Non è che qualsiasi film di boxe vada paragonato con Rocky. Per quanto quello sia l’esempio aureo di cinema sportivo in generale (figuriamoci di boxe nello specifico), così influente da aver cambiato anche il cinema drammatico d’autore, lo stesso sarebbe folle mettere a confronto qualsiasi film di boxe con quello di Stallone solo perché è presente un ring e ci sono degli allenamenti. Il segreto di quel film non è nello sport praticato ma nel tipo di arco narrativo raccontato.
Tuttavia se il film di pugilato in questione racconta di un perdente cronico, così disastrato che anche nella sua palestra non lo vogliono più, uno che tuttavia riesce a farsi allenare perché ha un incontro da cui dipende tutto il suo futuro, uno per il quale non paia assolutamente pronto… Beh……….. Sei tu che me lo stai chiedendo il paragone, non io che lo faccio.
Jawbone ha insomma il coraggio di raccontare una storia molto simile a quella di Rocky in maniera molto diversa, dimostrando come si possa cambiare film solo cambiando tono. Se questo film qui fosse stato Creed, così diverso e così fedele dalla sua saga di riferimento, io credo che sarei impazzito, mi avrebbero dovuto portare via dalla sala a metà privo di sensi come quelli che svengono ai concerti in Sudamerica.
In Jawbone non c’è nulla del rapporto con la città che Avildsen aveva instaurato in Rocky, non c’è la sfida di classe, il ritorno dei pugili bianchi contro lo strapotere nero, non c’è la tenera seconda occasione o il trionfo della volontà sul corpo (per dire). In Jawbone la medesima trama di Rocky è usata per tutt’altro scopo, che è modo più nobile possibile di omaggiarla.
Il buon Jim McCabe è una macchina da pugni in disarmo, un uomo massacrato dall’alcol, uno di quelli che sembrano cercare rogne anche quando vanno in un ufficio pubblico (e che regolarmente le trovano). Ha la faccia di cuoio di chi ne ha viste tantissime e l’atteggiamento peggiore possibile verso la propria povertà. Così rintronato e fuori dal mondo che non capisce che lo stanno sfrattando, il comune gli ha levato l’appartamento offrendogliene degli altri in cambio ma lui non ne ha voluto sapere e così ora si trova senza niente, fuori di casa da un giorno all’altro, bisognoso di soldi che non ha e che non sa come procurarsi.
E qui arriva il bello. Perché nonostante tutto Jim una cosa ce l’ha ancora: i pugni. Solo che non può usarli in un combattimento vero, non ha più la licenza, dunque gli rimane una sola possibilità: incontri clandestini organizzati da Ian MacShane. Una borsa di 2.500 sterline più altre 500 per chi mette a tappeto l’altro. Bastano. Ora tocca rimettere in moto i pugni.
A questo punto basterebbe anche solo il ritorno nella vecchia palestra per convincere uno spettatore a vedere questo film. In un mondo perfetto il trailer sarebbe costituito unicamente da quella lunga scena. E una volta visto chiunque pagherebbe il biglietto. In un mondo perfetto.
Jim si riaffaccia in un posto che lo ha rigettato perché beveva e aveva rovinato tutto. Sono tutti più giovani, tutti tranne i due allenatori (applausone subito per l’immenso Michael Smiley, avrà tipo 20 parole in tutto il film ma lo domina come un latifondista domina la sua vallata). Lo prendono a male parole, non lo vogliono ma è tutta scena, gli occhi non dicono le stesse cose delle parole, quell’atteggiamento burbero è un modo di testare quanto stavolta sia determinato e sobrio. Sanno tutti che ha perso la licenza e hanno capito perché è lì ma fanno finta di no, per non umiliarlo.
Il gestore della palestra fa nero Jim ma poi lo prende sotto la sua ala mentre Michael Smiley li guarda, tra i due bastano pochi cenni senza parole per intendersi sul da farsi. È il cinema da uomini, quello in cui le parole servono a pochissimo, ci si intende guardandosi, ci si intende perchè ci si conosce e ci si fida gli uni degli istinti degli altri. Il film è scritto così bene (dallo stesso Johnny Harris che interpreta il protagonista, altro link a Stallone), con così tanta virile serietà, che tra quei modi bruschi si intravede una conoscenza che affonda le radici in decenni, sono uomini che hanno a che fare gli uni con gli altri da una vita ma nessuno lo dice, non c’è bisogno di farsi i pompini a vicenda, non siamo in Grey’s Anatomy.
