E fu così che tornarono gli anni ‘90.
Ripescati da un uomo che aveva bisogno di un ripescaggio.
Alejandro Amenabar è l’unico regista che si è recuperato da solo, cioè da solo ha ripescato il proprio stile e le proprie tecniche per fare un film citando quelli che faceva (e che anche gli altri facevano) a fine anni ‘90. Per una fantastica coincidenza della vita, Regression è anche ambientato negli anni ‘90. Quando si dice la quadratura del cerchio.
Ma non sono più gli anni ‘90. E noi non siamo più gli stessi. Non ci stupiamo più per i colpi di scena finali, non stiamo con gli occhi pieni di I soliti sospetti, non accettiamo qualsiasi cosa ti illuda e poi sveli che invece era tutto un costrutto come Apri gli occhi, nè ci facciamo inscatolare dai meccanismi dopo che Memento ha portato tutto alle estreme conseguenze. Ma Amenabar non lo sa e ricomincia a fare i suoi vecchi film.
Abbiamo una Emma Watson wouldbangissima, sapientemente truccata e vestita da suorina che allude e chiede aiuto. Implica ma non chiede, suggerisce ma proibisce. Abbiamo Ethan Hawke che è il detective integerrimo di provincia e abbiamo la provincia nel suo complesso che guarda brutto tutti. Tutti. Cioè che tu vai in giro e la gente ti guarda brutto perché ci stanno i segreti e tu non li puoi scoprire e nemmeno ci devi provare altrimenti ti guardiamo brutto e poi non sai che ti facciamo! Ma Emma Watson suorina porca ha deciso di scoperchiare la pentola dei segreti e denuncia i genitori per averla sfruttata in un rito satanico, il padre completamente distrutto e fuori di sè confessa di non sapere che stava facendo e Ethan Hawke allora si immerge nel ventre del dimonio con uno psichiatra.
Fanno l’ipnosi regressiva in modo che ognuno in quella maniera arrivi negli ambiti reconditi della propria psiche e recuperi quel che non osa confessare. Cioè il satanismo a cui il detective non crede ma che piano piano pare vero.
La questione è molto semplice, nel film si pratica l’ipnosi regressiva come metodo di indagine, cioè si lavora nelle teste dei sospettati mentre è il film stesso a lavorare nella testa del detective protagonista. Che una volta era un credente e ora non sa più, pensava di no ma tutte queste storiacce gli mettono paura. Forse si immagina tutto o forse no. E qui arrivano gli anni ‘90.
Regression fatto oggi, con lo stile di oggi, sarebbe stato un thriller teso e onesto con gente che minaccia e gente che scappa, una cosa che se fatta bene veniva in stile anni ‘70, teso e complottista, magari alla fine manco ti dà una risposta. Però c’è una certa aria di insicurezza dell’America contemporanea, o qualcosa del genere… Invece Regression che cita gli anni ‘90 fa tutto un altro lavoro sulla storia, non racconta i fatti quali sono ma come li vede il protagonista, come lui vive quella che è una storia vera che poi non lo è; insomma uno di quei bellissimi paradossi da Hollywood. Cioè “la trama è ispirata a veri eventi nel senso che è una vera storia?” No, la storia è finta ma i fatti veri. “Quindi è successo veramente?” No, però tipo che poteva succedere perché ci eravamo vicini. “Quindi è inventato?” Sì ma su una base vera. “Quale?” Che ci stavano i satanisti in America, o forse no.
L’idea centrale è tutta questa: o forse no. Perché forse tutto sta nella testa del detective, forse non sta accadendo davvero, forse quando lo assalgono in casa i satanisti forse non è successo davvero, o forse sì perché al risveglio il telefono è fuori posto come nel suo sogno/ricordo. Il succo so ’90s sta tutto nel giocare il thriller nella testa del protagonista più che nei fatti, nel rischiare (o forse no) che tutto quanto alla fine sia stato un grande inganno. O forse è un grande inganno ma poi invece no! Era tutto vero! Dovete vedere il film, per saperlo, perché negli anni ‘90 si pagava un biglietto per avere risposte e non trottole che non si sa se finiscono di girare. Perché negli anni ‘90 tutto era meglio, eravamo più spensierati e Amenabar faceva più soldi e successo e Cristo santo se vuole tornare a farli!
Dvd-quote suggerita:
“A volte ritornano”
Jackie Lang, i400calci.com
Bella recensione Jackie, mi hai tolto le parole di bocca. Sono uscito dal cinema molto deluso, mi aspettavo ben altro (e il trailer era ingannevole). Trama “telefonata”…
Anche il carcerato che fa i disegnini con scritto devil fa un casino 90.
Ma in tutto questo fa paura? O forse no?
più che altro no
chi è quel vecchio nella seconda foto? Mi ricorda un attore che forse ha dato il meglio negli anni ’90 e ora pare si stia specializzando in film nati già vecchi che sembrano già visti. Però spesso si sta circondando di ex teen idol o ex jailbait quindi forse ha ragione lui
Il film non l’ho visto e non so manco se lo vedrò mai (mi conosco abbastanza per dire “forse sì”), ma la rece è un mezzo capolavoro.
Minchia gli anni ’90, che per me sono un periodo piuttosto fumoso da identificare come stile, spiegati per bene e in maniera bella semplice semplice.
Complimenti davvero.
