“La faccia di Danny Trejo, in sè, è un paesaggio” con tutti quegli avvallamenti, quelle insenature, quelle occhiaie, rughe, bozzi, segni, incisioni e così tante imperfezioni che pare modellato apposta, il volto di Danny Trejo è il feticcio di Robert Rodriguez. L’ha scoperto in Desperado ma per Danny era già il 25esimo film (in cui recitava per meno di 5 minuti) e aveva 50 anni, era nel pieno della sua seconda vita, quella che ha potuto fare in virtù della prima.
La prima l’ha vissuta in galera, da pugile (così almeno le botte le dai senza essere punito) e arrivando ad essere il campione del circuito delle carceri. Esatto, Undisputed gli fa una sega, lascio a voi immaginare con Danny Trejo a menare le mani seriamente quale fosse la grazia e lo stile dei combattimenti.
Danny Trejo, lo sappiamo tutti, non è un attore, almeno non nel senso stretto del termine. Danny Trejo non interpreta, Danny Trejo È. La recitazione applicata a lui è “presenza”, ha delle battute e dei personaggi ma non è che si immedesimi o finga sentimenti o altro, Danny porta nel film se stesso, il proprio corpo, la propria faccia, quell’innata presenza e basta, che poi vuol dire che porta la sua storia personale, la maniera in cui la sua vita ha dato una forma ai movimenti, al fisico e alle espressioni. Altro non può fare ma è più che sufficiente ed è in ultima analisi quello che il cinema fa. Gli attori fingono, Danny sta ad un grado di finzione minore, non è quello che interpreta ma il suo corpo sì, lo è. Quando al cinema viene inquadrato un essere umano, non è solo per quel che dice o fa ma per come cambia l’ambiente intorno a sè. La presenza. Alcuni ce l’hanno altri no. Danny Trejo se l’è creata con una vita intera di violenza e quando sta nella scena tutto intorno a lui cambia e diventa come lo vuole lui. È come il tappeto del Drugo, lui dà un tono all’ambiente. Fa reparto da solo.
A Hollywood non è nemmeno il primo degli attori di questo tipo, le presenze sceniche che si guadagnano una parte, alle volte anche da protagonisti, non in virtù delle capacità recitative ma della maniera che hanno di abitare l’inquadratura o anche solo della facciaccia che si ritrovano è vecchissima. Lee Marvin era arrivato così sullo schermo, era un militare, aveva combattuto per davvero la seconda guerra mondiale, e nei marine, poi ferito era stato costretto a tornare a casa ma distrutto per non poter essere rimasto accanto ai commilitoni (nonostante una medagli al valore, la Purple Heart) o Johnny Weissmuller, il primo Tarzan che in realtà era un nuotatore e via dicendo. Danny Trejo è questo: una presenza. Una che oggi pare fuori dal tempo, perché appartiene a generi fuori dal tempo (ce lo vedete in un film di supereroi ad alto budget? O in un film di fantascienza intellettuale?) e infatti piace ad un nostalgico come Rodriguez.
La sua storia è raccontata benissimo in Champion (la locandina appesa in camera, immediatamente), doc sulla sua prima vita prodotto da Rodriguez e narrato dallo stesso Danny, un trionfo di racconti allucinanti, umorismo e bontà (oggi, dopo aver passato l’inferno Trejo è una specie di Babbo Natale butterato, un tripudio di buoni sentimenti e gentilezza).
Non stiamo parlando di conoscere la biografia di Liz Taylor o quella di Paul Newman, quelli sono attori, recitano, così sono bravi tutti! Danny Trejo è straordinario perchè porta addosso quello che ha subito e ha vissuto, Danny Trejo è il proprio vissuto.
A scoprirlo per primo fu quel genio di Andrei Konchalovsky in quel fottuto capolavoro distribuito dalla Cannon che è A 30 secondi dalla fine (IMDb dice che c’è un altro film prima, ma io credo a Danny). Un regista russo che vede in quella facciaccia un “tipo” da proletkult e lo pretende come extra (in Champion il buon Danny fa anche un imitazione dell’accento russo di Konchalovsky quando lo sceglie). Lui era appena uscito dalla galera, aveva 41 anni buona parte dei quali passati dentro (e meritatamente: “Non avete idea di cosa non ho fatto“, parole sue) e gli attori avevano davvero paura di lui, onestamente. Fino a quel momento faceva lo sparring partner per chi doveva interpretare un pugile, li allenava e loro morivano di paura, non credevano potesse essere una brava persona (dagli torto!). Ad un certo punto qualcuno glielo disse: “Danny, non puoi fare così, smettila, stai terrorizzando il set. Se vai avanti così non lavori più”.
