Io lo so che esistono i fan di La Casa Dalle Finestre Che Ridono. Non li capisco ma so che ci sono. Non li capisco perché nel 1975 Argento aveva diretto Profondo Rosso e nel 1977 Suspiria, perché nel 1973 Bava aveva fatto Lisa E Il Diavolo e perché ce ne sono a bizzeffe di horror italiani veri girati intorno a quel 1976. Ma onestamente come si fa ad avere la passione per La Casa Dalle Finestre Che Ridono?? Quel riciclo padano di tutto il già fatto e inventato, così insipido e trito! Io capisco considerarlo il momento migliore della vita intera di Pupi l’incalciabile, ma addirittura elevarlo con il tempo, la noia e la tenera luce giallastra del ricordo a grande film fa ridere! E non tirate fuori Zeder eh!
Io lo so che ci sono 50enni stanchi e attaccati al passato, adolescenti già stanchi e incapaci di guardare il presente, dunque capaci di innamorarsi solo del passato, e tutta una fascia in mezzo che si riconosce solo in quel cinema lì, pronta ad amarlo tutto. Senza distinzioni. Ma ogni pazienza ha un limite.
Adesso vi guardate una scena. Eh no, mo’ ve la guardate proprio.
Capito?
Se non ci fosse stato questo gigantesco equivoco transgenerazionale fomentato dalla rivalutazione dei generi italiani (necessaria ma capace di far passare in cavalleria robaccia inqualificabile) che ha fatto di Avati un regista horror di buon livello che poi ha cambiato strada (invece di quello che è: un regista mediocre che ha provato diversi generi fino a che non ha trovato una formula produttiva che gli garantiva la sopravvivenza commerciale), una specie di Fellini di serie C con il mito dei ricordi, la nostalgia e il cinema di una volta, non ci sarebbe stato nemmeno Il Signor Diavolo, vero viaggio nel tempo maldestro di una persona che non vede film nella vita, o almeno non ne ha visti negli ultimi 30 anni, o che di certo non ha visto horror negli ultimi 30 anni.
Guardiamoci negli occhi: io non lo so chi e dove ad oggi potrebbe avere il coraggio di usare i sfx del cinema italiano anni ‘70 senza nessuna ironia. Davvero. Io non lo so chi ancora oggi potrebbe pensare che un film come Il Signor Diavolo possa mettere paura a qualcuno. Forse a qualche brava ragazza di provincia con la gonnellona alle caviglie, il sorriso candido, la coda di cavallo legata da un fiocco, le scarpe basse e una camicetta bianca che fa risplendere la sua innocente dentatura bianca. Cioè agli stessi personaggi degli altri film di Avati, fermi in un’epoca che forse non è mai esistita, un’idealizzazione campagnola o urbana (a seconda della trama), fatta di grande decenza e ferma condanna delle molteplici bassezze umane.
Ecco Il Signor Diavolo dovrebbe essere l’indecenza che si fa strada in un mondo di decenza, nella forma del pettegolezzo provinciale. Ci sono voci, maldicenze, dicerie e piccoli isolamenti, famiglie invise, figli che non devono frequentarsi ed emarginati. Trovate come il dente di maiale, il diavolo o come quel fottuto ruggito che apre il film che io davvero me ne volevo andare perché la misura era già colma, ma da dove escono?
Tarantino ha dovuto passare mezza vita chiuso a guardare VHS (e da quando ha fatto i soldi pellicole) per maturare un modo di prendere vecchi stilemi e rimaneggiarli per farci qualcosa di nuovo e moderno. Ma lo faceva anche Truffaut, lo ha fatto Scorsese e non smette di essere fatto, è un’operazione complicatissima. Avati affonda nel ricordo di film visti, nella copia di tutto quel che ha inventato Argento salendo sulle spalle di Mario Bava, nell’istinto del vecchio cineasta e nella convinzione che tanto tutto vada bene, senza modernizzare nulla. Il Signor Diavolo è un film degli anni ‘70 trapiantato oggi.
“Bello!” diranno in molti. “Eh no!” dico io.
Un conto è un film degli anni ‘70 vero, visto con il senno di poi. Un conto è farlo oggi, completamente impermeabili a cosa sia successo nel frattempo. Un conto sono operazioni calco come Intrigo a Berlino, The Artist e Grindhouse (comunque altamente questionabili), un conto è pretendere di fare un film nuovo senza conoscere cosa è cambiato nel cinema. La soglia del ridicolo viene raggiunta prima della scena 2, e continuamente oltraggiata da una visione di cosa siano la paura, il brivido e la tensione, davvero ridicola. Non è che non mette paura questa storia di un inviato della DC ad insabbiare un caso di omicidio con forse possessione, è che vuole metterla nella maniera più svogliata e pigra possibile, senza davvero nemmeno avvicinarsi al turbamento.
“Ma Jackie scusa” mi direte voi prodi lettori attenti “ma pare che è la prima volta che vedi un brutto horror italiano! Ma che fine ha fatto il tuo pelo sullo stomaco, il tuo cinismo da navigato calcista, la tua raffinata favella?” è che davvero io all’idea che ci siano dei cultori di La Casa Dalle Finestre Che Ridono metto mano alla pistola. Con tutto il ben di Dio che in quegli anni abbiamo prodotto!
E io ci sto che Dario Argento ancora faccia film come li fa (senza stare ad entrare nel merito, tanto già lo facemmo) perché per quanto paradossale ogni tanto tenta qualcosa di audace (ve lo ricordate Jenifer?) perché a suo modo ci prova e soprattutto perché lui sì che ha un passato dietro di sé da rispettare, in virtù del quale è possibile tollerare tutto come da una vecchia amante appassionata da cui oggi si è lontani ma per la quale si prova ancora un sentimento in virtù di quel che accadde. Argento sì che ha le spalle grosse per davvero! La sola idea che Pupi Avati, con le spallucce da tennista italiano che si ritrova si metta a fare un horror senza nessuna idea, nessun ritmo, nessuna novità e nessun desiderio di confrontarsi con cosa sia diventato oggi il genere di maggior successo, maggior inventiva e (unica) originalità nel mondo del cinema in sala, davvero è insostenibile. Come se avesse uno status che glielo consente, come se il suo stile non necessitasse di altro. Come se davvero fosse un gran regista.
Dvd-quote suggerita:
“Un film che poi va a finire che uno se la prende davvero”
Jackie Lang, i400calci.com
La Casa dalla Finestre che Ridono e` una palla immensa e Avati e` un regista del cazzo senza idee. Sottoscrivo tutto e vaffanculo. C`ha 80 anni per gamba e ancora succhia fondi pubblici grazie ai suoi amici del partito per girare film che non vede nessuno.
Di che partito sarebbe Avati?
beccato il trailer-spot in tv e pensavo ad un nuovo progetto di maccio capatonda…
Avanti è notoriamente vicino a “Comunione e liberazione”.
Il problema per me non è quanto sia bello “La Casa dalle Finestre che Ridono”, che può avere il suo perché; piuttosto mi chiedo quale sarebbe stato il giudizio dei recensori se il regista fosse stato l’ultimo degli stronzi e non quello che (più o meno a merito) viene considerato un maestro. Il film non si inserisce nel filone degli omaggi al cinema horror italiano anni 70-80, ma (come per Argento nelle ultime Prove; e “Jenifer” è solo un’eccezione) è un vero è proprio film fuori tempo massimo, con tutti gli stereotipi e i difetti del caso. Magari con budget che gente come Gabriele Albanesi (che almeno ci prova) si sogna. Stiamo parlando di una pellicola in cui, dopo Phenomena e Demoni 2, si usa ancora un nano per interpretare un bambino deforme; e non è l’unico caso di idea vecchia e palesemente riciclata.
*Avati
Avati è un conservatore d’ispirazione cattolica. Uno che, a suo tempo, aveva avuto simpatie berlusconiane, ma non credo che, quale che sia, la sua posizione politica possa averlo mai aiutato (parliamo di uno che la gente al cinema l’ha sempre portata, non di un Martinelli qualunque).
beh viste le location della casa delle finestre che ridono possiamo immaginare che piú di tanto non abbia potuto succhiare dai fondi pubblici.
Caro nonhocapitocometichiami, l’arte non si argomenta. Può piacere un quadro di Sargent e può essere definito scarabocchio uno di Picasso. L’horror di Pupi Avati non si nutre di jump scare, di inondazioni splatter o ritmi sincopati. Sono favole gotiche e come tali vengono portate sullo schermo. Conosco l’horror (bene spero) e quella di Pupi Avati è una sua interpretazione carica di personalità. Bava mi annoiava Argento è stato un genio che ha perso la vena, odio l’idea che si debba studiare…gli altri per fare buon cinema o qualunque altra cosa. Preferisco il prodotto artigianale meno perfetto ma stilisticamente indipendente A proposito, la Casa dalle finestre che ridono (io sono una accolita) è per palati finissimi.
“L’arte non si argomenta”? Allora c’è gente che sta buttando via del tempo, qualcuno la avvisi…
Per la cronaca, “La casa dalle finestre che ridono” mi piace; è la produzione di Avati negli ultimi anni (gli ultimissimi: i tre o quattro film usciti da poco al cinema e quelli girati per Raiuno) che mi lascia perplesso e mi annoia, come tu sei annoiata da Bava. Ma l’hai visto questo “Signor Diavolo”? Mi spieghi se anche questo è per palati finissimi e, nel caso, cosa mi sono perso di veramente gustoso? Sicuramente non la recitazione da recita scolastica, né la regia statica; tanto meno la fotografia, che con un iPhone Soderbergh ha fatto roba migliore. Il colpo di scena finale, forse, ma non è neanche così originale. Tra parentesi, il fatto che sia un prodotto artigianale non è una giustificazione per alcune scelte grossolane. Il film è prodotto da Rai Cinema e già prima della distribuzione si è cominciato a parlare di sequel: forse non mancavano neanche i fondi per metterci un po’ di impegno in più.
Purtroppo devo dire una cosa: Che non capite un cazzo. Vi atteggiate a post-comunisti perbenisti e non capite un cazzo di film
Per fortuna ci sei tu a illuminarci la strada. Grazie di cuore, veramente ;)
Recensione patetica, figlia dell’ignoranza cinefila di l’ha scritta (…poi l’autore stesso magari si fa pippe mentali su 2 cagate sopravvalutate come Midsommar e The VVitch…).
Continuo a ripetere che non capite un cazzo di film. chiudetelo sto sito della minchia. I 400 calci prendeteveli in faccia…
larkyzz sono d’accordo con te. Questi qui non capiscono VERAMENTE un cazzo di cinema. Si autoincensano con commenti a dir poco criptici per fare i soloni e mascherare la loro ignoranza. Una volta questo sito mi piaceva. UNA VOLTA.
Quoto. Io conosco cosi tanta gente che considera “La casa dalle finestre che ridono” un capolavoro, che qualche tempo fa mi venne il dubbio che forse sbagliavo io, che forse non l’avevo capito e allora tornai a rivedermelo. E niente, è proprio una palla e basta!
Sarà, a me “La Casa dalle Finestre che ridono” ha fatto venire una strizza tremenda entrambe le volte che l’ho visto. E pure “Zeder” e l'”Arcano Incantatore” portano a casa il risultato. Magari “Il Signor Diavolo” è brutto (ma in giro si legge pure altro), però questa recensione sembra un po’ viziata dal pregiudizio.
Ci sta, eh! Solo non è un pregiudizio che condivido!
Siete degli asini matricolati.
Ma no, abbiamo solo gusti diversi!
Il problema consiste nel non capire nulla di cinema e nel non avere nessuna cultura cinematografica. Io sono un insegnante e critico cinematografico. Si può dire di qualsiasi film “non mi è piaciuto”, ci mancherebbe, ma definire un capolavoro come “La casa dalle finestre che ridono” una boiata vuol dire che chi gestisce questo forum non conosce il cinema. Punto. Prof. Poggi.
Ok, io per primo difendo a spada tratta l’idea che un film o è davvero un cesso incrostato o andrebbe analizzato, esplorato, respirato, per essere capito.
Mi riferivo solo alla battutaccia sugli asini matricolati, non era carina, dai!
Se poi davvero sei un docente (do del tu, perdoni per favore) credo tu possa capire che un errore ci può stare. Sarò sincero, anche a me la recensione è parsa troppo aggressiva. E lentamente lo stanno dicendo tutti.
Però non avere una cultura cinematografica non so se sia un’accusa pertinente, insomma, sono recensori del sito di cinema più pluripremiato che ci sia!
Magari hanno solo preso un granchio. Io tendo a supporre che ciò che il recensore volesse dire, sia che non ama quelle persone tragicomiche e amareggiate che inneggiano a film del passato con quell’aria da “si stava meglio quando si stava peggio”. Credo volesse scagliarsi contro la supponenza di certe persone. Poi magari ha esagerato su Avati, eh.
Resta, ci farebbe comodo un critico cinematografico, cerca solo di essere più misericordioso col prossimo.
Chiarissimo Professor Poggi,
sono un collega (insegnante, non critico cinematografico): penso che motivare la risposta sia segno di onestà intellettuale, caratteristica che dovrebbe appartenere entrambi i suoi mestieri. Dire che “La casa dalle finestre che ridono” è un capolavoro, e punto, non basta: deve motivare il suo giudizio. Jackie non lo ha fatto, ma qui si parla del “Signor Diavolo”: se si vuole parlare della produzione di Avati (che può non piacere, è lecito), si scriva un articolo sugli horror italiani di area padana: allora ognuno potrà dire la sua, senza assumere il ruolo di una fangirl che difende a spada tratta l’opera del suo artista preferito senza saper motivare.
Ora si parli del “Signor Diavolo” e si motivino le risposte, magari rispettando le opinioni degli altri (che poi io non mi azzarderei a dire ai miei allievi “asini matricolati”, pensa andarlo a scrivere in una discussione su un sito di cinema…).
