Tutto mi sarei aspettato dal secondo capitolo di Unfriended tranne tutta questa cattiveria.
Unfriended era un prodotto curioso e stiloso, low budget in stile Blumhouse ma anche in parte intelligente e puntuale in stile Blumhouse, con il problema di essere più forma che sostanza e fin troppo aderente al classico canone dell’horror adolescenziale secondo il quale è importante che i personaggi ci stiano tutti in culo così da godere quando li vediamo morire.
Dark Web prometteva di essere un sequel di quelli brutti: dove il primo capitolo era popolato di gente orrenda e la vendetta dello spirito maligno del web a un certo punto sembrava quasi giustificata, e dunque dove il primo capitolo era in ultima analisi un film su i rischi della gente, qui già dal titolo ci muoviamo in evidente territorio i rischi dell’Internet, una scelta che già in passato si è rivelata disastrosa perché quasi impossibile da mettere in scena senza condirla di moralismo e di #signoramia #aimieitempi.
La roba bizzarra è che Dark Web è anche un film su i rischi dell’Internet, una bella storia ambientata nei meandri oscuri della Rete e su coloro che vi risiedono e state attenti ragazzi a dove navigate perché sull’Internet stanno i mostri quelli veri. Ciononostante non dà fastidio, anzi, perché invece di abbracciare la materia con cautela e prescrizioni mediche l’esordiente Stephen Susco la butta sulla crudeltà, sull’attenta costruzione e successiva decostruzione dei protagonisti e soprattutto sulla gratuità e futilità della violenza, qui a servizio, in ultima analisi, del LOL. E così quello che rischiava di diventare un favolone moralistico si trasforma in una sorta di Funny Games tutto girato sullo schermo di un Mac, nerissimo e senza speranza, il cui messaggio di fondo non è diverso da quello del primo film e che da allora è stato ripreso e perfezionato da Puppet Master: The Littlest Reich: la gente fa schifo e succede un sacco di merda a chi non se la merita. Sigla!
Sì, è così nero, talmente cinico che una volta finito vorresti chiedergli altri cinque minuti per un po’ di speranza bonus. Non so neanche più se sia un horror, siamo più dalle parti del thriller, tra complotti, tensione e misteriose organizzazioni che proliferano nel Dark Web e rapiscono giovani ragazze per filmarle mentre le torturano e uccidono (perché ovviamente sono solo giovani ragazze, questa è Internet baby – diciamo che su certi aspetti Susco non si dimostra il più illuminato della classe).
La causa scatenante è che il computer dell’hacking dello snuff di uno di questi tizi che si fanno chiamare tutti CHARON finisce nelle mani di Matias, un programmatore poveraccio un po’ sfighy che ha assoluto bisogno di un laptop più potente per programmare la sua nuova app. Suddetta app gli serve per tradurre le sue parole in giffine di lui stesso che parla con il linguaggio dei segni, così da permettergli di comunicare via Skype con la sua fidanzata Amaya, sordomuta. E sì, è ovvio che se lui non perdesse tempo dietro all’app ma si limitasse a imparare il linguaggio dei segni il problema si risolverebbe da solo! È il modo più rapido ed efficace per caratterizzare Matias (un ignavo che prende sempre la strada più larga di fronte ai problemi perché non ha il coraggio di affrontarli di petto), che con le sue scelte sarà il motore di tutto il film: è bella scrittura insomma, che si estende (più o meno) anche al resto del gruppo.
Abbiamo quindi da un lato una game night via Skype in cui i regaz giocano a Cards Against Humanity, dall’altro Matias che scopre 960 giga di video snuff nascosti nel computer che ha rubato, e poi il proprietario del computer che si palesa ed è di fatto il cattivo del film, almeno finché il cerchio non si allarga e facciamo la conoscenza dei suoi superiori, e così a macchia d’olio con conseguente crescendo di paranoia e violenza.
Funziona tutto alla grande perché ancora una volta il formato “tutto sullo schermo del computer” è rispettato e messo in scena alla perfezione. In questo senso vale quanto detto per il primo capitolo, con il bonus che Susco padroneggia alla grande gli strumenti a disposizione e riesce ad applicare concetti tipo “il montaggio” anche a una conversazione su Skype, giocando con le dimensioni delle finestre video per fare campo-controcampo… è un linguaggio tutto sommato nuovo, che supera la sua naturale staticità creando tensione tramite pop-up e conti alla rovescia per il download, una scelta che immagino potrà anche far schifo al cazzo per principio a molti ma che a molti altri sembrerà spaventosamente familiare.
Dark Web si regge quindi tutto sul suo gimmick e sull’empatia verso i protagonisti, perché il contorno (o il fulcro?) è una storiaccia di gente che fa gli snuff movie e viene pagata in Bitcoin per le sue prestazioni e comunica tramite un robo che si chiama THE RIVER e che ti trasforma così il desktop:
e più vai a fondo in THE RIVER più succede questo:
e in generale tutta la faccenda è abbastanza sciocchina nonostante qualche momento di lucidità tipo quando si parla di doxing. Diventa tra l’altro sempre più pretestuosa man mano che i ragazzi si fanno trascinare nel vortice del Dark Web, per fortuna in parallelo Susco comincia a far esplodere la tensione e sparare le sue cartucce migliori, per cui qualsiasi problema di credibilità finisce fuori dalla finestra e al suo posto arrivano i pugni allo stomaco.
Alla fine quindi quella che è una storia un po’ scema sui malvagi dell’Internet riesce con la sola forza della cattiveria a diventare una girandola di cinismo, pessime decisioni e profili Facebook, a cui è difficile non volere bene.
.mkv quote suggerita:
«Vù vù vù mi piaci tu»
(Gazosa feat. Megan Gale, i400calci.com)
Cinismo e cattiveria. Venduto.
Ripensandoci, quello che è mancato a Searching, bello ma osava poco.
Il primo interessante, se questo fa più brutto nel senso buono lo vedrò. In tema di web (e scusate l’off Topic) dicono che Schwarzy e Fassbender parteciperanno a Kung Fury 2: https://www.hollywoodreporter.com/news/cannes-kung-fury-2-lands-major-investor-sets-production-start-1211233
Ho visto il primo (godibile, come da vostra rece) ma non questo. Intanto che decido, complimenti per la finezza del formato della vostra quote ahah
Vidi il primo a seguito della tua recensione e mi piacque parecchio: poi oh… io sono pro Blumhouse (film fatti con due spicci ma qualche idea buona) e ricordo che all’epoca l’idea che a una sequenza di comandi noti il tuo pc NON risponda come ti aspetti che faccia mi parve un modo intelligente per far paura… Magari do una chance anche a questo…
Interessante, me lo segno.
Grazie!