Bosch è una serie prodotta da Amazon Prime e tratta da una serie di romanzi scritti da Michael Connelly con protagonista un poliziotto di nome Hieronymous (Harry) Bosch. Sì davvero: come il pittore olandese del quattrocento. Non esattamente tra le serie che spostano più hype, consensi e commenti su internet al giorno d’oggi, ma –nondimeno- una delle migliori serie da anni a questa parte. Da un po’ di mesi si possono vedere i dieci episodi che compongono la seconda stagione, il sottoscritto e Wim Diesel hanno passato i giorni a ridosso della serie a commentare i passaggi con incalzanti SMS. Questa, a grandi linee, è la chiacchierata tra noi due sull’argomento scaturita via mail
DARTH VON TRIER: Allora, l’anno scorso eravamo presi da True Detective 2 ed abbiamo solamente accennato a Bosch, che poi si è rivelata una delle nostre preferite degli ultimi tempi. Mi pare doveroso spendere due parole sulla serie in generale, giacché oggi ci troviamo a parlare della seconda stagione. Per me è stata folgorante. Non avevo mai letto nulla di Connelly, a malapena conoscevo il nome del suo personaggio quindi l’ho vista da zero, con zero pregressi e sono rimasto irretito da quanto cazzo sia la Los Angeles che ci piace, il poliziesco che ci piace, senza doverci ripetere su Ellroy, Chandler, Mann, Friedkin etc. Tu invece avevi letto qualcosa, qualcosa ne sapevi, quindi come ti è parso il lavoro che hanno fatto?
WIM DIESEL: La prima volta che ho letto Connelly è stato per uno di quei libri Mondadori che passavano in edicola in edizione economica, tipo il giallo Mondadori o qualcosa di similare. Io sono una persona che legge(va) molto a caso, mi capita spesso di prendere un libro di qualcuno sconosciuto. Così ho trovato questo romanzo che si chiamava Debito di sangue, e nel retrocopertina c’era scritto che Clint Eastwood l’aveva comprato per farci un film. Ovviamente ho comprato il libro, sono andato a casa e l’ho letto in pochissimo tempo. In questo Michael Connelly è ottimo, nel senso: è esattamente a metà tra quelli che fanno l’intreccio poliziesco complicato e da ultraconsumo tipo Jeffery Deaver e quelli che amano modellare personaggi molto oscuri, sai, alla Spillane. Il poliziesco contemporaneo è pieno di questa gente che per me più o meno si equivale, cioè non so dirti se preferisco Connelly o Deaver o Pelecanos o Winslow… la qualità è più o meno quella. Debito di sangue comunque mi piacque molto, ecco, ma non tanto da dire “ora mi trovo tutto”. Non sono quasi mai metodico nel recupero degli scrittori, di pochissimi ho letto tutto. Trovai La memoria del topo in una banchetta, sempre in edizione super-economica, e me lo comprai. Quello è il primo romanzo della serie di Harry Bosch e il ritratto è abbastanza diverso da quello del film, più oscuro e introspettivo. Ma credo che sia così più per una contingenza, nel senso che forse Connelly mentre scriveva si è trovato tra le dita questo personaggio molto forte e ha deciso di concentrarsi più sulla personalità di Bosch, sul suo passato e sulle ombre, piuttosto. Dopo quello ho letto solo Musica Dura, la cui trama contiene l’ossatura generale della seconda serie televisiva. Questo per dirti che sì, la volta che mi scrivesti “c’è una serie TV chiamata Bosch” mi sono preso bene, ma non è che stessi spruzzando la gioia fuori dal cazzo. La gioia fuori dal cazzo l’ho iniziata a spruzzare quando ho iniziato a vedere la serie: per me è uno dei telefilm più eccezionali di sempre.
Sul personaggio, a parte quel che ti dicevo sopra, direi che tutto sommato il lavoro fatto nella serie è lo stesso che viene fatto con il personaggio di Terry McCaleb nel film di Debito di sangue: viene semplificato, si dà qualcosa per scontato, si taglia qualche comprimario e si prega che funzioni. Per capirci, parlando di trama pura e semplice, Debito di sangue film è assolutamente minore rispetto a Debito di sangue libro. Ma fortunatamente Clint Eastwood riesce a farlo diventare un’altra cosa. Credo che valga anche per il telefilm: se avessi dovuto dire chi doveva interpretare Harry Bosch, non avrei mai pensato a Titus Welliwer. Ma bastano dieci minuti di serie per capire che Titus Welliwer è Bosch, che è riuscito a piegarsi il personaggio addosso alle sue esigenze. Diciamo così… S’è capito qualcosa?
