Bentrovati cari lettori alla nostra rubrica di Cinema da Combattimento per padri e figli. Oggi parliamo di Papillon. un classico del cinema a schiena dritta di una volta, con azione, avventura, zero ironia e tanta disillusione anni settanta.
Il mio ricordo
Un giorno i miei mi beccarono con un giocattolo non mio: un bellissimo furgoncino della Hot Wheels, un Ford T Sedan del 1927, rosso metallizzato fatto ad hot rod con le fiamme e il motore scoperto, che avevo bellamente rubato a scuola. Capita anche ai migliori di essere beccati, non mi colpevolizzate.
Dopo dei per niente montessoriani ceffoni in da la fazza e relativo castigo venni giustamente costretto a restituire il maltolto e a chiedere scusa. Essendo però un po’ cocciuto, e conscio che mia madre non avrebbe mai riconosciuto una macchinina dall’altra, restituii una orribile Majorette dello stesso colore che mi regalò chissà chi, tanto nemmeno le maestre ci avrebbero fatto caso. Mi sentivo un genio del crimine.
Mio padre che invece sapeva benissimo distinguere una macchinina dall’altra mangiò la foglia e quando mamma non fu nei paraggi mi sequestrò la Ford T, mi diede un extra di scappellotti e mi fece un discorsetto sull’onestà che ancora ricordo. Per rafforzarlo ma smorzare i toni decise che alla prima occasione avremmo visto un film, per illustrarmi a cosa va incontro chi non riga dritto. So che se avesse potuto mi avrebbe fatto vedere Fuga di Mezzanotte, ma avendo sei anni non era ancora il caso persino per uno con pochi scrupoli come mio padre. Optò quindi per un film d’avventura, d’azione e drammatico tutti assieme: Papillon.
Papillon fu, con gran soddisfazione pedagogica del babbo, un’esperienza devastante. È uno dei film carcerari più angoscianti che io conosca, risulta spossante quando sei adulto figurarsi da bambino. Avevo già visto qualche film con delle evasioni credo, ma nessuno sui tentativi di evasione falliti. È un film sulla prigionia in senso lato, senza celle ma ugualmente senza scampo, senza nessun futuro che non sia infrangersi contro gli eventi, come una mosca che cerca di uscire sbattendo contro il vetro della finestra.
Steve McQueen il “king of cool” per eccellenza in un ruolo che ne mette in luce il lato tragico, che nei disperati anni settanta e dopo dieci anni esatti, porta quasi il suo personaggio di La grande fuga di nuovo all’inferno ma lo trattiene lì, a logorarsi in un supplizio tantalico di fughe e incarcerazioni, di pene inflitte e di sfortune piovute dal cielo. A fronte di tutto, più della paura e più della morte è però la voglia di metterla nel culo a tutti e fuggire, mentre invece il suo compagno di sventura Dustin Hoffman rappresenta, in una delle prove della sua vita, l’altro lato della prigionia: quello dell’uomo abbandonato e arresosi, che ormai si trascina verso la pazzia e la morte.
Mi mise addosso un’inquietudine che non mi lasciò, vorrei poter dire che non ho più rubato nulla ma mentirei. Ho rubato altre cose ma ogni volta mi sono sentito peggio, fino a smettere che ero ancora in età preadolescenziale. È stato merito di un’educazione severa, che nel suo corso ha compreso anche un film carcerario con Steve McQueen.
Molti anni dopo, più di trenta, uno dei miei migliori amici mi disse che di recente suo padre gli aveva confessato ormai ottantaduenne di aver scontato da ragazzo una breve pena sull’ Isola del diavolo, il vero carcere su cui è basato il film, negli anni cinquanta. Gli confidò che appena maggiorenne, spinto da fame e da avventura in un’ingeneroso sud Italia del dopoguerra, si imbarcò su una nave diretta in Sud America dove iniziò ad arrangiarsi e a trafficare in pietre preziose vere e false. Lo presero e lo sbatterono sull’isola-prigione di Papillon. Dice il papà del mio amico che il film è anche troppo tenero, ti risparmia oltre la gente che muore di malattie tropicali riversa nelle proprie feci anche il tanfo di morte e animali da cortile di cui era piena l’aria. Se da ragazzino Papillon mi insegnò qualcosa poi la vita, stranamente ricollegandosi a Papillon, me lo ha ribadito da adulto.
Perché vederlo senza la mamma?
Perché mamma non è così severa e già all’introduzione della ghigliottina a me era presa malissimo la situazione presagendo il peggio, secondo me dopo alcuni minuti della mia faccia amareggiata avrebbe interrotto la visione. Poi ci sono un po’ situazioni che un bambino non dovrebbe vedere e insomma quel genere di cose di tette che le mamme poi cambiano canale. E poi forse la mamma non vuole che si faccia il tifo per i galeotti, soprattutto se vuole insegnarti che non si deve rubare. Perché alla fine nonostante il fine istruttivo e nonostante il messaggio fosse passato, io e mio padre facevamo il tifo per Steve McQueen. Come sempre, da sempre e per sempre.
La Hot Wheels comunque l’ho tenuta, alla faccia delle maestre e di chi mi regalava orribili macchinine Majorette, come monito e come trofeo.
