“Più forte dell’odio è l’amore.
Più forte dell’amore è
Mike Tyson, per esempio.”
Brunello Robertetti, poeta
Sigla!
httpvh://www.youtube.com/watch?v=grwfO10JUWE
Quando nel tardo 1982 Walter Hill si trova a dover decidere il suo prossimo film, ha letteralmente l’imbarazzo della scelta.
Non solo aveva consolidato la sua reputazione di uno dei registi migliori di tutti i tempi con una serie di film che andavano da un minimo di bomba clamorosa a un massimo di ciao a tutti, ma era anche fresco di grosso successo commerciale grazie a 48 ore.
Può fare quello che gli pare, quasi letteralmente.
E Walter, ovviamente, si butta su qualcosa che non aveva mai fatto prima: il musical d’amore.
Scusate non volevo dirlo così a bruciapelo, aspettate, ora vi porto i sali.
Ci siete? Siete rinvenuti? Siete seduti comodi?
Rilassatevi: stiamo parlando di Walter Hill, non di Baz Luhrmann.
Walter aveva già sperimentato con la struttura a musical e un certo gusto surreal-pop con quel film imprescindibile che è I guerrieri della notte: Strade di fuoco ne avrebbe proseguito il discorso stilistico, pompandolo ancora di più, e inserendo la sua idea di romanticismo (che, state tranquilli, non è esattamente la stessa di Nora Ephron).
Il succo è nella tagline: “Una favola rock’n’roll”.
La storia di base è archetipica: il cattivo rapisce la bella, l’eroe torna dall’esilio per salvarla. In questo caso diventa una banda di motociclisti che rapisce una rock star, e l’ex-fidanzato, veterano di guerra, torna per salvarla.
Per l’ambientazione, Hill ammette di essersi fatto ispirare da Les parapluies de Cherbourg di Jacques Demy: un mondo realistico ma allo stesso tempo surreale, cristallizzato in un misto indefinito tra passato e presente dai riferimenti cronologici fuori posto. Nello specifico, ordina di mischiare diversi elementi soprattutto dagli anni ’40 e ’50 (i costumi, le auto), con l’occasionale tocco moderno (i televisori a colori, i videoclip). La fotografia vira su colori sparati, specialmente il blu.
Il primo intoppo produttivo viene però dal lato musicale: Walter tende al vintage e vuole una serie di classici del rock’n’roll, la Universal invece vuole vendere la colonna sonora e chiede pezzi moderni e originali. Viene quindi assunto un mostro del mestiere, Jimmy Iovine, il quale per un po’ sembra essere riuscito a convincere uno dei suoi clienti abituali, uomo perfetto per questo tipo di operazione nonché autore del pezzo che aveva ispirato il titolo del film: Bruce Springsteen. La volontà c’è ma mancano i tempi: tocca ripiegare. E il piano B è Jim Steinman.
Ve la sintetizzo facile: fra Bruce Springsteen e Jim Steinman passa più o meno la stessa differenza che passa tra Walter Hill e Michael Bay. Lo Springsteen classico, quello di Born to Run, è una versione personale, muscolare e intrisa di glorioso romanticismo dei classici anni ’60; Steinman era colui che aveva preso Thunder Road e l’aveva svuotata di qualsiasi sincerità, riscritta iper-logorroica in caps lock, gonfiata, estesa a livelli quasi prog, iniettata di steroidi e affogata dell’epica più pomposa e pacchiana come se non ci fosse un domani e ne aveva tirato fuori i dischi di Meatloaf e Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler (e il cerchio si chiude quando nel 1993 un giovane Michael Bay dirige appunto il video di I’d Do Anything For Love di Meatloaf).
Se state ascoltando il pezzo qua sopra vi starete rendendo conto che 1) È LA FINE DEL MONDO, e 2) si divora qualsiasi cosa senza pietà.
Di base, quando lo guardavo da bambino, Strade di fuoco era una nebbiosa pausa fra i due pezzi di Steinman che mi rimbombavano nelle orecchie per una settimana.
E la sensazione non era sbagliatissima nel momento in cui il resto del film è musicato dal solito bluesaccio di Ry Cooder e, a parte un altro paio di pezzi soft-pop, ci becchiamo l’esibizione dei Blasters che altro non erano che una band vintage rockabilly che componeva esattamente nello stile old school che Hill voleva originariamente.
A parte questo, esattamente come per I guerrieri della notte, la parola “musical” non significa che i personaggi smettono di colpo di fare quello che stavano facendo e iniziano a cantare e ballare, ma semplicemente che le canzoni (perlopiù esibizioni live) scandiscono temporalmente la narrativa battendo il ritmo della storia. Il prototipo del cosiddetto film-MTV, espediente che andrà per la maggiore nei blockbuster anni ’80 da Rocky IV in su.