DVT: Sì sì chiaro, poi ecco io non avendo letto i libri mi fido ciecamente di te. Da spettatore posso confermare che ho capito che c’era stato un grosso lavoro sull’essenzialità degli elementi. Alla fine hai un contesto ricco, dove anche quello che rimane sullo sfondo, o le storie che vanno sottotraccia, non ti sembrano mai sottosviluppate o scadenti, hai sempre questa percezione di funzionamento del tutto, tangibile o percepito che sia che è un po’ come in pittura certi sfondi che sembrano dettagliati e poi sono quattro pennellate che però suggeriscono precisamente quello che serve ma senza distogliere dalla narrazione in primo piano. Chiaramente su Bosch/Welliver c’è il lavoro più grosso di tutti: non parla moltissimo ma in ogni dettaglio e in ogni cosa che fa e dice recita tutto quello che serve, lo adoro, è il badass che mancava.
Perché siamo abituati a badass da fumetto ormai, al cinema o alla TV essere un uomo d’azione con le palle quadrate diventa sempre più macchiettistico. Bosch invece è vero, è umano, un uomo sofferente ma al contempo non è mai debole, è duro senza voler fare il duro e a volte è anche ironico. È un badass congenito ed è resa benissimo questa cosa.
WD: Secondo me dipende tutto dal fatto che forse si vuol far funzionare le serie puntando sull’elemento umano, sull’immedesimazione dello spettatore. Cioè ad esempio una cosa come Breaking Bad spinge sul tasto dell’uomo comune che si trova in queste situazioni da criminale, ed è una premessa che in una certa misura nega il noir, o comunque non lo considera implicito nello svolgimento della storia. Invece Bosch potrebbe essere tranquillamente scritta dal John Milius dei tempi belli, magari Milius la farebbe giusto un po’ più malvagia e nichilista, e forse il personaggio di Bosch sarebbe un po’ più matto e meno quadrato, con qualche accento diverso. Ma il punto è che Harry Bosch, l’Harry Bosch della serie, è un personaggio così classico che oggi sembra quasi spiccare per originalità. Forse un lavoro simile era all’origine di Luther, ma poi si è preferito farne una serie moderna a orologeria con questi intrecci pazzeschi e questi cattivi psicotici da cronaca nera ipertrofizzata, tutti questi piccoli Breivik, che non so come spiegarlo, tolgono respiro alla narrazione.
La potremmo chiamare sindrome di Damon Lindelof. Moltissime serie, anche noir, vengono realizzate sull’onda di un’idea brillante di base, che illumina una sola faccia di un meccanismo a incastro, e fa montare la tensione a livelli allucinanti fin da subito per capire cosa è successo, qual è la premessa. Per cui all’inizio le guardi per vedere cosa succede. E poi dopo un po’ iniziano a illuminare la struttura e al contempo devono tirar fuori dei colpi di scena e qualche “supercazzola”, e la macchina va avanti, la serie si rinnova per due stagioni in più, eccetera. Non è che non mi piacciano queste cose, ma c’è sicuramente un certo livello di ingratitudine, di ricatto. Un esempio tipico è la prima stagione di True Detective: parte col botto, affastella delle gran premesse e poi si ferma e le chiude così un po’ alla cieca. Bosch invece è costruita a blocchi progressivi, che s’intrecciano uno con l’altro ma non in maniera stronza o pretestuosa. E al di là del lavoro su Harry Bosch, popolano la serie di personaggi che nel complesso sono credibili, e sono tutti scolpiti nel legno -la moglie, il partner, i capi della polizia, gli sbirri corrotti. Il lavoro di asciugatura è molto evidente. In certi casi forse anche troppo, non voglio fare spoiler ma diciamo che prendere tre libri e farci una serie di 10 puntate toglie un sacco di ciccia a molte sottotrame –per cui ti trovi dei blocchi narrativi che nei libri occupano centocinquanta pagine e nel telefilm si risolvono in un “ah, ho capito, ok”. Però l’insieme è ultra-funzionale.
