perla di Gaspar. Solo contro tutti. In cui il protagonista, sessantenne tarchiato e nerboruto, indossando scarponi enormi prende a calci nella pancia la moglia incinta al sesto mese, per poi recarsi presso la propria amante, la figlia minorata mentale.
A me il Serbian è parso poco incisivo. Alla fine infatti è rimasto relagato in una cerchia davvero troppo ristretta. Di questi altri film che ho citato se ne è parlato molto di più. Hanno fatto scelte migliori, pur nello stesso ambito. E il discorso su Gaspar Noe potrebbe continuare ;)
Appena visto il primo, mandando veloce e soffermandomi sulle scene pese, che poi pese non erano nemmeno per sbaglio. Ridicolo. Semplicemente ridicolo e per niente efficace. Nessuna violenza vera, nessun pathos. Situazioni disturbanti meno del dentifilo. Solo noia DTV.
Eviterò il secondo, rivedendomi piuttosto Irreversibile, che almeno nelle scene pese sentivi qualcosa. Non paragoniamo Gaspar Noe a questi filmetti innocui. Ve lo chiedo cortesemnte, come chiederei ad un nano di cedermi senza esitazione la sua collezione di katane originali di Hattori Hanzo.
Scusa ma mi sono dovuto fermare a “il risultato era comunque decoroso”. A me il primo ha fatto cagare alla grande.
Quindi niente fucili nel culo con omicidio di minorato mentale annesso? Ah… allora stavolta passo.
@Nanni
in effetti è un po’ il senso dell’operazione commerciale che mi lascia perplesso.
Ok il rispetto della formula abuso-vendetta, però è riproposta in modo davvero pigro e schematico. Ad esempio, per quanto gli stupri e le torture alla ragazza siano pesi, tu – che hai visto il primo e possibilmente l’originale – sai che comunque si salverà e in condizioni fisiche abbastanza buone da compiere la vendetta, quindi non c’è vera tensione, sminuendo anche l’empatia per la vittima che dovrebbe sorreggere il film.
Inoltre i personaggi sono tutti monolitici (quelli che non riesci a classificare subito, 5 secondi 5 dopo ti vien detto “questo è uno turpe”, “questo è uno sano”), mentre un’ambiguità protratta più a lungo di almeno un paio di loro avrebbe giovato.
Anche perché con un trattamento così cupo il vero target del film non sono i teenagers che si son visti due Final Destination e mezzo, ma come si vede anche dai commenti è più territorio da gente meno impressionabile che si è puppata Serbian, gli Human Centipede, Cannibal Holocaust, Salò e un fracco di altra roba al limite dello snuff… e che difficilmente può restare sconvolta dalla pura violenza grafica di I Spit 2.
A sto punto le carte sparpagliate vorrei vederle almeno nel terzo, se mai ci sarà…
@darkskywriter: ma hai ragionissima su tutto, la tensione sta a zero perché ogni svolta e’ risaputa e piazzata in modo meccanico. Io pero’ lo davo semi-assodato, non mi sono lasciato deprimere e mi sono concentrato altrove. Il risultato comunque e’ un film di cui, tranne due o tre cosette piazzate davvero come si deve, salvo piu’ le intenzioni che per i risultati – che ovviamente ai fini della classifica non conta un cazzo.
@Nanni: chiedo venia, dici che salvi più le intenzioni che i risultati, però un film che altro non è che il remake (chiamato “seguito” ma è solo una differenza lessicale) di un remake non mi pare che abbia nelle intenzioni il suo pregio..
non so forse mi son perso un passaggio, ma riducendo ai minimi termini questo mi salta agli occhi
Il “film” fa cagare a spruzzo. Il capolavoro -o anche un lavoro appena dignitoso- non lo sfiora nè con le premesse nè con la realizzazione. Mai.
Sia l’originale, sia il primo remake, a questo qui gli danno il pane & formaggino tipo forever. Il che è tutto dire.
Premesso ciò, se qualcuno in redazione si drogasse un pò di più (o quantomeno MEGLIO di come fa già), saprebbe che l’emivita della ketamina (a qualsiasi dosaggio che ovviamente non sia quello letale), è in assoluto la più breve in tutto il variopinto mondo degli allucinogeno-dissociativi (per essere pignoli, non va oltre l’ora e mezza, neanche se in botta incontrate gli snorky).
