Al primo osso che si rompe in Il Primo Re, bene, in primo piano, con un rumore che non ha niente a che vedere con il rumore reale di un osso che si rompe (che non conosco e di certo non è così forte e chiaro) ma appartiene ad una library di suoni che non è la solita, è subito evidente che non si tratta di un effetto sonoro pensato per attutire l’efferatezza del gesto ma per acuirla, sta lì per rendere con i suoni il senso del tatto, la consistenza di quell’osso e la maniera in cui si è rotto in più parti. Ecco a me un po’ mi sono lagrimati gli occhi. A quel punto il film è iniziato da diversi minuti e già dalle prime immagini era evidente che Il Primo Re non è fatto per giocare in difesa ma anzi per buttarsi all’attacco, questa partita non la vuole vincere, la vuole stravincere e l’ha preparata bene.
Cose che mi fanno impazzire di Il Primo Re e che non speravo di trovare in un film italiano:
- Non c’è una metafora con l’attualità, con i migranti, con il populismo, con il sovranismo, con le rivendicazioni moderne
- Non c’è una storiella d’amore ma è un film in cui i due protagonisti hanno problemi più seri, tipo non morire
- Non c’è un momento molto riflessivo in cui l’intensità è tutta nell’aria
- Ci sono moltissime botte senza tregua
- Il momento più intenso emotivamente è quando la leadership di uno dei due fratelli è in crisi e allora invece che fare un discorso decide che andrà a caccia tutta la notte per portare da mangiare e riconfermarsi il leader, lasciando all’unica donna in una compagnia di uomini delle caverne il compito di evitare che massacrino il suo fratello morente. Lei, tostissima.
- Si parlano più con i gesti che con le parole
- C’è un esercito di comparse con delle facce allucinanti e corpi da scimmia
- Non ci sono battute comiche
- Non c’è un personaggio che butta un telefono cellulare in mare
- Non c’è un viaggio verso il meridione in cui ritrovare la vera essenza del vivere
- Non c’è una scena in cui tutti insieme cantano una canzone anni ‘60 dimostrando di essersi ritrovati
Appurato tutto questo, non staremo qui a farvi la disamina di quanto questo film “non sia italiano” come un qualunque sito di cinema generico. Il Primo Re gioca nel grande campionato internazionale e non in quello italiano. È un vero film d’azione e violenza, brutalità e sopravvivenza e come tale viene guardato.
Da ora in poi spoiler a manetta che non stiamo certo qui a piangerci addosso e a trovare perifrasi.
La storia sappiamo tutti come va a finire e Rovere non può puntare sulla tensione verso la risoluzione, sceglie così con grande scaltrezza, assieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri (che in due hanno credits come Una Vita Tranquilla, Gomorra – La Serie, Fiore, Smetto quando voglio e Veloce Come Il Vento), di puntare sulla lotta di due persone contro un finale inevitabile. Inevitabile perché noi lo sappiamo già, inevitabile per loro perché è il destino che gli è stato oracolato (parola che da ora in poi esiste, sappiatelo). Romolo ucciderà Remo, è noto, ma i due in realtà per tutto il tempo cercano di tenersi in vita.
In questo senso, come nei migliori film, nei primi minuti c’è tutto: uno tsunami teverino primordiale, a cui sopravvivono miracolosamente cercandosi nel disastro, li fa finire in braccio ad una tribù che li fa prigionieri e come tali li coinvolge in combattimenti mortali finalizzati a riti pagani, lì con due parole e molti sguardi cagneschi i due fratelli cercano di farsi mettere l’uno contro l’altro e nella furia del combattimento mortale elaborano un piano per fuggire assieme agli altri prigionieri. Parte da lì la fuga e la ricerca di un posto dove vivere in quelle terre boscose piene di tribù violente, cioè il Lazio.
Arrivato qui Il Primo Re è stato una grande cavalcata spiritista, in cui le botte tra persone sono unite ad un senso incombente di divino. Ci sono i demoni o forse sono dei o forse ci stiamo immaginando tutto o forse non si sa, però tutto fa credere che ci sia il sovrannaturale, e Remo è incazzato nero con gli dei, qualunque cosa essi siano non ci crede più, non sono mai esistiti, esisto solo io. Io sono il capo e padrone del mio destino.
