Vi faccio una domanda da Super Quiz: quale attore, nei primi anni ‘80, ha lavorato prima con il regista di Commando e poco dopo con i soggettisti di Commando?
Pensateci.
Potete chiedere l’aiuto del computer.
Ok, è questo qua:
Io un po’ ce l’avevo con Michael J. Fox, perché un suo film di cui in questo momento mi sfugge il titolo si era messo in mezzo e aveva impedito a Stallone di dominare incontrastato entrambe le prime due posizioni al box office nel 1985 con Rambo 2 e Rocky IV.
Ok, ininfluente alla fine, Sly ha avuto comunque carta bianca e fatto tutto quello che doveva (o meglio, voleva) fare.
Ma mi era sfuggito che il Michael avesse ricoperto questo ruolo, seppur di passaggio, da specie di amuleto portafortuna, nella storia di Val Verde.
Michael J. Fox lavora nel 1982 con Mark L. Lester, regista di Commando, in Classe 1984. Nel 1985 invece è il protagonista di Voglia di vincere (“Teen Wolf”), scritto da Joseph Loeb III e Matthew Weisman, autori del soggetto di Commando (poi sviluppato dal leggendario Steven E. de Souza).
Potremmo parlare di entrambi ma Voglia di vincere onestamente non ci interessa gran ché… Anzi dai, un pochino sì, gli presto un paragrafo.
Ci sono due cose curiose in Voglia di vincere: la prima è che parte come ovvio omaggio a certa roba da drive-in anni ‘50, ma in realtà – come esplicitato nella meravigliosa scena della prima trasformazione in lupo in cui un Michael J. Fox fresco di trauma apre la porta e scopre che pure suo padre è un lupo – non vuole essere un’avventura sovrannaturale ma solo un grosso, grasso, divertente metaforone. Un film a cui non interessa la mitologia se non nel suo aspetto simbolicamente ereditario, che rafforza quella che è sostanzialmente la più semplice e classica delle storie di formazione e maturazione (o “pubertà extreme”), e che in questo senso anticipa il trend dei moderni horror indipendenti da Babadook a It Follows in cui tutto quanto è in funzione dell’allegoria (a volte anche a costo di tradire le regole del genere a cui pretende di appartenere). La seconda cosa è che il titolo italiano è sicuramente frutto di necessità vigliacche, tipo che ne so, che la parola “lupo” spaventa le mamme, ma per una volta sono riusciti a fare di necessità virtù e il titolo non fa che andare al sodo e confermare quanto spiegato al punto 1. Fine del paragrafo su Voglia di vincere.
Vi parlo invece un po’ di più di Classe 1984, visto che quest’anno cade il 25esimo anniversario dell’anno in cui si svolge la storia.
Classe 1984, è innanzitutto una visione di Mark L. Lester, che se ne esce con l’idea di omaggiare i vecchi teensploitation stile Il seme della violenza collaborando alla sceneggiatura in prima persona. La sua pensata consiste nel costruire uno spettacolare thriller urbano adattandolo a uno dei trucchi più vigliacchi del cinema: un futuro distopico vicinissimo come scusa per commentare i pericoli del presente fornendone una versione esagerata i cui confini risultino abbastanza sfumati da essere credibili.
Nello specifico: Classe 1984, girato nel 1982, si immagina che, uhm, le scuole del futuro prossimo vadano talmente fuori controllo che gli studenti bullizzano i professori semi-incontrastati e tocca inserire i metal detector all’ingresso. Non conosco molto bene gli Stati Uniti d’America, ma ho il sospetto che tutto ciò si sia poi effettivamente verificato nel 1983.
Si parla di un giovane professore (Perry King che sfoggia una barba Bee Gees da standing ovation) che alla primissima esperienza viene mandato nella scuola più difficile d’America a insegnare musica, e il suo idealismo si scontra con una realtà ingestibile e una gang che non gradisce le sue interferenze.
Ecco, ho la personale convinzione che questi film escano quando una nazione sta generalmente bene ma deve comunque lamentarsi a tutti i costi.
Capisco tante paure: quella degli invasori, quella dei disastri naturali, quella delle minacce sovrannaturali, persino le lotte di classe.
Ma la paura dei ragazzini? La paura, nello specifico, dei ragazzini che genericamente vanno a scuola?
Li avete cresciuti voi, porcocazzo. Non è sfiga: è colpa vostra. Secca, diretta.
Come si fa a fare un film in cui la minaccia del futuro sono i ragazzini, e non c’è uno straccio di autocritica o comprensione nei loro confronti?
È questa la parte divertente di Classe 1984: pochissime spiegazioni.
Mark L. Lester trova d’istinto un argomento controverso, lo stacca dall’attualità quel minimo che basta per poter premere sull’acceleratore senza perderci in coinvolgimento, confeziona un violentissimo film d’azione serissimo e senza pudore, e trova non solo un pubblico pronto ad accoglierlo con entusiasmo ma un intero sottogenere pronto a resuscitare per imitarlo.