L’impressione è che Jawbone abbia raggiunto il massimo qui, in questo punto preciso, che di più non potrà dare perché, succeda quel che succeda, ci dovrà essere un allentamento e un incontro, che sono le parti necessariamente più convenzionali.
Invece Thomas Napper sorprende tutti dirigendo un allenamento sottotono, minimale e in sottrazione, contravvenendo al grande stereotipo sportivo, cercando invece dell’esaltazione nella fatica o il miglioramento nel dolore e nella determinazione, una sorta di mesto riavvio. Più che rimettersi in forma smagliante Jim cerca di mettere una pezza, di raggiungere un livello minimo di forma per non farsi massacrare.
È tutto perfettamente in tono con tutta la mestizia di questo film autunnale. Non è un mondo in cui può aver senso una storia di scalata alla redenzione, di seconde occasioni clamorose. È un mondo in cui ognuno fa quel che può per non crollare, con la dignità di non piangersi addosso. Non si combatte non per una vittoria clamorosa in mondovisione, ma per qualche soldo che tenga lontana la povertà assoluta. Non è insomma la storia di un uomo che sale le scale fino alla cima e lì esulta perché ce l’ha fatta ma di uno che lotta per non stare in ginocchio per non toccare il fondo e lo fa cercando disperatamente di mantenere un onore e una dignità.
C’è in questo senso molto più The Wrestler che Rocky a questo punto. Jawbone ha preso quella struttura stalloniana e l’ha sconvolta tutta, gli ha cambiato tono, finalità , ritmo, passione ed eccitazione ribassando ogni elemento, trovando una dignità straordinaria nella povertà, nell’indigenza e nell’aver perso tutto per colpa propria.
A questo punto io potrei pure chiudere tutto qui, ma c’è l’incontro. E quando Thomas Napper con il suo operatore Matt Fisher (il mio eroe del mese) montano sul ring sembrano più in forma dei due pugili. Corrono, si avvicinano, allontanano, girano intorno, sono più mobili dell’arbitro, sembrano aver imparato a memoria la maniera in cui Gareth Evans si butta in mezzo alla risse di The Raid.
Non è proprio sport ma più una rissa organizzata, per l’appunto un incontro clandestino “Ma con i guantoni vero?” come chiede speranzoso Jim all’organizzatore Ian MacShane che di tutta risposta lo guarda come a dire “Certo che con i guantoni, ma per chi mi hai preso?!”. Sarà una rissa e Thomas Napper e Matt Fisher si sono allenati quanto i contendenti.
Vorrei dire che è l’incontro di pugilato meglio filmato degli ultimi anni ma è difficile da stabilire, tanto questa rissa in guantoni somiglia più ad una scazzottata tra barboni senza un futuro, in lotta per il loro fagotto. Gente senza scrupoli con i morsi della fame massacrarli, gente che c’ha un’età ormai ma morde tutto, non sono le stesse identiche dinamiche della boxe, siamo più dalle parti di come si filma Boyka in Undisputed IV.
Di certo vi posso dire che è uno degli incontri narrativamente meglio concepiti in assoluto (dopo quelli stupendi di Warrior) per gli alti e bassi che prevede. Chi domina? Chi vince? Come arriva il finale? Quanto si rischia? Tutte le risposte che il film dà sono quelle giuste.
Dv-quote suggerita:
“L’etica di The Wrestler, gli incontri di Boyka, il cuore di Rocky”
Jackie Lang, i400calci.com
minchia che rece :O
Ellamadonna che film che deve essere
Bastava la dvd-quote ed invece c’è una stupenda recensione prima, grande Jackie! Come cazzo faccio adesso a non vederlo sto film?!
Ma di Ian McShane ne vogliamo parlare? Scoperto relativamente tardi (magari è colpa mia), scelte di carriera ineccepibili per noi Calcisti (Death Race, John Wick), una presenza ed una voce che lèvati.