Fino a questo punto il film ha una tigna impeccabile che fa scopa con il setting e soprattutto con una serie di luoghi che oscillano tra il bucolico e l’infernale, boschi e foreste velenosi, paludi orrende, sterpaglie fastidiose già a guardarle. Ci sono momenti in cui tutto sembra complottare contro questo gruppo di prigionieri in fuga e al tempo stesso in cerca di un posto nel quale stabilirsi e vivere, anche l’aria o la pioggia. Quel che loro chiamano dei è sfiga sostanzialmente, non sanno niente temono tutto e vengono tenuti a bada a pugni in faccia.
Per questo quella nottata terribile in cui Remo va caccia disperato e, nel momento più basso, vede in lontananza il cervo più grosso della foresta, magnifico e nobile nel passo, e lo sventra, Il Primo Re dimostra di non voler essere un’imitazione di modelli più alti, ma di avere idee tutte sue. Sopravvivere nonostante la superstizione ma essere costantemente vittime di una vaga idea che forse esiste qualcosa di sovrannaturale.
Ecco qui il film tocca il vertice massimo di quel che può essere, con un’inquadratura quasi da 300 per come Borghi tiene la lancia e una forte idea di volontà umana che piega una vita difficilissima ai propri desideri.
È allora difficile spiegarsi come mai nella seconda parte il film inizi così tanto a soffrire. Nonostante infatti le mazzate in faccia che si danno di continuo abbiano una certa perversa passione per il dolore, nonostante siano ben coreografate, ideate e montate, insomma nonostante tecnicamente siano impeccabili mancano di narrazione e così il film. È molto chiaro quel che accade ma non partecipiamo.
Nel primo scontro Romolo e Remo hanno un fine, liberarsi, nei successivi no, non c’è altro oltre l’idea di non morire e nemmeno la loro sopravvivenza segue alti e bassi narrativi. Come in un film degli anni ‘50 le mazzate sono lì fini a se stesse, non c’è un andamento narrativo che fa sì che una difficoltà si tramuti in vantaggio o che motivazioni ed esaltazioni rendano appassionante lo scontro. Significa che questo film, in cui la violenza è centrale, non riesce a parlare con la violenza. Che è un problema, perché in realtà non solo è il mezzo d’espressione dei personaggi ma anche quello attraverso il quale Il Primo Re afferma la propria personalità.
In una cavalcata che diventa sempre meno appassionante nonostante sia puntellata di grandi scene, arriviamo al finale, il culmine di tutto, il momento in cui il destino vince sul tentativo dei due fratelli e questa vetta non è tale. Si meneranno, com’è giusto che sia, ma non riusciranno a dirsi niente e nemmeno a dirlo a noi, quando in realtà questo film sulla supremazia degli uomini sugli altri uomini aveva tantissimo da dire. Qualsiasi grande film sulla violenza tra uomini sa che proprio nello scontro e in come esso è condotto ci si dicono le cose più importanti. La maniera in cui in Apocalypto tutto cambia quando arrivano nel territorio del protagonista (o quella in cui la donna intrappolata nella buca ne esce), la pervicacia di Burt Lancaster in Il Treno dopo la morte dell’amico, l’assurda meccanica ossessione del protagonista di Drug War (poliziotto braccio di un governo impietoso e inumano), la presa/abbraccio finale di Warrior che determina il ritrovato rapporto tra i due fratelli e via dicendo. Tutto questo manca e il film muore male invece di trionfare.
Dvd-quote suggerita:
“Alle volte un pugno vale più di mille parole”
Jackie Lang, i400calci.com
Ma dai.. Nonostante tutto mi sembra comunque un gran risultato! Non pensavo di vederlo ma ora mi hai incuriosito. Daje
Ci voglio credere fortissimo. Jackie, aggiungerei i set, tutti ambientati nelle varie riserve del Lazio
Iniziando mettendo le cose in chiaro: film della madonna che rivedrei anche in questo momento.
