Tempo fa mi ritrovai a fare chiusura in un bar ad Austin, Texas; era l’ultimo di una serie piuttosto lunga di bar in cui per tutta la sera con gli amici eravamo stati a bere e a vedere musica country dal vivo. In quell’ultimo bar Shelby, nato a Waco e il più texano dei miei amici, mi chiese di mettere qualcosa al juke box mentre lui si occupava di prendere da bere e occupare due posti al bancone; per circa un dollaro metto tre classici di cui ricordo soltanto che uno era di Waylon Jennings e poi torno dal mio amico che mi aspettava al bancone con un sorriso sornione e le birre davanti a lui. Shelby prende e secco mi dice: “un gran pezzo ma sei un po’ scolastico amico mio, sarai un vero amante del country quando alle due di notte, ubriaco in un bar di merda, vorrai mettere roba tipo Mark Chesnutt, George Strait, Alan Jackson” poi mi diede una pacca affettuosa e brindammo. Dopo tanti viaggi negli USA e molte puntate in Texas mi sentii un ingenuo turista sprovveduto per la prima volta ma col tempo e con l’ascolto/studio ossessivo della musica country capii cosa intendeva il mio amico Shelby.
Hell or High Water è un film con po’ quel senso lì, il senso di una cosa classica ma declinata e incarnata in un presente molto attuale con tutti gli annessi e connessi, un mood da autoctoni in un film che però incredibilmente è diretto da un inglese con un nome inglesissimo, David Mackenzie. Sulla carta è infatti la più classica delle storie del cinema americano: una coppia di fratelli mette a segno una serie di rapine in banca ed è inseguita per tutto il Texas da uno sceriffo e dal suo aiutante, ma è sui toni e sul contesto in cui tutto questo avviene che il film trova il suo perché, oltre che nei personaggi e nelle interpretazioni beninteso. Una storia classica il cui sfondo però è quello terribilmente attuale dei gruppi bancari che rastrellano a pochi soldi le proprietà degli agricoltori in difficoltà per la crisi economica, prima indebitandoli e poi pignorandone le terre. Una piaga che funesta l’economia odierna del Texas togliendo via via i terreni alle famiglie per darli alle banche, quindi di conseguenza ai grandi gruppi industriali che le rastrellano con i loro capitali e che rende agricoltori e allevatori dei poveri disperati tanto da riecheggiare i contadini della California depressa dei primi del novecento raccontata da Steinbeck. In queste lande sconfinate puoi decidere se calare la narrativa americana del fuorilegge in chiave neoclassica alla Non è un paese per vecchi o fotografare l’oggi per quanto meno romantico possa essere con i suoi brutti pick up SUV, gli occhiali Oakley, i berretti mimetici, le pistole ammesse in banca e le foto di Rick Perry nei diner. Puoi raccontare l’anima di una certa America ricorrendo ad un’estetica basata sulle icone oppure farla sbucare di qua in qua e devi scegliere appunto se risentire un classico di Merle Haggard o un brano di Mark Chesnutt, se vuoi essere o ti basta ricordare, se vuoi capire cosa è essere un local o goderti il tuo essere un turista di passaggio.
Hell or High Water, che è un modo per dire “costi quel che costi”, ha il coraggio di essere e di voler essere radicato nel luogo, di raccontare una storia eterna facendola passare per l’adesso; sceglie di raccontare dei personaggi di oggi che vivono una dinamica classica ma senza appoggiarsi alla stampella estetica del classico, fa emergere un disagio, una violenza, una sbandatezza che l’America ha sottopelle sempre ma usando i mezzi che fornisce il Texas odierno perché, per chi è abbastanza attento da farci caso, le cose lì ritornano sempre anche se con maschere un po’ diverse ed è un po’ come quando in certo country moderno ritrovi che a sorpresa affiora il Waylon Jennings degli anni settanta se ascolti bene. Le compagnie minerarie che mandano gli sgherri ad estrorcere i terreni non ci sono più magari, ma le banche e i loro contratti capestro fanno lo stesso lavoro e forse fanno ancora più paura al povero agricoltore stretto dai debiti che dalle scartoffie non può nemmeno difendersi con i fucili. Questo Southwest è quello sbandato di La rabbia Giovane, di Giorno Maledetto, di Charley Varrick e di Pocket Money solo rapportato a oggi.
