«Well, well, well. If it ain’t the serious, elusive Leroy Green. I’ve been waiting a long time for this, Leroy. I am sick of hearing these bullshit Superman stories about the – Wassah! – legendary Bruce Leroy catching bullets with his teeth. Catches bullets with his teeth? Nigga please.»
Sigla:
httpvh://www.youtube.com/watch?v=FpSse2JXmHQ
1987
Il giovane Nannibal Pericolo Cobretti è assiduo frequentatore del videonoleggio Wainer Elettrodomestici, in quanto quel sant’uomo del proprietario lo compatisce abbastanza da lasciargli le VHS per un’intera settimana senza sovrapprezzo. Nannibal ne approfitta senza vergogna e porta a casa qualsiasi cosa abbia in copertina un uomo che alza le gambe oltre l’altezza della cintura. A volte gli va bene ed è Ninja la furia umana. A volte questa sua cieca impulsività lo porta a confondersi gravemente e ritrovarsi in mano Il sole a mezzanotte. Una volta però si imbatte in questo Berry Gordy’s The Last Dragon.
1929
Berry Gordy Jr. nasce a Detroit, Michigan, settimo di otto figli. Molla la scuola per fare il puggile, va in guerra in Corea, e quando torna molla la pugilerìa, si fa prendere dalla febbre della musica e apre un negozio di dischi. Gli affari non vanno benissimo, ma conosce Jackie Wilson ed entra nel suo giro di autori (è sua, ad esempio, Lonely Teardrops). Nel ’59 fonda la Motown Records e negli anni seguenti scopre e lancia gente tipo The Miracles, Stevie Wonder, Marvin Gaye, The Temptations, Diana Ross & The Supremes, Gladys Knight & The Pips, the Four Tops, the Commodores, Martha & the Vandellas, Lionel Richie e i Jackson Five, guadagnandosi un posto privilegiato nella storia dell’intera umanità.
Nel 1972 Berry Gordy si lancia nel cinema, producendo una biografia di Billie Holiday interpretata da Diana Ross, Richard Pryor e l’esordiente Billy Dee Williams. Diana Ross ci guadagna una nomination all’Oscar, e allora Gordy tre anni dopo crea un altro film per lei, Mahogany, che dirige in prima persona. Anch’esso diventa un buon successo, ma per qualche motivo il Berry rinuncia al cinema per un’altra decina d’anni.
1985
Berry Gordy si fa convincere da un giovane sceneggiatore esordiente, Louis Venosta, a produrre un altro film: una storia che combini blaxploitation, arti marziali, musical e commedia per famiglie. Cos’avesse fumato è a tutt’oggi ignoto, ma Berry è talmente lanciato che, pur non dirigendo nè scrivendo il film, fa mettere il suo nome direttamente nel titolo: Berry Gordy’s The Last Dragon. La pratica era pressoché inedita allora e lo è a tutt’oggi, fatta eccezione per certe trasposizioni di vecchi romanzi negli anni ’90 in cui la produzione si deresponsabilizzava ai danni degli autori originali troppo morti per protestare (Bram Stoker’s Dracula, Jane Austen’s Noia e costumi, ecc…).
La storia di The Last Dragon vede come protagonista il giovane Leroy Green, detto “Bruce Leroy”, afroamericano di Harlem rincoglionito duro dalla cultura orientale, che gira vestito da contadino cinese in cerca dell’ultimo livello di sapienza kung fu, che leggenda vuole manifestarsi nelle persone meritevoli sottoforma di alone luminoso intorno al corpo. Leroy si imbatte in Laura Charles, una cantantessa/vj conduttrice dell’equivalente anni ’80 di Soul Train (un misto fra Discoring e Non è la Rai) presa di mira da un magnate dei videogame disposto a tutto pur di sfondare anche come discografico, e da lì in poi sarà impegnato su più fronti: salvare la bella dal cattivo; sconfiggere il suo nemico storico, lo Shogun di Harlem, leader di una gang di bulletti di quartiere; completare la sua missione spirituale; imparare a gestire questa cosa nuova che sente dentro di lui chiamata “amore” (o “erezione”).
1987
La prima cosa che colpisce il giovane Nannibal Pericolo Cobretti, ovvero io, è che L’ultimo drago è impregnato come una spugna di amore per Bruce Lee. Ci sono tributi continui seminati lungo tutta la pellicola: alcuni alla luce del sole (diversi spezzoni dai suoi film), altri apertamente dichiarati (l’idea di Leroy di travestirsi per infiltrarsi gli viene dopo aver visto l’analoga scena di Dalla Cina con furore), altri più sottili ma inequivocabili (Leroy entra nell’ufficio del cattivo lanciando come prima cosa degli spuntoni di legno per disarmare i suoi scagnozzi, come nell’Urlo di Chen). Leroy è inoltre la prima persona che vedo indossare la famosa tutina gialla dell’Ultimo combattimento di Chen, e Uma Thurman in Kill Bill, oltre 15 anni dopo, non sarà di certo appena la seconda.
