6 agosto 1931 – 19 ottobre 2017
Umberto Lenzi non era certo un “autore” raffinato. Era il più calzante esempio del concetto di artigiano del cinema, sempre che crediate in queste distinzioni. Era uno che sapeva il mestiere, arrivava sul set, faceva il lavoro e BAM, tutti a casa. Questa routine la ripeteva tre, a volte anche quattro volte l’anno. In trent’anni ha diretto più di sessanta film con l’attitudine di chi non intende fermarsi per nulla e per nessuno. I suoi film, anche i migliori, sono pieni di zoomate a cazzo di cane, scene raffazzonate alternate a scene madri comunque grezze, veicoli lanciati a velocità ridicole in mezzo a centri abitati senza permessi. Lenzi era così, non aveva tempo per il tuo perfezionismo da fighetta, lui doveva GIRARE. Per forza che non manteneva sempre alta la qualità.
Ma quando era al massimo, dovevano scansarsi tutti. Roma a mano armata è una corazzata perfetta di violenza e cinismo che funziona sia da summa che da rilancio verso nuovi lidi (quelli dei protagonisti borgatari e battutari) del poliziottesco. Il cinico, l’infame, il violento è un sottovalutatissimo gioiello che unisce il filone dei commissari a quello dei giustizieri privati (e al centro ci sono sempre Merli e Milian, però a scapparsene col bottino è quell’incredibile fazza di pietra di John Saxon). Il trucido e lo sbirro apre, nel bene e nel male, il futuro del filone e inventa addirittura Monnezza. Personaggio che sulla carta ha ideato lui, è stato lui a intravvedere nella sceneggiatura di Sacchetti lo spiraglio per aggiungere un tocco originale che Milian ha poi colto al volo. Ma è Milano odia: La polizia non può sparare il suo capolavoro, un pugno in faccia ancora oggi, un delirio tudofado di sequenze talmente oltre, in termini di violenza fisica e psicologica, da ricordare più L’ultima casa a sinistra che La polizia ringrazia. Un film tacciato di fascismo anche se lui era un anarchico.
Sembra incredibile che nello stesso anno abbiamo perso Lenzi e Tomas Milian. Come se l’esistenza dell’uno non potesse proseguire in assenza dell’altro. Che botta cazzo.
Ma quanto ci starebbe bene uno speciale sui migliori B movies italiani, magari divisi per genere!
Milano Odia è fantastico.
Grande Lenzi
Ciao grande amico R.I.P.
se poi uscirà davvero non è dato a spaerlo ma il grande tom savini è al lavoro sul remake del capolavoro “incubo sulla città contaminata”del 1980.
un film che se uscirà andrò a vedere.
grazie
Da sempre sono più affezionato proprio ai suoi polizieschi, più che alla parte horror della carriera. Sono convinto che che sulle scene impegnative che lui girava velocemente e con poco dispendio di mezzi, altri registi diventerebbero pazzi anche solo riguardo a come piazzare la camera principale.
Ciao, grande.
Regista enorme, appartiene a quella categoria di artigiani di ferro che avremmo dovuto chiamare Maestro invece di lasciar finire nel dimenticatoio. Sono dovuti arrivare i Tarantini d’oltreoceano a insegnarci che arsenale di film cazzuti abbiamo avuto. Che tristezza. RIP
E che cazzo, sì.
A me che Tarantino (che amo eh) mi insegni il cinema di menare fa girare il cazzo a elica.
A vedere la filmografia ha fatto tanti film che mi sono piaciuti ma sempre senza strapparmi i capelli. Anche titoli rinomati come Roma a Mano Armata e Napoli Violenta me li sono goduti ma sempre con gli entusiasmi bassi. Per poi magari apprezzare di piu robe belle e meno conosciute tipo Milano Rovente. Per questo gli ho sempre preferito un Di Leo (e grazie) o un Castellari. Però ha fatto quel Milano Odia che è tra i miei film preferiti in assoluto, uno di quei titoli per me imperdibili e obbligatori per gli amanti del cinema crime. Come direbbe Ugo piazza giù il cappello.