Il romanticismo secondo Walter Hill è dove le cose si fanno ancora più interessanti.
Specializzato in uomini duri tendenzialmente di poche, misurate, trancianti parole, Hill mantiene le caratteristiche di base per l’eroe Tom Cody (interpretato dal semi-sconosciuto Michael Paré, assunto senza provino sulla base della sua interpretazione in La banda di Eddie più o meno con lo stesso criterio di dare una chance a un emergente come il Michael Beck dei Guerrieri della notte).
Nella prima scena i cattivi rapiscono la rock star Ellen Aim direttamente dal palco durante il concerto: che il piano sia quello, così, dritto per dritto alla grezzona, dà la misura del fatto che il film va preso come favola; che la scena invece di essere ridicola (a parte Rick Moranis che viene scaraventato malamente dall’altra parte del palco) sia adrenalinica e piena di tensione dà la misura del fatto che Walter Hill è un fottuto mostro.
Cody, convocato tramite lettera dalla sorella in qualità di ex-moroso di Ellen, si presenta al suo bar e deve subito sfoggiare i bicipiti che spuntano dalla sua camicia smanicata sotto le bretelle per schiaffeggiare un trio di bulli nello stile reso famoso dal semi-omonimo del regista Terence. Dopodiché, poiché ancora risentito dalla fine brusca della storia, chiede dei soldi per andare a liberarla – cosa che avviene entro la prima mezzora. Nella fuga verso un riparo sicuro i due hanno modo di confrontarsi, litigare e reinnamorarsi, ma soprattutto ribadire le priorità della vita: Cody è un avventuriero, uno spirito libero, Ellen una cantante di successo, una donna in carriera. E questo, per un uomo cresciuto a pane e John Ford, è problematico.
Non avevo mai sentito parlare il giovane Michael Paré in originale fino all’altro giorno quando ho ripassato il film, e il suo accento è di uno stalloniano meraviglioso. Tende all’inespressivo, ma non in modo pietrificato come Michael Beck; ha gli occhi azzurri da idolo delle ragazzine e spalle sufficientemente larghe per essere credibile quando mena. Hill gli mette in bocca le battute cazzute e dritte al punto per cui è famoso (“o gli dai i tuoi soldi o io gli dò i tuoi soldi”) e ne fa praticamente un Nick Nolte tradotto per le copertine di Cioè.
Il primo colpo di sgurz in reparto casting è Rick Moranis in un ruolo serissimo, ovvero il rock manager stronzo, attuale fidanzato di Ellen Aim nonché mandante dell’operazione di salvataggio. È impossibile non ridere guardandolo in faccia, ma la sua dedizione nel ruolo dell’arrogante incravattato che fa a gara di impassibilità con Paré è a dir poco acrobatica.
Il secondo colpo di sgurz invece non è merito di Hill ma di Amy Madigan: chiamata a leggere per il ruolo della sorella di Cody (poi andato a Deborah Van Valkenburgh, il troione dei Warriors) Amy rimane invece colpita da quello di spalla del protagonista, l’ex-soldato Mendez, per il quale la produzione stava trattando con Edward James Olmos. Amy chiede di provinare per quello, così com’è, senza aggiustamenti. Walter si fa convincere e – a parte un paio di piccole gag – si limita a cambiare l’etnia del cognome: nasce McCoy, il prototipo del donnuomo cinematografico.
Ellen Aim è Diane Lane, semplicemente una delle donne più belle della storia del cinema in uno dei suoi ruoli iconici. È appena 18enne ma ha già alle spalle due film di Coppola ed esperienze teatrali con Meryl Streep e Laurence Olivier, ma soprattutto il ruolo di cantante punk nel piccolo cult Ladies & Gentlemen, the Fabulous Stains. Per chi se lo chiedesse non solo piuttosto ovviamente non è lei a cantare i brani del film, ma la sua voce nei pezzi di Jim Steinman è un mix amalgamato di tre coriste diverse.
Infine, per il ruolo del cattivo Walter Hill si fa ipnotizzare da un piccolo film chiamato The Loveless, esordio di Kathryn Bigelow. Il protagonista fa il motociclista, e Walter lo assume nel ruolo del motociclista: è il primo ruolo importante in carriera di Willem Dafoe.
È facile per me oggi dichiarare che Strade di fuoco è un film che mi è lentamente cresciuto dentro e ad oggi uno dei miei preferiti in assoluto e procedere di conseguenza ad elencarne le varie grandezze, ma è altrettanto facile capire perché alla sua uscita molti rimasero perplessi e perché oggi possa fare lo stesso effetto a chi non l’ha mai visto: la musica è il cuore del film, e metà della musica è stata scelta dagli studios.
