Profondo Rosso uscito nel 1975, compie quarant’anni e fin qui ci siamo. Quarant’anni portati talmente bene che ancora oggi incarna in generale una precisa sensibilità cinematografica e dell’ horror in particolare, ma anche questo lo diamo per assodato. Su Profondo Rosso si è scritto tanto ed è talmente ricnosciuto e talmente celebrato che non gli è mai servito un anniversario per essere celebrato qui come all’estero. Così come non gli è mai servito un anniversario per essere ricordato, visto che continua ad imperversare in TV e rassegne cinematografiche. Non starò perciò a dilungarmi tanto su cose di cui probabilmente avrete già letto, vorrei soffermarmi su di un aspetto in particolare e farlo con un ricordo personale.
Quello che mi ha sempre colpito di Profondo Rosso, e non credo di essere particolarmente originale nel dirlo, è la sua fotografia; questa unita alle scenografie e location tra il metafisico e il fumettistico regala quell’atmosfera onirica e visionaria che ci porta fuori dall’horror all’italiana di quegli anni, decisamente più materiale e fisico.
Profondo Rosso ci porta da qualche parte vicino al Bava più fantasioso, con un che di noir americano – Hitchcock ok, ma anche la messa in scena stilizzata dei film con Bogart e Cagney – e con una dimensione astratta da fiaba macabra. Le carrellate ravvicinatissime sugli oggetti, le soggettive, i movimenti di macchina su inquadrature teatrali e disegnate, i dolly che volano in giro, i colori acidi che rompono le palette desaturate.
Non oso perciò granché nel definirlo un film visionario, un’opera imitata da tanti, pure dallo stesso Argento – che però mai ritroverà quel bilanciamento a mio avviso – ed uno dei film italiani che ci definiscono all’estero. Ecco, dietro tutto ciò c’è un unsung hero: il signor Luigi Kuveiller, direttore della fotografia.
Guardando su Wikipedia che risma di film ha fatto capirete subito che non parliamo del primo capitato. Luigi “Gigi” Kuveiller, sicuramente con una prefigurazione fatta assieme ad Argento, è una delle cose che creano il miracolo di Profondo Rosso ma di lui stranamente non si parla mai.
Quando si parla di Profondo Rosso sbucano sempre – senza nulla togliere sia chiaro – Argento, i Goblin, a volte Zapponi ma lui no. Eppure quello che tutti ricordano subito del film, dagli zoom sui giocattoli, al volto incorniciato nello specchio, alle gambe con il coltello che cade, i colori acidi e così via, beh tutta quella roba è roba sua, se non in toto comunque in grandissima parte. Guardate dei suoi altri film la fotografia di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e vedrete la sua mano , le sue inquadrature studiatissime, la sua precisione, il suo senso del colore e del pop. E rivederete il tutto in Profondo Rosso, nitidamente.
In occasione del quarantennale del film quindi non spendo lodi non necessarie per un film già oltre il culto ma per questo grande autore misconosciuto, un autore che fino alla sua morte due anni fa ho avuto la fortuna di conoscere, di frequentare fin da bambino e l’onore di reputare una persona di casa. Un grandissimo autore del nostro cinema ed una bella persona.
Questo anniversario importante per Profondo Rosso, a cui il trentacinquesimo Fantafestival dedica la sua serata di apertura, mi piace dedicarlo a lui.
Tributo dovuto. L’inquadratura sulla piazza che si allarga è qualcosa di fantastico
ho sempre avuto il sospetto che non fosse tutto di dario il merito di aver fatto profondo rosso così com’è venuto altrimenti sarebbe riuscito a ripetersi almeno una volta (cioè con suspiria che pur essendo bello e molto simile secondo me comunque non è venuto così bene). ti ringrazio come al solito perchè senza questo post non avrei mai avuto questa conferma.
(ma “quasi di casa” in che senso?)
Grazie a te.
“Di casa” nel senso che, come dicevo, è stato un caro amico di famiglia fin da quando ero bambino.
mettere le locuzioni latine in italico sono finezze che solo noi di Roma nord possiamo capire
oltrutto anche Dario (e Asia) straight from Roma nord…via adige se ricordo bene e cmq a due passi dal gioiello di p. Mincio
Profondo rosso… che ricordi, e che film! Girato, tra l’altro nella mia Torino, per cui mi evoca posti in cui sono stato di persona. Grande Dario e grande Kuveiller. Quanto dovremo aspettare per vedere un altro capolavoro giallo/thriller/horror veramente made-in-Italy come questo? Dario, Dario, dove sei???
Era anche in Todo Modo, dove riesce a rendere accesi il grigio delle location. Un grande direttore della fotografia, giustamente da riconsiderare
Miglior film italiano del decennio (e non mi sto sbilanciando): peccato che Argento non si sia piu’ ripetuto. Suspiria e Inferno sono ottimi, ma mancano di complessita’ e giocano tutto sugli effetti visivi.
Un’altro film mi ricordo di quella decade per la fotografia e messa in scena Il profumo della signora in nero.
È, stilisticamente, un film “di passaggio”, ed essendo tale riesce ad essere meravigliosamente unico e perfettamente dualista in ogni sua singola sfaccettatura. Il maestro del brivido dirige un film con due anime ben distinte che s’incastrano, si alternano e si fondono in maniera magistrale, proprio come lo yin e lo yang: c’è l’horror e c’è il thriller; c’è il rock progressive (i Goblin) e c’è il jazz (Giorgio Gaslini); c’è il protagonista Marc e c’è il suo miglior amico Carlo, con la loro visione dell’arte diametralmente opposta; c’è eleganza e raffinatezza, ma c’è anche il marcio e lo sporco; c’è il fantastico (la medium, i fantasmi della villa) e c’è l’orrore tangibile, fisico e terreno legato ad un contesto realistico.