Il sesso arrivò nella Hollywood mainstream passando per casa di mia zia.
Carissime persone, mia zia e suo marito, gente che definiresti brava; mi vogliono bene e mi guardano con una certa diffidenza mista a timore reverenziale perché io sono il nipote studiato, quello che conosce i libri e i film. Loro vanno al cinema una volta l’anno, quando c’è il film che ne parlavano da coso su canale cinque. Nel 1992 – non so perché me lo ricordo, ma me lo ricordo – il loro film annuale è Basic Instinct. Lo raccontano ai miei genitori, mia zia un po’ imbarazzata come se non fosse il caso di farlo sapere a tutti, suo marito con l’occhio gongolo di chi ha visto del pelo di qualità e ci tiene a dirlo in giro. Niente dovizia di particolari, perché c’è il bimbo nei paraggi. «Il bimbo» sono io (lo sono tuttora) e me ne sto pietrificato dietro uno stipite; ascolto di straforo, ho dodici anni, e non ho mai invidiato qualcuno così tanto in vita mia.
Perché in quei mesi, a scuola, non si parla d’altro; e come per ogni cosa di cui si parla a scuola senza che nessuno l’abbia vista, Basic Instinct si ingigantisce fino ad assumere dimensioni mitiche. Si vede QUALUNQUE COSA, pare. Fanno QUALUNQUE COSA. A un certo punto lei fa QUELLA COSA e poi lui, che è quello di All’inseguimento della pietra verde, le fa QUELL’ALTRA COSA. Girano testimonianze di seconda mano, fratelli maggiori che hanno visto, che dicono e non dicono, e il mito cresce a dismisura. Beninteso: abbiamo dodici anni, non cinque, quindi sappiamo COSA ci sia là sotto e abbiamo anche una vaga idea di come si debba usufruirne. Abbiamo fatto le nostre spedizioni esplorative sul versante oscuro dell’edicola. Abbiamo visto le VHS con l’avanti veloce quando i genitori non c’erano (in ordine cronologico: Top Gun, per fermare sul fotogramma dove loro fanno linguina per davvero; La rivincita dei nerd, dove a un certo punto c’è una che si vede tutto; Nove settimane e mezzo, per controllare se lei ha davvero il culo fatto a cuore. È la preadolescenza dei primi anni Novanta, ragazzino: fattene una ragione). Ma Basic Instinct è diverso. Di Basic Instinct ne parlano tutti, i nostri genitori e CIAK e il telegiornale e persino – inaudito! – mia zia che va al cinema una volta all’anno. E tutti hanno visto quella bionda che fa QUELLA COSA e lui che ricambia facendo QUELLA COSA e chissà QUANTE ALTRE COSE.
Conclusione: nel 1992 Paul Verhoeven ha portato il sesso nel cinema mainstream, coinvolgendo un attore di gran nome e regalando la celebrità immediata alla sua attrice, richiamando gran frotte in sala con l’unica esca del SI VEDE CHE FANNO TUTTO. La cosa di per sé non è inedita, né tra gli autori alti (ciao Bertolucci, Russell, Kasdan; ciao TUTTI I FRANCESI), né tra i guardoni bassi (bella Lyne, bella Zalman King); ma la furbacchionata di Verhoeven è quella di aver preso gente famosa e più nuda del solito e averla inserita in un genere sempre vincente e sempre di larghissimo consumo quale il thriller con gli omicidi, eliminando di fatto ogni aspirazione autoriale ma fornendo anche un pretesto socialmente accettabile a tutta quella larga fetta di pubblico che – vuoi per abitudine, vuoi per vergogna – non metterebbe mai piede in una sala dove si proietta un film bollato esclusivamente come “erotico”. E invece, magia: se a “erotico” aggiungi “thriller”, di colpo non sembra più che entri in sala per toccartelo. Intendiamoci, è la scoperta dell’acqua calda – non sto dicendo che Verhoeven abbia inventato la voglia di guardare gente che chiava. Però ha fatto tutto giusto al momento giusto. E non solo ha vinto, non solo ha reso Sharon Stone una star, ma – a riprova di quanto perfettamente abbia intercettato lo zeitgeist di quegli anni – ha anche creato un filone.