Due cose mi fanno impazzire:
1. Non c’è riflessione, non c’è soluzione. Il nostro protagonista protesta, scalcia, ma rinuncia quasi subito: fa lezione con gli studenti che lo ascoltano, fa guerra aperta con gli altri. Stop. Nessuna redenzione. Al minuto 20 il capo della gang entra in classe, si butta al pianoforte, dimostra un insospettabile talento (trivia: l’attore Timothy Van Patten ha composto e suona il pezzo in prima persona), ma ha già dimostrato di essere troppo stronzo per unirsi agli altri come se niente fosse e il professore lo caccia senza appello. E da lì non si torna più indietro.
2. La sottotrama sugli studenti che effettivamente vanno a lezione. C’è tutta una storia di timidi poveretti per bene che resistono a un ambiente ostile e si ostinano a trovare un raggio di speranza nelle lezioni di musica del loro giovane e appassionato professore. Resistono a bullismo, pestaggi, persino a un compagno morto e uno all’ospedale grave e imparano comunque un difficile pezzo di Tchaikovsky da suonare a un grande evento di fine anno, e addirittura il professore all’ultimo non può esserci perché la gang gli rapisce la moglie bionda (e ovviamente incinta) per cui a dirigere l’orchestra sale una delle studentesse… Insomma, qua dentro ci sarebbe un altro intero film, un altro sottogenere classico, uno drammatico e super-motivazionale, che spesso arriva pure agli Oscar, e invece viene relegato a storiella di puro funzionale background per concentrarsi invece sulle scene di violenza.
Ma del resto al Mark interessava quello: un film d’azione dritto e violentissimo. Un campionario di situazioni di tensione che prendono in prestito da certa vecchia exploitation da drive-in, punzecchiano temi sociali, e in ultimo si sfogano in pestaggi e omicidi creativi. Ci sono scene che oggi sicuramente risultano più fastidiose del necessario, ma anche pezzi di bravura come Roddy McDowell che interroga armato di pistola (quale insegnante non lo ha mai sognato?). E quando Perry King va in modalità berserk, diventa un vero spettacolo. C’è solo un piccolissimo e silenzioso accenno di grezzissima analisi sociale, quando si scopre che il capo della gang è ovviamente il rampollo di una famiglia ricca a cui manca il padre. E in mezzo, secondo il Mark, c’è anche un omaggio ai professori che ha avuto da ragazzino che lo ispiravano e non mollavano mai.
Dopo Classe 1984, Mark L. Lester verrà ingaggiato per una trasposizione di Stephen King (Fenomeni paranormali incontrollabili, in originale Firestarter, che cito tanto per trovare una scusa per salutare Keith), e poi arriverà la chiamata da Val Verde. Nel 1990 girerà uno pseudo-sequel più spinto, Classe 1999, in cui misure di sicurezza eccessive porteranno a ribaltare i ruoli.
Michael J. Fox ha un ruolo minore ma importante nei panni del ragazzetto per bene che potrebbe testimoniare contro la gang ma non ne ha il coraggio: ha 20 anni ma ne dimostra 13, ed è di una tenerezza irresistibile.
Sigla finale:
DVD-quote:
“Life is pain”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Dal titolo pensavo parlassi di Orwell! Non sapevo dell’esistenza di questo film.. Invece di classe 1999 ho una vhs(ma quanto sono vecchio?)urge recupero
evidentemente non sei vecchio abbastanza, se ti era sfuggito questo…
Classe ’78
Quando recuperate vecchi film date il massimo. Questo me lo ricordo e da piccolo per qualche strano motivo mi metteva una grande angoscia (anche se temo che nei miei ricordi sia un po’ mischiato col seguito)
io Perry King me lo ricordo con grande affetto per Riptide.
A proposito quando partono le rece sui film anni 80?
Negli anni ’80 c’è stato tutto un filone di film ambientati in scuole fuori controllo con prof. sotto assedio.
Un altro che mi viene in mente è “The Principal” con Jim Belushi e il mitico Louis Gossett Jr.
Ti abbraccio forte (ma in maniera maschia) per aver citato “The Principal”!
Nanni, tre motivi per volerti (maschiamente) bene:
1) “Vi parlo invece un po’ di più di Classe 1984, visto che quest’anno cade il 25esimo anniversario dell’anno in cui si svolge la storia.”. Non un lapsus ma una lettera di sfida a Padre Tempo. Vediamo se ha il coraggio di contraddirti!
2) “Li avete cresciuti voi, porcocazzo. Non è sfiga: è colpa vostra. Secca, diretta.”
3) La foto di Michael J. Fox bello cicciotto. Il fratello minore che tutti avremmo voluto avere.
Sì, per abusarne.
https://barneypanofsky.files.wordpress.com/2016/09/totemcomic-77.jpg
Ricordo Classe 1984 come un film cazzutissimo e molto Stylish.
Ha ispirato molti miei comportamenti nella prima giovinezza.
Come dimenticare il mitico STEGMAN che irrideva il prof. Perry King con l’indimenticabile: “Imparerai, maestrino, imparerai”; o il grandioso momento di autolesionismo nel cesso, quando si frantuma il naso sul bordo del lavandino per poi frignare (per finta) invocando la mamma, al fine di far passare l’insegnante per prevaricatore e violento.