Da qui in poi, anche un po’ di SPOILER:
sono d’accordissimo con Jackie, il film inizia a perdere potenza con il risveglio di Romolo. Cambia proprio l’approccio del personaggio: dal pugnace piglio “pre-coma”, si risveglia con un approccio messianico (temevo che all’improvviso allargasse le braccia e dicesse “Lasciate che i pargoli vengano a me”).
Inizialmente, con quella storia del fuoco, pensavo che volessero impostare il discorso sul potere e sulle sue molteplici nature, una sorta di staffetta tra Remo (“re” in guerra) e Romolo (“re” in pace) e il fuoco (visto come fonte di creazione e conoscenza) a sancire il cambiamento.
Alla fine, invece, si è rivelata una cosa molto didascalica e una riflessione più incentrata sul divino che, seppur interessante, mi ha fatto storcere un po’ la bocca per ‘sto maledetto senso di immanenza che tutto pervade.
Per i più distratti, ripeto: film della madonna.
Considerate che il film finisce con un monologo incazzato di Romolo tutto in latino talmente carico che, a fine film, ho preso un gladio e ho invaso la Gallia.
Vi scrivo dalle prigioni di Marsiglia.
Questo volevo sapere.
Volevo venì pure io a invade la Gallia..me potevi chiamà però eh?!
Devo dire però che anche il discorso dopo la caccia del cervo di Borghi fomenta non poco eh….
” Come in un film degli anni ‘50 le mazzate sono lì fini a se stesse, non c’è un andamento narrativo che fa sì che una difficoltà si tramuti in vantaggio o che motivazioni ed esaltazioni rendano appassionante lo scontro. Significa che questo film, in cui la violenza è centrale, non riesce a parlare con la violenza. ” (cit. Jakie Lang)
Tutto vero , anche in considerazione del fatto che come recensore sei moralmente obbligato a tener sempre pronto il temperamatite genitale.
Da spettatore ignorante e coatto quale sono, posso permettermi il lusso di dire che questo film è una cazzo di bomba della madonna.
Sto leggendo cose interessanti su questo film, grazie per la recensione molto appassionata! Spero di avere la possibilità di vederlo presto!
Ma la questione del protolatino?
Ha i sottotitoli in polacco!
Vabbeh, é protolatino, chi ha studiato il classico lo capisce a spanne, ma alcuni termini sono arcaici e me c’é voluto un po’ per farci l’orecchio.
Impossibile per me non citarlo, in questa recensione molto poco italiana di un film molto poco italiano.
https://tenor.com/view/boris-reneferretti-daidaidai-gif-8476180
Dal Foglio.it
“Una scelta coraggiosa, anche se non sono mancate le critiche. Alcuni tra i cultori e gli appassionati hanno trovato i Romolo e Remo del film di Rovere più simili a Conan o al Trono di Spade, se non al Signore degli Anelli.”
Se i cultori e gli appassionati sono delusi per me Matteo Rovere ha vinto tutto.
Inoltre Conan e il Trono di Spade stanno alla storia di Roma come la rana Kermit sta a Godzilla!
Eccheccazzo !
Secondo me film da vedere, i sottotitoli non sono un ostacolo poiché i dialoghi sono concisi e intuitivi. Buona anche la musica che sottolinea alcune scene aumentando il phatos nonostante la trama e l’ intreccio narrativo sia abbastanza semplice. E’ un film lontanissimo dai Peplum imperiali, quasi che Roma non si avverte per nulla. Belli i luoghi, la fotografia e le atmosfere, un po’ lento a volte e farcito di timidi riferimenti alla storia reale della vita tribale antica. Non perfetto al 100% ma da vedere, magari quando si paga 5 euro. Io ho pagato 8 euro, ma sono romano e appassionato di libri e romanzi storici su Roma…
Grazia graziella e graziarcazzo,
ancora doveva nascere sta Roma…
ma dico io…
Ad esempio non ci sono panoramiche dove si veda il Tevere con Isola Tiberina, non si percepiscono i 7 colli, non c’è alcun elemento che possa far immaginare Roma. La storia potrebbe essere ambientata in qualsiasi luogo…
Che dire, a me é piaciuto tanto e lo consiglio, però é vero, nella seconda parte cala un po’ il ritmo.