Era la prima metà degli anni Novanta e pareva che Hollywood sfornasse un thriller erotico alla settimana.
Non abbiamo tutto il tempo del mondo, quindi adesso mi limiterò a ricreare il clima di quegli anni elencando una serie di rapide immagini. Voi integratele con le vostre esperienze e il quadro sarà completo.
Basic Instinct che passa in TV. Mettersi col naso a un centimetro dallo schermo nella scena dell’interrogatorio. Rimanere delusi. Scoprire che Canale Cinque aveva massacrato il film di tagli. Recuperare la versione integrale. Rimanere comunque un po’ delusi. Avanti veloce, avanti a scatti, pausa, indietro, play. 1993. Sliver. CIAK che pompa Sliver pubblicando foto osé. Guardare Sliver e rimanere un po’ delusi. Avanti veloce, avanti a scatti, pausa, indietro, play. Il culo di William Baldwin. Il culo di Sharon Stone. Il culo di William Baldwin che occupa l’inquadratura molto più spesso e molto più prepotentemente di quello di Sharon Stone. Avanti veloce, avanti a scatti, pausa, indietro, play. Madonna Ciccone che entra a gamba tesa nel ring dei thriller erotici come una mosca sulla merda. Body of evidence. CIAK che pompa Body of Evidence con foto che non lasciano spazio all’immaginazione. Willem Dafoe che si fa versare la cera addosso. Avanti veloce, avanti a scatti, pausa, indietro, play. Chiedersi, tutto sommato, se valga la pena fare tanti sforzi per vedere la passera di Madonna. CIAK che ormai pubblica solo foto di gente nuda a caso come se glielo avesse ordinato il ginecologo. CIAK che pubblicizza quel film dove Shannen Doherty viene bendata e legata. Sharon Stone che non riesce più a liberarsi dal ruolo di fregna fatale. Avanti veloce, avanti a scatti, pausa. 1994.
Nonostante in due anni il filone non abbia prodotto un film decente che sia uno, la moda dei gialli con il pelo non accenna a finire, e arriva a coinvolgere uno dei nostri migliori amici.
Color of night, per quei pochi che se lo ricordano, è «il film con il pipo di Bruce Willis». Aggiungo io: il film con il pipo di Bruce Willis in diverse lunghezze, giacché della pellicola esistono varie versioni, tra cui un director’s cut di due ore e venti. Dopo una lavorazione particolarmente tormentata e un infarto per il regista Richard Rush, il film uscì accolto da una salva di pernacchie e/o di sguardi allibiti – in effetti, la prima cosa che vien da chiedersi dopo la visione è: «Ma che cazzo ho visto?». O anche, nello specifico: «Ma che cazzo di rapporto ha questo film con il filone del thriller erotico?». Bella domanda. Per certi versi, Color of night ha poco a che spartire con la morbosità patinata dei suoi predecessori, preferendo imboccare la via (tutta in salita) del murder mystery demente con un look post-Ottanta atrocemente fuori moda. I lungimiranti produttori, però, pensarono bene di imbottirlo di sesso per farlo rientrare nei nuovi canoni “alla Basic Instinct” e poterlo vendere di conseguenza; così facendo, crearono una specie di chimera impazzita con il corpo di thriller erotico, la testa di commedia gialla sconclusionata, e il cazzo di Bruce Willis.
Rivedendolo di recente – io che molto probabilmente non l’avevo mai guardato senza la tecnica dell’avanti a scatti – sono rimasto allibito e quasi ammirato dalla sua assurda mancanza di equilibrio nei toni e dalla sua estetica aberrante, che pesca il peggio degli ultimi anni Ottanta e dei primi Novanta in termini di acconciature, giubbini di jeans, luci flou, synth e sassofoni che vivono insieme, masse isteriche.