Un’altra cosa che mi conquistò immediatamente fu, senza ombra di dubbio, lo Shogun di Harlem. Un personaggio incredibile. Un giandone cotonato vestito a metà tra un pappone post-apocalittico e un samurai fai-da-te che in originale si chiama “Sho’nuff” (contrazione gergale per “sicuro” / “ovvio”) e che l’adattamento italiano ha ribattezzato Lee Sfo (LEE SFO), che entra in pompa magna facendosi annunciare dai suoi scagnozzi (“Am I the meanest?” “Sho’nuff!” “And who am I?” “Sho’nuff!”) e procede a dimostrare carisma e arroganza da fuoriclasse.
Infine il marchio di garanzia definitivo: mia nonna approvava.
Che detta così magari a voi farà ridere, ma mia nonna, grande fan di Chuck Norris (pre-Walker) e Steven Seagal (pre-ciambelle) è stata fondamentale nella mia educazione al fancalcismo, e il suo consenso fece sì che io mi sparai il film tipo otto volte in una settimana – spesso in sua compagnia – e poi tipo una volta al mese fino alla maggiore età.
2015
Che gli vuoi dire a un film così?
Avrebbe tutte le premesse per diventare un pastrocchio unico, e invece ce la fa.
Mira basso, ma ci mette amore, consapevolezza, spensieratezza e fomento nei punti giusti.
Naviga attraverso alcune delle canzoni peggiori mai prodotte dalla Motown, canzoni che erano sbagliate già concettualmente (come hanno fatto a costringere un gigante come Willie Hutch a rappare di arti marziali su un proto-tributo di Youtube a Bruce Lee?), ma fa l’unica cosa possibile trattando i personaggi cartooneschi con sguardo tanto amorevole quanto disincantato e lasciando briglia sciolta alle gag più deficienti che vengano in mente. È il contro-Sbaglio: una premessa insalvabile portata a termine non con l’inerzia di chi non ha vie d’uscita se non il finire prima possibile, bensì con la prontezza di spirito di chi asseconda la corrente, ne coglie i lati positivi, e ci si diverte più che può. Pochissimi film riescono in questa impresa (Flash Gordon è un altro esempio). E buona parte del merito va all’accorta regia di Michael Schultz, veterano con alle spalle sia una commedia di successo come Car Wash che di una specie di lungo videoclippone come Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.
Bruce Leroy, grazie al cielo, è interpretato da un marzialista vero, il 19enne esordiente Taimak (nome vero completo: Taimak Guarriello – giuro), allievo del grande Ron Van Clief. Non è un fenomeno ma ha un’eleganza di movimenti che lo fa spiccare rispetto allo standard dell’epoca, fatto di ninja nervosissimi e legnate alla Chuck Norris, ed è ovviamente mille volte meglio di un Ralph Macchio qualsiasi. La produzione lo sceglie nonostante non abbia precedenti esperienze recitative, ma sono tutte lacune rigirate a vantaggio del film nel momento in cui il suo ruolo prevede che sembri un po’ fuori dal mondo. La cantante/vj Laura Charles è invece Vanity (nome vero completo: Vanity Scognamiglio – no ok, questo non è vero), unica pseudo-star del cast, anche se allora quanto oggi era conosciuta principalmente come una scoperta di Prince. Spiccano inoltre Chris Murney, l’incazzatissimo villain vagamente berlusconiano nell’aspetto fisico e nel portafoglio, e quel cretino di Glen Eaton nei panni di Johnny Yu, che ha superato la filosofia originata da Bruce Lee dell’arte di battersi senza battersi ideando “l’arte di battersi senza sapersi battere”.
Ma a mangiarsi il film è Julius J. Carry III negli arrogantissimi panni di Sho’nuff. Una roba che vale ampiamente il film da solo, e lassù con i cattivi più memorabili del cinema. Talmente intenso che c’è voluta questa visione in età adulta per accorgersi che non solo non era necessariamente l’uomo più pericoloso del quartiere, ma probabilmente a differenza di Taimak non sapeva proprio un cazzo di arti marziali. Ma gli credi eccome, e aiuta che si faccia comunque tutti gli stunt da solo, calci volanti inclusi.