DVT: È vero, c’è un che di Milius ma aggiornato al noir americano post-Mann. La prima serie di Bosch appena alla seconda puntata sembrava essere arrivata proprio per dimostrare quanto non serva il fumo negli occhi e la complicazione per fare un buon poliziesco e pure elegante, come appunto la succitata True Detective 1, ma servono pochi elementi ben utilizzati e un’idea nitida dei personaggi e della storia, anche se semplici. Bosch inizia e in metà della prima puntata hai già sancito il mood della storia, capisci in che L.A. ti trovi e capisci che sei in quella zona grigia di procedura poliziesca in cui può succedere di tutto, però non cade mai nel cliché -e anzi Bosch ammonisce i colleghi che ancora vorrebbero fare le cose alla spiccia che “non sono più quei tempi“, è il primo che se serve gioca anche sporco ma sa che lo devi fare col triplo dell’attenzione perché la sorveglianza oggi è più alta e la tolleranza per chi agisce fuori dalle regole è molto minore. È “classico” senza voler essere “manierista”, è un classico che tiene conto di Ellroy ma sa che è il 2016 e adatta la procedura all’antica ai tempi moderni. È una bella prefigurazione. Spesso gli autori dei materiali d’origine vengono coinvolti più per usarli come testimonial che altro, invece qui ho l’impressione che Connelly abbia avuto un ruolo importante nella trasposizione del suo mondo, oltre che essere produttore esecutivo della serie e testimonial
WD: Il principale pregio per me è che Bosch la guardi per guardarla, lì ed ora. Alla fine l’intreccio in sé passa spesso in secondo piano rispetto alle scene di vita di lui. Non frega quasi un cazzo di sapere come va a finire.
DVT: No beh ti frega ma non senti di perdere tempo quando stanno mostrando qualcos’altro. Io la trama principale -quella dell’omicidio del pornografo- a un certo punto l’ho messa in secondo piano come interesse in favore di quella secondaria del figlio del capo della polizia sotto copertura ma con un orecchio attndevo comunque con ansia che procedessero con la trama principale. Sì chiaramente Bosch/Welliver è quello che fa la serie, vedrei anche puntate fatte di soli giri di routine suoi. Che poi, in parte, è una serie che contiene cose così: giri di routine, persone che fanno cose normali… Però poi quando c’è da agire arrivano alcuni dei migliori momenti del genere, in TV e non solo.
La scena degli ostaggi liberati senza sparare un colpo è da applausi, nemmeno l’ultima stagione di True Detective.
WD: La scena degli ostaggi liberati è un ottimo esempio di quello che intendevo quando dicevo “fine l’intreccio in sè passa in secondo piano”.
SPOILER
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Ti faccio un esempio: la scansione tipica di una soluzione narrativa come questa è quasi sempre uguale: L’eroe vuole risolvere il caso, arriva il malvagio, gli rapisce moglie e figlia, lui inizia a cedere a delle richieste per salvarle e poi cerca di ribaltare la situazione e bla bla bla, il tutto in un sistema ad incastro che potenzialmente può andare avanti anche fino alla fine della serie. Tra le altre cose questa è una delle ragioni per cui odio quasi sempre i film coi rapimenti: perlopiù sono gare di cazzi grossi a caso in cui ci si allontana sempre più dal vero. Così poi ti trovi che a metà della stagione di Bosch rapiscono la moglie e la figlia e tu pensi vaffanculo Liam Neeson. Invece è uno spin-off da 15 minuti netti, una cosa messa in piedi da un cattivo che non è nemmeno al centro di tutte le macchinazioni. A Bosch arriva la telefonata e dieci minuti dopo è già partita l’azione solitaria. 5 minuti di azione old school e via andare. Non c’è manco l’abbraccione catartico alla fine, in pratica. Cioè, a parte il modo in cui è girata e la location strepitosa e tutto, è incredibile perchè per molti versi non ha nemmeno un vero e proprio motivo per star dentro la trama generale, e tutto quello che puoi pensare è che gliel’abbiano infilata per scolpire un po’ il lato street di Harry Bosch. E pure un po’ per sfottere le scene di rapimento nei film.
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FINE SPOILER
Poi c’è parecchia roba di questo tenore in giro per la serie, tutte le questioni di mobbing tra FBI e polizia di Vegas eccetera, sono più che altro degli spin-off irragionevoli per costruire dei personaggi magari inutili ma bellissimi (ne ho in mente uno in particolare), che danno a tutto un gran tono da serie anni ottanta, non so, tipo Miami Vice.
DVT: Ma anche settanta, penso al sottobosco stradaiolo ricorrente di Baretta o Hill Street Blues. Ha l’anima rivista e rilanciata in grande delle serie più credibili del genere di ogni decade, svettando. L’enorme fascino della serie anche per me è nell’agglomerato di personaggi ognuno delinato e con la sua storia, e in parte pure il contrasto tra questa L.A e i suoi abitanti, questa città crudele ma impalpabile tutta fatta di luoghi ininfluenti in cui via via si affastellano personaggi tangibilissimi, di pietra che a differenza di noi quella città la conoscono e padroneggiano come niente.
Qui si è aggiunta anche la Las Vegas periferica, quella fuori dalla strip delle famiglie coi viaggi in groupon e degli hotel a tema, che è un posto allucinante in cui sopravvivono degli scorci scorsesiani di hotel ex di lusso oggi in decadenza uniti a boh, parcheggi di motel grandi come un campo di calcio e deserto con strip club qui e lì.