Prof. Poggi,
dolente di dirLe che il suo intervento è stato l’ennesima conferma che la presenza di vetusti parrucconi in giacca a quadretti e occhialetti nelle scuole di questo paese ha ormai stancato, per non dire fatto deflagrare le pudenda di tutti. L’ergersi sul pulpito e dare degli “asini matricolati” ai redattori (e secondo me anche ai lettori) senza minimamente argomentare, SOLO perché in disaccordo circa il “valore” di un film è la dimostrazione di quanto presuntuosa e indisponente sia la sua persona.
Avrebbe potuto dare l’esempio (lei sì), invece ha fatto solo una figura barbina!
Quando esce, lasci pure la porta aperta che almeno fa corrente. Grazie.
Dalla bassezza della mia condizione non riesco proprio a trovare motivazioni utili a definire un capolavoro “La casa dalle finestre che ridono”. Che per me è un film discreto, a suo modo originale e godibile, ma eccessivamente lungo e in generale inferiore a numerose altre pellicole di genere dell’epoca (ai livelli di quelle fetenzie inspiegabilmente rivalutate dei film di Crispino). Personalmente gli preferisco perfino Zeder, che pure si porta dietro la sua bella dose di noia, ma quantomeno fornisce qualche spunto di trasporto con l’elemento sovrannaturale.
Ma sono anni che non rivedo la casa etc. etc. e quindi magari ho dimenticato qualcosa.
Il vero professor Poggi sono io, diffido tale Anonimo da appropriarsi del mio nome per infamare i siti dell’internet con commenti asinini e offensivi verso i partecipanti.
oh ma la poggi era una tipa che stava in classe mia che aveva delle tette fantastiche. purtroppo aveva anche il ragazzo che ere il chitarrista del nostro gruppo, un tipo poco incline alla condivisione.
Grazie Professore, pareva strano che un docente fosse così sanguinario con le parole. Omaggiamo la sua schiettezza.
Questa è l’UNICA cosa che disapprovo di questo fantastico sito (a parte il 95% delle recensioni, ma in sé non vuol dire nulla, ci si confronta) è il fatto che chiunque può spacciarsi per chiunque, diventa imbarazzante, e pericoloso, legalmente.
sì, ora qui a raduno legioni di gente che conosce legioni di gente che il cuggino conosce legioni di gente che considerano ‘La casa dalle finestre che ridono’ un capolavoro. ma de che.
Questo commento voleva vincere il premio “manine avanti”?
no, quello “innocue iperboli”.
Secondo voi quindi manco Regalo di Natale è valido? Per me è un regista estremamente valido
Premetto che ancora non ho visto “Il Signor Diavolo”, quindi mi astengo nell’esprimere giudizi su questo film, ma ritengo anche io il giudizio dato, soprattutto ad Avati regista , pregiudizievole. Intanto un regista, non necessariamente deve seguire il passo dei tempi, soprattutto se i tempi non danno grandi esempi per farlo. Oggi in pratica é sparito il mestiere di regista, salvo Sorrentino e pochi altri, il modo di dirigere é in pratica per tutti lo stesso, incentrato solo ed esclusivamente sui i dialoghi, non parlo poi degli attori, categoria ormai dequalificata. Avati ha un modo di dirigere molto artigianale, artistico, probabilmente arcaico ok, di ispirazione Felliniana ok, dove spesso parlano le immagini, i volti dei personaggi, il tipo di inquadratura, ecc.. é comunque obbiettivamente un professionista della macchina da presa. Il problema oggi é anche del telespettatore ( o meglio perché ci hanno abituato così), in cui sia le immagini che i dialoghi devono scorrere a 200 all’ora, altrimenti non acchiappano l’attenzione del telespettatore ( infatti spopolano le fiction, ma non i film), in più é completamente sparito il genere, non esistono in pratica più film di genere.
Infine voglio dire un ultima cosa su ‘La casa dalle finestre che ridono’, film fatto con un budget che manco un rifrensco per la prima comunione ci fai, che può piacere oppure no, su questo non discuto, ma che ha una struttura di giallo-horror sostanzialmente diversa dai film di Argento. Fino a Profondo Rosso, Argento ha firmato in pratica tutti gialli, con dei canoni e delle regole ben precise ( l’assassino col guanto, il trauma fanciullesco ecc..), La casa dalle finestre invece ha una struttura, soprattutto nell’atmosfera e nella narrazione completamente diversa, anche questo, nonostante i gusti, é un dato abbastanza oggettivo.
Regalo di Natale è bello. Qui si discute di Pupi Avati come regista horror, che è come dire…poco efficace, per usare un sottile quanto blando eufemismo.
Però ad esempio io conosco gente fissata col poker che ADORA Regalo di Natale (meno la Rivincita di Natale). Solo che se sei bravo a fare un film sul poker non è detto tu lo sia anche a fare horror, ecco.
Faccio coming out.. Questo non l’ho visto e non commento, ma La casa dalle finestre che ridono e soprattutto L’arcano incantatore (e pure il dimenticato Il nascondiglio) a me piacquero assai. D’altra parte “non succede nulla e fa comunque paura’ è abbastanza il mio concetto di horror…
Condivido. L’arcano incantatore, per motivi anche molto personali, è uno dei miei film della vita. La casa anche mi piacque molto. Va da sé che io non sono un esperto di horror, per cui i film li giudico secondo il mio percorso di visione, e non nel contesto ampio del genere, come giustamente fa Jackie. Però li ho amati, e hanno fatto la giusta paura a tutti quelli con cui li ho visti.
Io non sono cinefilo, né laureato al dams… Ma vi posso assicurare che tutte le volte che rivedo (volentieri) la cadadallefinestrecheridono me la faccio sotto… Perché? Perché scava nelle paure profonde, nei timori ancestrali, nel panico del buio, e tutto ciò con pochissimi soldi… E oltretutto ha valorizzato per primo il delta del po, Comacchio, le barene, gli argini unico rilievo nel piattume padano… E scusate se poco. Poi… Si, nel suo horror attuale rispolvera situazioni già viste.. Chiesa sede del male, paesaggi ad usum delphini, scala buia con rumori agghiaccianti… Ma a me è piaciuto… Tanto che sono andato alla prima a Bologna e ne sono uscito soddisfatto…
“un regista mediocre che ha provato diversi generi fino a che non ha trovato una formula produttiva che gli garantiva la sopravvivenza commerciale”
Questa di primo acchito mi ha turbato, ma tutto sommato forse non hai torto.
Però Regalo di Natale rimane un filmone, su questo non mi smuovo.
Aggiungo che The Artist io lo vidi al cinema a scatola chiusa e mi divertii un casino.
Io adoro Pupi Avati, ma ciò non significa, che non mi piaccia argento o bava, si possono avere gusti diversi, ma accanirsi, mi pare un tantino eccessivo…..
Aver visto il signor diavolo determinerà automaticamente la mia assenza dai cinema forse per 10 anni…non lo paragonerei con la casa dalle finestre che ridono, per lesa maestà a quest’ultimo…niente da fare, gli anni 70 (anche con i suoi difetti che sono oro colato rispetto alla robaccia indecente attuale) sono davvero finiti.. inutile provare a resuscitarli con queste pessime copie..
per me la casa delle finestre che ridono è stata una grata sorpresa non ne sapevo niente prima di vederlo e mi è preso bene, ricordo già all’epoca amici che ne parlavano come di una fettuchia ma mi sembra ingeneroso nei suoi confronti.
Apprezzo le recensioni che non spoilerano, ma stavolta un po’ dispoiler lo volevo.
Io, per quotare Akira, i film dove non succede nulla e fanno paura comunque li considero geniali.
Ma esiste anche il bias del Parco Sempione come ben articolato dal Magnifico DottoreRicercatore in Psicologia Elio ELeStorieTese:
“Questo fatto mi turba/ e mi sento di merda/ quasi quasi mi siedo/ e ti ascolto un po’ meglio/ forse forse mi sbaglio/forse ho preso un’abbaglio/ forse forse UN BEL CAZZO/ FAI CAGARE! QUESTA è la VERITA’!!!”
E credo che mai parole più tridimensionali siano state pronunciate.
Dunque, ma ‘sto film, è bello o no? Ha l’atmosfera maligna e bellissima di Io non ho paura, o è solo noioso/bruttissimo come Dracula di Dario Argento?
E il Diavolo c’è o no? No perché a me il diavolo me gusta.
E qualche maialata c’è? Qualche cattiveria politicizzata?
‘na sega ‘nsomma?
Pensare che a me Avati ha sempre convinto…
“No perché a me il diavolo me gusta.”
Beccato :D
Per farti capire quanto sia divertente questa gag del nickname accompagnata ad un umorismo secondo solo ai toscani in quanto a dozzinalità, farò il grammar nazi:
“Un abbaglio” senza apostrofo, coglione.
MAROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOONNA!!!
Non sei un grammar nazi, sei solo attento. DIO che coglione, che vergogna, speriamo nessuno gli dia importanza. E pensare che scrivo romanzi. Dovevo essere bello distratto. Grazie&scusa.
La casa d.f.c.r non mi é dispiaciuto (invecchiato male, ma buono x l epoca), visto su consiglio di mio padre. Il finale secondo me non faceva tornare i conti cmq.
Detto ció di avati quel pochissimo che ho visto e nn apprezzo di avati é la recitazione degli attori, mediocre.
Questo nn l ho visto ne lo vedro, ma come operazione nostalgia troverá un suo pubblico immagino.
Offtopic: visto solo ieri Aquaman…che bomba! Altro che certi Marvel
La casa etc. etc. l’ho visto al massimo tre volte e in nessun caso il finale mi ha soddisfatto, dire che “non fa tornare i conti” rende perfettamente l’idea.
Ho sempre avuto l’impressione che quel finale gli fosse stato appiccicato addosso in un maldestro tentativo di creare un colpo di scena…
Credo che l’obiettivo del regista non fosse mettere paura, quanto piuttosto far riflettere. Pupi Avati va interpretato, sempre. A me il film è piaciuto e ho trovato bravi anche gli attori, cosa non scontata nel panorama italiano dove un 90% buono recita da cani.
…sembra il sabba delle liberate del DAMS…pur di farsi notare , sparlano a ruota…povere … poco comprese …tutto nicchia e web…
L’horror di marchio Avati, lo visto al suo apparire … di volta in volta , e , pur rilevando che ripete gli stessi schemi ( …per tutti, lo scambio di persona ), sono sempre stato soddisfatto…
“È una storia che mi appartiene” recito qualcuno , ed ora sono mie … conosco i luoghi, pure i racconti presenti… come non posso amarle … sono parte del mio passato , ma affiorano anche nel presente , basta poco, un segno per farle rivivere…
Io non sono cinefilo, né laureato al dams… Ma vi posso assicurare che tutte le volte che rivedo (volentieri) la cadadallefinestrecheridono me la faccio sotto… Perché? Perché scava nelle paure profonde, nei timori ancestrali, nel panico del buio, e tutto ciò con pochissimi soldi… E oltretutto ha valorizzato per primo il delta del po, Comacchio, le barene, gli argini unico rilievo nel piattume padano… E scusate se poco. Poi… Si, nel suo horror attuale rispolvera situazioni già viste.. Chiesa sede del male, paesaggi ad usum delphini, scala buia con rumori agghiaccianti… Ma a me è piaciuto… Tanto che sono andato alla prima a Bologna e ne sono uscito soddisfatto…
Più ci rifletto e più penso che considerare Avati un sopravvalutato raccomandato sia un errore: a parte la casa delle finestre che ho trovato angoscioso il giusto, regalo di Natale che è e rimane una meraviglia, Avati ha tutta una filmografia minore interessantissima per quanto non calcistica (per dire un paio di titolo: impiegati, festival con un inedito e irripetuto Boldi, la rivincita di Natale). Capisco possa non piacere, però dire che è un mediocre che ha trovato la sua formula (cosa forse vera per gli anni 2000, per il resto ha esplorato epoche e generi) è un’esagerazione
No, Festival no! Madonna che cesso imbarazzante.
Ricordo che lo recuperai con grande curiosità perché da anni mi domandavo: De Sica e Proietti fanno robaccia per soldi ma se vogliono ci sanno fare, Pozzetto aveva una sua poetica tragicomica, Villaggio genio, Abatantuono si è reinventato mille volte e persino Calà era stato lodato per quel film con Ferreri; possibile che Boldi, per anni uno dei comici più famosi d’Italia, faccia così schifo in tutto? (qualcuno ricorda la sua orrida conduzione di una stagione di Zelig Facciamo Cabaret nel ’99 che faceva rimpiangere Simona Ventura vestita da carro di Viareggio? Ecco).
Magari, pensavo, diretto bene in un ruolo su misura mi sorprenderà.
La risposta è nella citazione di Parco Sempione qualche commento sopra.
Boldi interpreta un comico senza qualità che ha avuto fortuna negli anni ’80 per poi decadere, cioè di fatto se stesso (se non avesse fatto i soldi con i cinepanettoni dagli anni ’90), e niente, fa schifo uguale. Io non sono un esperto di recitazione ma siamo dalle parti della telenovela piemontese.
Come lessi in giro: l’operazione Abatantuono qui è fallita.
PS Regalo di Natale invece sempre nel cuore (e anche Rivincita, via).
Boh io lo trovai più che decente nei panni di un attore amaro e a tratti sgradevole
E allora vi sta bene Checco zalone!
Ma infatti Jennifer era splatter, fu prodotto per la serie Master of horror quindi gli americani gli hanno messo ottimi collaboratori, cosi come in Due occhi diabolici che sono le 2 cose decenti fatte decentemente da Argento negli ultimi 30 anni.
Nei ’70 piuttosto mi riguardo Non si sevizia un paperino e questo gioellino misconosciuto Mio cara assassino, Avati e piatto e noioso nella messa in scena.
Allora mi sembra di capire che il tema sia La Casa delle Finestre che Ridono. Puó darsi Jackie che tu abbia ragione, io Pupi lo conobbi da bambino guardando i trailer anni 90 e mi era sempre sembrato serie B/C. Puó darsi. Peró il film male non é. Come é stato giá detto, i film che fanno paura senza che succeda niente possono non solo piacere, ma anche essere un modello di horror per alcuni. L’idea del pittore di agonie é inquientantissima. Il finale, i 5 minuti finali, mi hanno sempre dato un puro terrore. Argento, e so che bestemmio qui, no. Che ce devo fa? Forse é proprio una questione di sensibilitá personali.