È questo, Danny Trejo: una persona che se anche non lo vuole mette paura, incute timore, dà l’impressione di essere pronto alla carneficina. Cosa c’è di più cinematografico? Comunicare la violenza con un’espressione o un gesto. E questo, inconsciamente, Danny Trejo l’aveva imparato in galera, dove era una questione di sopravvivenza, se non abbai e mordi per primo sarai morso, se non sei pronto a dare coltellate le riceverai. E così lui viveva anche fuori dalla prigione, pronto ad attaccare, a mordere, con l’atteggiamento e la faccia che spaventano chiunque, perchè nessuno si doveva permettere il lusso di pensare di poterlo attaccare. Che poi fosse un pezzo di pane nella vita contava pochissimo, quell’atteggiamento faceva cacare in mano anche Satana in persona figuriamoci quei fichetti con la villa ad Hollywood truccati da teppisti.
Uno così è la fortuna di un cineasta. Re degli extra, poteva fare una vita intera come comparsa un tanto a presenza (e comunque gli andava benone, abituato com’era), non ci fosse stato per l’appunto Rodriguez a capire che poteva riassumere il Messico in una faccia, il grindhouse per eccellenza. Sergio Leone aveva Mario Brega, Rodriguez ha Danny Trejo, con quella faccia che è un paesaggio in sè.
Ora, gonfio d’ironia postmoderna, interpreta anche qualche ruolo di commedia, fa divertire con la presa in giro della sua presenza scenica. Robetta che diverte chi lo ama quando è serio, corollari. A 71 anni suonati è diventato talmente iconico (principalmente grazie a Machete) da poter parodiare se stesso, del resto l’abbiamo già detto che di “interpretare” un personaggio non se ne parla nemmeno. Danny Trejo è solo Danny Trejo.
Per approfondire: L’evoluzione di Danny Trejo
Mi avete fatto prendere un colpo, pensavo fosse morto…
Fossi in trejo comincerei a toccarmi…
Per il resto, gran bel pezzo!
Solo da queste parti si può leggere roba di così tanta qualità…
con la sua faccia che sembra il letto di un fiume morto, Danny è talmente buono che non batterebbe ciglio neanche se la colomba gli cagasse in mano prima di spiccare il volo!
Ma tu sei proprio sicuro che Trejo sia il pezzo di pane che racconta?
Io lo vedo più come uno che ha avuto l’intelligenza e la fortuna di staccarsi da un mondo di delinquenza e violenza contro i più deboli e indifesi che lo avrebbe portato ancora in galera e a una vita significamente più rapace.
Cioè, anche guardando alla bulimia dei suoi ruoli si capisce che ha il terrore di rimanere senza lavoro. E dal suo punto di vista mi sembra ovvio, visto che è abbastanza sgamato da avere la chiara percezione di essere su quei set per un’alchimia che lui può controllare fino a un certo punto.
La bulimia, pillole, potrebbe essere data anche dal fatto che lui sa cosa c’è dall’altra parte. Potrebbe aiutarlo anche come “redenzione”, anzi, più che altro anche solo per potersi immaginare diverso da quel che fu.
E poi ha pure 70anni, ci si smorza e ci si adagia un po’.
O magari ha fatto il primo film e si è detto “sborata, parlo normalmente e cammino, tiro due pugni, vedo turbofighe nude e guadagno sborantamila soldi, col cazzo che torno indietro”
Che bel pezzo!
Trejo sembra in effetti uno più prestato al crimine che al cinema, nel senso che nella fiction lo vediamo a proprio agio proprio grazie alla presenza scenica. Come delinquente sicuramente lo aiuta quella faccia e quel corpo che fanno brutto, ma vedendo come si comporta da signore in questi anni direste mai che può aver fatto male a qualcuno?