Ci sono due pezzi ingombranti a firma Jim Steinman e un paio di ballate pop da classifica, e il resto è un archetipico western ambientato in una riproduzione libera dell’America della prima metà del 20esimo secolo che fa da sfondo alla storia d’amore più individualista e testarda dei suoi tempi, e non c’è tentativo di favolistica atemporalità che regga: Hill non è regista particolarmente fantasioso, è uno che il massimo del virtuosismo è un montaggio ritmato inframezzato da fotogrammi neri, i suoi pregi stanno altrove e i due stili non riescono a mixarsi in modo davvero coerente, per cui ogni tanto pare di aver fatto zapping fra L’eroe della strada e un video delle Bangles.
Dall’altra parte però si tratta comunque di un mix fra due cose che, prese a sé, funzionano entrambe alla grandissima.
Perché un action cazzuto di Walter Hill è sempre un action cazzuto di Walter Hill, e su questo versante, tra il caos iniziale dopo il rapimento, l’incursione di Cody e McCoy nel quartiere nemico e lo scontro finale a martellate, c’è poco da invidiare a I cavalieri dalle lunghe ombre, per dirne uno.
E perché quando ti dicono “favola rock’n’roll” un pezzo come Tonight Is What It Means To Be Young è il finale di Transformers 3 della musica, e non importa quanto sfoggio di virile freddezza hai visto fino a quel momento, quando è il suo turno esplode tutto.
Passato l’imbarazzo, hai il meglio dei due mondi.
Un paragrafetto sul finale
Cody e Ellen si mollano. O meglio: Cody molla Ellen. Quando sembrava che si fossero riavvicinati, quando sembrava che avessero appianato le loro differenze, quando Ellen era arrivata a dichiarare di essere disposta a mollare la carriera per seguire Cody ovunque, Cody decide che invece no, erano probabilmente cazzate emotive post-trombata, l’amore non basta, i loro stili di vita non combaceranno mai e non vale neanche la pena disturbarsi a provare. Per cui se ne va senza salutare, scappando in macchina con il simulacro femminile di Edward James Olmos.
Come fai a non meravigliarti di fronte a uno come Walter Hill? Uno che minaccia di raccontarti una favola romantica, e poi la morale della storia è che le favole non esistono e che lo spirito è più forte del cuore?
Io non conosco la sua storia personale, ma quando ti proponi di realizzare il progetto dei tuoi sogni e di volare liberamente con la fantasia e quello che ne esce è una storia dove l’eroe rimane solo, qualcosa significa per forza.
Titoli di coda:
httpvh://www.youtube.com/watch?v=wCIrPJ6SBl4
DVD-quote:
“Una favola per chi non crede alle favole”
Nanni Cobretti, i400Calci.com
P.S.: in tutto questo casino, la beffa finale è che a sfondare le classifiche fu soltanto I Can Dream About You di Dan Hartman, che nel film viene giusto accennata dal gruppo spalla di Ellen Aim. E che Michael Paré, nel mezzo di una carriera quasi immediatamente sacrificata all’action DTV, ha finito per recitare in un serial tv proprio insieme a Michael Beck, poi in qualcosa come cinque film di Uwe Boll e infine, due anni fa, in un assurdo sequel apocrifo di Strade di fuoco diretto da nientemeno che l’imperatore del casereccio Albert Pyun: vi avrei detto volentieri com’era, ma a quanto pare sta ancora cercando distribuzione e si trova solo qualche spezzone su Youtube.
Completamente d’accordo: Walter Hill e’ uno dei miei registi preferiti in assoluto e questo film e’ fantastico. Mi piace come sia un film, come giustamente fatto notare da te, dove gli elementi non combacino perfettamente (il registro favolistico, la musica cafona, lo stile essenziale e diretto del regista), ma alla fine tutto funziona: il duello finale poi tra Cody e Raven e’ quanto di piu’ western visto negli anni ’80… Walter Hill e’ un grande, avanti di 20 anni rispetto a tutti.
Ho commentato per un po’ circa 4 anni fa poi ho smesso: ritorno per questo film, grazie per l’articolo.
Ottima rece capo.
Sinceramente, non riesco ad apprezzare questa enorme fatica di Hill quanto te: il ritmo è incalzante, il casting interessante, la sua regia non fa dei virtuosismi con i movimenti di macchina, ma con il montaggio, che diviene mezzo narrativo al 100%.
Ma la faccia da schiaffi di Parè unita alla sua inespressività da zotico fanno scadere la credibilità; cos’ come la sua storia “roamntica” con il donnuomo, un pò raffanzonata.