Dal punto di vista tecnico e forse anche dal punto di vista di messa in scena della storia, e anche come recitazione, i film (vecchi) di Argento sono di un altro livello. Peró non mi ha mai messo alcuna paura. Mi fa piú paura sua figlia a dirla tutta :D
#Je suis Harvey
Se uno all’idea dei cultori di La Casa Dalle Finestre Che Ridono mette mano alla pistola fa bene a spararsi in testa, perchè La Casa Dalle Finestre Che Ridono è un capolavoro, e il Signor Diavolo un gran bel film.
Questo sito invece si conferma gestito da recensori poveri cazzoni analfabeti di tutto ciò che non sia scoppi, mostri grossi, sbudellamenti. Poveracci.
Ma va lá é un sito della Madonna, essere in disaccordo é il sale della vita, vivere senza conferme rende adulti, un abbraccio virile amico dal lunedí storto
Ma sì, vengo solo a fare casino, che non ho una sega altro da fare.
Un abbraccio a te, amico dal lunedì dritto.
Eh, quella scena effettivamente fa pensare… qualcuno glielo sta pure distribuendo sto film?
Ammetto il mio amore per Avati, anche se su questo film non siamo poi così lontani come valutazione…
Io ne ho scritto così:
https://ilnazionale.net/cinema/avati-signor-diavolo/
Premetto che a me argento piace ma come si fa a rimproverare chi trova un idea che funziona e la ricocla all infinito per poi parlare di quello che per 2/3 della sua filmografia a ripetuto il meccanismo dell uccello dalle piume di cristallo?
ha ripetuto!!!
l’acca, ragazzi, vedo troppe volte che viene dimenticata
Cavolo quante cose mi sento di dire
Claudia: sulla recitazione italiana hai così ragione che quand’anche tu fossi brutta sia fuori che dentro qualcuno ti dovrebbe sposare (e dare un Nobel)
Non esiste nulla di brutto come la recitazione del 90% degli attori italiani. e sul saper capire Avati ti do mega-ragione
Cialtron Heston: sul rispettare Avati, secondo me hai ragione, totalmente.
Mariachi: Aquaman E’ una bomba.
Ruper Tevere: quel tuo commento cercando di spalleggiare quel tipo arrabbiato, bravo, sei un vero maschio, sempre bello vedere qualcuno che sa essere sia fermo che gentile, oggi giravano anche a me e mi hai strappato un sorriso. Poi, sul tuo quote alla mia bellissima battuta su diavolo (e alla TUA sul trovare più inquietante la figlia di Argento che i suoi film), sono morto dal ridere!
Per chiunque: ma alla fine, è come Io non ho paura, o come Dracula di Dario Argento?
Anche la colonna sonora della casa delle finestre che ridono mica era male. La musica che si sente quando si leggono le lettete del vasari è bella potente: l ha pure usata kaos per una strumentale ecchecazzo.
Mi levo subito la pietruzza dalla scarpa.
A me LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO era piaciuto.
L’ambientazione era inedita, per il genere. Un paesino della bassa, dove tutti sanno e tacciono. E sono pronti a fare quadrato attorno al ficcanaso venuto da fuori, per impedirgli di fuggire.
Dove dietro ad un campo di grano o a un’ansa del fiume si possono trovare cose orribili. E che sarebbe stato meglio lasciare sepolte e dimenticate.
E bello il colpo di scena finale, anche se ragionandoci sopra era un po’ telefonato.
Per la cronaca…le sirene non dovevano esserci. Inizialmente, al protagonista non doveva venire lasciata alcuna possibilita’ di scampo.
Considero Avati un buon regista horror.
Certo non alla pari di mostri sacri quali Argento, Fulci, oppure Bava (padre e figlio).
Per me si e’ solo reso conto che con gli horror non si ramazzava una lira, qui in Italia. E quindi si e’ dato ad altri generi.
Massimo rispetto agli altri grandi che ho citato prima. Fedeli, duri e puri alla linea dall’inizio alla fine. Ma ci vuole anche fegato, e non tutti ce l’hanno.
Poi, cosa ci vogliamo fare…
Avati e’ come Bearzot, ormai.
Ha portato a casa un mondiale quando non ci sperava nessuno. Gliene si puo’ fare una colpa se quattro anni dopo ha fatto un mondiale da schifo?
Quel che poteva fare lo ha fatto.
Il buon Pupi c’ha un eta’, ormai. Trovatemi un vecchio che riesca a stare aggiornato e al passo coi tempi.
Tutti si rimbambiscono, purtroppo.
Un vecchio non sa, non capisce, non si interessa. Ha la sua visione del mondo, e ritiene che sia giusta e sacrosanta.
Questo film puzza di vecchio e di stantio. Lo si vede dalla regia, dalle inquadrature, da tutto.
Ma pensavate che il risultato potesse essere diverso da cosi’?
Teniamocelo com’e’, punto. Anche se il film e’ una boiata. E anche se la critica lo osannera’.
Ci siamo abituati.
“Trovatemi un vecchio che riesca a stare aggiornato e al passo coi tempi.”; intendi in Italia, tralasciando esempi stranieri come Clint Eastwood o Martin Scorsese?
Non saprei.
Hai sentito di quel filmetto di nicchia che è Mad Max Fury Road?
Cosa? E’ fatto da un vecchio che negli ottanta stabilisce un canone, poi anzichè fare il mestierante come Pupi Avati e tirare fuori un filmetto ogni anno decide semplicemente di fare tutt’altro?
Come dici? Anzichè tenersi al passo coi tempi, riprende quel canone e ne stabilisce nuove regole che probabilmente tracceranno un nuovo solco per altri trent’anni? Beh ma è vecchio, che ne sa.
Eccolo li’. Ci siamo arrivati.
Volevo usarlo come classica eccezione che che conferma la regola, ma non sarebbe giusto. Ed e’ troppo comodo.
Il discorso sarebbe lungo, bisognerebbe tirare in ballo le impietose differenze tra cinema italiano e statunitense, e quant’altro.
Vecchio non significa per forza brutto.
E l’ultimo di Avati e’ un brutto film, probabilmente.
Ma e’ innegabile che ogni regista ha un modo di fare film che e’ figlio dell’epoca in cui si e’ formato come tale.
Uno puo’ fare film a novant’anni, anche.
Ma non puo’ imparare a fare i film a novant’anni. E nemmeno re – impararlo.
Mettera’ in campo le conoscenze acquisite. Che risaliranno a quarant’anni prima, come minimo.
Miller, Scorsese e Eastwood hanno preso le loro cantonate mica da ridere.
Il primo, alla fine, non ha fatto altro che mettere giu’ il film su Mad Max che voleva fare sin dall’inizio. E finalmente, mi verrebbe da aggiungere.
Un po’ come ha fatto Raimi con Ash vs. Evil Dead.
Nei primi due aveva le idee ma non il budget. Nel terzo aveva i soldi ma i produttori hanno messo i paletti. Con Fury Road aveva soldi e liberta’ creativa, e ce l’ha fatta a fare il film che voleva.
Scorsese…basta dire Gangs of New York.
Il piu’ grosso spreco di Daniel Day – Lewis su grande schermo che si sia mai visto. Poi e’ rinsavito e ha sfornato una perla a base di schizzi di sangue e gente che muore malissimo chiamata The Departed. E Shutter Island, che mi e’ piaciuto parecchio.
Eastwood…da Million Dollar Baby in poi ha sfornato un filotto di film impressionanti.
Changeling, Invictus, American Sniper, Hereafter, Sully, Gran Torino…solo gli ultimi due mi hanno dato da pensare. Che sia iniziata la parabola discendente.
Ma di questi film tutto si puo’ dire tranne che fossero al passo con la cinematografia dell’anno in cui sono usciti.
Chi li ha fatti se ne infischiava, di stare al passo. Ma cio’ non toglie che fossero ottimi film.
Ma insomma il diavolo c’è o no?
Per Redferne, ti do ragione su quasi tutto, solo aggiungo che secondo me Avati non fa schifo…
Ma no, Ale.
Neanche a me Avati fa schifo.
Come miglior film ci metto Magnificat, pero’.
Col mio intervento ho cercato di difenderlo, anzi. Anche se il film risulta indifendibile.
Il fatto e’ che mi pare assurdo pretendere un film “moderno” da uno come lui.
Ha una sua idea di cinema, ed e’ naturale che si limiti ad applicare quella.
Cosa pretendete che faccia?
GOMORRA, per caso? O SUBURRA?
O SOLDADO?
Visto che abbiamo citato Tarantino…Quentin non ha ottant’anni.
Ma se arrivera’a fare film a quell’eta’ (lo voglia il cielo) c’e’ da scommettere che diranno che si e’ rincretinito e che non fa altro che fare opere con una struttura vecchia di vent’anni almeno.
Stesso discorso per James Cameron, nonostante lo adori.
AVATAR ha dentro ingenuita’ che paiono prese di peso da un film degli anni 80.
Idem per Spielberg. L’ultimo Indiana Jones e’ una baracconata fuori tempo massimo.
E anche READY PLAYER ONE, nonostante mi sia piaciuto, ha dentro cose inplausibili per i canoni odierni.
Ma e’ l’eta’, ragazzi. Cosa ci vogliamo fare.
Oh, dimenticavo…concordo.
AQUAMAN e’ una bomba (di profondita’).
Il primo film che ho rivisto due volte da vent’anni a questa parte.
Due ore che filano dritte come un treno.
Grande, James Wan.
E’ piaciuto persino a mia moglie (che li odia, questi film) e alla mia piccola.
Il diavolo, spero di non spoilerare troppo, c’è, in tre diverse “vesti”.
Per Redferne
IL MAGNIFICAT che film CATTIVISSIMO e TOCCANTISSIMO dalla prima all’ultima scena, ODDIO ti striscia sotto la pelle
Sul resto, hai fatto un’analisi così tridimensionale che non so dire che sono d’accordo o no, e bada è un pochino che ci ragiono, non è che sto rispondendo a tono. E insiste a non trovar pace, eh…
Bellissimo. Sono QUESTI i commenti che ci arricchiscono tutti. Mi sa mi sa che hai pure ragione, fatto sta che non so dire quanto secondo me li pregiudichi dal plasmare capolavori. Sarà che a me piace il cinema alla Von Trier, l’idea dell’artista malato la cui psicoterapia è raccontare a noi le sue paranoie, ma non ho mai sentito i registi “bloccati in se stessi”, è una prospettiva profonda e nuova per me. Ci metterò un po’ ad assorbirla ma credo che, almeno in una certa percentuale, diventerà parte di me per sempre
E poi sei sposato con una bambina, è una cosa ADORABILE!!!
Per Cialtron Heston
Allora appena arriva in DVD me lo vedo, me gusta il diavolo nei film
Oddio. Spero di non essere l’unico sposato con figli, qui!!
Come dici tu, vecchio non significa brutto.
E temo che questo film di Avati sia davvero brutto, purtropp.
Piu’ che un film d’orrore…un orrore di film.
Di sicuro altri suoi colleghi sono piu’ quotati. Ma vedendo film come Magnificat…mi risulta che Avati sappia metterci una discreta dose di cattiveria e crudelta’, nei film. Ingredienti che sono alla base di ogni horror.
Ma non si puo’ pretendere da lui film come Hereditary o Insidious.
Non ha senso. Non puo’ farli.
Ogni regista ha un modo di fare film che e’ figlio dell’epoca in cui ha maturato la propria formazione nel campo.
Alla pari di ogni artista.
E’ la gabbia culturale a cui mi riferivo.
Puoi cercare di sgattaiolare e concederti qualche divagazione, ma da li’ non sfuggi.
Alla fine e’ il limite dell’artista in quanto essere umano.
Non puoi condensare tutti i modi esistenti di fare un film di ieri, oggi e domani in un unico individuo.
Uno puo’ fare un film a novant’anni, come dicevo prima. Ma non imparera’ a fare i film a novant’anni.
Le sue opere possono ispirare chi verra’ dopo. E possono venire ispirati da chi e’ venuto prima.
Ma non puoi condensare passato, presente e futuro in un’unica persona.
Hai una storia, e quella racconterai.
Puoi variare scene, personaggi…ma sempre quella sara’.
Credo di aver avuto un’epifania, ho capito cosa intendi, e cosa intendeva quella Angelina che ha risposto più su, credo di aver trovato il bandolo della matassa.
Non sempre un film, per essere un capolavoro, ha bisogno di essere un colossal, ma certi film non sono “geniali e incomprensibili ai profani”, fanno solo cagare.
Poi sarò sincero: a me i film cupi, lenti, gotici, mi piacciono. Non sono i miei preferiti, ma mi piacciono.
Il punto sta a capire se Il Signor Diavolo sia (continuo a dirlo e nessuno mi da un consiglio/risposta, uffi!!!) come Io non ho paura, o come Dracula di Dario Argento.
Poi posso essere una merda blasfema per una volta? Secondo me Argento NON ha fatto solo bei film. Né i suoi film mi hanno mai messo paura (a parte Suspiria per motivi personali). Li amo come spaccati di vita umana, Profondo Rosso per esempio è quasi pulp, ma non li ho mai trovati horror, dei thriller casomai, e nemmeno tutti belli.
L’horror italiano ha qualcosa di Fulci, credo tu possa intuire cosa intendo, c’è qualcosa di Fulciniano nell’horror italiano. C’è qualcosa di noir in ogni nostra produzione che non sia telefonatissima o cinepanettonica.
Ci ha dato Suburra e Lo chiamavano Jeeg Robot (MAMMA MIA SE CI RIPENSO) ma ha anche rotto parzialmente il cazzo, nel senso che non ha proprio rotto del tutto ma un bel po’ sì.
Noi italiani ci prendiamo un botto sul serio. Il Signor Diavolo lo aspetterò in DVD, poi vedremo.