La trama è questa: Bruce Willis è uno psicologo traumatizzato da un incipit che sembra diretto da Tommy Wiseau. Egli si trasferisce a cercare conforto dal collega Scott Bakula, che però muore subito, lasciandogli in eredità un gruppo di pazzerelloni a cui fare terapia di gruppo (tra i pazzerelloni: Lance Henriksen e Brad Dourif). Forse è stato proprio uno di loro a uccidere Scott Bakula? Chi lo sa! Anche perché nel frattempo il povero Bruce deve fare i conti con il suo daltonismo psicosomatico e con un sospettoso poliziotto messicano che costituirebbe un divertente “alleggerimento comico etnico” se fossimo in Alabama nel 1868. I dolori di Bruce vengono leniti dalla pucchiacca d’ordinanza, nella persona di Jane March – quest’ultima, che ve lo dico a fare, diventata famosa tre anni prima con quel film francese di gente che scopa ai tropici, L’amante, che tanti cinefili blasé hanno guardato tenendo il cappotto in grembo. Scritturare la March, quindi, era una dichiarazione d’intenti: sì, siamo un thriller erotico fatto e finito, abbiamo qui l’attrice che sta sempre nuda e non abbiamo paura di usarla.
Il film termina con un colpo di scena che riesce a essere tanto telefonato quanto inverosimile, a riprova del fatto che è quasi impossibile scegliere una categoria in cui incasellare Color of night, a patto che tutte le categorie siano variazioni sul concetto di “malriuscito”.
Quello che ci interessa, qui, non è tanto il film in sé, col suo mix allucinante di ridicolo volontario e involontario e i suoi serpenti a sonagli nelle cassette della posta. Quello che ci interessa, qui, è il sesso. È il fatto che nel 1994, nelle alte sfere del mainstream, l’idea più sicura per fare cassetta era prendere due attori belli e famosi, infilarli in lunghe e insistite scene di bombaggio, e basare tutta la promozione su quello – e se durante le rotolate in piscina fa capolino il billo di John McClane, tanto meglio.
Ripeto: non è certo nei primi anni Novanta che si è mostrato il sesso al cinema per la prima volta, e non sono certo questi i film più espliciti del mondo. Anzi, il più delle volte queste tanto sbandierate scene di sesso si sono rivelate tutt’altro che memorabili, enfatizzate ed enfatiche ai limiti del ridicolo, attente a non mostrare troppo, pervase da una morbosità d’accatto (da questo punto di vista il più sincero e soddisfacente finisce per essere, a sorpresa, proprio Color of night). Però, dopo quella breve parentesi, la situazione generale non è certo andata migliorando; e una volta scemato il trend (forse anche per colpa del flop del film di Rush) le cose sono cambiate.
https://www.youtube.com/watch?v=MLdTzfNwZhQ
Se il cinema indipendente ha ormai da tempo annichilito i limiti di ciò che è lecito mostrare sullo schermo nel reparto nerchie, Hollywood ha fatto un grosso dietrofront dai tempi di Verhoeven – e la cosa non è mai stata tanto evidente quanto oggi.
Perché oggi, mi chiedete? Dai che avete capito.
Perché oggi le vostre mamme, le vostre sorelle e mia zia che va al cinema una volta all’anno sono tutte in sala a vedere 50 sfumature di grigio. Io non nutro particolare astio nei confronti di quel film – sono sicuro che c’è ben di peggio – però non m’interessa e non l’ho visto. Sapete chi l’ha visto? L’ha visto NANNI. E me ne ha parlato. Ed è proprio da quella conversazione che nasce il post che state leggendo.