E’ un film più estremo, dal punto di vista stilistico, di “The Warriors” e per questo molto interessante, ma non altrettanto coinvolgente.
Bellissima rece. Pur essendo fan di Hill da più di mezza vita ormai, Streets of Fire l’ho scoperto relativamente da poco (grazie a un mio amico che fa il prof. in una scuola privata cattolica, le vie del cinema sono infinite), ma è diventato da subito uno dei miei film preferiti di tutta la vita (cosi come la soundtrack).
@zen my ass: bentornato!
@cobra verde: Cody non ha nessuna storia col donnuomo. Il bello del finale è che hai zero virgola zero motivi per leggere con malizia il fatto che se ne vada con lui: Edward james Olmos doveva essere, ed Edward James Olmos rimane.
Probabilmente uno dei pezzi migliori letti su questi Blog . Ratings !
Il film mi manca
il film non lo conosco ma essendo io tra quelli che – come avevi previsto –
mentre ascoltavano la sigla si rendevano conto che “1) È LA FINE DEL MONDO, e 2) si divora qualsiasi cosa senza pietà” mi faccio volentieri portavoce dell’umanità e ti chiedo: “la prossima volta, ci metti tutta la playlist?!grazie!”
Parè dovrebbe stare nei MERCENARI insieme a Dudikoff.
Invece di reclutare gentaglia giovine di cui non frega niente a nessuno.
Ottimo articolo comunque.
PS:L’altro giorno mi stavo domandando quando farete un articolo su American Cyborg-Steel Warrior :)
Credo sia stato il mio unico “blind date” con il cinema, e non sarebbe potuto andare meglio.
Piccolo amarcord. Era una domenica dell’ottobre ’84, non avevo “La Nazione” sottomano né la voglia di fare un giro fra le segreterie telefoniche dei locali di Siena (sto a meno di 30 Km). Pensai: fra cinque sale di prima visione e due cineclub, qualcosa che mi interessi dovrà pur esserci.
Così presi il treno delle 3:10 (o giù di lì) e, proprio al cinema “Fiamma”, trovai «Strade di Fuoco».
Le battute di Michael Paré (Cody, come “Buffalo” Bill), doppiato da Tonino Accolla, restano memorabili e degne di un Premio John Wayne 1984: “Verrò a riprenderla”, “Siete delle seghe”…
E il fatto di piantare in asso una ragazza meravigliosa, pensandoci ora, quasi anticipa un altro èmulo – più ironico – del Duca: il Jack Burton di «Big Trouble in Little China».
Bellissima Diane Lane in rosso e bellissima anche dell’anno prima in bianco e nero in Rusty il selvaggio,il titolo Street of Fire era in originale per The Warrior,ci vorrebbe anche uno special nel bellissimo I guerrieri della palude silenziosa (Southern Comfort),film che ho inventato il genere survival horror e ispirato Cameron per Aliens per le inquadrature.
Anche i Trasgressori(Trespass) era bello forse il suo ultimo vero capolavoro.
Ma sbaglio o i protagonisti del primo Hill non hanno mai fatto nulla di memorabile dopo aver lavorato con lui?
P.S. – Ed il personaggio di Diane Lane si chiama, sostanzialmente, come colei per la quale si era combattuta un’altra guerra di tre millenni prima.
Già con Warriors Hill s’era appoggiato alla letteratura greca (Anabasi). Sta a vedere che pure Alien viene da lì, magari da uno dei dialoghi di Platone.
Ziocan che filmaccio della Madonna, l’ho visto per la prima volta 6 o 7 anni fa e me ne sono innamorato:
La protagonista é tanta roba (bbona)
Moranis che fa il cattivo di contorno é tanta roba
Dafoe grosso e buzzurro che fa il cattivo é tantissima roba
Trovo interessantissime le ambientazioni a metà strada fra gli anni 50 e gli 80
Trovo interessantissima anche la scelta stilistica della colonna sonora stile rockabilly suonata in stile pop anni 80
Unica pecca la trama un po così, che si redime parzialmente con il finale a sorpresa
Domanda,sento citare spesso Transformer 3 in codesto luogo,ma é guardabile?
No perché io mi sono bloccato al primo,come film d’azione era OK,ma ogni volta che un robot faceva un discorso volevo morire.
Una roba che manco l’architetto di matrix o la mia vecchia insegnante di chimica signora mia….
@tierratanmala
http://www.i400calci.com/2014/07/transformers-lera-dellestinzione-la-recensione-che-bramavi-di-leggere/
Porca miseria, per una volta che penso “abbiamo rotto il cazzo con Transformers 3, non lo linko di nuovo” ecco che lo chiedono al volo.