Fai delle belle analisi, comunque. Piacevolissime da leggere
Giusto per restare in tema…Guadagnino, col remake di Suspiria, ha fatto un lavoro pessimo.
Non ha capito nulla, di quel film. E si e’ trincerato dietro alla classica scusa IO L’ HO INTERPRETATO COSI’.
Molto pretenziosa, come affermazione. Ed anche un filo presuntuosa.
Ma anche Argento ha fatto brutti film. E pure Fulci, ci mancherebbe.
E parlando di horror…anche Fellini se l’e’ cavata mica male, col suo Toby Dammit.
A dimostrazione che i confini sono molto sottili.
Estendendo il discorso…Fulci, Lenzi e altri registi dell’epoca facevano film pensati per un pubblico internazionale. Quei film venivano tutti distribuiti all’estero.
Per fare cassetta. Per motivi alimentari. Per generare introiti che poi venivano per fare film piu’ blasonati. Ma che, favori di critica a parte, lasciavano il pubblico indifferente.
La grossa differenza tra il cinema italiano di allora e quello di oggi e’ che si pensava a un pubblico internazionale.
Si impiegavano attori stranieri, ben piu’ validi dal punto di vista dell’abilita’ recitativa.
Film come Suburra o Jeeg Robot mi sono piaciuti. E molto. Ma difficimente verrebbero apprezzati fuori dai nostri confini.
Tutto il contrario dei film di Argento o Fulci.
Per molti americani QUELLO , e’ il cinema italiano.
Ok Romero, ma per Resident Evil un grosso spunto lo ha dato Fulci. Mikami e altri che l’hanno ideato sono dichiaratamente suoi fan.
Io temo che l’ultimo di Avati sia brutto.
Ma anche Eyes Wide Shut non mi e’ piaciuto.
Ma che gli vuoi dire, a gente come Avati e Kubrick?
Hanno gia’ dato il loro meglio. Lode per averci provato ancora una volta. Lo apprezzo, indipendentemente dal risultato.
Grazie per gli apprezzamenti, intanto.
E per la chiacchierata.
Pensare.
Lo si fa sempre meno. E dovremmo esserne felici, quando si riesce a stuzzicare e a far mettere in moto i neuroni. Anche solo con uno spunto, una riflessione.
Buona serata!
Ma ben venga il revival e ben venga il recupero dei vecchi topoi horror anni ‘70 se l’alternativa è il becero tentativo di rinnovare il genere lanciato da Midsommar, un mero esercizio estetico totalmente fine a se stesso che per quanto mi riguarda può vincere solamente l’Oscar degli sbadigli.
Jackie, ho una domanda stupida (ma seria).
Tu come lo leggi “sfx” per metterci davanti “i” e non “gli”?
l’ho letto sound effects ma non è obbligatorio
del resto leggo DAZN “Da zone”….
Siamo in 2!
Ah ecco, io pensavo “special” e non capivo.
si ma oggettivamente chi se ne frega della casa delle finestre che ridono son passati anche mille anni e ai tempi aveva il suo perché… questo fa veramente così cagare? e che novità sarebbe un film italiano (contemporaneo) che fa cagare? ah perché é horror giusto…per fare un paragone ricordiamo come é andata quando un altro regista italiano di successo ha tentato l’avventura col mondo dei pigiami fuori tempo massimo….brrrrrr
Per caso ti sei dimenticato com’è stato trattato un’altro regista italiano per il suo film horror girato con 2 euro e ambientato in un ascensore?
l’ho visto ma non ho letto recensioni ..il film é carino ma il nome del regista non credo sia così attraente come quello di Avati
“Regalo di Natale” è un fottuto capolavoro. Di cattiveria, di cinismo, di politicamente scorretto. E ha avuto pure il merito di regalarci un Abatantuono attore “serio”. Ad avercene di film del genere!
“La casa dalla finestre…” non è un capolavoro. E’ un buon film fatto con niente ma che per motivi personali (lo vidi da ragazzino, prima di molta roba di Argento) mi fece una strizza assurda. Rivisto con gli occhi adulti e dopo essersi sgrezzati con altri horror perde moltissimo ma il primo impatto, per me, fu da sgommata nelle mutande.
Sto “Signor diavolo” probabilmente lo vedrò in tv.
Ah, molti dimenticano “Il figlio più piccolo” con un De Sica che prenderei a schiaffi forte! Ma perché buttarti via a scoreggiare, a buffoneggaire, a dire “Delicatissimo” e altre cagate per 40 anni? E falli due film seri nella tua vita e che cazzo! Co sto film mi ha fatto incazzare che non avete idea! Talento sprecato…
A me non è dispiaciuto. Pallosissimo è inconcludente perché della storia non gliene fregava un cazzo. Avati voleva creare un’atmosfera malsana tanto nei luoghi quanto nelle persone, e per me ci è riuscito. Recitazione che grida vendetta, trama (sic!) che non regge e effetti speciali ai minimi storici anche per un horror italiano. Ma chapeau per il recupero della Caselli, la migliore della combriccola (per favore, un giorno, dopo una sbronza, scrivere di Occhiopinocchio; una follia irresistibile).
Boh adesso tocca giustificarsi se si considera La casa dalla finestre che ridono un capolavoro dell’horror?
Io capisco che negli settanta c’erano Bava, Argento, Fulci (e Deodato, Lenzi, Martino, Barilli, Bazzoni e bla bla bla)… ma La casa gioca in un campionato tutto suo, imparagonabile!
Io se ancora oggi vedo certe scene, o anche soltanto i titoli di testa (cazzo che titoli di testa!), al buio da solo o in limitata compagnia, mi cago addosso.
Forse è l’unico film che mi mette davvero paura, e da quanto leggo non sono certo l’unico a poterlo dire.
Se un film riesce a scatenare un effetto del genere, a suscitare certe paure profonde e ancestrali, forse sarebbe il caso di andarci un po’ più cauti nel liquidarlo come un “riciclo padano di tutto il già fatto e inventato, così insipido e trito”. Forse c’è anche qualcosa di più, qualche formula che Avati, quella volta, è riuscito in qualche modo a indovinare e a padroneggiare come nessun altro.
(Lo dico con tutto il rispetto per Jackie Lang, che è un critico acuto ma che, come tutti, ha le sue personali fissazioni e idiosincrasie.)
Del resto il blues è un ritriito riciclo afroanericano della musica folk irlandese.
Non esageriamo adesso. Semmai dovremmo dire che la musica scritta da Bach era un ritrito riciclo della forma contraputtistica italiana in salsa bavarese. Infatti anche Joahn come pupi (oh ma che nome bello è pupi?) con il tempo si è pure rincoglionito: tutto quel tempo perso a scrivere l arte della fuga che ormai non interessava piú a nessuno. Ecco Handel per dire era molto piú da 400 calci.
Perché un genio come te si firma anonimo? Inventati un nick buffo e resta con noi!
cosí arrosisco, bisogna comunque ammettere che l’arte mozárabe spagnola non è altro che un trito riciclo arabo dell’arte visigota preromanica e per favore, non venitemi a parlare di barocco milanese: al solo pensiero metto mano alla pistola.
Porca miseria sul Barocco Milanese IMPORTATISSIMO dall’estero!!!
Bello uguale, da capogiro, ma tutti influenzano tutti, è bello, basta ammetterlo, hai ragione da vendere, perfino da prestare a fondo perduto.
Però davvero scegliti un nick buffo e rimani. Ciaoooo!!!
Bach associato alla Bavaria rappresenta senz’altro il nec plus ultra di codeste astruse pseudo-recensioni.
Dici che ho speranze che mi prendano per scrivere qui sul sito?
Egregio Anonimo, lungi da me l’intenzione di offenderLa personalmente, dal momento che non La conosco, ma le Sue speranze mi richiamano alla mente un pensiero del Vate: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.”
Oh! Avrei voluto aggiungere che myamoto ha sfruttato lo stesso meccanismo trito e riciclato del platform 2d per creare quella porcheria in 3d di mario64. Nessuna offesa, ho smesso di offendermi su internet dal 54.
Ahimè , mi arrendo, questa non la colgo perché giammai mi dilettai con i videogiochi. Data la mia vetusta età, sono fossilizzata sulla Settimana enigmistica…
Fedro che ha riciclato in latino quei triti racconti greci abusando dei fondi della res publica?
davvero, ogni volta che ci penso metto la mano al pilum.
Mon cher anonyme, ça va sans dire!
Nihil sub sole novum: «Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole.» Qohelet, 1,9
Comunque le simpatiche provocazioni dell’anonimo sono giuste: nessun artista fa niente da zero, l’arte, quella buona, é variazione sul tema. Ogni tanto viene fuori qualche idea nuova.
Infatti l’arte contemporanea “facciamo una cosa nuovissima e mi raccomando deve provocare, non facciamo mancare la sborra” fa schifo (disse il finissimo critico d’arte che é in me).
AHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAAHHAHAAHAH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ecco, a ben vedere, devo constatare con rammarico che tutti i miei ultimi post ricilano lo stesso trito schema già fatto e inventato. :(
non capisco.. è una recensione del Signor Diavolo o della Casa dalle Finestre ridanciane? quest’ultimo sarebbe pessimo perchè noioso? NOIOSO?!? e il Signor Diavolo fa schifo perchè Avati è pessimo… macheccazzo di recensione demmerda è mai questa?
Giorgio ti quoto il recensore semplicemente non capisce un cazzo di cinema. E tanto basta a spingermi ad andare a vedere il signor Diavolo.
Macchecacchio.
Da quando bisogna gustificarsi perche’ si apprezza l’Avati horror?
“Nostalgia” un par di coglioni.
“La casa delle finestre che ridono” e’ uno dei film che mi ha piu’ fatto cagare sotto in vita mia. Capolavoro non solo per quello, ma anche per quello.
“Zeder” e “L’arcano incantatore” solo poco piu’ sotto.
Bello pure “Dove comincia la notte”, non firmato da Avati, ma chiaramente film “suo”.
Poi ok, la carriera di Avati, almeno dagli anni 80 in poi, e’ tra l’irritante e l’odioso. Salvo l’affresco medievale “Magnificat” e poi quasi nient’altro (“Regalo di natale” lo trovo pedante).
Macchecacchio.
Devo ancora andarlo a vedere, ma i risultati al botteghino sono sorprendentemente buoni e la cosa sinceramente mi fa molto piacere per il Pupi.
A proposito, l’altra sera ridando un’occhiata alla sua filmografia mi è venuto da pensare: possibile che nessuno abbia mai ragionato sul fatto che Zeder e Pet Sematary di King siano usciti a pochi mesi di distanza? Roba tipo Michael Jackson che copiò Al Bano!
Bisogna vedere se King ha scritto il libro nell’anno in cui usci’.
Comunque l’idea della zombificazione per via di un terreno particolare mi pare appartenga proprio alla tradizione voodoo degli zombi. Se non sbaglio ra gia’ alla base di “Zombi 2” di Fulci.
La casa delle finestre che ridono mi ha fatto spaventare tantissimo. Mi ha ricordato con le sue atmosfere la mia infanzia nella Bassa, gli argini, i paesini, le osterie. Lo amo. E’ uno dei miei film preferiti.
Io ci avevo pensato anni fa e avevo approfondito la faccenda per un cineblog a cui collaboravo (non più online). Effettivamente i punti di contatto tra le due opere esistono, non sono molti ma sono tra le cose che le rendono originali.
Se ben ricordo (ma vado a memoria, potrei sbagliarmi) saltò fuori che Pet Sematary venne pubblicato dopo l’uscita di Zeder, anche se non di molto, tuttavia King lasciò intendere senza dirlo esplicitamente che quello e un altro paio di romanzi li aveva pronti già da mò, ma non li aveva pubblicati prima per far sì che scadesse il contratto che lo legava al precedente editore e pubblicarli con maggior vantaggio con quello che sarebbe subentrato. Furbo.
Recensione molto scaltra che, infatti, ha provocato decine di reazioni ed interventi. Ottima gestione del blog, per il resto, non condivido una sola parola. Il Signor Diavolo lo vedrò questa sera, e su quello, per ora, prendo per buono il giudizio, riguardo il giudizio irriguardoso sulla carriera di Avati lasciamo perdere.
Buon tentativo invero ma la recensione dei guerrieri della notte tocca vette di trolling irragiungibilil
Non mi serve una recensione dei Guerrieri della Notte. Io leggo recensioni solo di film dove sono ancora disposto a cambiare opinione. Certi film non concedono opinione. E’ reato politico avere opinioni in proposito. C’è la galera a pane e cipolle per tutta la vita. Certi film vanno venerati, non recensiti.
Esempio che tutti condividideranno? Blade Runner.
POI, della stessa Famiglia Reale sebbene così in fondo da essere quasi un non-nobile E TUTTAVIA PARTE DELLA STESSA CATEGORIA DI CAPOLAVORI (“grandi” o “piccoli” che siano) c’è I Guerrieri della Notte.
Aggiunta personale:
A me, personalmente, ha fatto capire che tipo di persona volevo essere, e che tipo di vita volevo fare. Poi ho smesso e ora ho una vita diversa, ma cristo la vivacità di quella vita lì, un pugno fa meno male di sentirti dire che non puoi prendere le ferie a Natale né a Capodanno da un panzone raccomandato che puzza e ha la metà dei tuoi anni, ve lo giuro.
Ora andrò a leggere i commenti per vedere un po’ di questo decantato trolling…
Ok letto.
Non c’era tutto questo trolling, magari tanti scherzi e giochi ma non ho visto troll…
La rece è pure graziosa (come ho detto non me ne serve una su un film del genere, è chi scrive che si auto-espone a giudizio in base a quanto tratta il film con la dovuta deferenza, non il film che viene in qualche modo scalfito dall’opinione, brutta o bella, di chi scrive), e soprattutto un tizio di nome Zavitas ha scritto un commento da LACRIME, bellissimo.
Yes condivido
L’esempio di Blade Runner e’ lampante: per chi come me c’e’ cresciuto insieme facendo notte a discuterci e’ praticamente impossibile parlarne male. Un po’ come rivedere i Bond degli anni ’50, per gli standard odierni lenti e ingenui, ma vallo a dire ai nostri vecchi ai quali brillavano gli occhi quando erano adolescenti!
