E insomma era un anno che lo si aspettava.
Non tanto perché Mine era buono e non tanto perché Ride è un film di trick con le bici + trama che si infittisce – risvolti da drammetto italiano + un po’ di menare + il morbo della morte, ma soprattutto perché è un progetto. Si può fare non uno ma una serie di film così? Film che non sembrano pensati solo per un pubblico di anziani in libera uscita ma pronti per eccitare i più coatti tra i romeni al pari dei meno sensati degli animali da discoteca della provincia fino agli amanti del cinema che costruisce cose assurde e impossibili piuttosto che cose probabili e già viste?
Mine era la Fase 1 di Fabio & Fabio: stabilire che film come dicono loro, fatti come dicono loro, con i soldi (pochi) che dicono loro si possono fare e convengono (si vendono in tutto il mondo, hanno gran vita in streaming, home video ecc. ecc.).
Ride è la Fase 2: stabilito che sì può fare Mine possiamo farne di altri sulla stessa scia anche non diretti da Fabio & Fabio (qui c’è Jacopo Rondinelli, eroicamente scelto per il suo trascorso come videomaker più che come regista di film) ma solo supervisionati da loro? Può diventare una piccola factory del low budget?
La risposta vedendo il film è “Sì”. La Fase 3 sarà fare tutto questo e farlo funzionare, passare dal progetto alla realtà.
Siete pazientemente arrivati fino a qui e ancora non avete sentito una parola su come sia il film perchè Ride è esattamente quel che sarebbe se non arrivasse dall’Italia. È quel tipo di film a sfruttamento rapido che solitamente esce direttamente in VOD o home video, ben fatto ma non propriamente buono per l’uscita in sala in qualsiasi paese, con attori fuori dai radar magari qualche vecchissima gloria (non c’è qui, ma non avrebbe stonato) e pochi fronzoli. Quelli che se vanno bene possono arrivare anche a 7 sequel senza che nessuno lo venga a sapere e poi dopo 30 anni qualcuno ci scrive un libro e Tarantino dice che sono “really cool! Quasi più di Xena la principessa guerriero!”.
Due rider estremi noti per imprese al limite del suicida e video YouTube di quelli in cima ai palazzi di città senza nessun tipo di sicurezza, sono contattati per una corsa clandestina e misteriosa con un premio finale immenso (e una serie di totem con schermi touch che gli devono essere costati una fortuna, specie considerata la difficoltà di porta l’alimentazione elettrica e la connettività in mezzo alle montagne). Ognuno per ragioni sue ha bisogno di soldi e accetta di partecipare. La corsa funziona come i videogiochi, grafiche incluse e dopo trick ed evoluzioni che gli danno punti iniziano i problemi. Qualcuno è a terra, qualcuno è morto tagliato in due e un rider nero (in moto) gira per i tracciati armatissimo. Hai voluto la bici? E ora scappa.
Adesso che siete arrivati alla fine della trama ve lo posso dire: è un found footage. Nonostante sia mascherato è quella cosa lì (anche il finale è perfetto per il genere), tutto quel che vediamo viene dalle GoPro e dai video che girano i droni con cui i rider sono controllati.
Ma non è forse un po’ quello il punto? Accattivarsi il pubblico in ogni maniera (“IL PRIMO FILM GIRATO TUTTO CON LE GOPRO!!”) per raccontare una storia canonica (uno c’ha la famiglia dietro, l’altro i debiti e la gente che spezza i pollici) con un sacco di stunt, trick, imprese estreme e via dicendo. Insomma fare cinema con gli eventi e non con le parole, far accadere cose e farle accadere possibilmente davvero davanti alla videocamera (al netto dei necessari effetti digitali) su un canovaccio a cui nessuno (né loro né noi) dà eccessiva importanza. Qui l’importante è muoversi. Tutti princìpi scontati e dati per assodati che da noi suonano come una rivoluzione, una roba da ribelli del cinema.
Fabio & Fabio, con questo brand affibbiatogli dalla stampa che pare il nome di una marca di prodotti di bellezza per uomini, hanno la testa e la mentalità non solo registica ma imprenditoriale per farlo. E anche se Ride è né più né meno quel che già vediamo arrivare periodicamente da altri paesi, lo stesso è un film da sostenere. Perché non è poco. Non è poco per niente.
Dvd-quote suggerita:
“Non è uno di quei pugni che fanno male, ma uno di quelli che arrivano da dove non vi aspettate”
Jackie Lang, i400calci.com
Riporto in toto un commento che ho fatto su un altro blog:
“Un film audace su molti aspetti: la produzione, la scelta di uno sport di nicchia, la mescolanza di generi, il montaggio frastornante e adrenalinico (offrite una camomilla a questi editor), la tipologia di inquadrature e i mezzi di ripresa, fino al marketing messo in piedi per il lancio (sito, pagine ed eventi di Black Babylon https://www.facebook.com/groups/BlackBabylon).