L’assalto dei mocciosi finale poteva essere fatto forse un po’ meglio.
Sono dispiaciute moltissimo a tutti i miei amici le morti di Coso sorridente e Coso calvo.
Attenzione! contiene spoiler, opinioni discutibili e feels. Perché ora so anch’io cos’è il fomento: ho visto la luce nell’istante preciso in cui ho scoperto che il film è parlato in latino arcaico; a quel punto non ho più letto niente, ho evitato i trailer, anticipato il più possibile la visione e sono arrivata al cinema in stato di grazia, cioè senza sapere chi era Romolo e chi Remo tra i due. E senza avere visto il maglione brutto di Borghi, sia lodato Egni (con la g dura). Borghi fa il leader carismatico e volitivo per tutto il film, finché non sbrocca, convinto che gli Dei vogliano fargli uccidere il fratello amato; e come nei migliori biopic il successo gli dà alla testa e comincia a credersi un dio. Nel frattempo tutti schifano Lapice, quando non cercano di porre attivamente fine a quel poco che resta della sua vita. Quando finalmente smette di agonizzare ci troviamo di fronte a un capo carismatico, volitivo e incazzato come una biscia. L’amato fratello si è mostrato prepotente, ingrato e ottuso: non c’è posto per il superomismo nelle selvagge lande laziali. C’è bisogno di un patto, con gli Dei e con gli esseri umani e di una religione che faccia il suo sporco mestiere, cioè unire le persone e dare loro uno scopo comune più articolato che fare il culo a quelli di Alba, cosa che peraltro andrà fatta, a suo tempo. Volevo discorsi motivazionali* in protolatino e li ho avuti. Volevo vedere omaccioni seminudi lottare nel fango e ho avuto anche quelli. Non mi pronuncio sul duello finale perché ero troppo occupata a guardare le ciglia di Borghi, anzi, fangirl, se ora stai leggendo, garantisco il miglior eyelashporn dai tempi di Bambi, vai al cinema tranquilla. E – non c’entra niente – mentre guardavo questa gentaglia fecciosa e lercia attraversare boschi e paludi pensavo che sembrava Lo Hobbit però bello. Mi è venuto in mente perché il punto di vista sul potere è simile quello di Tolkien.
*NECA! NECA!! NECA!!!
Grazie, Jackie. Finalmente leggo su questo film una recensione seria, che si limita a parlare dei molti pregi e dei molti difetti della pellicola, senza seghe patriottiche ed esortazioni alla salvezza del cinema italiano. Mi hai convinto ad andarlo a vedere piu’ tu, che l’hai mezzo affossato, di tutti questi fedeli sempre pronti a vedere in ogni film valido cagato (raramente) dal nostro cinema la Madonna piangente che ci salvera’.
Film con una lunga lista di meriti, da stravedere! Rovere imperatore del cinema nostrano! Sono sicuro che sarà molto apprezzato su piazze internazionali! Concordo con la recensione e aggiungo che quella presa mancante nella seconda parte del film ritengo dipenda dall’assenza di un antagonista in carne ed ossa, un condottiero dell’Alba Longa che potesse fare da contraltare alle smanie di Remo. Tutto al netto del rapporto fra i gemelli, divergenti come metafora dei grandi conflitti interiori.
Buonasera, appena finito di vedere.
Il film non mi è piaciuto molto. Forse troppo ambizioso. Però gli riconosco l’onore delle armi: è un tentativo serio di fare un film epicheggiante, non banale, con scelte anche coraggiose. Non ne esco con quel senso di irritazione che mi danno alcuni registi minori (qualli che alternano la fantascienza al cinefumetto e al film storico, ad esempio) ma nemmeno molto soddisfatto.
La scelta di usare questo strano latino arcaico fa sì che i dialoghi siano particolarmente rigidi ed ingessati, e di conseguenza i personaggi. Agli attori, nonostante li sporchino, insozzino e spettinino il più possibile, rimane poi un che di pasciuto e borghese -ma è un dettaglio. Non starò a dire quanto mi sia parso “liceale” il tentativo di creare questo strano proto-latino perché tanto il film sarebbe stato identico quand’anche la lingua usata fosse stata impeccabilmente ricostruita dagli spiriti Mani di Devoto e di Traina.