Bé, invece discutere con obiettività di qualcosa a cui si è legati affettuosamente da ricordi d’infanzia è proprio una delle caratteristiche dell’età adulta. Va da sé che chi non è in grado di farlo si è fermato al massimo all’adolescenza, in barba all’età anagrafica.
È il progresso, che piaccia o no, signora mia
Hans, temo di essermi spiegato male, rimedio.
La capacità di capire quanta importanza dare alle cose è segno di età adulta, non il mettere tutto in discussione per un frainteso concetto di democrazia e pluralità.
Un gruppo politico intenzionato a non permettere più le elezioni NON deve potersi candidare, indipendentemente che magari il 99% degli italiani lo voterebbe, ma non deve, perché se una cosa è sbagliata resta sbagliata anche se piace a tutti, prendi tutti i pedofili del mondo e mettili su di un’isola a fare una nazione tutta loro, diranno che la pedofilia è giusta, che il sesso non può essere degradato a volgare istinto animale e dunque non ha nulla a che vedere con la riproduzione, l’ormonalità, l’età del corpo, è altro, è connubio, è spirito (tutte cose che condivido io per primo), quindi va bene farlo coi bambini. ZAC!!! Arrivata la cazzata!!! NO che non va bene!
Democrazia non equivale a scemocrazia. Esistono verità insindacabili. Avere le palle di riconoscerle come tali, ed essere pronto a fare, e farsi, un gran male per difenderle oltranzisticamente, provando pietà per il povero mentecatto che non lo capisce ma fermandolo lo stesso, QUESTO è essere adulti.
Se invadono di nuovo l’Italia, dall’esterno o, come accadde quasi un secolo fa, dall’interno, io sparo, non sento seghe. A me nessuno mi dirà che non hanno cattive intenzioni, che bisogna saperne discutere.
Ti dico tre verità insindacabili:
1) Respirare è importante per restare vivi
2) I bambini non si toccano. Perfino il più “depravato” degli umani (che per me non è per forza un’accusa, vista che probabilmente quell’uno sono io) lo sente che sono fuori dal gioco, su ogni campo.
3) Certi film sono così toccanti, così capaci di incarnare o un’era, o emozioni senza tempo, che qualunque innegabile (ogni cosa ne ha, non solo i film) difetto possano avere, non conta un cazzo, si disperde, come una sborrata in una piscina di venti metri.
E questa non è un’accusa a te, io capisco quale errore potenziale (il fanboysmo) cercavi di attaccare, e ti rispetto per questo: ma ogni cosa è definita e delineata dal suo opposto, troppa tolleranza ci porterà a considerare i tumori come poveri esseri viventi che cercano di sopravvivere, non è colpa loro se nel farlo ci uccidono. No, scusa. Certe verità sono insindacabili. Non è faboysmo. Il fanboysmo fa ridicolo anche a me. Ti do ragione negli intenti, ma hai scordato che esiste anche la realtà al di là delle opinioni.
A me in generale le opinioni non interessano, e non interessa averne. Io cerco di capire come stavano le cose prima del mio arrivo. Io cerco la Verità. E un pezzetto di essa, quello che si occupa di una tribù di scimmie senza peli su un puntino blu in mezzo al cosmo, passa anche attraverso la Pop Culture. Certi film sono oracolari. Troppi pregi contro qualunque numero di difetti. E questo non ha senso discuterne.
Concordo al 100%, certi film -e certi libri, e certi dischi etc.- si pongono molto al di là delle opinioni, il loro valore è tanto grande da togliere luce a ogni difetto e ora devo pure trattenermi dalla tentazione di snocciolare un titolo dopo l’altro.
Tuttavia non ho mai avuto il minimo dubbio se tenere un qualsiasi film di Avati dentro o fuori da questo scrigno, forse con l’andar degli anni il mio palato è diventato troppo raffinato -e vado per i trentatré, che futuro da vecchio parruccone che m’aspetta…
Mandare a fanxulo il recensore si puote?
Mafffanculo!!!!!!!!!!!!!
With love
Ma dai…un recensore di film che demolisce una pietra miliare del cinema…non si è mai visto…piuttosto dicesse che non apprezza i suoi lavori, restasse più neutro. Ma parlarne come di un novellino mancante di talento è francamente ridicolo. Non condivido proprio nulla.
Ma ben venga il revival e ben venga il recupero dei vecchi topoi horror anni ‘70 se l’alternativa è il becero tentativo di rinnovare il genere lanciato da Midsommar, un mero esercizio estetico totalmente fine a se stesso che per quanto mi riguarda può vincere solamente l’Oscar degli sbadigli.
SPOILER
In questo sequel della Casa dalle finestre etc… scopriamo che alla fine Lino Capolicchio è sopravvissuto, ha sconfitto il/la prete malvagio e si è abilmente sostituito a lui. Poi gli anni sono passati ma non ha cambiato genere.
Stronzate a parte, storia bellina, atmosfera malefica ma finale meh. Alcuni attori (tipo il protagonista) sono impresentabili.
Salve a tutti. Sono Francesco, mi sono laureato (ormai nel 1981) con una tesi su Dario Argento e più o meno dallo stesso periodo ho conosciuto Pupi Avati, del quale mi immagino di essere diventato amico. Il che non esclude che, quando fa qualcosa che non mi convince come LA VIA DEGLI ANGELI, IL NASCONDIGLIO o L’AMICO D’INFANZIA, io glielo comunichi (quasi) senza problemi. De IL SIGNOR DIAVOLO, di cui avevo letto anche il romanzo, ho scritto quanto segue. Ditemi pure quel che vi pare, ma cercate di non usare le parolacce, che sono la via più breve per nascondere la mancanza di idee. E soprattutto continuate a voler bene al cinema. Quello su grande schermo, naturalmente. Ciao.
Il ritorno di Pupi Avati all’horror, che periodicamente si affaccia nel suo cinema dalle radici eminentemente popolari, dovrebbe indurci a chiederci se la cosa sia dovuta a un particolare periodo della sua carriera che lo vede attivo da qualche anno soltanto in televisione. Il richiamo del grande schermo, pertanto, non avrebbe potuto che manifestarsi con un film la cui proiezione televisiva sarebbe stata francamente problematica. Possibile, ma assomiglia pochissimo all’Avati che conosciamo noi e che, indipendentemente dal gradimento o dalla richiesta del pubblico, scrive e dirige un film soltanto quando ne è sicuro e si sente di farlo. Allora Il signor diavolo deve avere altre motivazioni che sta a noi cercare di individuare.
Nei primi anni Cinquanta (più precisamente dovrebbe essere il 1952) Furio Momentè è inviato in Veneto dal Ministero da cui dipende con il compito specifico di indagare con discrezione su un delitto scomodo. Il piccolo Carlo ha ucciso il quasi coetaneo Emilio (a sua volta accusato a mezza voce di aver ucciso la sorellina neonata a morsi) affermando che in lui albergava il diavolo. In considerazione del serbatoio di voti che per la Democrazia Cristiana rappresenta quella regione, Momentè non è incaricato di far luce, ma di insabbiare evitando che gente di Chiesa coinvolta nel caso possa mai essere processata o anche chiamata a testimoniare. L’ingenuo giovanotto, che non ha mai ricevuto incarichi di prestigio, ne è lieto. Ma scoprirà che, fra tradizioni popolari e superstizioni, fra paure sotterranee e una diffusa omertà, il caso è molto più terrificante di quanto sembra. E lo scoprirà a proprie spese.
Non possiamo fare a meno di palesare una sensazione che ci ha accompagnati per tutto il film, quella cioè che questa volta e mai come in passato Avati abbia realizzato un film ricco di elementi che, invece di attirare il pubblico, sembrano fatti apposta per respingerlo. Il che non è una stupidaggine, ma un autentico atto di coraggio. Senza preoccuparsi di aggiustare i toni, di creare atmosfere che pur pesanti preludono a un chiarimento purificatore, di decolorare una realtà che nessun colore potrebbe rendere meno allucinante (anzi, la sua intenzione primaria era quella di far circolare il film in bianco e nero), di presentare una galleria di personaggi che per quanto fulminee possano essere le loro apparizioni lasciano comunque una scia di ambiguità, di malattia, di crudeltà e di malvagità che non dà scampo, Avati sembra ripercorrere tematiche già affrontate e luoghi già raccontati. Ma sbaglierebbe chi lo accusasse di rifare se stesso. Ad esempio, l’assenza di speranza che ha contraddistinto tutte le sue storie di paura qui diventa qualcosa di ineluttabile e di veramente cupo, fino ad arrivare a un finale che costringe a meditare sulle radici del male, sulla capacità di manipolare le esistenze altrui, sulle illusioni che si infrangono a contatto con la malvagità del prossimo. Ci sembra il caso di dire, quindi, che Il signor diavolo sia un passo avanti nella capacità di analizzare l’animo umano, anche se le risultanze sono tutt’altro che rassicuranti. Che, d’altronde, non poteva essere che l’unica destinazione di un film che, invece di raccontare l’ennesimo scontro tra il bene e il male, ha scelto di raccontare l’incidenza del male nelle nostre vite indipendentemente dal fatto che qualcuno possa provare ad opporsi. Il signor diavolo racconta una cosa per niente bella e lo fa usando toni per niente concilianti: fare il male senza secondi fini (brama di potere, denaro, piani a breve o lunga scadenza di vario genere), ma semplicemente per il gusto di farlo. Non si sbaglia dicendo che Il signor diavolo, rispetto ad altri horror dell’autore, si rivela un film che alla fine non fa paura. Ma di certo trasmette un disagio e un disturbo che probabilmente avranno effetto più a lunga scadenza.
Signor Francesco, la sua analisi è bellissima, e io in molti punti di questo blog mi sono reso semi-ridicolo difendendo cose nello stesso modo. Quindi capisco, apprezzo e condivido.
Ma non si può nascondere lo scarso controllo sulla propria opera citando il periodo cubista di quella carogna immensa di Picasso (prima di attaccarmi, documentatevi sulla sua vita, era una MERDA di persona), perché lui sapeva dipingere come un dio le cose in senso tecnico/classico, POI si diede al cubismo.
Io NON visto Il Signor Diavolo, ma ci credo, a pelle, lo sento, che l’intenzione era ESATTAMENTE quella da lei egregiamente descritta.
Però, se lo ha fatto con una cura dei dettagli che non è volontariamente tirata via per fare acid jazz ma solo dozzinale, e lo ha fatto con attori che non sanno recitare, allora citerei l’opinion che i Buddhisti hanno di Hitler: “le anime non posso mai essere cattive, ma se il guscio attorno fa schifo, il prodotto finale può essere brutto”.
Le cito un altro film, di un esordiente, goffissimo seppur godibilissimo: The Antithesys, con la Gerini nella parte di una ragazza che si ritrova invischiata in una cosa stile Lovecraft. Godibile da morire. A me piace enormemente e lo rivedo spesso. Ma è anche ridicolo, fatto in modo davvero superficiale, pretenzioso, caricaturale. Con delle ingenuità che NON si possono spiegare con “Ma forse voleva dire che”.
Un film deve essere realizzato bene per avere una credibilità: solo dopo se ne può analizzare la volontariamente grezza superfice. Solo dopo che ci ha tolto ogni subbio sul fatto di essere stato solo realizzato con poca cura.
E badi, io NON l’ho visto! La mia trattazione è esclusivamente tecnica. Se lei può garantirmi che ho torto, allora sì, vedrò il film, assolutamente. Ma so sgamare chi difende a spada tratta una cosa arrampicandosi sugli specchi, perché l’ho fatto anche io in passato, sento puzza di bruciato con facilità. Quindi la prego, sia sincero se e quando mi risponderà.
Il signor diavolo è una merda. Ma una merda maiuscola. Con tratti di dilettantismo nel montaggio, nella recitazione, nella mescolanza di doppiaggio e audio in presa diretta che lasciano senza fiato… Veramente una merda. Tanto più merdoso quanto più si consideri che, con un’altra grafia, il film poteva anche tirarsi fuori. Perché l’ambientazione poteva essere anche interessante, il retrotesto politico pure… Ma con quel borioso cattocomunista di Avati… Che scandalo che a vecchi bavosi, invidiosi, mediocri come lui, che ha l’unico merito si essere nato nella rossa Bologna, si dia (e si sia dato per un’intera esistenza) la possibilità di esprimersi. Che Paese triste, in questo senso, il nostro.
Ma non c’è una filtro contro i troll?
e ci mancherebbe pure, avrebbe bloccato la recensione sul nascere.
Io non so come si faccia a parlare male di Avati. Capisco possa non piacere, soprattutto a chi ama il genere “americano”, per capirci, ma ha stile e talento indiscussi. Per la cronaca: a me il suo ultimo lavoro è piaciuto moltissimo. Evviva i grandi miti italiani come Bava, Argento, Fulci e Avati!
Io condivido in buona parte l’opinione di Jackie Lang su Avati -ma sono molto meno tranchant- e capisco che possa far andare in bestia i vecchi fan de La casa etc. etc. ma mi piacerebbe veramente molto leggere risposte più articolate delle due sfumature “mi faceva cagare sotto da piccolo” o “non capisci un cazzo di cinema”. Cioè, seriamente, quali sono le cose che mettono quel film sotto la definizione di “capolavoro”? O forse tutti i film che vi piacciono sono capolavori?
A me piacciono i film di Piedone lo sbirro ma mica li considero capolavori…
Posto che non credo qui ci siano tanti laureati al DAMS (io non lo sono), per me dire che un film horror mi ha fatto cagare sotto, significa che il suo obbiettivo l’ha bello che raggiunto.
Non so come altrimenti argomentare per spiegare che “La Casa dalle Finestre che Ridono” è un gran film nel suo genere.
Visto.
È un film talmente diverso da quello a cui ormai siamo abituati che credo ci voglia del tempo per ragionarlo e digerirlo con calma. L’atmosfera colpisce parecchio e la fotografia è veramente eccellente.
