Menahem Golan è responsabile di una fetta enorme dell’immaginario action anni ’80. Grazie alla casa di produzione co-gestita insieme al cugino Yoram Globus, la gloriosa Cannon, ha incarnato quello che oggi possiamo riconoscere e definire come il più classico spirito old school fatto di eroi silenziosi e letali e vendette su piccola e larga scala.
Come regista, Golan ha riservato per sé i progetti non necessariamente migliori, ma sicuramente più ambiziosi.
Qui è dove ha puntato dritto al capolavoro.
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Io purtroppo nel 1986 non avevo mai visto Il grande uno rosso e quindi non sapevo chi fosse Lee Marvin, nè del resto avevo visto Rombo di tuono e dunque non sapevo chi fosse Chuck Norris, nè infine avevo visto L’invincibile Ninja (con Franco Nero!) e ignoravo chi fosse Menahem Golan, se avessi saputo tutto questo, indipendentemente dall’età che avevo ci sarei andato di corsa al cinema a vedere Delta Force. E se ci fossi andato avrei visto quelli che poi sono passati alla storia come i migliori primi 10 secondi del cinema tutto.
Praticamente una dichiarazione d’intenti. Menahem Golan, feticista delle esplosioni e dei mezzi militari inizia uno dei suoi primi film americani importanti così, come se dicesse: “È questo quel che sono venuto a fare“. Se io oggi mi sedessi al cinema e dopo i loghi delle case di produzione si iniziasse subito con una megaesplosione di un elicottero militare, seguita da un salvataggio disperato del compagno d’armi a rischio della vita, per culminare con un trionfale score di Alan Silvestri (quello di Ritorno al futuro e Predator, per dire…) mentre si vede la squadra al gran completo e SBAM il titolo: DELTA FORCE tutto maiuscolo, beh rischierei l’infarto dalla gioia.
Dopo venti anni di film di tutti i tipi (ma soprattutto d’ambito action/militare) scritti, prodotti e diretti in Israele Golan stava gradualmente passando a far esplodere autoveicoli e mezzi militari in America quando accade Delta Force anche noto come “una visione imparziale, equilibrata e neutra della situazione geopolitica in medio oriente e in particolare dell’annoso conflitto israelo-palestinese”.
Prendendo spunto da un dirottamento aereo e successiva operazione di salvataggio avvenuto solo un anno prima, Golan scrive, dirige e produce questo film che inizia con un elicottero che esplode e prosegue con una specie di ricostruzione di quel che accade dentro l’aereo per finire con una seconda parte che se fosse un film a sè avrebbe come tagline: “Ora vi apriamo il culo senza se e senza ma, senza aspettare chissàcosa o star a farla troppo lunga”.
Chuck Norris aveva 46 anni e ne dimostrava 60, Lee Marvin invece ne aveva 62 e ne dimostrava 80; uno comanda e l’altro esegue; uno è al suo ultimo film l’altro è l’astro nascente dell’azione di serie B; uno ha una carriera da marine alle spalle e poi con quella faccia ha cominciato a fare i villain, fino ad arrivare ai colonnelli di poche parole e una sola espressione, l’altro una carriera nelle arti marziali serie fino a finire nel cinema di menare ed esplodere, anch’egli vantando una sola espressione da mantenere tale anche quando fa gli stunt in moto senza casco. Seriamente, come poteva mai andare a finire male un progetto in cui a questi due si chiede di entrare in ballo praticamente solo nella seconda parte, quella in cui si malmena tutto e tutti, consci che l’ingombro della trama ce lo siamo lasciati alle spalle?
Perchè dei circa 120 minuti del film i primi 60 li passiamo all’interno dell’aereo dirottato. La prima ora è impiegata unicamente per mostrare quanto siano bastardi, cattivi, spietati e privi della benchè minima ombra di ragione questi libano/musulmano/palestinesi, genericamente arabi e soprattutto anti-israeliani e quindi anti-americani e anti-capitalisti dunque sostanzialmente anti-chucknorris. In quell’aereo i dirottatori le fanno tutte: menano a caso con la pistola in mano, dirottano senza saper bene come, minacciano donne incinta, spaventano bambini, dividono coppie in viaggio per il 25esimo anniversario di matrimonio e soprattutto rimettono in scena l’olocausto.