Il fatto è questo: 50 sfumature è, da molti anni a questa parte, il primo film enormemente mainstream a basare tutto il suo appeal sul sesso, e per di più un sesso a base di schiaffi e frustate da educande per titillare il gusto del proibito del benpensante in libera uscita. E fin qui le somiglianze coi tempi di Verhoeven si sprecano: dopotutto anche negli anni Novanta l’erotismo era sempre contaminato con il thriller morboso, con l’omicidio, col mal di vivere e con pratiche presunto-inconsuete (perché alla fine l’unico vero tabù di Hollywood è la gente che tromba per il gusto di farlo). Però Sharon Stone, Madonna, Jane March e compagnia, pur interpretando personaggi ambigui o cattivi, rimanevano donne cool, intriganti nelle loro perversioni; non venivano giudicate negativamente, e comunque non per la loro esuberanza copulatoria. Sex symbol potenti, letali, nude e fiere di esserlo.
Oggi invece, nel duemilaquindici, abbiamo un film che ci presenta il fetish delle cinghiate sul culo come una devianza provocata da traumi infantili, un’aberrazione di cui vergognarsi e da cui rifuggire (perché il film, mi spiega Nanni, finisce così: lei lo asseconda per amore ma dopo sei cinghiate fugge inorridita. Gli dice: «O me o le cinghiate sul culo». Lui sceglie lei). È come se tutti i rotocalchi pubblicizzassero “il grande ritorno al cinema della tagliata di manzo”, poi ci vai e scopri che è seitan.
Diffidate della pubblicità ingannevole: io una volta sono andato sui 400 Calci perché parlavano di thriller erotici, e mi sono ritrovato a leggere un pezzo su 50 sfumature di grigio.
DVD-quote suggerita:
«OH MA SCOPARE UN PO’ INVECE DI FARSI LE PIPPETTE COI FILM TANTO PER CAMBIARE? EHEHEHEH»
(Un commentatore arguto e originale, www.lemaniavanti.it)
… mi scoccia commentare solo per parlare di 50 sfumature ma la notizia è tale che DEVO farlo: i peli pubici sono in computer grafica
fonte : http://uproxx.com/movies/2015/03/sex-tech-update-the-pubes-in-fifty-shades-of-grey-were-added-with-cgi/
bellissima rece, complimenti davvero
in questo pezzo non c’è scritto JADE nemmeno una volta.
a me sembra che anche negli ultimi anni qualche film mediaticamente grosso a tema zozzate sia uscito (nymphomaniac, blue is the warmest color, shame…)
La rece di Basic Istinct dei 400 è uno dei classici imperdibili.
Non ho mai visto questo filmone in cui Bruce Willis esce il willy, mmm…in quanto thrillerdipendente potrei pure cercare di recuperarlo…riguardo alle sfumature di grigio, mi è bastato vedere al red carpet Dakota con la mamma tutta rifatta che sembra la cugina della Gruber per bocciare il film.
Che film che avete tirato fuori! Puro trash hollywoodiano anni ’90, visto da me medesimo, credo, in seconda serata su Rete 4. Mi ricordo solo che era noioso e pruriginoso come tutti questi prodottini sanno essere….
Per rimanere in argomento, mi ricordo di un vecchio film con Nicolas Cage (uscito un po’ dopo Wild at Heart), credo si chiamasse Zandalee e c’erano scene di scopate mica male: me ne ricordo una sulla lavatrice che mi ha turbato assai… vi risulta?
Ah, però! Questo mi era sfuggito! Quì Nick Cage ha un look da moschettiere! XD Comunque come scritto quì, faceva veramente tutto ed il contrario di tutto come ruoli! XD
Ottimo Point Of View (tanto per dare l assist al commentatore della dvd-quote).
Questo filone del sexy thrilla è stato una lunga masturbazione di Hollywood culminata nella eiaculazione con Showgirl e Striptease.
Da li in poi praticamente il nulla o sbaglio?
il tam-tam “mediatico” noi lo abbiamo avuto alle medie per paprika, quel film dove morivano tutti e…
no, non moriva nessuno :(
Bound dei fratelli Wachocosi e Sex Crimes, paraculamente non rientrano nella categoria?
A mio avviso rientrano nella categoria ottimi triller, con scene torride ben girate, senza intaccare il genere.
Che poi sti film li davano sempre nei Bellissimi di Rete4 e spesso concludevi prima con la Folliero e neanche li vedevi. Meglio così, che poi eri più riposato per la verifica di mate del giorno dopo.