E’ qui:
http://www.i400calci.com/2011/07/tate-modern-presenta-transformers-3/
@ace: quello e’ il quarto
Non è il mio film preferito di Hill, forse proprio perché non mi gasa granché la musica di Steinman. Mi gasano i due pezzi di bravura che Hill tira fuori in quei due momenti musicali, che è diverso. E infatti il mio momento musical preferito del film è quello con i Blasters.
Nonostante il titolo non avevo mai associato il film alla canzone di Brùsprinstìn. Non sono un fan sfegatato del Bruce, ma penso che se fosse andato in porto la sua collaborazione sarebbe stato un film ben diverso e ben più compiuto.
Detto ciò, come ben sottolineato dalla bella rece di Nanni, “Strade di fuoco” è pur sempre un gran film di uno dei più grandi registi, in uno dei suoi momenti più felici e liberi, quindi grande cinema a prescindere.
@nanni
accazzo. vabbè così se legge pure quello.
Ma Nanni! hai dimenticato che il buon Michael appare anche in un film di Carpenter !!!11!!1 Nel merdoso remake del villaggio dei dannati, dove muore nella maniera più idiota di tutta la storia del cinema praticamente a tre secondi dai titoli di testa. La cosa veramente divertente è che era tipo il quarto nome a comparire nei titoli di testa medesimi! :D
Cmq recensione bellissima quanto doverosa
@progetto2501: non l’ho dimenticato, e’ solo che si trattava di una comparsata semi-inutile e stavo citando solo le cose piu’ buffe. Per fare un altro esempio: comparire anche in un film di Sofia Coppola non e’ buffo.
michael appariva di fisso in ralph supemaxi eroe
e tanto basta
Non l’ho mai visto, ma Walter Hill + Bruce Springsteen (quantomeno come ispirazione) non può che risultare in un filmone.
@Nanni: ma questo è l’inizio di uno specialone Walter Hill? Perché bramerei un articolo targato 400 calci su “Ancora Vivo” e tutte le storie collaterali che ci girano intorno
No, fa parte dello Speciale 1984.
La volta che partiamo con Walter Hill partiamo dall’inizio.
Eh, visto ora, pensavo lo Speciale 1984 si fosse concluso con la 400tv Ghostbusters. Comunque io TeamSpecialeWalterHill e TeamSpecialeJohnCarpenter tutta la vita.
Un film stranissimo ed è vero sono belle immagini tra due canzoni memorabili. E’ un film strano con tutte le cose al punto giusto, il regista, il protagonista, la bella, il cattivo, lo scontro finale memorabile, il finale tipicamente western (il cavaliere della valle solitaria) l’ambientazione, le musiche. Ma c’è qualcosa che non va, che ti lascia dubbioso. Rimane però un film magnifico, proprio per la sua stranezza.
Con questo film, quando uscì, mi innamorai perdutamente di Diane Lane.
Rivisto da poco, mi è enormemente piaciuto. Anzi, all’epoca per essere un Walter Hill sembrava un po’ troppo per ragazzini, ma è invecchiato benissimo e le rughe gli donano.
Credo che non esista un adolescente etero degli anni 80 che non abbia dedicato almeno una sborrata a Diane Lane. E scusate il romanticismo.
Io me ne innamorai già in “Branco selvaggio” dove aveva 15 anni e ne dimostrava 12 (ma anch’io avevo quell’età quindi niente fantasie illegali).
E poi lo ammetto per quell’incredibile schifezza di “Love Dream” con Cristopher Lambert, dove però mostrava per bene le notevolissime tette quindi bene bravi bis. Era ancora più da seghe il coevo “All’improvviso uno sconosciuto” che era pure un buon film, ma che vidi qualche anno più tardi.
Pronti?
VIA:
Diane Lane <3
Mi ricordo benissimo di quando da ragazzino ho visto questo film.
Mi era sembrato cazzutissimo già allora, da zero. Duello finale coi martelli come un Highlander fatto dagli operai.
Fino ad ora ignoravo completamente che il cazzutissimo cattivo era Willem Dafoe. Ricordo ancora con un brividone di piacere la frase epica con cui si presenta:" vedo che anche a te piace giocare duro come a me. Bene."
Pronunciata vestito con una salopette incerata a pelle e mentre intorno sta andando a fuoco metà delal sua banda.
Il famoso sacco della spazzatura ignifugo.
Grandissimo pezzo, purtroppo devo ammettere di non averlo mai visto e la rece -come sempre- mi ha messo voglia di recuperarlo immediatamente. Me lo sparo al più presto..
Uno specialone su Hill sarebbe fantastico oltre che utilissimo. E poi vogliamo mettere una rece de I guerrieri della palude silenziosa? *sbavaz*
OT: ieri ho visto interstellar, lunedì ci sarà da divertirsi.