Mi ci sono ritrovato e sono posti in cui ti senti veramente solo, più che in cima ad una montagna. Forse è una fissazione mia questa dei luoghi di certa America, uscì fuori anche per True Detective 2, ma sono uno sfondo scenografico e diciamo di mood, che mi fa risaltare tantissimo i personaggi. Pensa alla scena dell’iron rodeo, che cosa pazzesca. Già la storia che porta alla scena è bella, poi ci sono quel luogo e quella desolazione che amplificano esponenzialmente tutto.
WD: So che non è il concetto più originale del sistema solare, però c’è sempre quella distinzione molto forte tra il poliziesco newyorkese e il poliziesco losangelino -molto brevemente, quello newyorkese è verticale e compresso negli spazi chiusi o nei vicoli devastati, tipo NYPD Blue, e alla fine per dire è relativamente raro vedere un buon inseguimento d’auto a New York (così al volo mi viene in mente Die Hard 3). Mentre Los Angeles è un territorio di caccia per i campi lunghi, che se ci metti quella periferia e quel degrado non hai manco bisogno di scriverti il film (un esempio tipico è Drive). Poi in realtà l’altro giorno ho riguardato Straight Outta Compton ed è la stessa poetica, nel senso, è un film che si apre su una crackhouse che in realtà è la classica casetta singola col giardino sfiorito, poi arriva la polizia a fare irruzione con un cazzo di carrarmato che entra dentro il muro, un CARRARMATO, no, provaci a New York a far girare un carrarmato per le strade. E poi c’è tutta questa epica del degrado periferico, della gente che scrive le rime in pullman. Alla fine è tutto collegato, cioè, stando solo al cinema sembra di vedere che per fare la vita di strada a New York basta scendere in strada e invece a Los Angeles tocca fare dei chilometri.
DVT: È molto vero quello che dici tu, però confuto con l’inseguimento di Il braccio violento della legge la cosa che dici sugli insegumenti a New York. Tra l’altro Friedkin poi si sposta a Los Angeles con Vivere e Morire a Los Angeles e pure lì crea uno degli inseguimenti più maestosi del cinema.
Anzi questa mia postilla la incanalo nella tua osservazione giusta sulle due città: i due inseguimenti sono uguali solo per la potenza, la violenza, l’esasperazione ma sono molto diversi come carattere: quello a NY è tutto fuggi fuggi di persone, di cumuli di immondizia travolti e macchine che sgommano, è urbano nel senso che dici tu degli spazi ristretti e della vitalità delle strade; quello a LA invece è un’estenuante rincorrersi contromano sulla superstrada intasata nell’ora di punta, non ci sono persone, ci sono solo veicoli e spazi o desolati quasi metafisici come i giganteschi canali prosciugati o intasati di umanità intrappolata nelle vetture come i cavalcavia della superstrada.
WD: Il rapporto tra L.A. e Vegas invece per me vuol dire Ellroy, soprattutto Sei pezzi da mille, nel senso di Vegas come una specie di toilette della moralità e dell’autostrada che le collega come tipo highway to hell. È una cosa che in Bosch è resa soprattutto nel personaggio della ex moglie, cioè tipo trasferirsi a Vegas vuol dire già come premessa che ha mollato la vita e ha abbracciato la Vita… Niente giudizi morali, eh? Anche perché sono perdutamente innamorato di Sarah Clarke dalla prima puntata di 24. Anche se qui c’è da dire che il personaggio della moglie del morto la mette quasi in secondo piano.
DVT: Sì come ti dicevo l’introduzione di Vegas è la cosa più Ellroy di tutte, ed è perfetto come sia inquadrata solo nella sua parte per niente glamour. Altrimenti non si riesce a rendere quel mood di Vegas che dici tu: se per sbaglio ti sfugge una carrellata sulla strip, pensi subito a Scorsese.
Senti, nei nostri scambi di SMS tu mi dicevi che non eri proprio esaltato della sottotrama, che trovavi deboli alcuni personaggi? Senza rovinare nulla parliamo di questa cosa, perché io, forse rapito dalla bellezza dell’insieme, non ho avuto grossi problemi.