Ah, un altro titolo notevole da aggiungere all’elenco è quella bombetta di Bound dei Wachowski.
@vlps: c’e’ una discreta differenza tra un film d’autore che guadagna attenzione mediatica e un film hollywoodiano creato fin dall’inizio per vincere il weekend al box office.
Grazie a chi ha citato Paprika, colpevole del calo della vista che ancora oggi mi affligge, e soprattutto grazie per quella copertina di Ciak!
@nanni: non così tanta in realtà. nel senso, quanta gente è andata a vedere nymphomaniac per il cazzo di shia lebouf? quanti di bitwc ricordano solo quella scena là? il film può essere d’autore finché vuoi, ma se a livello di promozione me lo vendi urlando fortissimo “SHCOPARE!!” fai un po’ una furbata
@VLPS
non vedo dove sta la novità…trier c’ha costruito una carriera sul prendere per il culo il pubblico
Ho sempre trovato la scena dell’amaca con Serena Grandi che esce i pianeti a Paolo Villaggio > Sharon Stone and her entire filmography.
Dovreste fare un post su tutte le attrici adatte che non hanno avuto un adeguato soggetto\minutaggio di pelle cruda a favor di camera.
Comunque ne avete dimenticati parecchi di thrillerini\filmini basati sul riprodursi in modi morbosi. Diciamo che da Istinto basico in poi ce n’è uno mainstream ogni 2 anni circa. Che promette, promette ma poi è solo avanti veloce.
La mia scena spacca sega di ogni tempo è lo stupro di Demi Moore al noto Michael Douglas in Disclosure, altro film importante perché capovolge i ruoli esattamente come B.I.
Serena Grandi… vedevo il film quasi solo per le scene con lei. XD Ricordiamo anche la mitica parodia del strip di “9 settimane e mezzo”! XD
@VPLS: sì, ma sono tutti e tre principalmente film d’autore che la stampa ha cercato di vendere a un pubblico più ampio con il pretesto del sesso. Visto che sono recenti, è facile fare il confronto: ti pare di poterli mettere sullo stesso piano – come impatto culturale generale – con 50 sfumature? Pensi che mia zia sia andata a vedere La vita di Adele?
@Wim: JADE, verissimo. Più tardivo e defilato – e con tutt’altro regista – ma verissimo. Tra l’altro nel 1994 non ce n’era un’altra bella come Linda Fiorentino.
@John DiMilius: Sex Crimes è una specie di figlio tardivo (1998, mi pare), comunque sì. Anche se commette quel crimine – imperdonabile per un sedicente thriller erotico – di essere interpretato da un’attrice che aveva imposto per contratto di non spogliarsi!
Meno male che c’era anche Denise Richards…
OH MA SCOPARE UN PO’ INVECE DI FARSI LE PIPPETTE COI FILM TANTO PER CAMBIARE? EHEHEHEH
L’ho visto due volte il Colore della Notte ,il Film della Doherty nuda mi sembre che si chiami Sesso Bendato se ci pensate Verhoeven gia nel 1985 spoglia Jennifer Jason Leigh in L’amore e il sangue ispirando quasi 3o annio prima Il Trono di spade.
Beh dai bei ricordi per Color quando passava su Italia1 o Rete4 nei ’90. Magari adesso farei più attenzione alle lacune cinematografiche, però all’epoca almeno tre volte lo vidi.
E, parentesi, senza vergogna alcuna, mi perdonino le ragazze che leggono i400 calci, ma seghe clamorose per l’eterna minorenne Jane March, sia qui che in L’ Amante che ne Il Mercante di Pietre.
<3 <3 <3
Segnalerei, direttamente dagli archivi più bui della mia memoria, “Zandalee” – il trailer mi sconvolgeva tutto, me undicenne, ma alla fine non l’ho mai visto, non sono nemmeno sicuro fosse un thriller con tutti i crismi. Ricordo però nettamente Nic Cage nella parte del bello maledetto, ancora lungocrinito.
