Introduzione di Nanni Cobretti:
Amici! I più attenti di voi se ne saranno già accorti leggendo la firma di questo post: ebbene sì, vi voglio un mondo di bene e in uno slancio di affetto sono uscito – così – a comprarvi un redattore nuovo. Non siete contenti? Venite ad abbracciarmi, su. Vi presento George Rohmer: non è esattamente di primo pelo – anzi, è più di là che di qua – ma è un grandissimo e vi ci affezionerete presto. Sappiate ad esempio che come rito di iniziazione lo abbiamo buttato solo e disarmato in mezzo al mare di ragazzine accorse per la prima di Hunger Games 2 al Festival di Roma – l’unica esperienza che gli abitanti di Valverde temono più degli incontri nella giungla con Predator. E solo dopo gli abbiamo detto che non avevamo la minima intenzione di recensirlo! Un applauso per George!
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Sigla!
httpvh://youtu.be/r28aw-UpyOg
Quanti animali che ci sono nel nuovo film di Takashi Miike! Ma proprio tanti, al punto che, mentre lo guardavo, ripensavo alla bellissima scena del trailer dell’anno, quella dove c’è Jennifer Connelly che fa: “E i serpenti? Pure quelli, caro?”, e mi immaginavo lo sceneggiatore (tale Kankuro Kudo, roba da premio Jimmy Bobo ad honorem) a colloquio con il regista nei primi minuti del brainstorming: “E le talpe? Ce le mettiamo?”. “Mi pare ovvio”. “E le farfalle, che piacciono tanto a mia figlia di sei anni?”. “Pure quelle”. “E i gatti?”. “Sono un gattofilo”. “E i leopardi?”. “Seh, mo’ stamo a esag – Wait a second…”. Spoiler alert: c’è posto anche per loro.
Takashi Miike è praticamente il salumiere del cinema. Ma di quelli bravi, che ti regalano un sogno ogni volta che fanno il trick di tagliarti le fettine più sottili della carta igienica Foxy. Di quelli gentili, che quanto te ne tagliano due o tre in più ti sorridono e chiedono con garbo: “Ho fatto tre film e mezzo, lascio?”. Lascia, Taks, lascia tutto.
The Mole Song: Undercover Agent Reiji è il secondo film di Miike a uscire nel 2013. Se guardate il suo profilo Imdb, scoprirete che ne ha già completato un altro e ne ha un altro ancora in pre-produzione. Per dire, da Ichimei, il film di samurai chiacchieroni in 3D che è uscito nel 2011, ne ha diretti altri cinque. Poi guardate la filmografia di James Cameron e provate ancora a dirmi che fanno lo stesso lavoro.
E insomma, com’è come non è, siamo arrivati a questo The Mole Song, un poliziesco sui generis partorito dalla mente di un folle; un Donnie Brasco sotto anfetamine, legato al cofano di un’auto truccata lanciata ai trecento all’ora contro le regole della narrazione, nel bel mezzo di una puntata di Due come noi. In questo senso, il film ha molto in comune con Yattaman: entrambi sono tratti da un medium diverso (anime, nel caso di Yattaman, manga in quello di The Mole Song), entrambi si muovono senza vergogna e con enorme gusto per il sovraccarico nel coloratissimo universo dei cartoni animati giapponesi. Ok, del fumetto di Noboru Takahashi non esiste un anime, per ora, ma è chiaro che i riferimenti visivi di Miike sono quelli. Al regista non gliene frega una beneamata ceppa di filmare un poliziesco standard ambientato nel mondo della Yakuza, a lui interessa girare il film del potenziale anime tratto dal manga. C’è talmente tanta carne al fuoco in mezzo da uscirne pazzi e non sapere da che parte cominciare. Perciò iniziamo dall’inizio.
Il film si apre con il famigliare logo della Toho, e ci si sente subito a casa. Quasi mi aspettavo di vedere un tizio in costume da Godzilla zompettare allegramente calpestando condomini a caso. Invece, quello che ci si trova subito di fronte è una specie di sigla che introduce la galleria dei personaggi. Per farla breve, la storia ruota intorno a Reiji Kikukawa (Toma Okura), sbirro metropolitano un bel po’ sfigato, otaku malato di quella cosa che finisce per “no” (una specie di Ataru Moroboshi delle forze dell’ordine) e con l’inclinazione al funkazzismo, pettinato come un incrocio tra Billy Idol e Goku.