La sceneggiatura è di Taylor Sheridan, l’uomo dietro alla sceneggiatura del bel Sicario del 2015 e nonostante siano film molto diversi il gusto per la no man’s land del sudovest e la narrazione delle vite a perdere che scorrono al suo interno sono affini. Hell or High Water è però più sfaccettato a mio avviso e dimostra meglio la capacità di narratore di Sheridan attraverso un quadro più ampio in cui alternare toni e ritmi, senza mai forzare la mano ma anzi con grande naturalezza. Chiaramente c’è il western come filo rosso ma seguendolo si passa dall’azione al drammatico, ovviamente passando per il road movie e il film di rapina lambendo persino il buddy movie. Tante sfumature quindi tingono questo film così asciutto a prima vista ma così ricco se si osserva bene, caratteristica di certo gran cinema americano di cui c’è sempre meno ricambio generazionale in un presente così standardizzato su poche direttrici stilistiche e narrative sicure e vendibili.
Il cast è tutto in palla con Chris Pine forse alla sua migliore prova d’attore e Ben Foster a ruota libera nel ruolo di un ramblin’ man fuori controllo, ma la scena (prevedibilmente) viene rubata da un Jeff Bridges stellare nel ruolo dell’attempato sceriffo prossimo alla pensione: recalcitrante ma determinato, disilluso eppure incrollabile, il nostro stancamente continua la sua routine di affettuoso dileggio reciproco con il suo vice nativo americano e a cacciare i banditi perché non sa fare altro nella vita con un pensionamento che incombe e che sa bene essere un po’ la sua prova generale della morte. La colonna sonora curata da Nick Cave è azzeccata colpo su colpo: ben distribuita tra standard e cose nuove, a ribadire la cifra del film.
Costi quel che costi, appunto, i protagonisti del film vogliono riscattare con l’illegalità l’estorsione legalizzata a cui sono sottoposti e con l’avventatezza di chi non ha nulla da perdere e l’esistenzialismo di chi persegue il suo compito fino alla fine si lanciano in una rovinosa serie di rapine col fiato della legge sempre più sul collo, con un epilogo sempre più cupo all’orizzonte ma senza mai dimenticare di ridere e definendo uno dei miei film dell’anno. In un anno che si è portato via tra i tantissimi grandi di ogni ambito anche il buon Micheal Cimino questo è un film che me lo ricorda e credo che il regista avrebbe gradito la eco di Thunderbolt and Lightfoot che vi risuona… Questa non è una cosa che direi con leggerezza se non fosse vera e che non è suggerita, banalmente, dalla sola presenza di Jeff “Caribou” Bridges nel film.
DVD-Quote:
“Very Texas, man. It broke my heart.”
Il mio amico Shelby via SMS dopo aver visto il film, i400calci.com
BONUS! Quei due bellimbusti di Chris Pine e Ben Foster tutti ubriachi alla conferenza stampa di Hell or High Water. Che simpatici.
Questo e’il tipo di recensione che ti fa venire subito voglia di correre a vedere il film. Non solo, ti fa anche venire subito voglia di musica Country, io e’un po’che me la sento avvicinarsi, ma non so da dove cominciare, accetto consigli….
Ciao,
Il country è solo apparentemente semplice date le sue molte diramazioni e le sue ancora maggiori provenienze, il mio consiglio è di partire con questo
È un cofanetto cronologico redatto più volte negli anni dallo Smithsonian, l’ideale sarebbe comperarselo e ascoltarlo leggendo l’apparato di note per ogni volume.
È la migliore “infarinata” generale che puoi avere come inizio.
Un libro che potrebbe esserti utile è “Will the Circle be Unbroken” edito dalla DK press per la Country Music Hall of Fame nel 2006, scorrevole ma molto scrupoloso e pieno di materiali di qualità.
E, ancora più generalista ma ben fatto, è questo documentario della BBC 4 da guardare in relax mentre attendi il cofanetto dello Smithsonian.
Spero di aver dato qualche coordinata utile, saluti.
Ci provo anche io.
Il film mi incuriosisce, vedrò. Per quanto riguarda il country, ti butto li i primi nomi che mi vengono in mente (tutta roba contemporanea): Chuck Ragan, Austin Lucas, William Elliott Withmore, Whiskey Shivers, Tim Berry.
