Prodotta dalla Bad Robot di J.J. Abrams e interpretata tutt’altro che magistralmente da quel tonno di Karl Urban, Almost Human è una pessima serie tv della quale ho visto il pilot prima di scoppiare a piangere a dirotto e dedicarmi all’alcolismo e all’abuso di efedrine. È una specie di buddy cop meets Blade Runner che racconta di un mondo in cui i poliziotti umani vengono affiancati da androidi quasi indistinguibili dai loro modelli in carne, e in detto mondo ambienta storielle idiote a metà tra JAG – Avvocati in divisa e una ragade anale. È un prodotto che trasuda mediocrità, tristezza esistenziale e che soprattutto non c’entra un cazzo con quello di cui andiamo a parlare oggi.
Perché Almost Human è anche un film del cinema! Scritto e diretto da Joe Begos, che dalla sua ha il fatto di essere un bell’uomo, è uno splatter sci-fi anni Ottanta recitato da un branco di cani, stracolmo di sangue e completamente scevro di cazzate. È un prodotto che sembra una cosa, diventa un’altra e finisce per esserne un’altra ancora, che trasuda entusiasmo e idee e che soprattutto non c’entra un cazzo con nulla di quel che ci si aspetterebbe da lui – e che risulta anche complesso da decodificare, almeno finché non ci si rende conto che il buon Begos, nella sua vita, non ha fatto altro che leggere romanzi di Stephen King e amarli con l’amore nel sedere. Almost Human è il suo omaggio.
Al Re, non all’amore nel sedere. SIGLA!
È che si apre come fossimo di nuovo negli anni Ottanta. Nel senso che vi basta osservare l’opera sovrastante, “Dettagli significativi”, e godere in particolare del font utilizzato per il titolo, che poi è lo stesso con cui dopo tre secondi di film ci viene spiegato che siamo nel 1987, per capire che è come se fossimo di nuovo negli anni Ottanta. Il che un po’ cozza con il fatto che il film è girato tutto con camera a mano luce naturale inquadrature sgranate e realismo low budget, meno con il coacervo di VHS, musicassette e altri oggetti d’epoca che fanno bella mostra di sé per tutta la pellicola. Il signor Begos ci teneva molto a farci sapere che per lui il cinema nasce e muore con E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo, Venerdì 13 e tutti i video nasty dei primi anni quellilà.
È pura schizofrenia creativa. Si comincia con due amici, Seth e Mark, che hanno la sbatta addosso perché dal cielo sono piovute delle luci stronze che hanno rapito il loro amico Rob; poi gli alieni arrivano a casa di Mark e, pur restando sempre nell’ombra, cominciano a emettere suoni orrendi, una roba che suona come uno split tra Prurient e i Sunn 0))) e che fa sprizzare sangue dalle recchie a tutti. Dopodiché Mark, una specie di boscaiolo redneck con il barbone che pare il bassista di un gruppo simil-Mastodon di Savannah, esce in giardino e viene rapito dagli alieni. Tutti, tranne Seth, se ne fregano.
La vicenda sembra quindi attestarsi in zona rapimenti alieni, e considerando che il protagonista Seth sembra la versione socialmente non presentabile di Harry Potter, tutto occhi sgranati, paranoie e complottismi, uno si aspetterebbe un semi-thriller complottista a base di alieni, tipo quel film là con Julianne Moore che gli extraterresti ci rapiscono il figlio e forse c’entra anche il governo e più in generale era un cessone. Bizzarro, no? Un attacco in stile Acchiappasogni, virato poi in direzione Il quarto tipo, girato con mano indiesperimentale e con un sacco di fotografia blu.
Almeno finché non passano due anni (ma nessuno ce lo dice!) e il redneck di cui sopra non torna in gioco: lo troviamo nudo e coperto di liquido seminale alieno che sembra la glassa dei pasticcini. A scoprirlo sono due cacciatori, uno dei quali, mi consentirete, è il sosia del mio amico Stefano Luoni, chitarrista dei Balrog. Purtroppo fa presto una brutta fine, lui e l’altro amico suo: Mark il redneck, infatti, è stato rispedito sulla Terra dagli alieni che l’avevano rapito, ed è ora una macchina di morte assetata di corpi umani nei quali deporre le sue uova bestiali con l’ausilio del più classico degli oral tentacle rape. Tutti coloro che si mettono tra lui e il suo obiettivo fanno una fine bruttissima: da quando Alien Zombie Redneck Killer torna sulla Terra, Almost Human vira sullo splatter pesante, con scene deliziosamente grafiche e creative e la struttura dello slasher di una volta.