WD: Niente di davvero pressante. È solo che soprattutto per quanto riguarda i cattivi, a un certo punto nella serie inizia questa escalation fichissima, in cui dei personaggi che sembravano sfigatissimi pian piano iniziano a mostrarsi sempre più bastardi e senza scrupoli. Poi a un certo punto un paio di loro, diciamo i due cattivi principali, iniziano a svalvolare e si fanno fregare in un modo un po’ idiota, che non segue quell’escalation, non segue l’aspettativa che ci avevano dato a un certo punto. Diciamo così. Però insomma, mi rendo conto che Bosch sia anche e soprattutto una serie sulla miseria umana, e quindi ha abbastanza senso che i personaggi siano così a basso profilo. Però è un po’ bizzarro perché, pur non avendo letto tutta la roba da cui è tratta la seconda stagione di Bosch, di solito i personaggi di Connelly tendono sempre ad essere un po’ oltre l’umano, a sfidarsi un po’ in campo aperto. In questo senso i cattivi della prima stagione somigliano molto di più a dei personaggi di Connelly. Magari dico una stronzata, ma mi pare che a questo giro Connelly si sia volutamente un po’ sacrificato, a un certo punto abbia scelto deliberatamente di scaricare un po’ la trama e l’intreccio, e puntare su un prodotto un po’ più classico. Anche il personaggio di Bosch: quasi tutto il suo conflitto interiore, che nei libri che ho letto occupa pagine e pagine, flashback, rimandi e tutto il resto, nel telefilm è relegato a un paio di gesti simbolici –esempio cardine, la scena finale della seconda stagione. È anche una bella scelta, molto cinematografica. E del resto le parti cinematografiche di Bosch sono decisamente le migliori, il gusto registico per la scena, l’iron rodeo, il rapimento, tutte quelle cose lì.
DVT: Questo non lo so dire perché appunto non ho letto i romanzi, quello che mi sento di fare è consigliare di guardare Bosch. Qui in Italia non se la fila nessuno ed è criminale, per fortuna ci siamo noi a darvi le dritte giuste e se non avete colto tra le righe un anno fa con questa chiacchierata vi caldeggiamo ufficialmente di iniziarla; partite dalla prima serie, con calma, entrate nel ritmo lento ma incalzante, peretevi nella Los Angeles tentacolare del nuovo noir statunitense ma godetevi anche quei brevi sprazzi di buddy cop che affiorano qui e lì ma soprattutto scoprite l’Harry Bosch di Titus Welliver che è veramente una delle cose più incisive nel genere che abbiamo visto da molto tempo a questa parte.
1) #TeamConnelly da sempre. Se dovessi individuare il migliore libro con Bosch protagonista consiglierei Ghiaccio nero. Deaver è favoloso nel creare suspence – “lo Scheletro che balla” libro obbligatorio per la formazione di un buon calcista – ma al terzo libro ti accorgi che cambia i condimenti ma la pietanza è sempre quella.
2) Debito di Sangue uno dei film peggiori traslati da libro. Non posso dire il perchè altrimenti vi spoilero completamente l’assassino. Non una cosa carina…. O libro o film (leggete il libro).
3) bosch: La prima stagione mi era piaciuta ma non ho gridato al miracolo. Questa seconda è un capolavoro. 8 ore di poliziesco da erezione completa. Non sbagliano un momento, un’inquadratura, un personaggio, un ambiente e tutta la messa in scena è onesta fino in fondo (TD2 bellissima ma autocompiaciuta in maniera rivoltante) Purtroppo la sottotrama sulla madre di Bosch è risolta in 20 minuti di screen-time a fronte di un libro intero dedicato all’indagine. Welliver meraviglioso. Quando avevo visto il casting non ci avrei messo 1 euro
punto 1 : parole sante fratello.
1) #TeamConnelly da sempre. Se dovessi individuare il migliore libro con Bosch protagonista consiglierei Ghiaccio nero. Deaver è favoloso nel creare suspence – “lo Scheletro che balla” libro obbligatorio per la formazione di un buon calcista – ma al terzo libro ti accorgi che cambia i condimenti ma la pietanza è sempre quella.
2) Debito di Sangue uno dei film peggiori traslati da libro. Non posso dire il perchè altrimenti vi spoilero completamente l’assassino. Non una cosa carina…. O libro o film (leggete il libro).
3) bosch: La prima stagione mi era piaciuta ma non ho gridato al miracolo. Questa seconda è un capolavoro. 8 ore di poliziesco da erezione completa. Non sbagliano un momento, un’inquadratura, un personaggio, un ambiente e tutta la messa in scena è onesta fino in fondo (TD2 bellissima ma autocompiaciuta in maniera rivoltante) Purtroppo la sottotrama sulla madre di Bosch è risolta in 20 minuti di screen-time a fronte di un libro intero dedicato all’indagine. Welliver meraviglioso. Quando avevo visto il casting non ci avrei messo 1 euro
Ho tutti i libri di Connelly, inclusi quelli del suo (per me) personaggio migliore, il fratellastro di Bosch, il “Lincoln Lawyer” Mickey Haller, e solo per questo motivo ho accuratamente evitato questa serie: a che serve guardare qualcosa che sai già dove andrà a parare? Va bene la recitazione, va bene che Los Angeles è sempre bellissima da vedere, ma in questi casi mi sento sempre uno stronzo con l’elenco in mano in attesa di spuntare quali personaggi e quali sottotrame hanno deciso di presentare.