Insomma: non è l’esemplare più rappresentativo del tipo di opere di cui trattiamo normalmente, è decisamente piu commedia che action, ma è il classico film apparentemente innocuo con cui trasformare il vostro nipotino in un piccolo fancalcista in erba iniettandogli subdolamente la passione per le arti marziali sotto gli occhi ignari dei parenti.
E in quanto tale, continuo a volergli bene.
22 marzo 1985
Il film esce ufficialmente negli USA e non va mica malissimo al botteghino, IMDb dice che portò a casa tre volte il proprio budget, eppure per via del suo corrente status di cult per pochi e di svariate recensioni sbagliate ero convinto fosse stato un mezzo fiasco. Certo che il trailer, che lo fa sembrare una specie di risposta black a Strade di fuoco, non ha sicuramente aiutato.
La colonna sonora di per sé non fa esattamente sfracelli, ma Rhythm of the Night dei Debarge, nominata ai Golden Globes, decolla in totale indipendenza al punto che scommetto che ve la ricordate e non sapevate che provenisse da qua.
1997
Busta Rhymes interpreta Sho’nuff nel video di Dangerous (minuto 2:20):
httpvh://www.youtube.com/watch?v=Iu-dxGdIkdQ
2008
RZA annuncia la produzione di un remake e l’ingaggio di Samuel L. Jackson nel ruolo di Sho’nuff. Il progetto si pianta durante la ricerca del resto del cast: non aiuta che RZA puntasse a Rihanna e Chris Brown, che in quel periodo purtroppo se la intendevano meglio nelle scene di combattimento che in quelle romantiche.
2015: che fine hanno fatto?
Taimak Guarriello è uno di quegli stronzi che a 50 anni ne dimostrano ancora 31: dopo il film è rimasto nel giro della musica co-interpretando il video di Let’s Wait Awhile di Janet Jackson, coreografando un tour di Madonna e The Chemical Between Us dei Bush, continua a insegnare arti marziali e per qualche motivo ha recitato in una parodia teatrale del Duro del Roadhouse.
Vanity Scognamiglio, dopo essersi drogata pesantemente per un decennio intero a livelli che spaventarono notoriamente persino Nikki Sixx, ha perso entrambi i reni e trovato Gesù (a volte si nasconde davvero nei luoghi più impensabili, eh?).
Julius J. Carry III e Leo O’Brien, che interpreta il fratellino di Leroy, ci hanno tristemente lasciati troppo presto. La sorellina di Leroy è Keshia Knight Pulliam, che subito dopo fu ingaggiata per il ruolo della piccola Rudy nei Robinson e oggi fa i film di Tyler Perry.
Chris Murney doppia videogame per la Rockstar.
Tra i suoi scagnozzi: Mike Starr si è specializzato nel ruolo comparendo in un miliardo di film tra cui Quei bravi ragazzi, Sfida tra i ghiacci, Scemo e più scemo, e di recente Black Dynamite; Frank Renzulli è diventato nientemeno che sceneggiatore per i Sopranos; Chazz Palminteri s’è preso una nomination agli Oscar per Pallottole su Broadway di Woody Allen e per un po’ è stato quasi famoso.
Glen Eaton è completamente scomparso della scene, salvo rispuntare per elemosinare un po’ di gloria dal fanclub del film.
Nel film compaiono brevemente anche Ernie Reyes Jr., fenomeno 11enne che lo stesso anno fu ingaggiato per il ruolo del principino rompicazzo in Yado e oggi campa con qualche ruolo marziale qua e là in occasionali grosse produzioni, e nientemeno che un William H. Macy in piena gavetta.
Il regista Michael Schultz, di recente, ha diretto sei episodi di Arrow.
L’ultimo drago compie 30 anni dopodomani: è una domenica, e non saprei cosa suggerirvi di più adeguato per passarvi il pomeriggio.
DVD-quote:
“La prima lezione di catechismo”
Nanni Cobretti, i400Calci.com
Non ho mai letto tanto amore in un articolo (e una simile serie di nomi da Premio Jimmy Bobo ad honorem). Pezzone! Grande Nanni
Madunnina santa me lo ricordo….
Concordo con Colin: Nanni hai lasciato trapelare del sentimento. E’ un lusso che potresti pagare caro.
Comunque, se non capisco male, questo film fa suo il mantra di ogni combattimento di arti marziali che si rispetti: lo SBAGLIO non lo devi nè subire nè contrastare, ma assecondarne il flusso e volgerlo a tuo favore.
Invidiatemi.Lo vidi al cinema.