Un giorno, se la prende con un guardone peggiore di lui e scopre che si tratta tipo di un consigliere comunale. Il suo capo coglie la palla al balzo e lo licenzia: ma solo ufficialmente, perché in realtà viene assegnato a una rischiosa missione sotto copertura. Il suo bersaglio è il boss dei boss del clan Yakuza più potente del Giappone, colpevole di aver importato l’MDMA rovinando la vita ai giovanipponici che vanno a danzare in della disco.
Da qui, e per una buona mezz’ora, si dipana una serie di prove esilaranti, tramite le quali i superiori di Reiji testano se il ragazzo sia o meno tagliato per il lavoro di talpa. Non vi voglio spoilerare nulla, vi basti sapere che a un certo punto, quando Reiji viene finalmente promosso, le regole a cui ogni talpa deve strettamente attenersi gli vengono enumerate tramite una canzone. Entra in scena la “Mole Song” del titolo, un pezzo che sembra uscito di prepotenza da un qualsiasi anime anni Settanta, un Mazinga o un Devilman a piacere. Roba che se siete cresciuti con quei cartoni, riderete e piangerete per la nostalgia canaglia, se invece i vostri riferimenti sono un po’ più tardi, tipo che ne so One Piece… boh, allora che cazzo vi devo dire, andate a studiare porco mondo.
E arriviamo agli animali. Come dicevo ce ne sono un sacco nel film: la talpa/Reiji si introduce nella Yakuza dove viene presa sotto la protezione di un boss amante delle farfalle che si fa chiamare Crazy Papillon. Poi c’è un tizio che va in giro tutto tatuato a macchia di leopardo e guida una moto. E poi c’è lui.
Per scarsezza di giapponese (scusate ma ho droppato dalla facoltà di lingue orientali dopo una settimana perché ritenevo che l’università non avrebbe potuto insegnarmi niente. La strada è stata la mia maestra), lo chiameremo Gatto Panceri. Gatto è il lacchè del boss rivale al Boss Numero Uno del Giappone che Reiji deve arrestare. Gatto è anche un tappo pelato, non abbastanza basso da far scattare in noi la naturale empatia verso i nani: siamo più dalle parti di Brunetta, ma più simpatico. Oddio, “simpatico” è un parolone, ma se il termine di paragone è Brunetta, allora Gatto Panceri è il fottuto Paul Rudd. Insomma, Gatto è, insieme a un altro personaggio che non vi stiamo a dire per via dei soliti spoiler, il cattivo principale del film. Il bello è che è veramente un coglione, ogni volta che compare se ne prende tante e scappa con la coda tra le gambe. Ah, ve l’ho detto che quando apre bocca come intercalare dice “Miao” e al posto degli incisivi ha delle protesi in DIAMANTE? No? Ve l’ho appena detto.
Crazy Papillon è invece il capo che tutti vorremmo avere nella Yakuza. È un maledetto pazzo che ti ammazzerebbe perché gli hai versato sulla giacca farfallata una goccia del tuo sangue dopo che ti ha già menato come un can per l’aia, ma in fondo è un bravo guaglione. A Reiji gli vuole bene, ma noi sappiamo che allo stesso tempo lo sbirro si tormenta perché diviso tra la fedeltà alla polizia e l’amicizia la bromanza verso Papillon. Solo che invece no. Non c’è nessun tormento psicologico, nessuna tensione destinata a scoppiare nel finale. Reiji è perfettamente a suo agio nel ruolo di talpa, che prende semplicemente come un altro lavoro. E poi, in fondo, lui mica è stato incaricato di arrestare Papillon, perciò tranqui.
Insomma, come potete capire anche voi, le potenzialità ci sono tutte per una deflagrazione di violenza tudafada, e infatti il finale è un calderone di botte, calci, arti bionici, giubbotti antiproiettile coi cuoricini, pugni che fanno più rumore di uno Starfighter che salta alla velocità smodata, gente con capigliature che infrangono le basilari leggi della gravità, cambi di schieramento, lanciarazzi che abbattono gru, gru che abbattono gente, bestie, bestie, bestie. Miike gira tutto con la solita maestria, servendo alla grande le coreografie con una chiarezza che un qualunque regista americano si sogna di notte. E piazza qua e là nel film pure un paio di cambi di tono, dal comico al patetico, che nel resto del mondo sarebbero guardati di sbieco. Certo, c’è qualche problema di ritmo verso la fine del secondo atto, ma tutto sommato il gioco regge fino in fondo.