Poi arrivano i400calci e capisci che non ci sono santi, una possibilità gliela devi dare. Speriamo bene.
Trovo incredibile che Bosch, anche ma non solo per la faccia da idiota del protagonista, possa piacere. Per me è amatoriale, senza ritmo e senza idee con un cattivo che a livello di fascino rasenta i livelli di Star Wars 1,2,3 diretti Lucas. La storia è ridicola e narrativamente hanno fatto uno sforzo minuscolo, come quello di Lansdale in Hap & Leo. L’impressione è che queste due serie siano destinate ad un pubblico imberbe che è capace di seguire la storia più banale del mondo senza addormentarsi. Un pubblico senza pretese e senza ore di visione sulle spalle. Al contrario per me è tragica la notizia che non si farà True Detective 3, in quanto il 2 è stato tipo il miglior film degli ultimi anni e Ray Velcoro il personaggio più bello di sempre. Lo dico anche perché non avendo amato per nulla Miami Vice (come forse ricorderete), qua si vede un Velcoro in gran spolvero sfoggiare ha una caratura attoriale coi controcazzi. Ecco in TD2 succedono cose da noir con gente che muore sparata all’improvviso, sparatorie lunghissime, orge, bambini senza speranza, madri malate e un intrigo bestiale che rende giustizia al genere. Ci hanno lavorato alla sceneggiatura e tanto per rendere tutto assai poco prevedibile. In Bosch (e Hap & Leo ) invece hanno scritto tutto in un weekend (questo lo so per certo, btw).
Bosch non è un noir secondo me. La Storia è molto più lineare (soprattutto non è una trama originale ma un adattamento)…. Ho amato TD2 e soprattutto Velcoro ma nulla ha a che fare con Bosch. Sono prodotti molto diversi. TD trasuda disperazione fino al midollo e Pizzolato scrive una cosa per dirne un altra… Connelly va dritto al punto. E se la tira di meno
Ok, ma allora rimanendo su Connelly: l’ho letto pure io. E con il Bosch dello schermo non ha nulla a che fare. Ma proprio niente. I libri di Connelly che ho letto sono degli ottimi film, classici polizieschi che ti leggi velocemente, con piacere e ti tengono interessato fino alla fine, quindi tutto il contrario. Amazon Bosch ho difficoltà persino a capire come abbiano fatto a concepirlo, a che scopo creare qualcosa di così piatto e appicciargli il nome Bosch.
Il paragone con TD2 è dovuto al fatto che si tratta di storie di poliziotti e che stiamo parlando di serie tv. Si possono affrontare entrambe le cose lasciando il segno oppure ricadendo nel solco di pesca della banalità.
Per esempio Kevin Bacon ha fatto The Following che tra mille difetti e banalità riesce però a funzionare per ben due stagioni e siamo ad un livello ancora diverso, più simile a ciò che avrebbe dovuto essere Bosch ma con un tocco noir alla TD e dei momenti di kevinismo da darsi il cinque da soli. Dacci un occhio vez.
“Per esempio Kevin Bacon ha fatto The Following che tra mille difetti e banalità riesce però a funzionare per ben due stagioni e siamo ad un livello ancora diverso, più simile a ciò che avrebbe dovuto essere Bosch ma con un tocco noir alla TD e dei momenti di kevinismo da darsi il cinque da soli”.
Questa è una somma trollata.
“In Bosch (e Hap & Leo ) invece hanno scritto tutto in un weekend (questo lo so per certo, btw)”
me l’ha detto mio cugino
@Krug come ti permetti, insolente. Ma almeno hai visto quella serie ? Hanno messo giù un killer psycho che ha reso impagabile Sir James Puferoy (cosa non facillima), implementando un meccanismo di tensione basilare ma in continuo fomento, roba che dopo le prime 3 puntate non ti stacchi più. Sai di cosa è capace il Kevin quando sfoggia il suo kevinismo esistenzialista ? Di tutto, è capace. Se ci sono dubbi che Bacon sia un attore della Madonna allora veramente sei ridotto a spruzzare la panna dal culo, caro mio.
@polipo No, la cosa è certa al 100%. Fidati del PCC. E iscriviti, piuttosto.
Mi devo trovare d’accordo con Pisciatoio al riguardo di The Following. E su Kevin Bacon guai a chi lo tocca.