Ergo: (de)portare qualcuno dagli U.s.a alla Bulgaria mentre è in K-hole, come espediente narrativo non sta in piedi neanche per il cazzo. Se ci aggiungiamo che per via orale la sostanza in questione è assai poco attiva, la sospensione dell’incredulità se ne va allegramente affanculo in diversi altri frangenti.
Scusate lo SPOILER ma il tanto citato realismo in questo film va a farsi fottere in almeno due punti:
1)La protagonista prende la ketamina negli USA e si risveglia in Bulgaria? Daffaq!? Come ce l’hanno trasportata li?
2)Crolla il pavimento solo nel punto dove è stata seppellita la cassa senza lasciare nessun segno visibile di crollo nella stanza stupri?
…E se proprio avete la fotta di recensire un (mezzo?) capolavoro occulto di quest’ultimo periodo, allora -per pietà- parlate di questo:
http://www.imdb.com/title/tt1692190/
@werner per essere pignoli, non va oltre i 20-30 min.
L’idea che l’abbiano drogata per tutto il viaggio mantenendola sempre incosciente non mi sembra un’ipotesi così assurda eh.
@ Schiaffi
Ma forse le ragliette che ti fai tu. =)
…Ovviamente davo per scontato che la bamboccina non passasse i fine settimana insieme a Narkotek.
Ok, ok… niente più ciance da fattoni.
Una delle cose che mi infastidisce di più in questo film è che pur di avvalorare lo stereotipo razzista del tizio dell’est Europa stupratore si sono inventati un espediente narrativo che non sta in piedi in cui una ragazza viene rapita e deportata dagli USA fino in Bulgaria strafatta di ketamina lungo tutto il tragitto. E come ce l’avrebbero trasportata senza farsi notare? In nave dentro a una cassa con uno dei rapitori chiuso dentro con lei per somministrargli una dose ogni ora?
Ambientare tutto negli USA sarebbe stato molto più sensato imho.
@ Gionuein
Spendere i soldi per fare qualcos’altro, sarebbe stato molto più sensato.
Il climax dell’assurdo lo si raggiunge quando lei -terrorizzata, stuprata, malmenata, affamata e morta di freddo- a 10 metri dal cancello dell’ambasciata u.s.a. sceglie di ritornare nelle fogne di Sofia e preparare la vendetta leggendosi passi ad hoc della bibbia.
Ecco, lì lo sceneggiatore sì che l’avrei stuprato col taser.
@werner: quindi insomma, secondo te la seconda parte del film doveva essere lei che si rifugiava al sicuro in ambasciata a raccontare tutto, e a seguire 40 minuti di megaprocesso, magari rititolando il film “I Spit On Your Objections”?
@Nanni
Naaaa….
Dico soltanto che tamarrate inutilerrime di ‘sta risma qui, escogitate sempre e solo per sfruttare un brand (o sperando di farlo nascere, per poi poterci sbrodolare sopra ancora qualche sequel), sarebbe assai più salutare per il cinema di genere che non si girassero affatto.
E proprio non capisco la clemenza con cui alle volte li accogliete sui 400 calci.
Insomma, in fondo in fondo io vi stimo tanto, ecco.
Ma a volte mi domando se davvero ve lo meritiate.
…E visto che mi sto cagando addosso perché m’ha risposto il boss, rigiro la mia supplica anche a lui:
Recensitemi questo!:
http://www.imdb.com/title/tt1692190/
@werner: ma sono d’accordo che non e’ il tipo di titolo che difenderei alla morte.
Pero’ il panorama cinematografico e’ ormai da anni in costante discesa verso la totale anemia, pertanto, in generale, vedro’ sempre meglio un film che abbonda in violenza senza motivo di uno che ne mette meno del necessario. Merda per merda, almeno c’e’ qualcosa da vedere.
Nel caso specifico – lo dicevo pure sopra – se usi il brand “I spit on your grave” prometti sostanzialmente due cose: un primo tempo di stupri, e un secondo tempo di vendetta tremenda vendetta. Il fatto che lo schemino sia proposto in maniera forzata e meccanica e’ tanto vero quanto prevedibile, scontato e fondamentalmente da mettere in conto gia’ prima di premere play e al massimo stupirsi eventualmente del contrario: a quel punto, inutile perdere tempo piu’ di tanto a lamentarsi e tanto vale concentrarsi su altri aspetti.