In tutto questo, un paio di considerazioni: alla faccia di tutti coloro che in USA adattano i fumetti con in testa marchiata a fuoco la parola “grounded”, che si vergognano dei supereroi e li rendono “realistici”, che non mettono gli occhiali di Superman nel film su Superman perché dai, è il 2013, la gente è smaliziata e ‘STI GRAN CAZZI. Miike prende un manga, immagina come sarebbe l’anime e FILMA QUELLO alzando il dito medio contro Zack Snyder e tutta la ciurma di burloni che si porta appresso.
In secondo luogo, e per concludere, vorrei porvi di fronte a una verità tanto palese quanto agghiacciante: QUESTO è il cinema d’autore in Giappone. Takashi Miike. Noi c’abbiamo Margherita Buy. Ora potete pure farvi esplodere la fazza.
DVD-quote:
“Più beshtie che sull’Arca di Noah”
George Rohmer, i400Calci.com
Su Miike ho una opinione molto diversa dal solito. Penso che sia il Sergio Martino nipponico. Ossia un totale incapace che ha fatto prolificare il trash casereccio. Come Martino si è adattato all’Italia e al buco della serratura – altrettanto Miike ha fatto con al cultura nipponica e il suo erotismo. Ne escono due linee di produzione diverse, unite però dall’essere nullità il firmatario della regia, e questo al di là dei temi trattati che sono sempre attuali.
Quanto a Noah, dopo aver rivisto il trailer, ho cambiato idea: secondo me la barca non si muove proprio. Cioè quando aprono le dighe e arriva l’inondazione la barca contiene praticamente tutto il regno animale, ed è talmente pesante da non muoversi manco di un millimetro. Annegano tutti subito, gonfiando di calci e pugni Noah che li ha fatti entrare in quella che di fatto si è rivelata una tomba.
L’ultimo flash di Noah, dopo aver capito la cazzata fatta e prima di venire sommerso dalle acque, è una tribù intera di Zulu che assale Emma Watson e la porta nelle stalle.
ciao George, come inizio non c’è male!
io di Miike guardo tutto il possibile, perciò sono molto interessato
@Ryan: grazie!
@Ciobin: Sergio Martino cane? Boh, I corpi presentano tracce di violenza carnale è un filmone assurdo e Milano trema – La polizia vuole giustizia è uno dei migliori polizieschi sulla strategia della tensione. Poi, certo, ha girato tanta monnezza ma quello toccava in sorte un po’ a tutti i registi del genere italiano d’epoca.
@George, benvenuto! Mi hai convinto con il riferimento a “Due come Noi”
Prima di tutto! Benvenuto George Rohmer!
Ottima recensione… mi hai convinto già quando hai detto che si tratta di un “film tratto da un potenziale anime”…
Benvenuto George Rohmer un cazzo. Ma come, noi gli di concede fiducia e lui esordisce nominando Brunetta e Margherita Buy di prima mattina nel giro di poche righe? Questo vuol dire volere male all’umanita’.
PS: scherzo, bravo George
Graziattutti. A mia discolpa, l’ho scritto di sera…
@George non ti conosco ancora, quindi aspetto di leggere altre tue reci per farmi un’idea più precisa del tuo style mood. Comunque, se parliamo di questo:
http://www.youtube.com/watch?v=zb17QQSLFtw
non posso che confermare quanto scritto sopra aggiungendo che nella scena avrei preferito vederci la Fenech. Senza con questo voler togliere alcunché al valore di tette + sangue ;)
Benvenuto a George,
massimo rispetto a Miike in ogni sua forma, è avanguardia pura, a getto continuo.
Io ho recuperato Shield Of Straw (fischiato, dico, fischiato a Cannes !), Ace Attorney, Ai To Makoto, Il Canone del Male, girati nello spazio di 18 mesi, bulimia di generi e stili, un genio punk di dimensioni colossali.
Se c’è qualcuno che osa definirlo salumiere o artigiano, si faccia avanti che ne parliamo,
@Geroge
Benvenuto e complimenti. Però a me Paul Rudd sta più in culo di Brunetta.
Premessa: benvenuto George!
Ah Miike Miike Miike… fottuto giapponese pazzariello… è riuscito perfino a farmi piacere un film su Yattaman. Questo me l’ha venduto già dalla locandina.
Che fine hanno fatto i film jappo scrausi ma belli crudi come ichi the killer e hunger games?