Paradossalmente però di tutte queste esagerazioni la più grossa e assurda è anche la più geniale. Menahem Golan infatti fa fare ai suoi filopalestinesi lo stesso percorso dei nazisti, cioè la separazione tra chi è ebreo e chi non lo è in base a nomi e discendenze, suggerendo in maniera velatisssssima il parallelo con la shoa, inquadrando cose come i numeri di serie sulle braccia di alcuni sopravvissuti o lasciando che sia un’hostess tedesca a chiamare i nomi degli ebrei al microfono (e per chi non avesse capito le fa anche dire “Non posso farlo! Sono tedesca!!”). In un aereo in cui c’è anche il grandissimo George Kennedy (il partner di Frank Drebin) lui realmente fa un serio paragone tra la situazione politica medio orientale e l’olocausto e lo fa dritto per dritto, senza perder tempo in giri di parole, solo con una passione smodata per il sudore sulla pelle delle persone.
Per i primi 60 minuti Delta Force è un film di pori aperti e mitra spianati.
Come si diceva poco sopra una volta sbrigata la parte in cui cambiando due dettagli si rimette in scena un fatto di cronaca (cose tipo che l’aereo TWA è in realtà un aereo ATW) con considerazioni totalmente arbitrarie, parte quella di vera azione in puro stile Golan.
Con una svolta di trama altamente metaforica dall’aereo sono fatte scendere donne e bambini, dunque questi spariscono dal film che a quel punto perde qualsiasi contatto con la cronaca e si apre ad eventi interamente finzionali in cui ci sono solo uomini che se le danno a senso unico. Con la suddetta passione pornografica per i mezzi militari Golan mette Lee Marvin a comandare e Chuck Norris a fare il lupo solitario in motocicletta (si, lo so che ve la ricordate la moto, ci arriviamo dopo) mentre i ragazzi della Delta Force con evidente senso della squadra, dell’organizzazione militare e del rigore fanno fuori tutti. TUTTI. Liberando l’aereo su cui sono rimasti solo ostaggi uomini e volando via dal Libano in barba al governo.
Al consueto individualismo del cinema americano dell’epoca (quello dei Rambo successivi al primo e del “uno dei nostri vale cento dei vostri”) Golan affianca anche l’esaltazione pura dell’organizzazione e dell’addestramento militare, la squadra, l’amicizia e la catena di comando in una serie di dettagli esilaranti per come uniscono la dichiarazione diretta e il dettaglio feticistico. Tra tutti il più bello è quello tricologico. Nella prima scena (quella dell’esplosione e del primo salvataggio) il capitano Scott McCoy (Chuck) ha i capelli corti e solo dei baffi ordinati, terminata quella però comunica di averne abbastanza di ricevere ordini sbagliati e veder morire compagni per colpa di gente che non è mai stata sul fronte, così se ne va dall’esercito. Dice: “Me ne vado”.
Ovviamente la storia dell’aereo dirottato è così grossa che serve anche lui dunque viene richiamato da un decreto del presidente degli Stati Uniti in persona ma si presenterà nell’hangar prima della partenza della squadra senza nemmeno sapere del suddetto decreto del presidente (lui lo fa per i ragazzi). Dice: “Sono tornato” e basta. Inoltre siccome era fuori dall’esercito si era considerato libero di farsi crescere i capelli lunghi e la barba, prima non l’avrebbe mai fatto. Perchè lui c’ha il rispetto.
Dunque mentre “i ragazzi” spaccano tutto, coordinatissimi con mille mezzi tecnici, Scott McCoy con la sua moto va a prendere i pezzi grossi uno per uno e non per farli fuori militarmente (massimo risultato nella maniera più rapida ed efficiente) ma per malmenarli e dare soddisfazione al pubblico. Nell’equazione di Delta Force tutto quel che si accumula di rabbia e senso d’ingiustizia nei primi 60 minuti lo si scarica nei successivi 60 a furia di calci in faccia, cazzotti e botte date saltando attraverso le finestre. Vi odiamo e ora uno dei nostri ve le darà per noi e non sarà una cosa breve. Si tratta di un gigantesco showcase d’azione in stile Menahem Golan: salti, ralenti, scazzottate su camion in corsa, arti marziali, discese sui cavi totalmente superflue ma estremamente goduriose e infine sparatorie con una moto che lancia razzi da davanti e da dietro indifferentemente, senza orientare le canne ma centrando tutto.