E’ opportuno puntualizzare che Willem Dafoe ha avuto da SEMPRE la faccia da deviato sessuale. Non gli è venuta con l’età, insomma.
@ Anal Smithee
Anche nel film girato quattro anni dopo, con Martin Scorsese?
Certo che Barbara “Boxcar Bertha” Hershey è sempre stata una bella tentazione…
Un rene in cambio della rece
di 48 ore e sequel.
vi prego…
@NANNI “La volta che partiamo con Walter Hill partiamo dall’inizio” ,fantastico propio quello che volevo sentire,non vedo l’ora.
Questo film è da anni che ciclicamente mi torna in mente. E metà di questo pazzesco cast monco lo ricordavo. Peccato per la carriera di Parè che come cartonato non aveva nulla da invidiare a gente come Keanu Reeves e simili. Il video del sequel apocrifo non sembra neanche tratto da un film. Surreale.
Urca non l’ho mai visto :-\ ma sembra Purple Rain di menare quindi lo recupererò quanto prima.
Questo non me lo sono mai cagato. Colpa mia. Nella speranza di far cagare meno nella vita mi tuffo nel torrente di corsa. Mi piace molto quando recensite film di molti anni fa, tra il mucchio c’è sempre qualcosa che mi manca da recuperare e sono sempre bombette. Grande Nanni.
Come non amare questo film ? Michele Puré lo vedevo sempre nei telefilm su Italia1 e solo tanto tempo dopo ho scoperto questo pezzo enorme di Hill.
Teoricamente dovrebbe essere un super mega film. Ma ci sono delle ingenuità imperdonabili. Lui ribadisce troppe volte un concetto di cui non importa un fico secco a nessun altro personaggio: “Sì, ma io ho il fucile”. Lo dice come fosse un M60, o un lancia granate. Ma nessuno si scompone, infatti non è che una doppietta abbia mai fatto paura a qualcuno. Mah. Altro difetto: ha i baffi, e al pubblico di questi film non piace la gente con i baffi perché ricordano i nonni, mentre noi giovani abbiamo il viso pulito (come il cattivo). Le bretelle, poi, a dare il colpo di grazia. Avessero caratterizzato protagonista e antagonista in modo opposto avrebbero fatto qualcosa di più coerente con il film stesso.
A livello di idee buone mal sviluppate lo associo ad Howard il Papero. Stessi anni, stessa regia ottima con ambientazione anni 80 da urlo. Mitologia pura. Errori molto simili, però. Protagonista tanto sbagliato quanto è azzeccata Diana Lane rockstar. Storia di un buonismo così smielato che dopo dieci minuti hai già un dente cariato (ma almeno Howard nel finale recupera alla grande). Due film che adoro, due flop che adoro. Anche se questo di Hill lo trovo decisamente più noioso rispetto all’altro, non solo per le botte troppo finte, ma proprio per la storia che lui ha il fucile.
Personalmente un po’ mi rammarico, a proposito di Jim Steinman e di Bonnie Tyler, che «Holding Out for a Hero» fosse stata inserita nella colonna sonora del contemporaneo «Footloose», anziché in quella di «Streets of Fire».
(Con il massimo rispetto per la leggenda di Kevin Bacon, e di Lori Singer).
Jim Steinman tira fuori sempre LA STESSA canzone.
La migliore che abbia mai sentito.
Vogliamo parlare di Nowhere Fast? There’s nothin’ wrong with goin’ nowhere, baby
but we should be goin’ nowhere fast… Che bomba…
Non avevo mai notato i lontani punti di contatto con il primo Springsteen, grazie Nanni.
Grande film e non scordiamoci che è stato fonte di ispirazione anche per quel capolavoro che è Final fight!
Se in «Strade di Fuoco» domina la mai troppo celebrata avvenenza di Diane Lane, il cui physical acting sull’esaltante «Nowhere Fast» mi aveva già catturato dai trailer e servizi Tv, ieri sera il gusto dei trivia mi riaccese all’improvviso un ricordo, che nel film di Walter Hill fa bella mostra di sé (non principalmente per il volto) anche la ballerina ed attrice francese Marine Jahan: lì appare come sexy-dancer del locale “Torchie’s” ma soprattutto, l’anno prima, era stata body-double di Jennifer Beals nelle provocanti evoluzioni di «Flashdance» (poi riprese da J.Lo per il video di «I’m Glad»).
Manca però tutta la parte relativa a come Streets of Fire sia diventato un caso in Giappone e abbia ispirato una lista infinita di anime e manga :)
Bubblegum Crisis deve quasi TUTTO a Street of Fire, sopratutto con il rapporto con le musiche e anche per come viene intesa l’ambientaizone.