Ad esempio: la scusa della trasferta in Bulgaria e’ goffa ma aggiunge innegabile tensione – la scena in cui di colpo si accorge che tutte le insegne e i cartelli stradali sono in lingua straniera e’ figa – e il resto del film alterna cose riuscite a cose meno riuscite di cui si puo’ discutere a volonta’.
Lamentarsi pero’ gia’ dello schema di partenza e’ piuttosto inutile.
Ma infatti, da quando serve un motivo per mostrare violenza immotivata? poi mi sembra insensato lamentarsi in un horror delle scelte illogiche della protagonista, e magari cercare pure L’Approfondimento Psicologico dei personaggi… come anche aborrire la ruffianeria immorale in un rape&revenge, il sottogenere più bastardo dell’exploitation.
Comunque bisogna per forza agire sulla prevedibilità del tutto, e la trasferta bulgara non funziona pienamente… ad esempio non dare per scontato che la tipa se la cavi, c’è sempre la carta parenti/amici/charles bronson ecc
A questo punto mi aspetto un terzo capitolo in cui, colpo di scena: la ragazza muore, seguito da ricolpo di scena: la ragazza ha una sorella gemella che si vendica.
@Nanni
Ti seguo e non ti seguo.
Perchè l’ultraviulenza è sempre cosa buona e giusta e ci potrebbe pure stare. Però da un film la cui prerogativa principale -nonché, a questo punto, pressoché l’unico scopo- sarebbe di irretirti in un crescendo di tensione e raccapriccio, io m’aspetterei un ordito un pelo più plausibile.
Se non altro per non sfanculare anche quel tanto di plausibilità fondamentale per l’aggancio dello spettatore un attimo più smaliziato del 14enne medio. Legami empatici, cazzo. Il Cinema (tutto il Cinema) esiste per questo.
E comunque per inciso: non mi lamento affatto dello “schema”, anzi.
Dico che è il modo in cui lo schema qui lo si riempie, a fare schifo al cazzo.
Se in un plot devi infilarci a forza una trasferta in Bulgaria (e relative sue modalità), che almeno sia -non dico pienamente motivata- ma credibile, ed abbia un briciolo di ragion d’essere nell’economia generale della pellicola.
Se no a cos’è che serve? A ricordarci (male) Hostel o A serbian film???
Ché, forse forse, i bassifondi di N.Y. erano meno fatiscenti e “d’atmosfera”?
Baaah.
Più ci rimugino più ‘sta fetecchia indifendibile la reputo inguardabile.
Limite mio.
@werner: che la trasferta in Bulgaria sia gestita goffamente sono d’accordo, ma la teoria ci sta tutta quanta. Lei sta a New York (fa bello) e si ritrova in Bulgaria (fa brutto). Te la stai prendendo, e lo stai facendo anche concettualmente, con l’unica deviazione dallo schema della saga. Il cui scopo dichiarato comunque e’ PRIMA soddisfare i guardoni, e DOPO, se ne avanza, fare un thriller. Ti ricordo che l’originale era al limite del porno e la tensione stava a zero.
@Nanni
Ma vero, verissimo; ci mancherebbe.
In fondo siamo qui per le mazzate date male e non per fare l’esegesi a Sokurov.
Solo che a questo punto mi guardo un August Underground a casaccio e il piccolo De Sade dentro di me può godere (e tanto) tranquillo e beato senza neanche il disturbo di dover “seguire” chissà che.
Non è che se lo “schema” in sè è di poche pretese lo si può pigliare come un’autorizzazione implicita a buttare TUTTO in vacca basta che si veda un culo e ci sia sangue. Per dire, la minchiata della ketamina -se non mi ricordo male- c’era pure in Donkey punch (che ad ogni modo in raffrontato a questo sembra Funny games!), ma lì, benchè restasse un film fatto col Bignamino dello slasher, una contestualizzazione che fosse una ce l’aveva.
Tornando alla mia supplica di prima, ma nessuno della redazione l’ha visto, El infierno?
Secondo me sui 400 Calci ci deve troppo stare.
mi è piaciuto più del primo (cioè più del remake del primo) perchè un pò più verosimile (nonostante lo spostamento in bulgaria) e proprio per la storia che lei non si rambizza all’istante ma recupera, trova lo zippo, si cucina il piccione, ruba l’attrezzo nel cantiere…insomma, è vero che allungando sto brodo a metà film si perde un pò di tensione accumulata e del tempo da dedicare alla vendetta, però ne guadagna in realismo.