Quella moto è proprio la masturbazione finale di Menahem Golan, la sublimazione del feticismo per i mezzi militari e le esplosioni. L’action hero che controluce cavalca un mezzo in grado di sparare in quasi ogni direzione. Quando Robert Rodriguez l’ha fatto il risultato è stata una scena così paradossale da poter stare solo in un film parodia e infatti fa molto ridere, Golan invece era serissimo.
Dvd-quote suggerita:
“Fa sembrare politicamente corretto Top Gun”
Jackie Lang, i400calci.com
E la sottilissima scena con in cui la coppia ebrea viene divisa e lei urla:”it’s the war all over again! the concentration camps!” e gli altri fanno finta di niente con un bel”she’s just upset” ?
Cazzo, rispetto per il filmone, ma se avessero fatto a versione comedy come con l’aereo più pazzo del mondo con nielsen nel ruolo di lee marvin avremmo avuto altro classicone.
L’idea della moto l’avrano presa dal Falco della strada(Street hawk)dell’anno prima.
Premessa 1: provo tanto dispiacere per non aver partecipato ieri sera alla storica #400tv, purtroppo la vita a volte ti riserva delle sorprese più o meno gradite e addio al programma della serata che mi ero fatto
Bellissima rece che coglie in pieno lo spirito del film, anzi dei 2 film, cioè il primo ed il secondo tempo.
Vorrei fare una riflessione SENZA nessun tono polemico, e qui
Premessa 2: sono nato e cresciuto in Italia, famiglia (tutto sommato poco) cattolica, ateo convinto. Non prendo le parti di nessuno nella guerra Israele/mondo arabo, ma credo che il successo di film come Delta Force abbia rafforzato e parecchio la vicinanza dell’Occidente con Israele. Sto parlando dell’opinione pubblica: accidenti io da bambino/ragazzino ero convinto che gli Israeliani fossero i buoni! Forse non ero l’unico… Ora le cose sono un po’ cambiate, l’opinione pubblica è cambiata, io ho capito che non ci sono buoni o cattivi. Ripeto, non c’è polemica nelle mie parole.
Tornando al film, solo un paio di cose:
– LA MOTO CON I MISSILI
– io sicuramente invecchiando perderò la memoria, diventerò arterio-scletorico, ma il tema se ne andrà via molto difficilmente dalla mia testa
http://www.youtube.com/watch?v=SQUeQOIlcDM
Uno dei capisaldi della mia infanzia. Dico solo 2 cose: “CORDA, MANO, MITRA, ALAN SILVESTRI” e ” missiletti sulla moto”. Ricordo anche la musica dei momenti drammatici particolarmente azzeccata. E da piccolino quando vidi pestare a sangue il marine dell’aereo e morire il pupillo di MCcoy è Drama. Se poi in un film della G&G hai una grande Shygulla, Robert Forster, Kennedy, Balsam e un’altra manciata di caratteristi coi controcazzi… Altri anni.
del Norris manca solo la vostra retrospettiva del suo Invasion U.S.A.
PPS:
“Per i primi 60 minuti Delta Force è un film di pori aperti e mitra spianati”. Grande
@ryan gossip: ma quello è lo scopo di ogni film di propaganda.
No chiacchiere, botte!
@John Matri E in fin dei conti Delta Force anche questo è.
Il massimo però è Norris che mena fortissimo il capo dei terroristi, si ferma, fa un po’ la figura del becco a dargli le spalle, poi lo fa saltare in aria con la solita MOTO CON I MISSILI. Esplosione gratuita!
Di questo film da bambino vidi soltanto la parte finale che se volgiamo è la rappresentazione più pura dell’action hero. Un duro che impassibile prima fa esplodere i nemici e poi si mette in piedi sulla sella della sua motocicletta e sale su un aereo in corsa immediatamente prima che decolli.
L’ho rivisto di recente e secondo me rimane valido sotto molti punti di vista. Anche la fase del dirottamento mi ha convinto. Ovvio, la geografia viene buttata a mare e non ha il pathos di un United 93 di Greengrass, ma ha comunque la sua forza nelle storie dei tanti personaggi a cui effettivamente ti affezioni. Il migliore per me è il prete che dice di essere pure lui ebreo perché anche Gesù lo era.