Quello che vogliamo sapere è: il carcere è il manicomio criminale de ‘Il seme della follia’? In sala, dopo l’ultima veduta in esterni, eravamo lì tutti a guardarci col sopracciglio alzato.
Potrei anche vederlo, a patto che vi sia almeno una sequenza in cui il negro del villaggio, fino ad allora un negro rispettabilissimo e stimato da tutti, improvvisamente impazzisce, si corca in spalla la Watson e fugge verso il bosco.
sisi. accade. guardalo.
prima o dopo i titoli di coda?
SPOILER dopo: e fanno le zozzerie FINE SPOILER
Non sto più nei pantaloni dalla voglia di vederlo.
Non si fa in tempo a godersi il ritorno degli anni 80 che già ci vanno duro con i 90, e che razzo…
Ma portano rispetto (come si diceva nei 90ties) almeno? mah…
Sicuramente lo pescherò cmq.
@Jackie, grazie! Ovviamente soprattutto per l’ennesima ottima recensione. E comunque forse lo guardero’lo stesso.
Non ho mica capito se è bello però. Io intuisco che il film si lascia vedere ma che non riesce a chiudere le buone premesse altrettanto bene (ovvero che twisterà e tutto verrà fuori essere illusorio/ ridimensionato).
Sicuramente lo guarderò per Emma.
Invece ho una domanda che mi ronza nella testa da un po’, e colgo l’occasione di farla: in lavori come questi, che sono comunque prodottoni di intrattenimento, i registi vogliono comunque esprimere punti di vista profondi/ religiosi/ filosofici/ esistenziali o al 99% i contenuti sono studiati per avere il massimo impatto sul pubblico analogamente alla forma? Voglio dire, se prendo Rosemary’s Baby, Polansky gioca a fare solo il regista ma – a mio modesto parere – fa passare qualcosina di più (ovvero: che gente così c’è, che il male affonda le sue radici nel passato e si è tramandato all’interno di famiglie, che i suoi adepti sono dei perfetti borghesi nella capitale del mondo ecc.). Nell’esorcista (che ammetto di non riuscire a vedere senza farmela sotto), idem, c’è un messaggio che urla tutto il film che dice “queste cose succedono veramente”.
Ultimamente mi sembra invece che sia tutto studiato al millimetro per fare soldi. Come prima ma più al millimetro. Più ansia da prestazione al botteghino forse.
Ma non c’è nessuno invece che gira un film horror nello stile degli anni 2020 o 2030??
Cacchio, registi, proiettatevi in avanti che il vitage ha rotto la ceppa!
Grande, hai troppa ragione
A metà recensione non ci ho capito più una sega, o forse no.
Ho temuto tutto il tempo che sbracasse (l’intro “ispirato a fatti veri” faceva paurissima), ma alla fine lo 0-0 l’han portato a casa.
Tutto sommato mantiene coerenza e il fatto che siamo a discutere del film in relazione al momento attuale del genere è già qualcosa.
Il colpo di scena è talmente telefonato che pensi non sia quello il colpo di scena.
In soldoni, è un film che guardi con timore di schifezza ma pian piano con speranza che sia qualcosa di più, fino a che il film stesso si volta verso di te e fa “beh, cazzo guardi?”.
“niente, scusa”, e torni a casa felice di aver scelto un cinema vicino casa così non prendi troppo freddo.
Vale un buon DTV.
Il colpo di scena è talmente telefonato che è una telefonata.
Ma qualche bel film di Philip Winchester no ? Poi fate voi. Ma se questo è così ci sono là fuori film più meritevoli come Eden Lake o per restare in tema di lake, Shark Lake che annovera tra l’altro una grande interpretazione di Dolph Lundgreen. Cioè prima di ridurmi a vedere questo mi guarderei bene attorno che c’è roba più grintosa. Idem se dovessi scrivere delle recensioni. Poi oh, va bene lo stesso.
Suorina porca = La cerchiatura del quadro.
Meglio questo o The Visit?
O forse non sono paragonabili?…forse?
La rece di Visit era positiva ma forse mi apsettavo troppo dopo averla letta…forse?
Questa è più negativa quindi forse non rimarrò deluso…forse?
FORSE????
Per me non c’è paragone. Molto meglio The Visit!
A me la recensione mette un po’ di tristezza: Amenabar e’ stato un regista interessante per qualche anno, direi da Apre los Ojos fino a Mar Adentro. Non credo che vedro’ questo, da come lo avete descritto sembra un qualsiasi film della Blumhouse. So che Agora e’ stato un fiasco pesante, ma da un film con ambizioni artistiche come quello a un prodottino generico come questo, la discesa e’ molto lunga.
@Zen per fortuna io non sono sensibile come te, pero’ mi ero totalmente dimenticato che il Mare Dentro fosse di Amenabar…mentre ignoravo che lo fosse anche Agora, film che ho dimenticato credo 3 secondi dopo averlo visto. In questa ottica e alla luce anche dei suoi film thriller/horror che comunque meritano rispetto un po’mi intristisco pure io. A questo punto nel mio caso sono costretto a vederlo per completare la collezione…
L’unica cosa che m’interessa sapere di ‘sto film è se la Watson finalmente le esce oppure no.
Ahahahahahahahahah
Visto finalmente ieri…un po’ na palla al cazzo (Emma a parte)