Grazie a Darth e a L per I consigli. Cerchero’ di cominciare da qui!
ecco. ho finito il cofanetto e per quanto mi riguarda, posso dire che il genere potrebbe piacermi perchè banalmente mi piace la chitarra, l’arpeggio, la canzone melodica etc etc, ma mi servono i pezzi moderni. cosa è accaduto dopo gli anni 70 e i primi 8 volumi del cofanetto?
c’è altri cofanetti più gggiovani? dai 70 in poi cosa ascolto?
scusate se sono così grezza…
Dopo gli anni settanta il country è scivolato sempre più nel pop radiofonico fino al paradosso attuale in cui è grossomodo irriconoscibile la sua origine.
Le cose migliori dagli anni ottanta in poi sono quelle che in qualche modo si rifanno ai classici come Steve Earle (forse il mio preferito post 70s), Dwight Yoakam, il George Strait dei primi dischi, Mark Chesnutt. Oppure band come la Desert Rose band (ex Byrds e Flying Burrito Brothers) e tutto il filone dell’alt-country che emerse negli anni novanta, indie rock/grunge con influenze country.
Gente come Uncle Tupelo, Drive By Truckers…
Ma è tutta roba che di fronte a un Merle Haggard o un Waylon Jennings per me scompare in un soffio.
grazie, darth. vado avanti con lo studio :)
molto molto bene.lo attendevo. Ovviamente cercherò di recuperarlo in lingua originale o mi perderò 3/4 del gusto del film.
mi pare lo abbiano appena caricato su netflix
Ottima caratterizzazione dei personaggi, bei dialoghi, rapporto fra colleghi descritto nel riconoscibilissimo realismo delle offese gratuite che mascherano stima. Per direttissima nella top-ten dei Migliori del 2016.
Meditavo di abbonarmi a Netflix, spinto dalla presenza di Hell or High Water. Forse è la volta buona.
Ah, ottimo a sapersi, è da un po’ che ce l’ho in watchlist su Netflix, ma siccome c’è sempre qualcosa da vedere aspettavo il vostro bollino blu. Preso!
signori, questo ha scritto Sicario, fine della discussione. E questo è pure meglio
invece ben foster nella mia mente è ormai da tempo l’illustrazione della pagina wikipedia dal titolo “fuori controllo”
Very very fighello. Devo ringraziare il Giordy che a suo tempo me lo consigliò. Sono quei film che ti svoltano la serata, il weekend e a volte persino il monthend. Ben Foster sempre più attore a colpo sicuro, non sbaglia una parte.
Giordy ho visto anche Elle e Kilo two Bravo, entrambi ottimi consigli. Se hai in serbo altre cartucce sparale pure che sarò lieto di farmi riempire di piombo in puro stile texano wtf.
come on man!! :)) Ti avevo lasciato un ricordino nel post di In a valley of violence.
Film dell’anno !! ma ai sylvester il mio voto andrà a The Wailing , senza se e senza ma. Solo Arrival, di Villeneuve, potrebbe farmi cambiare idea, vedremo..
Altre cartucce ? nel frattempo puoi dare una seconda opportunità a The wailing, poi :
Captain Fantastic, film bellissimo ma nn calciabile
Evolution, film ostico e morbosetto ma è di lucile Hadzihalilovic (roba lenta e d’autore)
Midnight Special, adoro Jeff Nichols
Train to Busan, vedi l’ottima recensione di jackie Lang
Per le serie tv , consiglio sempre quella bombetta di Utopia, poi ci sono Westworld e black mirror
Minchia Utopia è LA bomba! Vergognoso che non l’abbiano riconfermato per la 3 stagione…
@Dembo
L’ho vista qualche anno fà , ma ricordo ogni fottutissmo fotogramma di quella serie!
Veramente inspiegabile ! bah ….
Azz, ora vado a vedere. Non riesco a seguire tutti i post come vorrei e alla fine mi perdo il meglio.
Allora, per quanto mi scrivi qua, devo subito dirti che hai fatto un altro Strike! Non ho visto nulla, niente, manco un film ! Non riesco nemmeno a capacitarmene. Lì per lì mi sono talmente stupito che volevo bestemmiare. Poi mi sono detto: oki. E niente, me li sparo tutti in sequenza come li hai messi tu, a partire da The Wailing. Cazzo, Giordy ormai vengo qua solo per leggere i tuoi commenti. Sei veramente un grande.
(Ovviamente vengo qua anche per le recensioni, eh ! lo dico perché non vorrei qualcuno si sentisse offeso)
Ah. Ho visto che lo sceneggiatore di questo debutterà nella regia a breve, sto già in fighella solo a pensarci.
Datti malato e recupera tutto !