Definire True Detective 2 come la migliore cosa del mondo, fa di tutte le tue parole un fascio, da buttare nel immondizia… ;)
Ankel Non trollare. Non ho detto del mondo (quello lo ha detto Wim di Miami Vice, non confondere le acque) ma solo degli ultimi X anni. Fai te se 5, 10, 20. Ma non ti allargare. Checché ne pensiate tu e Tarantino io sono realmente convinto che sia una bomba atomica, a livello dei vecchi noir di Altman ma con un coefficiente penetrazione nel torbido molto molto più sofisticato. Il mio sogno era infatti uno spin off su Velcoro. Ma che ti dico a fare queste cose, mi sembra di parlare con suo figlio, il figlio di Velcoro.
@Sharlito Sei nel PCC. Benvenuto.
TD3 e’ ancora in forse e non ne e’ stata annunciata la cancellazione finora. Leggo proprio oggi che Pizzolatto e’ ancora sotto contratto per la HBO e la serie potrebbe ripartire, ma non credo prima del 2018. Capolavoro o meno. e’ una serie molto costosa e gli ascolti della seconda stagione sono stati mediocri, o comunque inferiori alla previsioni.
c’è da dire che la prima stagione di hap e leonard è tratta dal primo libro che secondo me è quello più “basico”.
Non a caso la prima stagione di quante puntate è composta? 6, 7?
Io dico che H & L ha un bel potenziale di dialoghi, scene, personaggi grotteschi e assurdi.
Inoltre rispetto ad altre serie completamente stravolte (preacher) segue quasi fedelmente i libri
Bosch I loved you at first sight. Grazie per la recensione!
Ma c’è Marlo Stanfield di The Wire!
(The Wire meriterebbe una rubrica LE BASI, con un articolo per ognuna delle 5 stagioni e con Baltimore di Randy Newman come sigla).
Sì.
di bosch ne ho già sentito parlare bene, questa rece me l’ha definitivamente venduto.
visto il back to back di serie TV, ripropongo: ma due righe su Penny Dreadful ce le possiamo aspettare dai 400c ora che la serie si è conclusa (non cancellata)?
Tks
Non sono molto propenso a parlare di serie televisive qui sul sito e ancora di più sul mio blog, sono eccezioni rare queste tipo Bosch.
Personalmente se avessi voluto fare un’eccezione per Penny Dreadful, dopo tre anni di messa in onda, l’avrei fatta. Ma non mi è mai interessata né piaciuta, spiacente.
Ecco, speravo giusto in una smerdata di questo tipo. Samuelina scassa da giorni postando a raffica commenti dove inneggia a Penny Dreadful come se fosse il nuovo Twin Peaks. E nessuno la caga. Ad un certo punto, per decenza, sperando di arginare questo profluvio di scritti senza senso compiuto, il buon Darthagnan Von Trier sguaina la spada e la colpisce dritta nell’intimo. Mi immagino il faccino allibito.
Dolce Samuelina, io volevo dirti la stessa identica cosa: Penny Dreadful fa cacare, ma proprio a livelli di telenovelas do brazil. Eva Green è una cagna irrecuperabile. Ti sei messo a fare il pelo ad un gioiello come Stranger Things per controproporre una cagata cosmica di cui non frega gnente a nessuno tranne a te e a qualche signora inglese che si è formata culturalmente leggendo il Sun.
Ti meriteresti un’espulsione dal PCC, e questo anche solo per averlo vituperato salvo poi incarnarne la protesta (benché in modo anti calcista in quanto al citato Penny). Per questa volta ti salvi ma alla prossima sei fuori. E tornerai al tuo lavoro di prima: raccogliere tarzanelli dai culi.
@Darth spero tornerai sul tema per il nuovo Twin Peaks di Lynch. Immagino che anche tu non veda l’ora.
Precisiamo: non volevo redarguire nessuno né accanirmi.
Solo chiarire una cosa che per me era un po’ un dato di fatto ma magari non per tutti. Avrei potuto dirlo di dozzine di altre serie, più o meno gradite.
Su Twin Peaks vedremo, sono curioso come chiunque di vedere cosa sarà.
@pisciatoio
Uno che sta da due mesi scarsi sui 400c non si deve permettere di rompermi il cazzo
Muto e vammi a lavare la macchina con l’evian
Poi ti ridò i soldi
Oggi non tengo tempo per leggere il Papiro di Darth & Win.
Il Sosia di Titus Welliver dice che non c’é fretta;)
https://www.youtube.com/watch?v=eAFxnNSTzns
(min: 05:44)
Ostrega! l’è propriu un sosia!
Che belle queste vostre “chiacchierate epistolari” su serie/film che riscuotono poco successo di pubblico. Bravi! Bis! (Tris!)