Ah, che belli i tempi della scuola.
Indimenticabile la canzone di coda del fantastico Alice Cooper
Trivia nel trivia. Tim Van Patten diventa poi un grande regista televisivo, e il go-to-guy della HBO. Fra gli altri ha diretto su I Soprano, Deadwood, The Wire, Rome, il pilota di Boardwalk Empire e soprattutto quello di Game of Thrones e pure un Black Mirror.
Se non erro, con il capello lungo tammarro, non era la spalla di Lee Van Cliff in “The Master”? Dove Lee Van Cliff era nientepòpòdimenochè…
…un ninja…
Sempre se non erro eh…
Non erri, quanti eravamo a vederlo quel telefilm (oggi “serie”)?
Siete bravissimi. Era una di quelle cose che non volevo citare per vedere quanti se la ricordavano spontaneamente.
Lo ricordo anche nel telefilm leggendario sul basket The White Shadow, detto Time Out, in cui si chiama Salmi o Salami.
C’e’ una cosa che mi sempre fatto impazzire di “The Master”. Lee Van Cliff oltre che anziano era uomo col fisico a pezzi da almeno 30 anni, gia’ prima dei film di Leone mi pare si fosse devastato tutte le articolazioni in un incidente, tanto che appunto nei western doveva essere aiutato per salire a cavallo. (Chissa’ quanto della flemma aristocratica dei suoi pistoleri non derivasse dal fatto che si muoveva a fatica.) Ecco, mi fa morire che quando hanno pensato una serie su un maestro ninja siano andati a prendere un attore che a stento poteva correre.
Il pilota di Boardwalk Empire è diretto da Martin Scorsese, ma credo che in seguito Tim Van Patten sia pure riuscito a fare meglio…
Io invece aspetto da anni un film sulla trilogia Truancy di Isamu Fukui (https://en.wikipedia.org/wiki/Truancy_(novel)) in italiano c’è solo il primo volume “Student Guerrilla”. Un romanzo arrivato forse troppo presto, oppure troppo figo, realistico e preoccupante per diventare una saga young adult cinematografica. Per farla breve: futuro distopico, comandano i presidi, chi sgarra anche solo una volta a scuola viene cacciato anche dalla propria famiglia. Gli ormai ex studenti che finiscono in strada formano un esercito di giovani terroristi per ribaltare il sistema. L’autore riuscì a farsi pubblicare il primo libro quando ancora frequentava il liceo.
Sembra veramente interessante, anche se molto ispirato a Battle Royale
Avevo due anni all uscita di questo. Ricordo bene invece classe 1999, con i robot insegnanti mega cattivi.
Sempre filone action-school fortissimo all epoca Scuola di eroi, coi ragazzini che sconfiggevano i terroristi…mitico!!!
“Capisco tante paure: quella degli invasori, quella dei disastri naturali, quella delle minacce sovrannaturali, persino le lotte di classe.
Ma la paura dei ragazzini? La paura, nello specifico, dei ragazzini che genericamente vanno a scuola?
Li avete cresciuti voi, porcocazzo. Non è sfiga: è colpa vostra.”
Ehi, e i giappo con Battle Royale che erano allora??? (lì c’è un filino di distopia in più, chiaramente, eh!)
In Battle Royale la minaccia è la società che se la prende coi regazzini, non i regazzini.
Nanni, i regazzini sono il più grande pericolo di sempre, oggi più che mai. Colpa degli adulti coglioni in gran parte, certo, ma le altre paure scompaiono a confronto.
Basta dare una scorsa ai quotidiani o vedere il telegiornale.
Anche rivedere “Eden Lake” può essere utile.
Modalità SPOILER!!!
Avevo un vago ricordo di un film visto da ragazzino che si concludeva con alunno che finiva impiccato nel tentativo di aggredire un professore sopra le impalcature, di fronte al pubblico che assisteva il concerto finale.
Avevo davvero cancellato tutto a parte questa scena .
È questo o mi sbaglio?
È lui. Scena magnifica.
Non ricordavo assolutamente nulla.
Ne interpreti,titolo,possibile anno,niente di niente,
per poterlo recuperare a parte la scena e l’escalation al finale.
Grazie ,adesso me lo recupero!
*lacrimoni di nostalgia*
teen wolf lo vidi 12 enne al cinema, presa da inspiegabile sconvolgimento ormonale per il maicol geifox star del telefilm”casa keaton”(poi, vabbè, l’anno dopo uscì top gun e ciao maicol…)
Credo di realizzare ora che Classe 1984 e Classe 1999 siano due film distinti. Nel mio ricordo la storia coi maestri terminator e Perry “quello di Riptide” King con la barbetta erano lo stesso film. E mi sa che ho visto solo il secondo.
Riptide. Che è l’unico motivo per cui riconoscevo Perry King e quegli altri due in tutti gli altri filmacci o apparizioni tv che facevano. Interpretando spesso degli stronzi, per altro.
Ma invece quello in cui ci sono gli insegnanti androidi qual è?
Classe 1999
quello lo vidi da piccolo, c’era Pam Grier bastardissima