Inoltre, prima sala di un multi pienotta per un horror italiano, a me ha fatto molto piacere
Ora attendo con ansia il film del recensore di 400 calci per assaporare l’ebbrezza del vero cinema d’autore.
Caro Jakie Lang, se sei riuscito a strapparmi un commento vuol dire che hai pienamente raggiunto il tuo obiettivo, ossia non di recensire il film, ma di far indignare chi non la pensa come te. In effetti mi hai indignato, ma non voglio darti la soddisfazione di una risposta per le rime, nè dire che il Signor diavolo è un capolavoro. Sicuramente meglio il libro, ma del resto il punto forte di Pupi è sempre stata la scrittura, inventare storie, personaggi, situazioni, che sono sempre le cose che ti rimangono di più dei suoi films. Per quanto riguarda il film, i difetti sicuramente non mancano e omaggiare sè stessi a fine carriera è sempre rischioso, ma Pupi è uno di quegli artisti che trovano sempre il modo di cadere in piedi, di non sfigurare. A mio modestissimo parere, è il panorama cinematografico attuale (specialmente horror) ad essere senza idee e novità, non l’horror di Avati, che poi, sia chiaro, horror tout court non è per niente, ma è un qualcosa indefinibile (“gotico padano” è stato definito), ma comunque una formula che nonostante tutto funziona ancora. Per cui, caro Jackie, prima di tutto ti invito a leggere il libro, poi ti chiedo di non prendertela troppo con il povero Pupi: non voglio certo dire che è il miglior regista italiano, ma è di sicuro un unicum.
P.s. Due suoi films imperdibili: Regalo di Natale e Una gita scolastica. Vedili assolutamente. Ah, dimenticavo, so tutte queste cose e lo chiamo affettuosamente Pupi perchè mi sono laureato in lettere con una tesi su “L.c.d.f.c.r.”. Incredibile, vero? Ma è stata una scelta di ripiego, non è che ne fossi un fan. L’avevo visto una volta sola, ma mi aveva terrorizzato, molto più di Profondo Rosso e Suspiria. Tutto qua.
quando si scrive in italiano si scirve “i film” e non “i films”.
Grazie.
Argomento RECITAZIONE.
Nei film di Avati, come in molto cinema italiano, in genere si recita da cani. Però con Avati io ho sempre una sensazione diversa: la recitazione goffa, che mescola solennità e provincialismo, di certi suoi film a me personalmente è sempre piaciuta, perché contribuisce a un’atmosfera irreale, favolistica. Penso al dialogo nella carrozza dell’Arcano Incantatore, o al monologo iniziale di Carlo delle Piane (RIP) in I cavalieri che fecero l’impresa. Pessima recitazione, pessima dizione, ma un ritmo e una voce che ti calano immediatamente in quel mondo sinistro e campagnolo che il film poi rappresenta.
La scena del Signor diavolo postata sopra (terribile in effetti) un po’ conferma la stessa direzione.
certo che, a prescindere da come la si pensi, se tocchi un film italiano qualsiasi di un regista navigato saltano fuori (e magari hanno ragione per carità ma come parlanooo? cit) i più improbabili scudieri a sostegno…e dico scudieri perché l’impressione è proprio quella di gente con la polvere addosso e che viene da un mondo medioevale antico e quindi polveroso , mondo che per definizione (anche se spesso a torto) é considerato vecchio e un po’ demmerda.
Detto ciò sono abbastanza sicuro che la maggior parte di questi siano indignati dal fatto che il loro Autore si sia ridato all’horror e quindi, non vedendo mai nulla che non sia “d’autore” e allo stesso tempo non esistendo ormai più nulla in Italia che sia horror e d’autore allo stesso tempo, considerano un affronto indicibile la critica severa a questo e al suo film ormai di culto. Sinceramente, che ve frega se ai 400 calci non é piaciuto? Andate al cinema due volte e finanziate pupi e il cinema italiano , così poi coi vostri soldi si fanno tanti altri film girati nel tinello di casa cantando canzoni anni 70 e pensando ai problemi di famiglia…madò che pera…
Non é certo un capolavoro ma io l’ho trovato molto più emozionante di Midsommar.
Qui almeno qualche scena m’ha suscitato un moto d’apprensione, la costante domanda se alcune cose viste fossero dicerie di paese o la verità dei fatti.
Certo, non é Blade Runner, ma coinvolge molto più di altre cose uscite negli ultimi tempi come Venom, che a differenza con quella porcheria qui in sangue c’é e nel film del simbionte no.
Unica nota negativa é stato il pochissimo veneto nel parlato.
Veramente troppo poco, soprattutto da parte del ragazzino, un marmocchio di quell’età in quel contesto non avrebbe parlato così bene l’attuale lingua ufficiale.
E fà specie se consideriamo che abbiamo avuto opere eccelse come Amarcord e più di recente filme come Lo chiamavano Jeeg e l’imminente 5 é il Numero Perfetto dove il dialetto se non proprio le lingue locali si sentono eccome.
La Casa dalle finestre che ridono é una “palla”? “Vaffancilulo? Soldi pubblici? Zen my Ass? Ma é un sogno demenziale o quello che ho letto, l’ho letto davvero?
Gente che parla di film, crdendo di parlare di cinema.
P. S. Dario Argento é finito a metà anni 80. C’è molto più ne Il Signor Diavolo che in tutta la produzione argentiana da Opera ad oggi.
mi chiedo cosa spinga chi non condivide nulla di un blog (a prescindere dall’argomento) a frequentarlo solo per dare dei coglioni a tutti gli altri…ritardo mentale?
frequentare un blog non vuol dire sposarne la linea editoriale.
personalmente (non sono l’anonimo di cui sopra) io vengo qui perchè trovo recensioni divertenti e notizie interessanti, non condivido la passione per gli action anni 80 ma più di una volta ho scoperto bei filmi su queste pagine.
con tutto questo, se leggo una CAZZATA (o quello che a me sembra una) lo scrivo.
ho beccato l’anonimo sbagliato mi spiace…ce n’è uno che anche se anonimo é abbastanza chiaro sia sempre lo stesso…per il resto condivido ..solo che se lo si frequenta almeno si capisce o almeno si dovrebbe capire il tono di recensori e anche dei commentatori…
Non posso garantirti niente. Anzi, una cosa sì: che mai potrai giudicare un film, bello o brutto che sia, prima di vederlo. E ho paura che a questo punto tu abbia già letto e scritto troppo per poterlo vedere con “cuore puro”. Tieni presente che quando vado a vedere un film, per quanto possibile, non so neanche di cosa tratta e soprattutto non ho letto alcunché di nessuno preventivamente. Sulla cura dei dettagli (chi ti ha detto che è dozzinale?) posso garantirti l’eccellenza, sia dettagli scenografici d’interni che ambientali. Sul resto, cerca di fare un bel reset e vai a vedere il film. Poi ne riparliamo. Grazie degli apprezzamenti a scatola chiusa. Ciao.
Egregio Signor Francesco,
suppongo la sua risposta fosse indirizzata a me.
Le assicuro che per me vedere un film è un’esperienza intima e so gestire la mia mente alla perfezione, nessuna opinione pregressa (nemmeno mia) può sporcare la purezza di certe porzioni del cervello che tengo da parte per analizzare le cose con cuore puro. Sennò sarei un buffone, se non mi riuscisse dopo vent’anni di meditazione e autoipnosi.
Per di più non è il mio carattere.
Quanto alla sua domanda (che ha un sottotono piccato…?) “Chi ti ha detto che è dozzinale?”, la risposta è “Chiunque abbia commentato nei precedenti 128 commenti”, un po’ chiunque l’ha ritratto come l’ennesimo film italiano recitato male e si è pure detto che la gestione della trama, e dell’impianto audio/video era affazzonata, e se lo dicono TUTTI un minimo spinge alla riflessione, mi perdoni. Poi non mi influenzerà, non è così che vivo il cinema, io lo vivo di pancia, mi arriva se in un’opera c’è amore per la propria opera, o semplicemente buona volontà mescolata ad una (innata o sopraggiunta) incapacità di dare una forma adeguata all’essenza.
Vedrò il film di sicuro, e credo che ci siamo fatti tutti trascinare dal tono volontariamente e scaltramente aggressivo della recensione. A me Avati piace da morire, non mi fraintenda.
Ma ho visto, per errore, Dracula di Dario Argento, che considero l’apoteosi del film brutto che, anche se difeso, resta forzato e dozzinale ai limiti dell’offesa al buon gusto, e so che molti film italiani hanno quel difetto, sono così noir da diventare fatti semplicemente male, nell’illusione che questo li renderà più incisivi. Non so quale sia il suo rapporto con la Pop Culture e le sue frange più estreme, ma io sono parte della scena Black Metal da tutta la vita e per quelli come noi, riuscire a trasmettere inquietudine tramite certe sonorità ha un valore altissimo, per noi ciò che è crudo e sgradevole ha un valore spirituale, stile la scarnificazione mentale del protagonista di Fight Club, veneriamo la depurazione da ciò che ci rende “grassi&felici”, ma ci sono molti che si illudono che basti registrare un sound da schifo e senza ritmo per dare un’impressione di crudezza e negatività. No, fa solo schifo.
Vedrò il film appena posso e mi farò un’idea. Grazie della risposta. E per inciso, ho adorato la recensione che ha ribloggato qui, è scritta da dio. Ho solo paura che si concentri solo sui pregi, come qualcuno che si sentisse convocato a difendere Dracula di Dario Argento. Dovrò vederlo. Un abbraccio.
Al di là che sia bravo o meno, sentir dire da un qualche radical-chic che Avati ha fatto carriera grazie agli agganci politici (uno dei pochi registi non di sinistra in Italia, se non in tutto l’Occidente), è come sentire la Boldrini rimproverare Salvini di non pensare agli italiani.
Pure se fosse vero, da che pulpito, signori miei, da che pulpito…
E con il belato sul dominio dell’intellighenzia rossa nella cultura italiana abbiamo chiuso il cerchio.
Eccerto, perché gli agganci politici a destra non esistono. Comunione e Liberazione, citata nei primi commenti, non è per nulla caratterizzata da agganci e spinte professionali.
Vabbé, ma sono ordini di grandezza diversi! Personalmente (vabbé dai famo un mezzo outing) non sono granchè socialista, e siccome in italia le cossiddette sinistra e destra sono entrambe socialiste, comunque giri me la trovo nel culo, ma credo mi regali maggiore obiettivitá per mera mancanza di tifo (mi tocca sostenere le cose argomento per argomento, quando non me ne disinteresso per sfinimento). E registi “di destra” in italia, con appoggi politici, ce ne sono pochi (mi viene in mente solo Martinelli) e fanno cacare (cosa che mi dispiace pure dire, spero che non legga, non credo che il suo obiettivo sia fare film bruttissimi).
A meno che non si considerino di destra gente come i Vanzina solo perchè in una certa italia la borghesia era diventata cosí ignorante che non capiva che i Vanzina con i Vacanze di natale etc. non li stavano celebrando, ma massacrando.
Piú ampiamente: il mondo della cultura in italia é di sinistra, e fine. E non a tutti piace la politica eh, ma magari fare carriera e stare con le compagnie giuste sí, e quindi gli artisti in genere vanno in automatico. Ovviamente con sinistra non si intende una specifica ideologia ma un gruppo di persone che si definiscono tali. In termini di contenuti é rarissimo trovare qualcuno che sa a malapena ció che dice. Adesso ad esempio va molto la sinistra delle multinazionali e delle guerre in medio oriente. Vai a capire.
Infatti Salvini non pensa agli italiani, pensa all’italiano (lui solo).
Fa abbastanza ridere, se c’è qualche incapace che fa cinema solo grazie ai soldi pubblici regalati a scopo politico quello è Martinelli o gli altri magliari a cui periodicamente commissionano film o serie sulle foibe.
No forse non mi sono spiegato. Intendo che la cultura in italia è “di sinistra” praticamente per definizione, e a prescindere se i contenuti siano “veramente” de sinistra. Gli artisti stan solo lì. Quello bravi dico. Magari non sanno nemmeno nulla di politica. Ci sono magari rarissimi esempi di gente che semplicemente non si dichiara (tipo Battisti). Di destra, appunto, mi viene in mente solo il Martinelli che lasciamo perdere.
tutto ció per dire, al di là del giudizio che se ne puó dare o meno, è innegabile in italia che il mondo dello spettacolo sia “de sinistra”.
Questo è perché la sinistra millanta dei valori così fighi, che primo non li ha davvero, secondo, attraggono qualunque persona sensibile.
Integrazione, libertà, tolleranza, antipatia per chi è diventato ricco grazie al padre già ricco. Sono tutti ideali che chiunque sia sano di mente, ha.
La destra purtroppo è meno automatica. Ha valori profondissimi, ma meno ovvi, e avvolti dentro delle cose non esattamente onorevoli.
La destra difende l’idea che chi è causa del suo bene non deve vergognarsi dei miliardi che muoiono di fame, perché non è colpa sua. Questo concetto può stare bene solo ai ricchi.
Poi, la destra ha questo gusto residuo e mai scomparso per “ordine e disciplina” che non piace a nessuno di intelligente/sensibile.
Poi, la destra ha a cuore solo chi ha un peso economico e considera gli altri zavorra. Anche questo fa schifo.
E infine, è spesso xenofoba e razzista.
Certo, alla fine arriva il conguaglio: la destra è l’unica forza politica che ha il coraggio di ridicolizzare la “sinistrosità facilona”, il 6 politico, il vendiamo gli organi alla mafia così da avere più soldi per regalarli agli immigrati, il fatto che oggi mi sveglio e cambio sesso tanto è la norma.
La destra ridicolizza tutto questo, e a mio dire fa bene, ma è l’unico suo pregio. In mezzo ai difetti che sono tantissimi. E poi è a favore dei ricchi, chi in questo mondo, tranne i ricchi, ritiene giusto il liberismo che ha creato un mondo dove ci sono un centinaio di miliardari e miliardi di disoccupati???
Certi valori della destra sono giustissimi. Ma ha dei difetti davvero peculiari.