Sex Crimes oltre ad essere forse fuori tempo massimo come detto, mi sembra che fosse in realtà un bignami per adolescenti. Innocuo thrillerinno, che forse anticipa più di altri film il nuovo corso finto erotico di oggi.
Ecco, Demi Moore secondo me merita un discorso a parte, perché c’è stato un periodo in cui (già famosa) si è reinventata cucendosi addosso un filone pseudo-erotico chiaramente derivato dagli epigoni di Basic Instinct, ma in realtà molto più blando – film venduti come osé ma che all’atto pratico non lo erano per niente, roba che al confronto Sharon Stone era Stoya.
@skogkatt: penso fosse un normale triangolo con dramma della gelosia
Cavolo che amarcord quella copertina di Ciak.
E Jane March.
Anche se era un po’ fuori schema rispetto ai film citati, il “mio” thriller (che poi era un noir) erotico di quegli anni era “Hot Spot” di Dennis Hopper, con una Jennifer Connelly forse mai così generosa.
Poi citerei anche “L’ultima seduzione” con la sempre sia lodata Linda Fiorentino, film che diece scandalo da noi per una battuta sui pompini in prima serata su raitre.
Opinioni su Malice con la Kidman?
Articolo GIGANTESCO. Complimenti Luotto.
Perle come “perché alla fine l’unico vero tabù di Hollywood è la gente che tromba per il gusto di farlo” sono…be’, perle. Bravi.
Leggere di Nic Cage mi va venire in mente che le chiappe al vento già ce le metteva in roba tipo un Top Gun del discount con gli elicotteri o in Cuore Selvaggio :D
Ah, le VHS di Panorama… Ricordo anche che girava la voce che M. Duglas fosse erotomane.
Ah, ah! Vero! XD
Filmetti che sopperirono per un certo tempo all’assenza dello scollacciato anni 80 (il porno, anche soft, mai conosciuto in chiaro in tv) fintanto che non ci si avventurò ai confini del telecomando: emittenti regionali mai cagate prima che dopo la mezzanotte mandavano in onda numeri lunghissimi di telefono scritti con grandezze diverse, quasi come nel tabellone dell’oculista. Son sicuro esiste na correlazione.
L’unica differenza che mi pare di pigliare tra quel filone lì e quel film delle sfumature è che quelli erano film fatti da uomini per uomini.
Sì ok, le fighe potevano essere delle figlie della stronza malate ma oh, frega niente, scoparsele ugualeee.
50 sfumature, poi non so non conosco, mi dà più impressione di film che vuole solleticare le morigerate o le tardone sole.
Recensione interessante..poi ci si è messo in mezzo 50 sfumature che l’ha guastata
complimenti a tutti.
i commenti sono ancora meglio del post.
e del film di bruce willis non mi risocrdavo nuente a parte la cosa che non vedeva il rosso e la ragazza si veste appositamente di rosso e che c’è un lui che invece è una lei.
scusate la lingua :D
@luotto: forse tua zia nymphomeniac però è andata a vederlo. comunque sto facendo la punta al cazzo, articolo come al solito molto interessante.
comunque per me Sex Crimes ci sta dentrissimo: gli anni alla fine non erano troppo in là, e comunque il film era superpeso -però in italia a un certo punto l’avevano sforbiciato. nella versione uncut Denise Richards e Neve Campbell si leccavano un botto.
Mèmore forse del suo esordio cinematografico in «The Party at Kitty and Stud’s» (1970), anche Sylvester Stallone pagò un tributo a quella moda corrente girando «The Specialist» – 1994, diretto da Luis Llosa e co-interpretato da Sharon Stone (who else?); però la sequenza di “californication” – anche se a Miami – fra le due star non basta a qualificare come erotico il film intero, che – comunque lo si giudichi – rimane sostanzialmente un “action-thriller” tout court.
Lo Specialista è squalificato perchè la scena sexy era quella di James Woods che fa una bomba con la penna a sfera, la dà al tipo e gli dice “disinnescala”.