Due autori che hanno un amore per il cinema incontenibile e la voglia di dimostrare che anche in Italia si può tornare ad innovare (Mine, purtroppo, di italiano aveva “solo” Fabio&Fabio e i VFX), sull’onda giovane dei vari Mainetti, Sibilia, Rovere.
Dove Mine si innalzava Ride inciampa, con una sceneggiatura schizofrenica e dei dialoghi al limite del ridicolo (“Dobbiamo trovarci un posto fisso!”) intepretati con una drammaticità eccessiva.
Accogliere la sospensione dell’incredulità è un requisito minimo.
Mi sento comunque di premiare Ride, anche solo come segnale di incoraggiamento verso questi coraggiosi autori (che ho avuto il piacere di incontrare, insieme a Gabriele Mainetti, al Wired Next Fest 2017).
Concludo con qualche nota puntuale sulle cose che ho apprezzato:
– Gli omaggi principali: Black Mirror per il tono e l’onnipresenza degli schermi; i videogame con i powerup e i checkpoint; Kubrick con i monoliti e le sètte di ricconi; i film in prima persona, in particolare Hardcore Henry;
– L’originalità delle inquadrature, geniale quelle da dietro gli schermi (e se fossero gli schermi a guardare noi? Anche qua molto Black Mirror)
– Il montaggio frenetico ma curato, un film da quasi 2 ore che pare durarne meno di metà;
– La nota da metacinema che pone noi spettatori nel ruolo dei “clienti” dello show.
P.S. Ho letto che c’è una scena aggiuntiva dopo i titoli di coda, purtroppo nel multisala dove sono andato hanno acceso le luci immediatamente e un addetto alla pulizie ci ha letteralmente spazzati fuori. Qualcuno che l’ha vista e me la può raccontare?”
Non ti sei perso nulla… non rimanda a nessun un possibile sequel enon è una rivelazione su Black Babylon. Si vedono solo la moglie e la figlia del protagonista…
In pratica la scena dopo i titoli di coda ti fa capire cosa succede nel finale.
Kyle si scontra con il Black Rider e alla fine vince: si capisce dal fatto che alla fine si senta il respiro profondo sotto una maschera (si pensa al black rider). Si capisce che alla fine il gioco della Black Babylon è quello: dare spettacolo e alla fine far soccombere o vincere l’ultimo concorrente rimasto, così da cancellargli la memoria e farlo diventare il prossimo black rider. Non c’e uscita.
faccio una domanda: non ho capito l’etichetta “IL PRIMO FILM GIRATO TUTTO CON LE GOPRO!!” . Non ce ne sono altri fatti così? Mi viene in mente Hardcore Harry per primo ad esempio
Ma sì, ogni tanto gli piace cacciare balle alla gente.
Tipo quando uscì quell’aborto di “Box Office 3D” di Ezio Greggio, poi saltò fuori che Totò sperimentò il 3D ai tempi.
Non credo fosse girato con la GoPro eh.
Hardcore Henry NON è girato con le Go Pro. Ma manco per il cazzo.
https://www.fxguide.com/featured/how-hardcore-henrys-pov-shots-were-made/
Ma quelle sono due GoPro.
“Hardcore Henry was filmed predominantly with the mask fitted with GoPro HERO3 cameras (GoPro provided production with several cameras, many of which were written-off in the film’s insane stunts). “
Ero ironico, infatti.
Purtroppo, al netto dell’adrenalina da montaggio, la sceneggiatura è davvero PESSIMA. Dialoghi ridicoli, situazioni trite e ritrite, immaginario trito e ritrito senza un minimo approfondimento o la minima particolarità, personaggi che cambiano atteggiamento e direzione ogni 5 minuti e senza motivo.
E poi il doppiaggio. Ormai neanche più nei videogiochi una cosa così asettica, quasi da straniamento.
1 calcio nelle palle di incoraggiamento.
La direzione di F&F è giusta, ma stavolta hanno toppato alla grande (considerando che la sceneggiatura è loro). Spero vivamente per il nostro cinema che si riprendano.
Non ho visto il film (conto di vederlo in quanto biker), ma è possibile che il nome del protagonista sia un omaggio al grande Kyle Strait? Non so, magari F&F sono degli appassionati…
mi sa che qua solo io e te sappiamo chi sia Kyle Strait…
Poi alla fine l’ho visto, e nel cast è presente pure Chris Van Dine, che partecipa alla gara col suo proprio nome.
Solo che lo si vede semplicemente scritto nei tabelloni, e non compare mai… boh, forse vittima di tagli di montaggio.
Il problema della trama secondo me è che ci sono troppi ribaltamenti di prospettiva, troppi colpi di scena, ad un certo punto inizia a succedere un po di tutto. E tu inizi a pensare che le cose succedono solo per mandare avanti il film e quindi si rompe un po la magia del cinema di farti immergere in una storia.