Una cosa ben riuscita in ogni caso c’è, e tutto sommato non è poco: il rapporto tra Romolo e Remo funziona molto bene nel film, così come il loro carattere.
Il problema è che il film è pervaso da quella sorta di primitivismo che è abbastanza tipico dei film su epoche antiche o arcaiche: siccome è ambientato in un’epoca assai arcaica, lontana dalla precisione e dalla pulizia del nostro mondo costruito da macchine industriali, sembra necessario rappresentare gli uomini arcaici come scimmie antropomorfe che costruiscono tutto storto, abborracciato e traballante. In realtà non è affatto così e questa banalizzazione influisce su un film che invece si prende molto sul serio nelle proprie pretese di immedesimazione “storica”.
E’ vero che hanno evitato il rischio di fare di quel mondo giovane e primitivo una baracconata alla Troy, ma forse hanno esagerato nell’altro senso.
Altra cosa fastidiosa è quel misticismo insistito e posticcio cui viene ridotta la religiosità antica. Una sorta di New age in versione kamut, e sporca. Io lo trovo fastidioso.
Ribadisco: oltre a tutto questo c’è anche un buono sviluppo della relazione tra i due personaggi, e le ambizioni di Remo non sono mal rappresentate. Però, boh, alla fine non mi ha coinvolto troppo.
Ah, c’è uno coi dread e quello che deve fare la parte del grande, grosso e scemo riesce ad essere comunque un cane -sembra un fan troppo preso dal trip di stare sul set.
Io sto calo nella seconda parte non l’ho percepito, quello che mi è parso è che c’è una brusca accelerata sulla “crescita” dei personaggi di Romolo e Remo e un po’ fa storcere il naso la cosa ma per il resto l’ho trovato impeccabile sotto ogni punto di vista (la fotografia in primis).
Btw anche io di Roma, non che sia un fissato ma l’impero sarà per sempre la più grande fonte di coattagine che si possa trovare, ora vi prego fate uscire un film in latino dove radiamo al suolo di nuovo Cartagine.
Pur non essendo un capolavoro ma in Italia un film così non si è mai visto. Duro e teso come una mazza chiodata sulla fazza, interpretato e diretto alla grande (Borghi è eccezionale) e con una prima metà che fa gridare al miracolo. Paga una seconda parte (dall’arrivo al villaggio più o meno) un po’ meno incisiva. Comunque un film eccellente, avercene.
Visto un paio di giorni fa.
Devo dire che è stato difficile non pensare alla recensione dei Calci. L’impatto è stato sicuramente positivo, la crudezza i gesti e le botte apprezzati. Grande plauso per le comparse orrende (lacrimoni per la dipartita di Coso Calvo), forse un po’ meno per i villici proto-fichetti. Ho comunque sentito il calo nella seconda parte e una certa accelerazione nel carattere dei due. Ho in mente qualcosa di vagamente intelligente che spiega un mia certa insoddisfazione, tirando in ballo la religione e il superomismo di Remo, ma meglio che lo scriva dopo…
Per me film terribile nn sembrano all’ età del ferro ma all’ età della pietra…terribilmente lento e nn ho trovato fedeltà del trattare una vicenda che e’ un mito della fondazione di Roma! I personaggi nn sembrano eroi anzi sembrano due psicopatici schizzofrenici che in 10 secondi si accarezzano e si accoltellano…davvero surreale personaggi che sembrano scimmie….e a tratti considerazioni pseudo religiose filosofiche…voodoo nn l’ho capito…tutto forzato a partire da un onda di piena che assomiglia a di più a un maremoto in montagna booo
Quando imparerai a scrivere in italiano potrai lamentarti di un film latino.
Fino ad allora farai meglio a stare muto
Heroic fantasy nel vero senso della parola…
In questo dobbiamo intendere il riferimento a Conan il Barbaro, quanto mai lontano dai peplum nostrani.
Per le palle di Zeus che fomento… Anche se concordo con il calo di ritmo dalla seconda parte…
Recensione brevissima…filmone!