Da anni sfornano solo ste merdacce sciolte che già dal poster capisci che sarà una merdata ciciarona con gente che sbraita e si agita tipo cartoni animati.
Solo a vedere le foto di sti coglioni mi viene da spaccare il cell per terra dal nervoso. Ma c’è davvero qualcuno che ride a vedere sta merda?
se un nuovo redattore mi si presenta con una rece su Miike, la cosa non può che partire con i migliori auspici. Benvenuto!
(promemoria: cazzo, devo recuperare tutti quelli usciti dopo ichimei!)
Nel finale col vecchio aizzato contro Snyder m’hai venduto tutto!
Benvenuto a bordo, George! \m/
Bella bella rece, stile personale ma in linea con la testata. Dove li trovi, Nanni, tutti a Londra stanno? Chiaro che Miike si vende da solo, ma una rece aiuta sempre a scegliere, perché è vero che gira bene e veloce ma gli scappano pure belle cagate: tipo, non sono mai riuscito a finire Sukiyaki Western Django per le due palle che mi ha fatto.
E comunque, dare dell’incapace totale a uno che ha girato Visitor Q, Audition e Ichi, tanto per pescare i titoli più famosi, è una ciobinata delle peggiori.
E la regìa (nel caso di Martino) può essere arte, ma è soprattutto un mestiere.
L’unico appunto che posso fare al film riguarda alcune lungaggini, soprattutto nelle parti in cui esce dal registro comico o da quello delle pizze in fazza. Al di là di questo, ci si diverte proprio. Tutta la sala rideva di gusto e non ho sentito alcuna lamentela, cosa che mi sarei aspettata, considerando l’occasione. Ma forse ho semplicemente attivato il mio filtro anti-commento da festival.
Io ne vedrei subito un secondo, quindi direi che ha funzionato alla grande.
Benvenuto George! (hai le tette?…)
Di Miike ho da recuperare talmente tante cose che quando avrò finito ne avrà già sfornate altrettante, sono rinchiuso in un loop perpetuo. Questo genere “da anime live action” però mi lascia spesso l’amaro in bocca con il loro humor Jappo fatto da gente viva! Lo trovo molto più digeribile quando è solo un anime e basta… comunque sono curioso!
Benvenuto al nuovo arrivato!
Di miike negli anni credo di averli visti un po’ tutti almeno le opere ritenute più importanti…questo sinceramente non è che mi attiri molto, però vediamo…
P.s.
Nanni te prego, non privare il blog della recensione del nuovo hunger gay…anzi lascia solo il titolo con sotto scritto: fa schifo punto e basta! Così da concedere a noi il piacere di leggere i commenti dei fan boy e le relative repliche di schiaffi e co….
Però in un certo senso il parallelo Martino/Miike è interessante, se consideriamo che Martino e altri registi italiani negli anni settanta in mezzo alle pecorecciate riuscivano a piazzare thriller, horror, gialli, polizieschi, western ecc… pregevoli, mentre dagli ottanta in poi si sono gradualmente dovuti adattare a girare solo le commediole di stamminchia. Mentre, all’opposto, Miike e altri registi giapponesi (più giovani e più vecchi) hanno sempre potuto continuare a girare robe belle e il loro contesto nazionale non ha mai smesso di supportarli.
Voglio dire, ce la prendiamo sempre con l’abbruttimento di Argento, però è un dato di fatto che il nostro cinema di genere non ha più il supporto del pubblico italiano da decenni. E anche a dar la colpa alla tv e via dicendo, questo non spiega perché comunque in generale da noi l’apprezzamento verso il cinema di genere estero non è mai mancato, anzi, mentre verso quello nostrano c’è un incarognimento micidiale.
Prendiamo Tulpa: un filmettino bruttarello e innocuo, d’accordo, però con qualche coreografia di delitto azzeccata e un feticismo sincero verso i bei tempi andati. Non voglio riaprire la discussione critica sul film, dico solo – come ha scritto anche JCVG nella sua rece del DVD – che se fosse stata una produzione inglese o americana sono sicurissimo al 100% che il 6 meno l’avrebbe strappato quasi da tutti con benevolo apprezzamento per l’operazione, pur malriuscita, di omaggio al genere, mentre si è beccato una crocifissione per molti versi ingiusta (specie se paragonato a certe ciofeche davvero insalvabili tipo In The Market, Ubaldo Terzani Horror Show, Paura3D,…) proprio in quanto italiano.