È una di quelle serie su cui urlo a caso “GUARDATELA!!” Sui social dal primo episodio. È sempre bello sentirne parlare bene nel modo giusto da gente giusta. Complimenti per il pezzo.
Perdonatemi, leggerò con interesse la discussione, ma intanto non posso non soffermarmi polemicamente sull’ultima frase del primo intervento di Wim Diesel: “per me è uno dei telefilm più eccezionali di sempre.”
Ma possibile che appena piace una serie televisiva debbano sempre scattrare in automatico queste frasi roboanti e assolutiste? A leggere nei forum e nei blog di serie tv è un continuo di “best ever” riferito a qualsiasi cosa e a chiunque.
Piace una serie? “Miglior serie di tutti i tempi!”
Piace un personaggio? “Il personaggio più geniale mai visto!”
Piace un attore? “Miglior attore di ogni epoca!” (che poi regolarmente finisce a fare il caratterista anonimo che nessuno caga)
Piace un’ attrice? “La più bella donna del mondo!”
Piace un finale? “Mai visto nulla del genere! Mi sono pisciato addosso, ancora piango e mi tremano le gambe! Miglior finale della storia dell’umantà!”
E via così.
Ho capito che le serie tv per loro stessa natura creano un tasso di coinvoglimento e un senso di famigliarità con attori e personaggi molto forte. Ma… boh, mi chiedo se solo io sono irritato da questa melensaggine diffusa, da questi tic verbali ormai svuotati da ogni valore. Quando si capisce che la “best ever” mai vista sarà banalmente sempre la successiva che piace.
92 minuti di applausi per tommaso.
@Tommaso – scusa se ti rispondo in ritardo. hai ragione e torto, nel senso che hai ragione sul fatto che tendo a farmi trasportare dall’entusiasmo, e che queste dichiarazioni possono sembrare irritanti, ma hai torto perchè lamentarsene è una presa di posizione che non tiene conto di molte sfumature.
purtroppo è una cosa che capita scrivendo: si esagera. quando dico che la scena di un film è devastante, ad esempio, intendo dire che mi ha colpito tantissimo. ma a volte vedo scene assolutamente “devastanti” e riesco comunque a dormire la notte, e la mattina dopo vado comunque al lavoro, magari continuo a pensarci, ma di fatto nessuna scena “devastante” mi ha devastato la vita. sono riuscito a sopravvivere a tutte le scene dei film.
è un esempio tra i tanti. se scrivo che l’interpretazione di un attoreè grandiosa, intendo dire che è molto buona. se scrivo che sono perdutamente innamorato di Sarah Clarke intendo dire che mi piace molto come donna e come attrice, anche se non ho mai passato le notti a piangere perchè non sa della mia esistenza. Se scrivo che Bosch è poco considerata tra le serie che escono oggigiorno, non mi riferisco ad alcun dato statistico ufficiale. personalmente credo che lo scrivere di cinema e altro debba essere così, perchè in fondo come spettatori abbiamo il diritto a farci trascinare in un mondo di assoluti (e qui siamo spettatori, non critici, o almeno questa è la mia idea).
A onor del vero, comunque, non me lo rimangio. a distanza di qualche mese continuo a considerare Bosch una delle migliori serie TV che ho mai visto. non una delle migliori due (la prima è 24 e su questa sono convinto, all’altra ci devo pensare molto attentamente), ma forse una delle migliori 20 sì. perchè? cerco di spiegarlo sotto assieme a Darth. nessuno è d’accordo con questa opinione? qualcuno trova Bosch un prodotto di scarso valore? mi dispiace. e quando dico che mi dispiace, naturalmente, sto facendo un’altra iperbole: in realtà non me ne frega un cazzo.
The Bosch è davvero una serie meravigliosa.
Non solo ma come scrissi su altri lidi, se si fosse chiamata “True Detective 2” si sarebbe gridato al miracolo e la gente sarebbe scesa in piazza proclamando Pizzolatto capo del mondo.
Se poi vogliamo parlare di The Wire (da cui Bosch ha preso non solo il grande Marlo, ma pure il mitico Tenente Daniels) penso che un “Le Basi” sarebbe veramente il minimo.
D’altra parte sono convinto che nella realizzazione (libri e attori a parte) Bosch abbia preso molto da quel capolavoro di The Wire.
La vedró, peró mi pare di capire che siamo dalle parti della “Legge di Murphy”, o no?
Bosch prima serie per sobrietà e scrittura si mangia entrambe TD. Protagonista improbabile al minuto uno, perfetto dopo la prima battuta.
Bosch seconda serie meh.
L’ho recuperata e devo dire ancora una volta grazie ai 400 calci, davvero molto ben fatta e probabilmente l’avrei ignorata