P.S. – Oggi la vera trasgressione, più brassiana che boldiana, è made in UK; e ti arriva a squarciare l’oscurantismo, neo-puritano, come “Flash in the Night” (hit 1981 della band svedese Secret Service, guarda – doppiamente – caso):
– If you save the world, we can do it in the asshole.
QUOTE
50 sfumature di grigio. Io non nutro particolare astio nei confronti di quel film – sono sicuro che c’è ben di peggio – però non m’interessa e non l’ho visto. Sapete chi l’ha visto? L’ha visto NANNI.
UNQUOTE
Qui sono morto
Mi viene in mente un film del 94,Soli contro il crimine,con una Pamela Anderson in piena era Baywatch che fa sesso con Tennessee Buck. Il film ricordo facesse cagare,ma visto che l’articolo parla di scene di sesso beh,per come la vedo io quella scena valeva più di tutto il sesso visto in Basic Instinc. http://www.xvideos.com/video16696/pamela_anderson_against_wall_sex_scene ,niente reggiseni,seni che vengono usati come Dio comanda e il bonus finale del baciaculo. Certo si,in confronto ai 2 sextape fatti successivamente questa scena fa ridere.
@Jena123: grande, erano secoli che cercavo di scoprire che film fosse quello lì con quella scena lì, manco ricordavo che fosse Pamelona Anderson la “murata”, probabilmente all’epoca neanche sapevo chi fosse.
Bravo a ricordare anche Tennessee Buck, pure lì c’erano un paio di scene hot davvero notevoli.
@Wim Anselmo Diesel
Io in quello scena mi sono arrapato!
…ma, quasi, anche in tutte le altre scene un cui c’era sempre James Woods.
Premesso che ovviamente BI gioca in un campionato a parte, a mio modesto avviso la scena regina del genere è in Getaway, il remake con la Basinger: corta ma intensa (la scena, non la Basinger).
Io direi che l’ultimo del genere è In The Cut: abbiamo scopate, abbiamo thriller e abbiamo cazzo moscio.
@TOMMASO Finalmente qualcuno che sa chi è Tennessee Buck,quel film è un mio Scult personale,l’ho visto l’ultima volta tipo 10/12 anni fa,e come tutti i cult della giovinezza ho un pò di paura a rivederlo,troppi film erano mitici nei miei ricordi ma rivedendoli da grande poi ti deludono. Un una scena hot per dire non c’era di mezzo il sesso,era tipo un massaggio con olio alla bionda catturata da parte delle donne del villaggio,anche qua nei miei ricordi è tutto meglio di Basic instinct.
“troppi film erano mitici nei miei ricordi ma rivedendoli da grande poi ti deludono.”
Forse non vedevi quelli di qualità e per un pubblicato variegato allora. XD
CRASH…
Bellissimo l’articolo, hai descritto benissimo l’attesa e le successive delusioni su questo genere di film. Ma in questo filone…ci aggiungereste anche “Boxing Helena”? Quando vidi il trailer ero eccitatissimo all’idea di vedere Sheryll Fenn ignuda e scopata! Ma poi quando lo vidi…
@Jena123 @Tommaso
Vorrei far parte del club anch’io. Vidi per la prima volta «Tennessee Buck» (1988) su Odeon Tv, durante gli anni ’90, addirittura in prima serata: probabilmente, dal titolo stesso e dal poster, lo avevano considerato (come credo chiunque di noi, spettatori ignari) nient’altro che un succedaneo low-budget di «Indiana Jones», buono per il pubblico delle famiglie senza restrizioni di sorta.
In effetti, la prima metà del film sembrava soprattutto una versione meno brillante, per non dire un po’ noiosa, dell’australiano «Crocodile Dundee». Ma poi il regista-protagonista David Keith cambiava bruscamente il tono dell’avventura, dalla commedia al dramma, premendo con decisione sul pedale dell’eros e della violenza; il che forniva una motivazione specifica all’ingaggio di una co-star quale Kathy Shower, ex-playmate come Pamela Anderson.