La violenza perpetrata da Mark è tale e tanta, e così classica nel suo incedere, che si rimane anche un po’ male a pensare allo spunto iniziale: ma come, uno sci-fi di invasioni aliene si trasforma in un classico slasher con il cattivo soprannaturale in cui l’aspetto fantascientifico era solo una scusa per donare i superpoteri all’assassino? È una domanda retorica: Begos, infatti, e qui arriva il fulcro di tutto, è un fan di Stephen King, e più la vicenda si dipana più è evidente che tutti gli elementi – gli alieni anali tipo Acchiappasogni, il serial killer montanaro che a un certo punto rimette in piedi l’intera sequenza dell’accetta e del cesso di Shining, il protagonista che SA contro il resto del mondo che IGNORA, persino il fatto che il film sia ambientato in Maine – vanno a comporre un mosaico di omaggi e riletture dei topoi tipici della letteratura kinghiana.
Almost Human funziona soprattutto per questo, perché mettendo in scena un racconto mai scritto di Stephen King anche l’accostamento tra soluzioni stilistiche apparentemente distanti (complotti alieni, luci stronze, budella bene in vista, sottotrame amical-romantiche, twist ending) acquista coerenza e dona compattezza al film. “Racconto” e non “romanzo” perché Almost Human è anche misericordiosamente breve e dritto al punto: un’ora e venti scarsa, contando titoli di coda e scena post-credit che promette sequel, in cui non si cazzeggia, non si perde tempo a esplorare la psicologia dei personaggi, si passa da una situazione all’altra con gran ritmo. Persino lo spunto sci-fi ritorna in primo piano con il passare dei minuti: Alien Redneck Zombie, infatti, non è tornato sulla Terra per ammazzare gente a caso e basta, ma per stuprar loro la faccia con il suo tentacolo dell’amore alieno, deponendo le proprie uova dentro ai malcapitati allo scopo di dare vita a un’armata di Alien Zombies.
Purtroppo ahinoi e dannazione, il film ha anche una protagonista femminile, tale Vanessa Leigh, la Pausini del Minnesota. Essa è la ormai ex fidanzata di Mark, che sorda agli avvertimenti di Gianfranco che in realtà si chiama Seth si è fidanzata con un altro e vuole cancellare ogni sua memoria di Mark. Il quale ha scelto lei come sua regina, come esemplificato alla perfezione dalla scena in cui la rapisce e inscena il più classico dei tentacle rape: per qualche motivo, la Pausini è l’unica nel film a venire inoculata di uova aliene per via vaginale e non orale. Per qualche altro motivo, poi, la Pausini fa di tutto per rovinare quel che di buono c’è in Almost Human: per rubare le parole del Poeta, è una CAGNA MALEDETTA, di quelle che recitano costantemente come se fossero nell’intro di un porno. A sua discolpa va detto che il suo CV sta per arricchirsi dell’immagino meraviglioso Accidental Incest.
Al netto dei tentativi di sabotaggio della peggiore attrice delle ultime dieci generazioni, comunque, Almost Human funziona. Vuoi perché è rapido e indolore, vuoi perché c’è molto sangue e un paio di scene ai limiti del disturbo, vuoi perché il simpatico Begos non è malvagio quando deve creare tensione. Vuoi anche perché l’infamia ricade tutta sulle spalle di una persona sola mentre le lodi, seppur non sperticate, vanno distribuite tra cast, regia e reparto trucco, ma soprattutto perché Almost Human è un film che con tutto quello che gli sta accadendo intorno non c’entra veramente un cazzo, ma ha il merito di non farlo pesare mai. Voglio dire che “omaggio agli anni Ottanta” è un’espressione che potrebbe abbattere un cavallo (che tanto è una persona orribile) ma che nel caso del film di Begos è, semplicemente e molto modestamente, la sua cifra stilistica. Se dovessi usare termini tipo “sincero”, “onesto”, “appassionato” mi verreste a cercare a casa con una motosega?
DVD-quote suggerita:
«Alien Redneck Murder Zombie Tentacle Rape!»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
A me la serie sta piacendo, ma sono un fan di Karl vigile urban e della bromance quindi direi che questo film finisce nella lista delle cose da vedere
Non leggevo una rece così appassionata* da tempo, mi hai comprato! quindi mi sa che mi converrà recuperare questo film, pur non essendo un fan dei film del genere.
*In positivo intendo, anche le altre lo sono, ma ultimamente perché sono film talmente merdosi che si possono sentire le vostre urla di dolore da dietro lo schermo.
Sangue e tuono? Ma allora… ma voi…
Ok vi leggo ancora per un mesetto, furbacchioni…
Ah ma poi: quando mark ritorna vuol dire che è mark II ?
Vabbé ho capito, altro film da recuperare per poi parlarne e far sì che i miei amici continuino a ritenermi una pazza psicopatica deviata XD
Ma è la versione seria di slither?
Aggiudicato!
English subz anyone?
bah…a parte un certo coraggio nel mostrare sangue e ammazzamenti veramente poca robba per me.
sicuramente non aiuta il fatto che colui che dovrebbe inquietare nel film assomiglia clamorosamente a questo qui
http://www.youtube.com/watch?v=XPV8F48TLJA