Il 99% delle persone di destra è cresciuto in famiglie di destra, o ha un odio irrazionale per i “cannati felici”, o è un po’ omofobo e/o razzista e non gli va di sentirsi cattivo per questo. Ho conosciuto anche persone di destra così profonde che per un po’ ho militato nella destra anche io. Ma in molti sono giovinotti col macchinone e il papà notaio, o settantenni che non capiscono il futuro. Con te si parla benissimo, ma NON sei la norma.
La sinistra poi oggi nemmeno esiste, è solo ipocrisia pura. Farci colonizzare dagli immigrati o non poter sparare ad un ladro, questa non è sinistra, è masochismo.
eh sorry, colpa mia avere aperto il discorso, ma qui non si parla di politica, mi sentirei in colpa a risponderti e sporcare una cosa così bella come il cinema con la politica ed il mio ego.
A me piace sempre leggerti, perfino se non dovessi condividerti, argomenti e sei educato. Dirò di più, mi hai ormai convinto di essere proprio una bella persona. E poi non ti metto nel novero di quelli che secondo me stanno a destra per nostalgia di un epoca in cui il sabato sera si andava a letto presto per potersi alzare di buona lena e andare in chiesa la domenica, ricordandoci tutti di quanto bella sia un’Italia in cui tutto funziona benissimo come quando c’era LUI.
Perché perdonami, ma la destra è conservatrice per sua stessa fiera definizione. COSA, del passato di PURO ORRORE che è stata la Storia Umana, varrebbe la pena conservare?
Cambiare, cambiare, cambiare mille volte!!! E forse non saranno abbastanza. La vita è cambiamento: una forza che vuole il contrario non può essere buona!
Però di certo cambiare non va fatto come lo fanno i radical-chic di pseudo-sinistra, che cambierebbero pure il colore del sole tanto per la furia di cambiare anche l’insindacabile.
Quando la destra si oppone a questo, urka se la condivido!!!
Comunque scusami, se anche -come tuo diritto- risponderai, io non insisterò sulla politica. Che poi per me è tutto assurdo. Mussolini era di sinistra, e su certi contorti aspetti continuò pure ad esserlo mentre era diventato “di destra estrema”. Per me conta solo la felicità della Razza Umana (e i ricchi, a meno che non usino i loro soldi a favore del popolo, sono un ostacolo a tale felicità, questo non c’entra con destra o sinistra. Il solo fatto che un umano si creda migliore di un altro per il conto in banca, andrebbe fucilato e appeso per i piedi in piazza).
Dio+Patria+Famiglia non sono ideali di destra, sono ideali GIUSTI. Però ecco, anche ‘na bbriciolina di apertura mentale… e non sono tutti come te. Purtroppo.
Se nel nostro paese è ancora in voga dopo decenni il becero luogo comune secondo cui la cultura sarebbe “tutta di sinistra” è unicamente per il fatto che abbiamo una destra composta da ignoranti complessati che sarebbero in grado di tacciare di marxismo perfino il Papa. Anzi, mi correggo: lo hanno già fatto.
Del resto una visione politica della società in cui chiunque manifesti valori che vengono universalmente riconosciuti come giusti e condivisibili (tolleranza, diritti umani, lotta alla povertà, uguaglianza, compassione) viene immediatamente accusato di essere “di sinistra” non lascia veramente nessun margine di manovra.
È un’autentica eccellenza italiana questa. Faccio un esempio grosso come una casa? Clint Eastwood è repubblicano DA SEMPRE e ha diretto un film come Gran Torino, che se fosse uscito in Italia sarebbe stato perfetto per perpetuare il cliché della “cultura tutta di sinistra”.
Sintetizzato: chiunque pensi questa boiata sulla cultura italiana ha un grosso problema di identità, wannabe innamorato delle arti ma don’t want to finire tacciato di comunismo solo perché tutti i grandi del cinema, della musica e della letteratura dal dopoguerra a oggi hanno abbracciato certi ideali che, al di là di tutto, non sono affatto patrimonio ideologico della sinistra, sono da persone per bene.
Che poi, al netto di tutto, questo “complesso d’inferiorità” nei confronti della sinistra pigliatutto è esilarante: se mettiamo da parte la cultura alta e il cinema e la musica d’autore scopriamo che la cultura pop italiana l’hanno fatta i palinsesti della rai democristiana prima e delle reti mediaset poi; e che i libri di storia più letti in Italia sono quelli scritti da Indro Montanelli.
Hans, Dio bono, scrivo in italiano eh. Ci sta non capire un cazzo la prima volta, ma perseverare diabolicum. Se vuoi la mia sono tutte cazzate perchè di gente colta in italia ce n’é pochissima, quasi tutti gli altri sono persone che si mettono le idee come si indossano i vestiti. Una borghesia che non sa fare le “O” col bicchiere, eppure pretende di discettare di politica ed economia con arroganza e protervia. Ma per favore!
Invece, Alessandro, mi sembra che esprimi un’idea tutta tua di “conservatore”, legata molto al verbo “conservare” in senso stretto, qualche annatto ancora e “conservatore” vorrá dire un fabbricante di marmellate. E invece no, una visione del mondo conservatrice prevede semplicemente che il mondo, e con esso la civiltá umana, sia una degenerazione (se vuoi puoi vederla come una forma di entropia) e che quindi sia continuario necessario ad operare per salvare ció che é bello e ció che é giusto. Semplificando molto ovviamente.
Invece, l’idea di volere eliminare il male dal mondo et similia, queste visioni ambiziosissime in nome di grandi ideali, conducono inevitabilmente a visioni totalitarie e totalizzanti. C’é un motivo se i cristiani dicono (dicevano) ama il PROSSIMO: non entitá astratte, non “l’umanitá”, non “la terra” (tutta gente che non incontri per strada) ma il prossimo, quello che incontri, che si imbatte sul tuo cammino, davvero, nella realtá, con una faccia una voce un cuore. Con il resto, mi ci pulisco un pó il culo. Vedi Polibio. Tutti dovrebbero ricordarsi della lezione di Polibio ed essere meno ingenui e non confondere le lotte di potere per lotte ideali.
Ruper, carissimo, dire “non mi sono spiegato bene” oppure “non mi hai capito” è un tipico tratto distintivo di chi, nei fatti, non si sa spiegare bene.
Tu cerchi di riempire i vuoti nella tua visione della realtà con opinioni personalissime spacciate per dati di fatto (in Italia destra e sinistra sono entrambe socialiste) o leggende metropolitane assurte a verità assolute (Battisti era di destra), tipico percorso mentale di coloro che ambiscono a elaborare la “teoria del tutto” che spieghi l’Italia e gli italiani.
C’è tutto un mondo la fuori, andate a dargli un’occhiata, potreste perdere qualcuna delle vostre sicurezze.
Hans, sono strabiliato, possibile che non capisci veramente una sega? Lo so benissimo che “Battisti di destra” é una leggenda metropolitana, é ESATTAMENTE quello che sto cercando di dire.
Che io non mi sappia spiegare bene é possibile, ció nonostante derivarne quello che ne derivi tu é del tutto indebito.
Sicuro, che in italia vi sia la destra sociale ma non la destra conservatrice é un dato di fatto, non una mia personalissima opinione.
“Lo so benissimo che “Battisti di destra” é una leggenda metropolitana, é ESATTAMENTE quello che sto cercando di dire.”
Non mi piace infierire e infatti prometto di non andare oltre nel personale ma se questo è ESATTAMENTE quello cercavi di dire ti consiglio di abbandonare ogni tentativo di comunicazione perché è piuttosto chiaro che si tratta di un’attività che non ti riesce.
Me ne faró una ragione, in ogni caso la tua reazione da fanatico, vuota di contenuti e senza cagare gli argomenti ma con la fretta di piazzare un’etichetta (“fare così è tipico di..”) e giudicare una persona, conferma tutto quello che dico. È proprio quest’atteggiamento che ha portato a stronzate come quella di Battisti fascio. Ma capisco che discutere per argomenti invece che per categorie possa mettere paura.
Se farti notare che non si capisce dove vuoi andare a parare ti fa sentire giudicato mi dispiace, ma fino a un certo punto.
In realtà, se leggi bene, il mio primo commento di oggi conteneva argomentazioni contrarie alla tesi “la cultura in Italia è tutta di sinistra” che tu hai detto più sopra di abbracciare (è lì nero su bianco eh, c’è la tua firma) ma capisco bene che se nelle tue parole è contenuto contemporaneamente sia il valore della tesi che la sua negazione forse non sono la persona più adatta a discuterne, non sono molto ferrato in meccanica quantistica.
I matti, madonna, come sempre abbondando. Peró mi sono rotto un po’ i coglioni di lasciare perdere.
Vedi, Hans, io posso anche avere scritto una cosa contraddittoria (non ho capito dove scrivo di abbracciare cosa ma a questo punto non me ne frega un cazzo), essermi spiegato male e avere scritto da ubriaco, ma se uno ti dice che non si è spiegato (più facile: se uno fa un errore, o anche due) e tu parti ad attaccarlo, a te non interessa certo capire cos ha da dire ma solo il tuo ego, una volta che ha identificato un potenziale nemico della tua parrocchietta. È piuttosto seccante e fa perdere tempo a entrambi.
Chiedo scusa, avevo letto “se vuoi farti notare” invece che “se farti notare”, da cui una reazione più piccata del dovuto. Evidentemente son distratto
Avanti di questo passo assisteremo all’incredibile spettacolo di vederti litigare con te stesso nei commenti.
puó essere, sarebbe stato senz’altro più interessante che perdere tempo a non dire niente con te, ma quel che fatto è fatto
E giusto per, la finisco, e ti rispiego (ma lo avevo giá scritto). Uso le tue parole che magari sono piú chiare delle mie.
“Se nel nostro paese è ancora in voga dopo decenni il becero luogo comune secondo cui la cultura sarebbe “tutta di sinistra” è unicamente per il fatto che abbiamo una destra composta da ignoranti complessati che sarebbero in grado di tacciare di marxismo perfino il Papa. Anzi, mi correggo: lo hanno già fatto.”
Ad essere precisi nel nostro paese non abbiamo la destra abbiamo i fascisti, la destra sociale. Tu dici di no, che me lo sono inventato, ma dove starebbero i conservatori? Dove sarebbe una destra á la Churchill? Ció detto: vero quello che scrivi, ma non vedi la ovvia conseguenza? E ti sto parlando di etichette, non di contenuti. Infatti:
“[…] se mettiamo da parte la cultura alta e il cinema e la musica d’autore scopriamo che la cultura pop italiana l’hanno fatta i palinsesti della rai democristiana prima e delle reti mediaset poi; e che i libri di storia più letti in Italia sono quelli scritti da Indro Montanelli.”
Che é verissimo. Mai detto che gli italiani sono di sinistra (nè ho la pretesa di visioni totalizzanti, lascerei stare l’argomento). Peró stai prendendo il sottogruppo della cultura pop e tu stesso vai dici “se togliamo la cultura alta, il cinema e la musica d’autore”. Minchia hai detto niente. Come poi se non ci fosse un rapporto tra cultura alta e bassa.
“Del resto una visione politica della società in cui chiunque manifesti valori che vengono universalmente riconosciuti come giusti e condivisibili (tolleranza, diritti umani, lotta alla povertà, uguaglianza, compassione) viene immediatamente accusato di essere “di sinistra” non lascia veramente nessun margine di manovra.”
BOH QUI NON SI SA DI COSA PARLI. Tre parole d’ordine a casaccio e ti racconti la tua storiellina. Non mi ci ritrovo. Ma in generale direi che mi sono preso un sacco di volte del comunista (o del fascista) per avere fatto discorsi troppo complicati. Quello sí. Poi se tu li fai dal vivo e caratterizzato in senso estetico (cioé vestito come un alternative degli anni ’90), penso che il tuo interlocutore guardi piú che altro quello. Se no, non saprei, mi sembrano valori cristiani e universali.
“È un’autentica eccellenza italiana questa. Faccio un esempio grosso come una casa? Clint Eastwood è repubblicano DA SEMPRE e ha diretto un film come Gran Torino, che se fosse uscito in Italia sarebbe stato perfetto per perpetuare il cliché della “cultura tutta di sinistra”.”
Ok, peró é una storiella inventata. Di vero c’é che la nostra sinistra culturale il Clint lo ha sempre amato. Ma non capisco bene cosa vuoi dire sinceramente. Cioé lo capisco, ma te lo sei inventato tu, chi lo sa.
“Sintetizzato: chiunque pensi questa boiata sulla cultura italiana ha un grosso problema di identità, wannabe innamorato delle arti ma don’t want to finire tacciato di comunismo solo perché tutti i grandi del cinema, della musica e della letteratura dal dopoguerra a oggi hanno abbracciato certi ideali che, al di là di tutto, non sono affatto patrimonio ideologico della sinistra, sono da persone per bene.”
Eddaie con questo volere giudicare il prossimo perchè osa schifare la tua parte politica.
Sintetizzo ancora: la cultura in italia é di sinistra é un luogo comune, é una cosa vera e automatica per definizione nel 90% dei casi in termini di ETICHETTE, PERSONE CHE SI CONOSCONO, GIRI E SALOTTI (con delle eccezioni). Non in termini di contenuto politico (non sempre) ma strettamente di giri.
E d’altronde é ovvio che sia cosí: il PCI-PDS-DS-PD é sopravvissuto con il suo apparato amministrativo e ha garantito una certa continuitá, laddove altri (che non sono meno mangiapane a tradimento) si sono affacciati sul panorama politico piú recentemente e non con la stessa continuitá.
Infine, faccio anche notare che al di lá dei miei gusti personali, non vorrei del tutto esprimere giudizi sulla cosa visto che faccio rientrare in questa definizione, in questo luogo comune, praticamente tutto quello che piace a me. Tra “Piazza delle cinque lune” del giá fin troppo citato e “Buongiorno note” di Bellocchio c’é un abisso, macchè dico, uno é un film, l’altro no.