L’occhio non è assolutamente imparziale, i buoni e i cattivi sono ad anni luce di distanza dal punto di vista morale, ma comunque ci si è limitati con il cazzo duro USA.
Per mettere a tacere chiunque pensi che qui si esagerato basta fargli vedere Delta Force 2. Lì la Dottrina Monroe viene applicata con totale sprezzo di qualsiasi legge/ordinamento internazionale. In uno Stato che utilizza la stessa bandiera della Colombia gli Stati Uniti scorrazzano a loro piacere con truppe e mezzi. Il Presidente colombiano fa l’occhiolino al Capo di Stato Maggiore che è direttamente implicato nel traffico di droga e un generale (o colonnello o che cazzo ne so) ridanciano USA spara missili nel territorio di uno Paese sovrano sghignazzando, sfottendo e minacciando l’osservatore interno che dovrebbe controllare la missione e gli muove obiezioni.
Poi però gli USA questo cazzo duro non lo hanno più avuto e la cosa forse sarebbe anche un bene se solo non ci avessero lasciato orfani dell’action e con l’odioso PG-13 in mezzo alle palle.
Per quel che mi riguarda, la scena piu’ potente di Delta Force e’ quella finale.
Nel senso: tutto il secondo tempo a sparare i cattivi con eroismo, cazzo duro e arroganza a strafottere su tema epico di Alan Silvestri, ma c’e’ stata una vittima anche nella Delta Force per cui no, non si esulta, la missione e’ andata male, e il film si chiude con loro che scendono dall’aereo scurissimi in volto.
Niente esultanze con retrogusto amaro, niente brindisi con saluto al cielo.
Solo tristezza.
LA FAMIGLIA.
Forse il miiglior film di Chuck Norris.
Avevo visto di recente Una magnum per Macquade(si scrive cosi?) li aveva una camicia rosa da paura.
Con Lone Wolf McQuade (la scena della jeep sottoterra!), Delta Force 1&2 sono i film che hanno fatto di Chuck Norris il mio attore action preferito dai tempi delle scuole elementari!!
Fermo restando che IMHO Invasion USA resta il capolavoro assoluto della fimografia Norrissiana, questo DELTA FORCE CAPSLOCK ENGAGED FUCK YEAH è un qualcosa che andrebbe fatto vedere ai bambini nelle scuole elementari, se non altro per spiegare loro il concetto di “Stati Uniti d’America”
Io alla morte del biondino non ho ancora imparato a non piangere!
Colgo l’occasione per chiedere un RUM su navy seals che è il film del mega fucile da cecchino 10 anni prima che diventasse mainstream.
Moto+razzi=fuck yeah
Arrivo tardi solo per dire “IMMENSO”. Uno di quei film epici che in tv lo passavano talmente tante volte che pareva uscise a cadenza bimestrale. Mi unisco a nanni e gli altri che hanno ancora impressa la scena finale che alterna festeggiamenti/ facce cupe per il caduto. Se ci penso mi torna la presammale. Capolavoro indiscusso.
Ammetto in aver visto solo qualche scena!
Uno degli immancabili appuntamenti di Rete 4 (almeno fino a poco tempo fa!)! ^^
Lascia stare, che ieri l’altra sera lo davano appunto su Rete4 (o Mediaset2 boh), e a metà ESATTA, cioè quando vengono liberati donne e pampini e si può inziare a CALCIARE, mio figlio si è inserito nel lettone… dovuto spegnere tutto..!
Buongiorno! e complimenti per l’articolo, che incarna alla perfezione le sensazioni del mitico film e dei mitici anni 80, gli anni in cui politicamente corretto significa Chuck Norris che massacra di botte i nemici dell’America. Una cosa che di questo film non ho mai capito sono le scene in cui i cattivissimi libano/musulmano/palestinesi, durante il sequestro, sono buoni con la bimba, si preoccupano per la donna che non sta bene e non uccidono l’hostess quando si rifiuta di obbedirli. E’ come se Golan volesse dirci “in fondo in fondo hanno un cuore..” e io mi chiedo “ma perchè??”: questo messaggio non ha senso con il resto del film!