Dalla mia collezione di vinili.
@marco: di base ci manca perché non ci ho mai creduto. Michael Paré va in giro a dire “Streets of Fire in Giappone e’ considerato uno dei 100 film piu’ belli della storia del cinema” e io ho sempre pensato “si’ certo, come no” e non ho mai approfondito.
Grazie della recensione. Lo avevo sempre evitato, ora è finito nei miei film preferiti!
Ciao Nanni,
ho trovato questa discussione sul sequel apocrifo in cui viene descritto piuttosto dettagliatamente da alcuni spettatori che lo hanno visto in una proiezione speciale all’Alamo Drafthouse nel 2012
http://www.imdb.com/title/tt1253859/board/nest/117007705?ref_=tt_bd_2
I commenti sono esilaranti,ma pare sia proprio un disastro.
Peccato, perchè qualche ideuzza interessante comunque ci sarebbe.
Non sono del tutto sicuro sia uno SPOILER, ma nel dubbio…
Una di queste è che Tom Cody/Parè è diventato pazzo nel frattempo dopo avere combattuto in una guerra misteriosa, e alla fine del film uccide una spoliarellista dopo averla aiutata a uccidere la sua partner (tra l’altro, a un certo punto dice di avere ucciso McCoy nel deserto e questa cosa invece mi fa incazzare, perchè quel donnuomo lì mi piaceva un sacco come personaggio).
Il resto sembra essere un macello malfattissimo.
Tra l’altro ho anche il vago sospetto che anche l’idea di fare un film su un buono che riappare dopo molto tempo ed è diventato “cattivo” sia stata rubata da Pyun, magari a Universal Soldiers 3 3 4
L’articolo su «Streets of Fire» mi ha coinvolto anche emotivamente, sei giorni fa, quanto le power ballads di Jim Steinman: la prima delle quali irruppe in Tv nell’autunno ’84 e, insieme col nome del regista, mi calamitò nel cinema di Siena dove – per avventura – trovai il film in programmazione; la seconda, neanche due ore dopo, me ne fece uscire con un magone bittersweet della Madonna, che a distanza di trent’anni può soltanto essere accentuato da un senso di incredula nostalgia.
(“Sono stato giovane insieme”, con quei personaggi ed interpreti, me ne distacco malvolentieri: abbiate pazienza ancora per un po’, di norma non sono tanto prolisso).
E la fretta di intervenire, a tamburo battente, genera mostri; o quanto meno virgolettati approssimativi, circa gli esempi del memorabile spirito wayniano cui mi riferivo (evidente perfino in certe posture di Michael Paré, bretelle comprese; così come nella stessa battuta – scelta da Cobretti – sulla retribuzione obbligata dell’informatore, o nel pugno rifilato ad Ellen per tacitarla e farla portare al sicuro – da McCoy – mentre Tom va alla resa dei conti).
Venerdì fui còlto dal dubbio poche ore dopo il mio iniziale commento-amarcord, e così ebbi un motivo in più per fare prima possibile i compiti a casa, ripassando con calma l’edizione italiana del film; non senza ordinarne sùbito il dvd, perché tra l’altro ci tengo a sentire il protagonista in originale, con quell’accento “di uno stalloniano meraviglioso” descritto dal Boss.
Mi sono perfino dato da solo un “consiglio per l’arredamento”, ordinando anche il poster (da mettere accanto a quello di Duke), giacché io sono legato alle immagini pubblicitarie dell’uscita in sala, che spesso non si ritrovano nelle copertine dei prodotti home-video (magari, come in questo caso, unicamente sui dischi audio); e desidero preservarle al meglio, non solo per qualche gradevole licenza attrattiva, tipo disegnare Diane Lane con le gambe nude anziché inguainate di rosso:
http://ftv01.stbm.it/imgbank/GALLERYXL/ST/01015401.JPG
Coltivata la passione e rinfrescata la memoria, ecco dunque il doveroso errata còrrige sui virgolettati del doppiatore principale Tonino Accolla:
1) Tom Cody dice “Andrò a riprenderla”, visto che sta parlando con sua sorella, e non “Verrò” (verbo usato più tardi da Raven, faccia a faccia con lui, dopo la liberazione della ragazza). Fosse stato esclusivamente per questo, un verbo di moto piuttosto che un altro, non ci sarei tornato sopra. Ma c’è di più, e di peggio.