Eh, fosse facile così. Dovrei darmi malato da babbo. E come faccio ? Ho una bimba di quasi 3 anni e anche una moglie. E a 24 anni mi tocca mantenerle entrambe. Se penso che fino a pochi anni fa mi sarei sparato tutti i film in un pomeriggio+sera, uno dietro l’altro… Adesso invece devo vederli di nascosto, uno alla volta ed è già tanto. Raghi siete fortissimi, davvero. siete persone fantastiche. Giordy, un mito.
Recensione appassionante, complimenti. Del film non sapevo nulla ma recupererò presto sulla fiducia. Grande Darth.
Davvero splendida la recensione, grazie.
ok ho visto il trailer, ovviamente la rece mi ha già dato la risposta (che no, non è proprio così) ma una paurina io l’avrei eh
solo a me il trailer ha dato la sensazione che bridges e vice siano a tanto così da diventare macchiette invalidando di fatto il tutto?
Ah e poi ho capito come chris pine ha ottenuto rispetto per questo film ci è riuscito interpretando colin farrel che interpreta ray velcoro
No, no nessuna macchietta.
Comunque negli USA, fuori dalle grandi città, il fenotipo Velcoro è molto diffuso.
ok ma non il fenotipo farrel fa velcoro
Quello è il.genotipo, steven.
il trailer è una merda che lo fa sembrare una cosetta comica. in realtà è un film della stramadonna.
bel pezzo, complimenti!
recupero, grazie
E’ Natale, cazzo, è Natale!
Un film del genere è un regalone!
Thanks, Pa’ Claus!
Per me decisamente il film dell’anno
Come è bello leggere una recensione così appassionata ! Bello davvero. E mi piace anche il fil Rouge di un film western come regalo di fine anno sia per questo 2016 con questo film( che assolutamente guarderò ANCHE per la presenza diJeff bridges ) che per lo scorso 2015 in cui ci regalaste quella magnifica bombetta sempre western e con Kurt Russell , bone tomahawk, che passò un pò in sordina per colpa di Tarantino..
Se è su Netflix, stasera non perdo tempo e lo guardo! Come non farlo dopo una recensione così?
Grazie!
Alla frase “gruppi bancari che rastrellano a pochi soldi le proprietà degli agricoltori in difficoltà per la crisi economica, prima indebitandoli e poi pignorandone le terre” mi e’ apparso in mente il cielo del Texas dominato da un faccione abbronzatissimo, capelli biondi cotonati, occhietti cattivi e la scritta POTUS in fronte. E’ una mia paranoia o si scorge una sottotraccia politica nel film?
Non direttamente, anche perché è stato girato prima degli sviluppi presidenziali attuali, ma se uno mette insieme lo sfondo del film e la storia recente non ci sono grosse sorprese.
Per la recensione mi metto in piedi:
CLAP CLAP CLAP CLAP…!!!!
Poi giusto per non farmi mancar nulla a me 2 mesi fa hanno sudato gli occhi (su Netflix c’è da Ottobre…IN ITALIANO!) verso la fine del film…senza spoiler, pero è stato tutto così improvviso e reale (cecchinaggio inside).
Film personalmente superbo.
E solo ora scopro che la mano è quella che stava dietro Sicario..grazie al cazzo!
C’è anche la mano di David Mackenzie, regista di quell’ordigno termonucleare di Starred Up… per me è un grazie al cazzo al quadrato !
Dai allora è un “ponzi ponzi ponzi, po!…ponzi ponzi ponzi…po! ti piace vincere facile?”
Bello. Un film solido che gioca col classico ma senza risultare vecchio, in questo senso la recensione ci ha preso in pieno. Non rivoluziona nulla ma ha tutto al suo posto: dei bei dialoghi, personaggi sufficientemente costruiti, una messa in scena solida che è particolarmente funzionald durante le sparatorie….insomma è un buon film che ha poco o nulla da farsi rimproverare ma neanche così personalità da farsi ricordare, anche il pathos per me rimane roba superficiale. Leggo qualcuno che lo mette tra i film del 2016 e vista l’annata non proprio felice lo si potrebbe anche fare ma rimane “solo” un buon film, se non ho dimenticato nulla il capolavoro di quest’anno rimane 13 Hours.
Sottoscrivo!
Maledetto ! Ti odio ! :)
Mi ero dimenticato di 13 Hours..mi hai messo in crisi . Fino a ieri ero sicuro del mio primo posto, The Wailing. Adesso nn più !