Basic Instinct me lo ricordo pure io come una mezza delusione almeno per le scene di sesso, lo guardammo in VHS con i miei amici e concordammo che era meglio Così fan tutte di Tinto Brass.
Il film con Madonna ad esempio me lo ricordo molto più malato e mi turbò molto di più, specie per la sua descrizione di come si provoca l’aborto. Onestamente non so se è proprio lo stesso film ma all’epoca mi sconvolse.
Sul valere la pena sbattersi per vedere Madonna nuda invece per me è decisamente un sì. Sarà che i primi veri pruriti li ho vissuti con il suo libro SEX ma per me rimane molto più in alto della Stone. Diciamo allo stesso livello di Claudia Koll.
Questo invece non lo conoscevo proprio. E nonostante il pezzo strepitoso non so se lo recupererò a breve.
Complimenti bellissimo articolo, hai descritto in maniera geniale un’epoca.
Verso la fine degli anni ’80 e inizio ’90 ricordo che in tv trasmettevano tanti polizieschi di dubbia qualità con la famigerata e immancabile scena di sesso. Verhoeven ha evoluto quella scena in un film.
“Verso la fine degli anni ’80 e inizio ’90 ricordo che in tv trasmettevano tanti polizieschi di dubbia qualità con la famigerata e immancabile scena di sesso”
Eh, eh! Vero! XD Sic! Comunque l’ articolo fa notare una volta di più come all’ epoca in generale si parlasse dei film durante l’ uscita e dopo e non come adesso. Altri tempi!
Ma vogliamo parlare dell’inquietante dentatura della pucchiachia di Color of the Night? Volevamolo?
Non resisto alla citazione:
Luotto P.
@MARCO(VALORI.M60) Ma certo,benvenuto nel club ahahahahahah,ammazza te lo ricordi meglio di me,questo mi ha definitivamente convinto di rivederlo al più presto.
Color of Night visto un paio di volte – forse la prima perfino al cinema e non mi dispiacque affatto (ho controllato su Google per coniugare giusto). Francamente non mi ricordo il pupparuolo di Willis (suppongo conti come Gay Test) ma so che per molto tempo ho sognato di trombare come un riccio con una bella sconosciuta che mi tampona la macchina. Poi ho ripiegato finendo per fare il mestiere di Wills nel film.
@John Who: diamine, Getaway! Me n’ero dimenticato. Per come me lo ricordo io, quel film passò abbastanza sotto silenzio e senza la nomea dell’erotismo; tant’è che lo andai a vedere al cinema coi compagni di classe e nessuno di noi si aspettava quella scena lì, quindi uscimmo tutti in preda agli ormoni.
@tutti quelli che chiamano in causa Tinto Brass: bè, ma Brass gioca proprio un altro sport, è palese…
” senza la nomea dell’erotismo”
Già! Pure quando passava all’ inizio in TV la pubblicità che ricordi non lo presentava come niente di esagerato.
Standing ovation per la citazione di Extras in chiusura
del gateway rifatto con la basinger e il baldwin ricordo d’averlo visto in pullman, al ritorno da una gita scolastica. e che nel silenzio generale (eravamo molto concentrati sul film), quando kim esce nuda, un tizio (che non nomino per la privacy) urlò
“A ten nera!”
e fu giubilo
Grandissima recensione.Complimenti.
Quanto mi stavano antipatici questi film all’ epoca! XD Vederci poi Michael Douglas e Bruce Willis che facevano ben altri filmoni… XD ICDN ricordo che a differenza di BI lo “odiavo” a pelle ed infatti non l’ ho mai visto. La recensione comunque lo fa più interessante e simpatico di quel che sarà. XD “50 sfumature di grigio” a me alla fine è piaciuto. Alla fine è una riflessione sulla solitudine. Più il secondo lo trovo vicino ai titoli di 20-25 anni fa circa a tratti.
Comunque l’ articolo fa riflettere sul solito fatto che non basta mettere gli stessi ingredienti di un film di successo per replicarne il risultato. Come in cucina appunto!