2) Cody definisce tre volte Billy Fish, in varie situazioni, con un medesimo epiteto:
– rivolgendosi ad Ellen Aim, in presenza di Fish (e di McCoy), poiché non vuole essere da lei affiancato, nel coprire la fuga, ma appunto che ella rimanga in macchina e si metta in salvo: “Resta col tuo mezzasega”;
– rivolgendosi ancora ad Ellen, in disparte per un chiarimento riservato (su richiesta di lei): “Se vuoi parlare con qualcuno, parla col tuo mezzasega”;
– congedandosi dallo stesso (riconoscente) Billy, però con un sorriso amichevole e fiducioso, dopo l’atto di bogartiana rinuncia alla sua fiamma appena ritrovata: “Non so se lo rifarei, mezzasega”.
La frase che gli avevo attribuito io, “Siete delle seghe”, proviene da un diverso – di poco successivo – doppiaggio del grandissimo, ed insostituibile, Tonino “Eddie Murphy” Accolla: la dice a Michael J. Fox, con relativo basket-team, il belloccio della scuola e suo antagonista in «Teen Wolf / Voglia di Vincere».
“Le parole sono importanti”. Chiedo venia per aver confuso il singolare col plurale, e la parte con l’intero.
@marco: tutto giustissimo. Stavo anche cercando di ricordare quando Cody dice a Fish una roba tipo “sai qual è il problema con te? che a menarti non ci sarebbe gusto”, ma una settimana dopo fatico a ricordare l’espressione precisa inglese figurarsi quella italiana…
Moranis si stacca dagli altri e si avvicina con sicumera a Paré:
Ah, ho saputo che hai avuto una storia con Ellen. Beh è meglio che ti fai da parte. Ficcati nel cervello che ormai sei uscito di scena. Io per le faccio cose impossibili, uno come te non riuscirebbe mai a farle. Sono cose importanti, ma tu che puoi capire.
Parè gli si piazza davanti e lo prende per la giacca:
Lo sai cosa ho capito? Che prendere a calci in culo uno come te è troppo facile, non vale la pena.
Detto questo Moranis viene mollato: Allora fa tre passi indietro e poi si gira:
Tu le mani sul mio vestito nuovo non ce le metti!
Io sono tra quelli che ha visto il film per la prima volta a seguito della recensione e mi ritrovo perfettamente nella tua descrizione. Con l’aggravante che a parte il pezzo iniziale (bomba enorme, mi ci sveglio la mattina) e quello finale (ma meno) la musica non mi è sembrata sta gran cosa.
Ora che mi sono risentito le battute che si scambiano Cody e Billy però ho apprezzato di più lo script. Cosa che alla prima visione onestamente mi era scivolata un po’ addosso.
Però il problema del film è che sembra non librarsi mai, come l’amore dei due protagonisti vive di momenti davvero molto belli, ma poi se mi dovessero chiedere della storia d’amore in generale, avrei difficoltà a dire che per me è stata memorabile.
io ho una quantità infinita di film alle spalle, tra blockbusters ed essai e ho visto questo film a seguito di questa rece. Amo Walter Hill, ma sto film mi è sembrato assai minore, non vedo tutta questa “seminalità”, i colori, storia e montaggio videoclipparo li ho riscontrati in tanti altri film e la storia in sé la trovo parecchio banalotta e le battute quanto di più stereotipato ed a volte ridicolo sentito. Michael Puré fa davvero pietà a recitare, ma del resto come tanti altri attoroni, che invece, non si sa come, han fatto una folgorante carriera (Clooney su tutti). Forse vedo questo film con gli occhi di un quarantenne, forse non colgo il genio, forse… ma se penso al buon vecchio Hill di Driver, the Warriors, i guerrieri della palude silenziosa… bhe mi piange il cuore davvero. Unico plauso all’originalissima lotta finale coi martelli.
Tutto così perfettamente goffo…esagerato…i dialoghi..e i vestiti poi…
E della rivolta dei cittadini che alla fine si armano e si schierano contro i cattivi?
Bellissimo, nella sua ovvietà.
Cos’ e ricerchiamo…l amore…o quella sensazione, quel peso che ci dà in quei momenti, anche se di abbandono…
BELLISSIMO.
Io invece mi emoziono ogni volta che lo vedo. Sempre. Sarà che è stato in grado di tramutare in film sensazioni. Eroe che difende la sua bella(Diane Lane é di una bellezza sconcertante…)la riconquista contro tutto e tutti, seppur goffamente. Ed infine il lampo di genio…un finale da Oscar. Una delle più belle canzoni mai ascoltate in un film…adrenalina a manetta…per sconfiggere quel peso dentro. Guardate lui, solo io ho visto quel senso di sgomento negli occhi? Lei…quale miglior contesto per tentare di alleviare quel peso allo stomaco…se non un palco musica rock(in tutti i sensi) e cantare a squarciagola…
De gustibus…
Ma tutta la vita.