Personalmente , nn penso che sia stata un annata poco felice. Ci sono stati tanti buoni film. Manca solo il film dominante che mette tutti d’accordo , il Capolavorone.
Eh ma il filmone della maggioranza bulgara capita di rado, mica ogni anno può uscire un Mad Max :D .
The wailing mi manca a dire il vero ma sono uno che di rado si butta su coordinate horrorifiche che a leggere in giro tra It Follow, The Witch e altro mi sa che sono quelle che quest’anno gran regalato più soddisfazioni.
Poi per dire io roba di quest’anno che mi è piaciuta molto cito Jason Bourne e Man In The Dark che però sul sito sono state massacarate idem il secondo Jack Reacher non mi è poi dispiaciuto. Questo per restare in tema noir/action senno dovrei citare Zootropolis che comunque con le sue contaminazioni da buddy movie non sarebbe piaciuto vederlo recensito nel sito ma mi rendo conto essere un po distante.
Ah altro film che stavo dimenticando è The Nice Guys che metto subito dietro al film di Bay nonostante sia l’opera cinematografica moderna che ho visto più volte degli ultimi 8 anni almeno insieme a Mad Max (che non significa che consideri tra le cose migliori eh, anche se forse sì)
EDIT
“non mi sarebbe dispiaciuto vederlo recensito”
Dalla prima volta che ho letto di questo film ero sicuro che lo avrebbe recensito Darth Von Trier. Devo vederlo il prima possibile. Calcismo + Nick Cave = film obbligatorio
Ah bene! Pensavo non uscisse più la recensione di questo film. Io avevo visto il trailer e mi aveva incuriosito molto, però aspettavo una vostra recensione. Grazie, appena ho tempo me lo vedo!
Per chi volesse vederlo su Netflix con sub Inglesi si possono scaricare su subsflix.com e caricare facendo CTRL+SHIFT+ALT+T.
Gran film!
bellerrimo…grazie!
Dubito che vedro’ mai questo film che a occhio non offre praticamente nulla di mio interesse (problema mio, oh !), ma che signora recensione !!
E’ da tanto tempo che non leggevo qui un pezzo tanto ben scritto e appassionato.
I miei rispetti.
Visto adesso: dico solo che Jeff Bridges è I-N-C-O-M-M-E-N-S-U-R-A-B-I-L-E , e ovviamente da vedere/sentire/gustare in lingua originale, magari sottotitolato.
Finale TOP!
Cazzo quanto malessere in questo film.
Disperazione misto a desolazione, non so, saranno questi posti vuoti, queste città fantasma (complice il fatto delle rapine la mattina) dove il passato non se ne mai andato davvero ed è incastrato a forza con il presente.
Non ho ancora ben capito come il regista e lo sceneggiatore abbiano fatto, ma sono riusciti a mantenere tutto in equilibrio, poteva diventare un drammone di quelli assurdi invece non si esagera mai da quel punto di vista. Ho riso molto per la guerra quasi a senso unico con battute razziste tra lo sceriffo e il vice. La scena in hotel mentre guardano la tv è quella che mi ha fatto più ridere di tutto il film.
Il finale è molto bello sempre con quella malinconia di fondo che caratterizza tutto il film.
Non so se avete visto che è nella short list degli oscar.
Già. Che fosse un filmone non lo avevo detto tra le righe ma non mi aspettavo tanto riconoscimento.
In lizza poi per ben quattro nomination di cui due tra le principali. Bridges vorrei che si prendesse l’Oscar per bissare l’altro -meritatissimo- per Crazy Heart nel 2009.
Ma speriamo! non ho visto tutti i film candidati ma di sicuro siamo tutti con jeff.
Cazzo di film! Ho aspettato a lungo (invano) l’uscita nelle sale in Italia. Alla fine l’ho visto in originale. Meglio così.
Che belle poi quelle inquadrature classiche, immortali, senza tempo del Texas, o comunque di quell’America lì, che ti lasciano sorpreso appena ci vedi entrare elementi di modernità: una per tutte, quella in cui c’è sullo sfondo un cowboy a cavallo e più avanti il bamboccio nella auto sportiva.
Bello, asciutto e tosto. Un po’ road movie, un po’ western, con un Jeff Bridges favoloso.
Condivido a pieno il titolo della recensione, in un 2016 fiacco ci voleva un film così!
Rivisto ieri. Prenderei a schiaffi il me stesso del 2017 per non aver amato questo film alla follia