Siamo in due. Lo vidi al cinema anch’io! Ma tu puoi invidiare me: scrissi alla produzione che mi mandò in regalo il 33 giri e le foto degli attori!!! Botta di culo: sarà stata la magia della posta cartacea. Mai più accaduto!!! Conservo ancora il 33. sto filmetto era geniale anzichenò! Shonuff era esilarante! e un bravissimo attore, l’ho riconosciuto in una puntata di I Jefferson che ho rivisto sere fa. Riposino in pace lui e Vanity, poveretti. Un saluto a te e ai 400 calci.
Julius Carry. No, dico, “Le Avventure di Brisco County Jr.” l’ho vista solo io?
Serio: l’amore per il film trasuda da ogni lettera e non è un difetto, anzi.
Vidi il trailer qualche tempo fa sul tubo e ricordo di aver pensato: ma…. ma cos’è? L’Uomo dai Pugni di ferro venti anni prima con Abatantuono nei panni del cattivo?
Ma ora penso di dovermi ricredere e dargli una possibilità
L’ho visto per caso credo sul caro Cinemax…e mi ha fatto simpatia, specie il protagonista, di cui Nanni ha colto alla perfezione tutte le caratteristiche…per la cronaca anch’io per meglio essere accolto dalla società cinese vado in giro con cappello di paglia e scarpine di tela blu…
L’entrata in scena di Sho’nuff è tipo “Perchè seguite me?” “Perchè tu sei lo re!”?
Vanity me l’ha ricordo con le zinne fuori e drogata in Action Jackson o sbaglio?
E poi, dopo aver saputo che Gus Fring è interpretato da tale Giancarlo Esposito (nome che sembra uscito da una canzone degli Squallor) non mi stupisco più di niente.
Yes. E probabilmente, visto l’anno, era drogata per davvero.
Vanity <3 <3 <3
Grazie, inutile nascondere che e’ quel tipo di film che conosco talmente bene da nutrire affetto per l’adattamento italiano, che include chicche del tutto autonome come “hey tu, canna vuota caricatura di Tina Turner”.
Provo a cercarlo, non si può dire di no a una recensione dove l’amore trasuda a ogni frase. E di solito le recensioni di Nanni sono quelle in cui è più difficile che traspaiano i sentimenti!
Wow, recensionona con botto che impreziosisce una settimana un po’ fiacca (non per colpa vostra, e a me che gli argomenti degli ultimi articoli non hanno preso molto)
@Rocco: Giancarlo Esposito era un caratterista abbastanza noto negli anni 90. In Italia poi, per ovvie ragioni, era spesso citato. Credo di ricordare una sua intervista su Ciak.
@Rocco e @Tommaso Giancarlo Esposito è il detective- spalla di Chazz Palminteri nei Soliti Sospetti
Comunque che RZA si sia ammazzato di seghe su sto film è abbastanza evidente in “The man with iron fists”. A partire dalla pettinatura dei cattivi!
Sapete chi altri si e’ ammazzato di seghe su questo film e non l’ha dichiarato ma conoscendolo ci scommetto la fibbia d’oro della mia cintura che l’ha fatto?
Confrontare con la gif animata in fondo all’articolo:
Nanni; Hai sparato l’ ennesima sequenza logic data.
(Complimentoni maestro, quasi quasi stay leader)
Spero sia un bene…
Poi leggerò i commenti,ma voglio subito dire quanto sia terrificante al fatto che stessi pensando a questo film (visto una solo volta da regazzino),negli ultimi due giorni,e trovarlo adesso sui 400.
E a quanto certe scene possano radicarsi nell’animo deviato di una creatura.
@Rocco
Ma RZA e tutto il WU TANG dietro nascono direttamente da film come questo, è risaputo, non c’è manco bisogno di arrivare a man with the iron fists
l’ultima GIF è praticamente ODB (RIP)
molto bello l’articolo, letto tutto d’un fiato, grazie
non conoscevo il film. vedrò di recuperare questa mia mancanza!
è per post come questo che mi piace stare qui.
Madonna, ricordo che costrinsi i miei a portarmi al cinema per vederlo! Ne fui ipnotizzato. Bellissimo film.
Sapete che in UFC c’è un fighter che si atteggia come Bruce Leroy e si fa chiamare proprio Bruce Leroy?
@Samuel. Di questo film non sapevo nulla. Neanche di un filone di arti marziali da ghetto. Conoscevo la passione del w. Clan per il cinema di Hong Kong, chiaro.
Film che ignoravo totalmente ma dopo una recensione del genere è impossibile non andare alla ricerca.Complimenti Nanni!
Pensavo di essere l’unico in Italia ad aver goduto della visione di questa piccolissima perla agitata non mescolata. Sto ancora alla ricerca del grande maestro SE-pO-Fa! GRANDE Cobretti!