Cosa abbinarci?
Con le sue due ore e mezza minuti di durata Papillon richiede uno snack lento e costante, piccolo e in grande quantità, con una bibita che non ti stronchi. Da piccolo me lo beccai a bocca asciutta zitto e mosca, oggi ci sgranocchierei un bustone di mini pretzel e del té freddo.
Yeah, filmone, grande Darth!
Ricordo anche io l’angoscia per il povero Steve che ci prova e riprova ad evadere da quell’inferno.
La scena dello scarafaggio e quando “conta” le onde tra le mie preferite in assoluto e cmq Mcqueen è davvero uno degli uomini più fichi mai comparsi su questa terra
Ps: V8 docet!
Faccio mea culpa e confesso di non averlo mai visto, ma rimediero’! Comunque, rimanendo in argomento, qui abbiamo la regia di Franklin Schaffner che era reduce di una doppietta mica da ridere (il primo Pianeta delle Scimmie e Patton) e sceneggiatura del grande Dalton Trumbo. Non so come abbia fatto ad averlo saltato…
@Darth cosa ne pensi di Quelli della San Pablo? Mio padre è anni che me la mena su quanto sia bello. Stai a vedere che ho un padre calcista e manco lo sapevo….
È un gran bel film, in generale.
Ed è pure calcistico più che il giusto.
Bravo il papà!
Inoltre, come regola generale, tieni sempre conto del fatto che Steve McQueen non ha mai fatto brutti film.
Per una serie di motivi molto precisa:
1) ha avuto -purtroppo- una carriera breve
2) in questo lasso di tempo è esploso molto in fretta
3) da quasi subito hanno cominciato a scrivere le parti pensando a lui, quindi anche se il film è decente lo godi di più perché lui ci mette il suo inequivocabile quid.
4) È stato una A-List Star in un periodo in cui era molto difficile che facessero brutti film, soprattutto nel genere avventuroso\western\bellico\poliziesco dove lui era la star assoluta della sua generazione.
Il risultato è che fino a “il cacciatore di taglie” del 1980 ogni film con McQueen se non impossibilmente fico ha comunque più di una cosa da dire. Lui è una delle prove che nel cinema col carisma degli attori porti a casa mezzo film.
@Darth ottimo allora lo recupero al volo -lo guarderei stasera ma devo vedere Inside out con mia figlia- e gli dico anche che ha ricevuto i complimenti da uno dei redattori del miglior sito cinematografico di tutta la Via Lattea!
Che scimmia che mi hai messo di guardare tutta la sua filmografia…
-per dire, non ho mai visto neanche Bullit-
Mio padre non è proprio un cinefilo, ma nella sua vita mi ha consigliato solo due film: Fuga di Mezzanotte di Alan Parker e Papillon, appunto. E per questo lo ringrazio. Per Papillon ha una mezza ossessione, considerato che ad OGNI passaggio su LA7 lui è lì davanti alla tv e non si alza neanche durante la pubblicità.
Bullitt è figaggine pura, fin dai titoli di testa.
Con una non rece di questo livello non posso non andarlo a pescare subito.grassie.
Adoro questa rubrica
Ma ragazzi… dovete per forza metterci questo film: Marcellino, Pane e vino
Uno dei film più angoscianti e disturbanti della mia infanzia!!!
E c’era pure la mamma in verità…
Dopo la visione,mi permetto di suggerire la lettura del libro di Charrière, inevitabilmente romanzata, ma che vita la sua! Un inno alla libertà. Per qualcosa di più realistico e “cattivo” ma con un mood simile, c’è da leggere Oro di Zykë, altro avventuriero larger than life…per poi cercare sul tubo un paio di sue interviste dell’epoca e trovarsi davanti il personaggio uscito paro paro dal libro.
Visto anchio in età formativa col mio vecchio, ma più che il timor d’ Iddio mi ha inculcato la ricerca ossessiva della libertà come ragione di vita.
Film maestoso, quando capita di beccarlo in TV non riesco a non guardarlo fino alla fine.
Quoto ogni parola scritta nel commento sopra di me da Kurofawa.
Un classico immortale che anch’io vedevo sempre col mio vecchio.
Una rubrica meravigliosa. Continua così Darth!
Anche io e mio padre abbiamo condiviso la passione per Steve Mcqueen.
In casa mia era il contraltare a Richard Gere con cui si esaltavano mamma e sorella…
Papillon è un monumento
Una delle storie che ha avuto più influenza nella mia vita.
Leggetevi anche il libro e poi cercate Banco, molto difficile da trovare.
È il secondo libro di charriere, dove racconta la sua vita dopo i fatti di papillon.
bellissimo pezzo -e film- e mi unisco anche io a quelli a cui il film l’ha fatto conoscere il babbo!
da bambina i lebbrosi mi terrorizzavano.
la scena della rosa in bocca mi ha sempre affascinata.
la farfalla che lui cattura ma non mangia…
che bel film.
anche io l’ho visto sempre solo col mio papà.
sempre bella sta rubrica.
E ti insegna anche a non fidarti delle suore, maledette… o no?
Ma che bello era il cinema negli anni settanta, che capolavoro di film.