Sono a metà di American Gods, la serie tratta del famoso libro che a dirla tutta non mi entusiasmò, e sarà perché il protagonista è un cane ma è diventato il mio idolo del momento.
Recupera Deadwood se ti piace McShane!!!
Ma posso consigliarti anche l’episodio di American Horror Story Asylum dove fa il babbo natale pazzo, immenso, o da se parti a chi è piaciuta Asylum gli si revoca la cittadinanza e viene mandato in esilio a vita?
Grazie ragazzi!
Bellissimo pezzo per un film che adesso devo assolutamente vedere.
Tra l’altro, sono andato a controllare la pagina IMDB di Thomas Napper e ho scoperto che ha lavorato come seconda unita’/assistente alla regia a tutti i film di Joe Wright (quello di Pride&Prejudice e Anna Karenina)… deve averne coltivata di rabbia dentro se poi e’ uscita questa storia…
ho riso tanto
ue che sorpresona!spero di riuscire a recuperarlo in qualche maniera..
Bellissima recensione, lo vedrò sicuramente!
Come me l’hai venduto! Appena posso lo recupero
Ma dev’essere un filmone!
Ovviamente da noi col cazzo che esce in sala, giusto?
Applausi per il pezzo, stupendo. Impossibile perderselo, adesso.
(Quasi) OT: dedicherete mai un post a Toro Scatenato? Uno di quei bei post sontuosi e meditati che vi riescono particolarmente bene, tipo quelli de ” le basi “? Ogni volta che leggo la parola Rocky mi levo il cappello, ma quando leggo “il più grande film sulla boxe” eccetera, pur non rimettendomi il cappello, mi viene in mente che sì va bene ma anche il film di Scorsese…
Per cui datemi un arena,
Giacché il toro si scatena,
Perché oltre al pugilato,
Sono attore raffinato.
Questo è spettacolo…
minchia!
Che poi magari il regista fa di tutto per non essere paragonato a Stallone -Rocky cambiando e stravolgendo, ma alla fine ci viene paragonato lo stesso.
Chissà che ne penserebbe? Magari è felicissimo… sono cose inevitabili come storie di boxe = storie di riscatto. I falliti come protagonisti si sprecano in ogni film dove volano pugni e un tempo anche i calci.
I vincenti perché stanno così sul cazzi a tutti? Tipo Creed non è piaciuto a molti perché Creed è un cazzo di predestinato, un vincente.
Tornando al film c’è la depressione di Aronofsky più coreografie alla Boyka, per il menare aspetto di vederlo che non ci credo quasi niente. Dal trailer le botte sembrano Guy Ritchie docet.
La boxe senza licenza è una roba amatissima in Inghilterra. Sono recenti un documentario e n film su quel mito di Lenny McLean
per restare in tema, un montante inaspettato! grazie!
cerchiamo e se lo fanno al cinema tanto meglio
porca puttana mentre leggevo mi dicevo “fai che sia così, fai che vada così tutto mortifero senza redenzione ma solo cercare di farcela” così, dritto per dritto senza fronzoli
poi mi è venuto in mente southpaw con tutte quelle sottotrame a caso ruffiane per raccattare più pubblico possibile e ho riso amaramente
Lang mi hai messo al tappeto.
Se è riuscita a commuovermi la recensione non immagino cosa farà il film quando lo vedrò. Così su due piedi mi ricorda la profondità di Fat City Città Amara di John Huston, ma con qualche pizza in più a tenere il ritmo. Hype over 9000 per dei bei pugni dritti nello stomaco.
Una lacrime strappa storia insomma.
In un mondo perfetto tu scriveresti solo recensioni di film di box perché ti escono come Gesù dal sepolcro.
E ray winstone.. Non fa un cazzo?
SticaXXi!! Dopo questa rece non so nemmeno se vedrò il film: è talmente bella che non vorrei che la visione me la “contaminasse” xD!
in recensioni come queste dovresti cambiare il tuo monicker in Jackie Clubber Lang! Gente che è Carne Morta e che cerca di fare di tutto per non decomporsi ulteriormente.
Cazzo che recensione: mi hai venduto il film alla grande!
Recensione che mi ha emozionato e commosso.
Che meraviglia di pezzo.
Grazie.
Recensione pazzesc e film ancora meglio! bello bello bello bello