Insomma, il succo del discorso è: se, invece di Tulpa, Zampaglione o Argento o un altro regista italiano di grande o piccola esperienza se ne fosse uscito con un giallo al livello di Profondo Rosso, siamo sicuri che da noi – a livello di pubblico ma anche di critica – sarebbe stato acclamato in quanto tale? Secondo me no. E anzi, mi aspetto che prima o poi qualcuno per miracolo imbrocchi un piccolo capolavoro di genere, e da noi venga spernacchiato mentre all’estero gli batteranno forte le mani.
ps scusate l’OT pazzesco, ma mi sembrava un discorso interessante
@Darkskywriter ti rispondo brevemente. Per me si.
Appurato questo saluti a George. Con Miike si parte alla grandissima. Io lo adoro Miike anche se, ammetto, non sono riuscito a vedere tutto anche perché tra impegni e il vedere anche ALTRO è quasi un lavoro a tempo pieno. Sono comunque concorde con chi dice che è a volte altanelante capace di sfornarti un capolavoro come Ichi o IZO (cazzo! IZO RAGAZZI!) o anche cagate come Django e altre robe a dire il vero minori. Che poi è anche il suo bello, non sai mai cosa aspettarti sia come qualità che come genere che come boh. Però ho un sacco di dvd suoi e quindi niente. Sto film prima che sarà reperibile ne avrà girati altri 15 però.
Gran bella recensione, George. Siete dei grandi qui, per come riuscite a mantenere lo stile personale del sito pur interpretandolo ognuno secondo il proprio gusto.
Proporrei 92 minuti d’applausi anche solo alla scelta del nick!
A tutti, grazie di cuore per l’accoglienza!
@Darkskywriter: guarda, questo discorso mi coglie sul vivo perché tutta la faccenda genere in Italia è un mio cruccio. Sono appena stato a un incontro con Eli Roth, Lenzi, Castellari, Franco Nero, Barbara Bouchet (!!!) e ovviamente Sergio Martino al Festival di Roma e, al di là che mi stavo commuovendo seriamente (ma tipo da coprirsi la faccia per non farlo vedere al vicino), discutevano proprio di questo. E sono d’accordo che in generale la TV non dovrebbe avere un tale effetto, ma in Italia ogni volta che ci si attaccava a un genere lo si prosciugava, se ne producevano duecentomila esemplari, al punto che, quando hanno cominciato a vendere “pacchetti” di poliziotteschi o western per la TV la gente ha detto “Sai che c’è, sticazzi del biglietto”.
Detto questo, a me Tulpa non era piaciuto e credo non mi sarebbe piaciuto neanche come esempio estero di omaggio al “nostro” giallo, era fatto maluccio e basta (e per dire Shadow mi era piaciuto). Credo che il bisogno di tornare al genere in Italia sia forte, ma non per questo bisogna giustificare ogni ciofeca, bisogna pretendere se non l’eccellenza almeno la bontà di un prodotto. In mezzo a tonnellate di monnezza, i grandi artigiani anni settanta riuscivano a piazzare grandi cose, è vero, ma non credo che dovremmo tornare a quel modello, dovremmo puntare più su un tipo di produzione moderna, alla francese o inglese.
In conclusione: date li sòrdi a Stefano Sollima perché giri un poliziesco vero e poi vediamo.
PS, @Lazy Robi: beh un po’ di tettine sì, ma forse non quelle che intendi tu…
Mi sento un po’ stronzo ma di Miike ho visto solo 13 assassini su consiglio chiaramente dei 400 calci. A leggervi si capisce che il buon takashi ha sfornato quintalate di film quindi quale mi consigliereste di guardare per essere un pochino meno stronzo??
Guarda, Ichi the Killer, Audition, Visitor Q, Dead or Alive. Tanto per citarne una manciata.
Caro morto vivente complimenti per lo stile. Mi permetta solo una piccola obiezione, per i soci di Snyder credo sia più appropriato il termine CIALTRONI. Comunque sia quisquilie, pinzillacchere. Gran pezzo.
@george grazie e complimenti per la rece!
Dite quello che vi pare, ma mi sono rivisto gli zombi di snyder proprio l’altra sera e il prologo con l’oubreak e il found footage nei titoli di coda restano tra le migliori cose di sempre
Infatti quello è un signor film, niente da dire.
“Due come noi” citato sui 400Calci…Piango di gioia!!!