Sangue, natura crudele, mazzate, villaggi ostili, femmine toste, facce brutte, un senso del sacro che pervade anche la più stagnante delle paludi. Bello.
Mi è piaciuto tantissimo, una vera “barbaric opera” degna di questo nome. Alcuni momenti mi hanno fomentato come poche altre volte nella vita (il discorso di Remo dopo il cervo, la battaglia finale). Il calo di ritmo nella seconda parte non l’ho patito, più che altro mi ha pesato il duello finale un po’ anti-climatico, questo sì. Film bellissimo, però come altre produzioni italiane fa vedere troppo il respiro corto su alcuni aspetti tecnici: la fotografia bella ma a volte no, la recitazione perfetta (che corpi!) ma le voci un po’ deboli, la sceneggiatura un po’ esitante, il montaggio che a volte inciampa. Insomma un film che corre per arrivare al 10 ma cade prima del traguardo.
mi sembra il Valhalla Rising Refn italiano, così ad occhio.
il che è una ottima cosa, ovviamente.
Tutto bello bellissimo, peccato solo della sensazione vorrei ma non posso nella rappresentazione della violenza. Ci sono ossa rotte sgozzamenti e sangue a fiotti, ma in modo abbastanza incongruente col modo presentato ZERO violenza sessuale.
SPOILERZ
Che arrivino al villaggio senza manco sfiorare le donne dopo aver ammazzato tutti i guerrieri è una caduta di credibilità.
E poi: secondo voi quando Remo dà fuoco al villaggio e fa il discorso sulla paura, fa ammazzare/stuprare anche qualcuno come punizione alla disobbedienza? O si limita a bruciare due capanne?
Perché anche quello non si capisce, o non si capisce se venga sottinteso e non mostrato.
Mi accodo al riassunto one word: AVERCENE.
Appena visto e io pure mi accodo all’AVERCENE.
Però ecco, sì, il terzo atto perde un po’ quota.
Menzione d’onore per il branco di brutti – e bruti – al seguito dei due fratellini.
AVERCENE.
Allora dirò la mia. Un film senza alcuna tensione. Primo: non si capisce cosa ci fanno gli Albesi fuori di Alba, con una vestale e il fuoco sacro. Non si comprende il nesso tra la “furbizia” iniziale per liberarsi degli albesi – che è una espresssione di libero arbitrio: addirittura Romolo mette le mani su una donna sacra, alla faccia del suo eispetto per gli dei – e, appunto il suo ossequio per la divinità. Dice al fratello di tirarsi dietro la vestale “così avranno il favore degli dei”, ma questo è prendere gli dei in ostaggio. Secondo: Romolo “dorme per 3/4 del film”, quando si svegli barcolla, ma nel giro di qualche ora è già capo villaggio dopo quello che il fratello aveva appena fatto agli abitanti: difficile a credersi, dai. Non solo, ma li convince addirittura ad andare in soccorso di Remo e dei suoi uomini. Terzo: siamo nel 753 a.c. Voglio dire: ci sono stati già una decina di migliaia di anni almeno di sviluppo dell’umanità. In altre parti del mondo attorno al mediterraneo l’agricoltura è più che sviluppata. Ok qui stiamo ancora alla pastorizia (per quanto non si capisce bene di cosa vivano gli abitanti del villaggio) ma è difficile credere che il dominio di Alba non abbia altra espressione che il ludibrio di far lottare a morte i sottomessi. Terzo: alla fine sembra la parodia della vicenda di Caio e Abele , solo che qui è Abele che uccide Caino e alla fine fa un discorso che assomiglia molto a quello che fa Caino – pardon – Remo dopo che è tornato col cervo. Film noioso senza arte ne parte. Una nota interessante: il proto latino che, inizialmente mi è parso come una nota snob, poi ha incuriosito le mie reminiscenze. Ho seguito il film fino alla fine per questo.
Ah: dimenticavo: ma perché attraversano il Tevere? Roma sorge a sud del fiume. Se erano inseguiti dagli albesi, ache questi venivano da Sud. A nord c’erano gli etruschi.