E gli avrei augurato anche una filmografia migliore soprattutto vedendo quanto ha fatto negli ultimi tempi…
Minchia davvero, come tutti i veri fancalcisti questo è il primo sito che apro la mattina e per un attimo leggendo il titolo anch’io ho pensato al rip.
Per la sua onnipresenza, secondo me conta soprattutto il fatto che di caratteristi del genere ce ne sono pochissimi in giro, e praticamente in tutti gli action dtv che si producono c’è un ruolo di messicano losco che nessuno potrebbe impersonare meglio di lui.
Quindi secondo me neanche si sbatte a cercare ruoli, lui se ne sta tranzollo sul divano a guardare Gossip Girl e ogni due minuti squilla il telefono che un regista lo vuole tre giorni sul set e lui essendo un buono non rifiuta mai, tipo il pizzettaro che anche se ha già 45 ordinazioni piglia anche la tua e poi ti consegna la pizza alle 23:45.
E poi immagino Sly che lo chiama per gli Expendables e per trollarlo Trejo dice di no solo a lui.
Bel pezzo Jackie, bravissimo!
Volevo solo tranquillizzarvi che come consolidata regola aziendale quando si tratta di R.I.P. scriviamo “R.I.P.”.
Prendetelo come l’inizio di una nuova rubrica con periodicità a caso.
Mi fa venire in mente la storia di MVP uno che si fatto 10 anni di galera per rapina mano armata e dopo diventato un gran wrestler,in America ci sono queste storie di redenzione.
@Ave Sventura: ma sono d’accordo con te attenzione. Era proprio nel doppio significato redenzione/tenersi occupato che mi riferivo alla bulimia dei suoi ruoli.
Poi è ovvio che avere un conto in banca sostanzioso e potere camminare a testa alta fra la gente avrà pure il suo peso ma, per come la vedo io, minore.
Anche perché Trejo mi sembra che ha iniziato a camminare a testa alta prima dei suoi ruoli cinematografici.
È sul Trejo pezzo di pane che ho dei dubbi, sui toni del pezzo. Cioè forse ho frainteso io ma qui mi sembra che ci sia un po’ troppa voglia di agiografia, quando invece la vita di Trejo è tormentata e senza dubbio una specie di emblema del mito della seconda possibilità che Hollywood sovente annacqua con il solito buonismo zuccheroso e tranquillizzante.
Io l’ho sempre visto come uno che ha visto il buio gli ha voltato le spalle e poi ha sfondato nel cinema.
E mi fa simpatia proprio per questo.
sono in estasi
Io avevo letto un’intervista del nostro, in cui diceva che all’apice della sua carriera, gli venivano offerti anche ruoli buoni e da protagonista, ma lui li rifiutava tutti perchè voleva sempre fare il cattivo che rigorosamente muore “per insegnare ai bambini cosa gli aspetta se fanno cose brutte”
Come fai a non amare una persona del genere?
@munky: bellissima. Poi Rodriguez gli ha chiesto “sei sicuro che non vuoi scoparti Jessica Alba e Lindsay Lohan?” e li’, un po’ controvoglia, ha ceduto.
ricordo che parlava di lui anche Bunker in “educazione di una canaglia” (se non erro) si conobbero in prigione, e dove se no..
Possibile che quest’uomo non abbia mai girato un porno?
faccio fatica a crederci.
ha due anni meno di mattarella .. e chi l’avrebbe mai detto.
Eroe Danny ed eroi voi de i400Calci per questo articolo (complimenti Jackie!)
Io mi ricordo che la prima volta che lo vidi era in Heat, e il suo personaggio, guardacaso, si chimava proprio Trejo. Da lì in poi diventò un amicone al pari di Harry Dean Stanton, perlomeno per me.
Champion me lo devo recuperare assolutamente,
per me il cinema, anzi, IL CINEMA, e` esattamente co` che Il buon Trejo rappresenta: gente con la faccia giusta, che non interpreta nulla, ha il personaggio in corpo perche` quel personaggio E` lui. Il grande autore cinematografico per me e` quello che sa adattare il ruolo alla persona giusta. Questo e` quello che differenzia cinema e teatro.
Visto che si tratta di una nuova rubrica, faccio la mia richiesta: quel dritto di John Cazale!
Rivedendo “Con air” ho scoperto che c’ è anche lui! °_O Ma addirittura in “A 30 secondi dalla fine”, “Programamto per uccidere”, “Heat”… oh, mamma! Non lo conoscevo, ma l’ avevo visto già più volte nel corso degli anni! XD
“Io avevo letto un’intervista del nostro, in cui diceva che all’apice della sua carriera, gli venivano offerti anche ruoli buoni e da protagonista, ma lui li rifiutava tutti perchè voleva sempre fare il cattivo che rigorosamente muore “per insegnare ai bambini cosa gli aspetta se fanno cose brutte”
Come fai a non amare una persona del genere?”
:lol:
Bellissimo ritratto.
Anche se fa quasi solo film di merda (ma a me i due Machete sono piaciuti) non ci si può volere che un gran bene ad uno così.
Tanto per fare il rompino, come analoghi di Trejo avrei citato altre facce di cuoio del passato – Bronson magari – piuttosto che Lee Marvin, che veniva dal teatro ed era un attore tecnicamente preparato, molto cosciente del suo magnetismo attoriale, come Boorman ben spiega in un bellissimo documentario che gli aveva dedicato.
pillole: in realtà la sua non è bulimia, tutte le comparse lavorano a questo ritmo, si fanno 2-3 giorni di riprese e poi un altro film.
Lui poi non era buono per niente, è il primo a dire di essere andato in galera per cose terribili. Poi quando è uscito e ha visto che c’era un altro mondo ha avuto questa specie di conversione
tommaso: si aveva fatto teatro ma il punto di Lee Marvin è che meglio di Bronson non usava la “recitazione” in senso stretto ma il suo corpo. Non è che fosse un attore migliore di altri, ma aveva una faccia e un fisico che si erano formati in anni di guerra vissuta intensamente
Danny Trejo Presidente della Repubblica!
il punto è che quando ha svoltato con machete, diventando noto anche ai più babbi, è diventato automaticamente un cazzo di meme, ma gli si vuole bene lo stesso, sia chiaro.
Ammettiamolo: Rodriguez l’ha usato da sempre come suo personale meme vivente
esiste una traduzione in inglese di “caratterista”?
o anche in messicano
Non che io sappia
@jackie
allora dovrebbero aggiungere nel dizionario: “Denny Trejo: an actor specialised in playing minor roles with similar characterization, usually based on a strong emphasis of his physicality, behavior or attitude. Ex: Jimmi il fenomeno is a sound Danny Trejo”
in un mondo perfetto ci sarebbe scritto
@Darkskywriter: di pizzari così ne ho conosciuti solo a napoli. posso dedurre quindi la tua provenienza?
Bellissimo ritratto. Trejo è un’icona, se lo merita tutto.
L’altro avanzo di galera che poi ha fatto film (ma pochi, non so se si merita un “Eroi”, per essendo Mr.Blue in Le Iene) e scritto romanzi stupendi è Eddie Bunker.
Grandi prove anche con Rob Zombie per il Trejo. Grandissimo idolo, nel link di approfondimento sull’evoluzione del caro Danny ci avrei messo anche Sons of Anarchy, ma quello non l’avete fatto voi. Machete fu bello, Machete 2 fu merda invece, ma va bene così… Memorabile in Con Air.
Per rimanere in tema caratteristi, personaggi balordi e feticci di Rob Zombie io ho grande stima di Bill Moseley che fa pure i dischi con Buckethead….
Runaway Train, per chi non l’avesse già visto, è da recuperare.
Credo che “caratterista” in inglese sia “character actor” (ho sentito Brian Dennehy usarlo relativamente a se stesso, quindi…).
Magnifico ritratto, la sua prima interpretazione che ricordo con chiarezza è in “Dal tramonto all’alba” da allora non ho mai più dimenticato non tanto la sua faccia, quanto la sua presenza ingombrante nella scena.
Poi leggendo questo cit: “(oggi, dopo aver passato l’inferno Trejo è una specie di Babbo Natale butterato, un tripudio di buoni sentimenti e gentilezza)” ho ricordato un episodio della sua vita privata di qualche anno fa, quando una nevicata improvvisa mise a repentaglio la vita di circa duecento cani di un rifugio, ci fu un appello alle tv locali e tantissimi si presentarono per dare una mano… e tra i tanti chi c’era? Danny Trejo, diavolo e acqua santa, strana storia di redenzione la sua.
Danny Trejo for president!!!!