Ehm, non vorrei apparire troppo tranchant ma l’ultima cosa che mi attrae ora come ora è buttare il pomeriggio a discutere di fantapolitica e fantastoria con un rossobruno -forse inconsapevole, te lo concedo- in coda ai commenti di un articolo de i400calci.
Te lo scrivo per correttezza, così ti risparmio la fatica di fare il refresh alla pagina.
Passo e chiudo.
L’idea che la razza umana vada verso il peggiorare è un’idea bruttissima!!! Lo dico col cuore, niente politica, niente religione, niente occultismo. Solo il mio fanciullino interiore. Diciamo piuttosto che dobbiamo stare attente a non prendere strade sbagliate mentre evolviamo. Ma l’evoluzione va sempre verso il meglio. Ci sono tantissime cose che ancora non siamo e possiamo/dobbiamo diventare!!! Cose belle… la vita non va verso il peggio, l’entropia esiste ma esiste anche lo sforzo di migliorarci durante il tempo che ci è dato.
Ti abbraccio dal profondo del cuore, per piacere riflettici. Se davvero la tua visione è quella, sei una persona che nell’anima è tanto, tanto triste. E tenendo conto di quanto sei buono e coraggioso e acculturato e intelligente, non te lo meriti.
“rossobruno -forse inconsapevole, te lo concedo”
Siete veramente una banda di pazzi, incapaci di ragionamenti vi rifugiate nelle etichette, peraltro messe a disposizione da qualcun altro. E io ho perso tempo e fatica per dire l’ovvio.
@Alessandro non ho detto proprio così, che la razza umana va verso il peggiorare. Però ci rinuncio, mi sono avvelenato l’umore, evidentemente non so parlare.
Una cosa sola Red, per inciso condivido tutto quello che hai scritto negli ultimi commenti, ma su una cosa mi sento di arricchirti.
Suspiria di Guadagnino. Non è che non l’hai capito, Guadagnino non mi fa impazzire ma non è scemo, e ha pescato a mani basse da certe frange dell’occultismo per fare Suspiria. Quindi non sei tu che non l’hai capito, è lui che lo ha costruito in un modo strano. Io, come occultista, posso dirti che è un capolavoro. Forse il miglior film horror di sempre, sapendo cosa io so vederci dentro. Ma è (attento ora, qui sta il cuore) come una BARZELLETTA IN DIALETTO e soprattutto CHE PARLA DI UNA PERSONA SPECIFICA DEL PAESE: se non sei nato e cresciuto lì, non ti farà mai ridere, non la capirai nemmeno, perché o non conosci il dialetto, o non conosci quella persona. Posso dirti che a me ha dato a fasi alterne erezioni, mal di pancia, brividi, e momenti di vera apoteosi.
Ribloggo qui il commento che ho scritto in proposito, dacci un’occhiata se vuoi
“Attirato qui dalla presenza della rece nei commenti recenti.
A me è piaciuto tantissimo. Sarà che come occultista ho amato i rimandi al ballo come tecnica rituale, un balletto perfettamente tarato su di una geometria esoterica è fondamentalmente un glifo che si muove, un glifo “vivente”, ed è parte dell’occulto vero da millenni.
Aggiungeteci che il terrorismo della RAF mi affascina da morire (ma sono l’unico che pensa che la Meinhof fosse bellissima e con due occhi così intensi, profondi, pieni di ideali e significati, che uno poteva andare a uccidere e morire perfino senza capire nulla di politica, solo perché si era preso una cotta per lei?), non amo la violenza usata così (imbarbarisce più che ispirare) ma all’epoca davvero c’erano poche alternative al capitalismo senz’anima, e mettete che non è banalizzata la cosa, si inserisce benissimo, mettiamo quello, e già crollano, ai miei occhi, due critiche potenziali al film, cioè l’insistenza sul balletto e la pertinenza della scena politica in un film che in teoria di politica non parla, e che non dovrebbe insistere nemmeno sul balletto.
Ora, veniamo al resto. A me Guadagnino non fa per forza impazzire. Il film di Melissa P fece CAGARE, il libro è un capolavoro mezzo fumetto porno da segarsi senza minimamente preoccuparsi di rispettarne la protagonista, e mezzo I Ragazzi dello Zoo di Berlino 2.0, mentre il film non ha NULLA né della pornografia spudorata e gloriosamente volgare del libro, né una briciola della sua drammaticità, di questa ragazza che da una parte è DAVVERO (non che per me sia un male, badate) una TROIA, dall’altra sta peggio di qualunque scemo che crede che il libro sia solo una cumulo di cosa da zozzone, raggiunge dei picchi di sensibilità tristissima degni di Fight Club.
Mentre il film lo potrebbero dare su RaiYoYo il pomeriggio dopo Peppa Pig, che è molto più “maiala”, anche solo nel nome, di quella ragazzina che interpreta Melissa nel film. Perciò Guadagnino non mi fa impazzire.
Il film in sé, però, l’ho trovato profondo e ben fatto. Ti fa davvero respirare la cosa come se sia reale. Tutta l’atmosfera che ruota intorno all’occulto, l’atteggiamento di manipolazione, di non detti, di pressione psicologica sulle persone per farle cedere (bellissima la scena dove la docente più fragile non regge più e si suicida), la sensazione che le insegnanti trattino le ragazze solo come pezzi di carne da far muovere al giusto ritmo per plasmare il rituale. La parte più estrema dell’occulto (buono o cattivo) è davvero così: enormi significati non detti che schiacciano chi cerca di incarnarli.
Mi è dispiaciuta la scarsa audacia, per fare le cose davvero fatte bene avrebbe potuto usare di più il nudo, che nell’occulto serio è imperativo (prova a fare un rito con addosso le mutande e se un’entità dovesse risponderti sarà solo per riderti forte in faccia), ma tolto questo dettaglio è un film atmosferico, toccante, molto “real & actual”, molto ciccioso, crudo, ti costringe ad entrare nel suo mondo, fatto di emozioni dense, cupe, e la scelta della politica è azzeccata per un motivo esoterico, perché sono pochissime le entità free-lance che fanno ciò che vogliono nell’astrale, il 99% della magia serve a convogliare energie socialmente pressanti, bisogni comuni a tutti, verso sfoghi che incoronano certe energie piuttosto che altre, desideri trans-personali come le preferenze di destra o sinistra e tutti gli ideali annessi, di intolleranza o di volontà, queste spinte colossali e dense, si innestano perfettamente nello spirito del film.
L’idea alla fine che la protagonista fosse la Madre, venuta a punire l’abuso di potere delle sue “figlie”, è bellissimo, visto che anche l’occulto funziona così, quando un’entità si schifa del comportamento di un’enclave di suoi servi perché sono diventati malvagi, prima manda ottomila segnali che notificano l’errata direzione presa dal conclave, poi alla fine, se deve, manipola il destino perché finiscano tutti o morti o arrestati, è una giustizia molto “inter nos”, quasi mafiosa, difficile da capire per chi non è esperto, ma molto vera.
In definitiva, per me un film molto coerente sul piano occulto, e sul piano cinematografico è visivo, potente, ben narrato, visionario perfino, intenso e capace di cambiare ritmo e registro per confondere e spiazzare lo spettatore, ma anche affascinarlo. Gloriosa recitazione di tutti, la Swinton è DIVINA (come sempre) e la Johnson riesce ad essere erotica da vestita come poche, per la vivacità muscolare della sua performance, a metà tra il soave e il crudamente fisico, cosa gloriosa e difficilissima da realizzare nel balletto, in genere più di parte (o moderno/sexy o classico/elegante).
Poi su un paio di punti si poteva osare di più. Più carne, più oscenità, più cose dense e viscerali (geniale costringere le ragazze a consegnare la propria pipì “per esami” quando invece OGNI fluido umano ha un peso enorme nella magia, quindi gliela chiedono per manipolarle non certo per vedere se si drogano, ma la cosa finisce in due secondi), però anche così è colossale.
9,5/10
Sul fatto che a Dario Argento non sia piaciuto: all’inizio lo sponsorizzava lui per primo. Quando in molti (so che ora i detrattori mi derideranno ma è avvenuto DAVVERO quanto state per leggere) hanno iniziato ad apprezzarlo di più dell’originale, ALLORA ha fatto sapere che lo trovava forzato e lontano dall’originale, cioè che lo bocciava.
Non dimentichiamoci che Argento è un uomo molto orgoglioso.
Scusate per questo ritirare fuori film vecchi, mi ha colpito nei commenti e ho scritto qualcosina. Ciao!!!”
Alessandro, te lo dico con affetto, non è che devi ribadire ogni dieci minuti il tuo patentino di occultista. Suspiria è bellissimo e le cose che scrivi sono perfettamente visibili anche a chi non fa parte di quel mondo, le ho capite io che sono appena un po’ sveglio non serve essere un iniziato per riconoscere “significati non detti che schiacciano chi cerca di incarnarli”.
Solo per dire come Suspiria è un capolavoro che parla da solo, e che ha forse l’unico difetto nell’essere dichiaramente un remake quando potrebbe benissimo vivere sulle sue gambe e anzi ne gioverebbe soltanto. Paragonarlo al lavoro di Argento non ha senso (e dire “Guadagnino non l’ha capito” è una sbruffonata da bulletti del cortile secondo me).
Sei il primo che lo apprezza davvero.
E credevo sinceramente che le mie opinioni dovessero raccontare come mai sono nate.
Se ci fai caso, in molti casi ho addotto altre cose della mia vita: che ho una psicologia stile fight club e odio il materialismo, che ho avuto un passato di abusi a cui ne è seguito uno di vendette, che sono un tipo violento che usa la meditazione per stare calmo e ho dei trascorsi nelle bande, che ho una vita bellissima ma vuotissima perché anche se mi amano tutti io vorrei cambiare il mondo (con la violenza, se serve, poi mi ripeto che è sbagliato) invece di andare a lavoro per guadagnare soldi e comprare cose materiali (in genere, solo quello che si guasta in casa), che ho scelto di seguire l’idea del Generale Patton che diceva cose zozze o maleducatissime per colpire al cuore l’inconscio dell’ascoltatore, che il 95% delle volte che uso questa tecnica mi ispiro alle imprese della mia fidanzata iper-zozzona, e così via.
Ce l’ho di carattere, se ho un’idea, spiego com’è nata. Quando un’idea viene dall’occulto, lo dico! Non avevo capito che era fastidioso per chi mi legge. Forse è per quello che non mi risponde quasi mai nessuno, magari risulto verboso.
Oh 135 commenti e nessuno che ha notato che nel titolo dell’articolo è scritto “reponsabilità”.
Beh l’ha scritto di getto. Tu non reponsi mai, eh? :-D
Recensione patetica, figlia dell’ignoranza cinefila di l’ha scritta (…poi l’autore stesso magari si fa pippe mentali su 2 cagate sopravvalutate come Midsommar e The VVitch…).
Amara verità che sottoscrivo!
Parli di ignoranza cinefila e poi etichetti “2cagate sopravvalutate”… Perfect.
@Dévid Sfinter, alla grande poi!
Tutti a gridare al miracolo per 2 pipponi, 1 con un caprone che dovrebbe essere il Diavolo, l’altro con una comunità di vecchi drogati che si credono di stare in pace con la natura nello schiantarsi al suolo da un picco.
Grazie a gente come Avati, fortunatamente il Cinema di settore ha ancora spazio!
Ah, altra cosa Dévid, lui lo fa per lavoro, io i giudizi li esprimo per mio volere personale, non per “influenzare” i lettori…
Ma mi ricordo male o la rece di The Witch l’aveva scritta Cicciolina Werthmuller?
Cosa c’entra con l’opinione di Jackie Lang su Avati?
Rispondo allo stesso tuo modo @Hans Cooper: che c’entra se la recensione non l’ha scritta Jackie Lang? Parlo di opinione su un film, non di recensione fatta e scritta…
Aaaah mi era sfuggito di essere nel magico mondo del “magari”, dove qualsiasi ipotesi diventa argomento utile a tirare acqua al proprio mulino! Chiedo venia!
Minchia, ma sei proprio un fenomeno!
un altro che legge una recensione su 1000 del sito e siccome ha la sabbia nelle parti bassi da dello stronzo a tutti …che vita grama
Grande Manuel, il grillino del cinema contro il sistema. E comunque il cinema di “settore” purtroppo fa per lo più cagare in Italia. Contento tu di avere Pupi al reparto Horror.
Minchia Jackie che flame hai acceso! Guarda, anche se non sono totalmente d’accordo su Avati mi congratulo e ti appoggio perchè ogni tanto un vaffanculo ai vecchi registi che sguazzano indisturbati in quest’italia di merda ci sta, e anzi voglio aggiungere carne al fuoco: ma Pupi che cazzo di nome è? E poi ma che minchia di voce c’ha?
Hai visto che roba? Sono fiero delle incazzature generate.
Se poi ci scappa il morto è proprio il massimo
Complimenti, hai chiuso in bellezza! Chiaro, sintetico ed efficace. Mi è solo sfuggito cosa ne pensi del film.
Se dici a me non l’ho visto e non credo lo vedrò.
Ma poi dai, anche con tutto il rispetto (per Regalo di Natale e forse per Zeder), con quella voce lì, ma come si fa a prenderlo sul serio?
Infatti forse il meglio di sè l’ha dato con due film demenziali che ti consiglio, Bordella e Tutti defunti tranne i morti!
Poi ci sarebbe lo sceneggiato “Voci notturne”, forse la cosa più valida che ha concepito in ambito horror/thriller, ma purtroppo l’ha affidato ad un pessimo regista…
Allora inanzitutto presentati che mi fa strano parlare con un anonimo. Secondo sono sbronzo, e non mi ricordo cosa volevo dire
Profondo rosso è un classico né più né meno de La casa dalle finestre che ridono, semplicemente sono generi diversi, non è che l’horror è tutto uguale e comparabile. La casa dalle finestre che ridono all’epoca toccò profondamente il pubblico proprio perché apriva un filone che collocava l’horror in Italia, nei paesaggi italiani, con attori italiani con tanto di accenti, cosa che a Dario Argento non è mai riuscita ma che è stato il punto forte di Lucio Fulci o Umberto Lenzi. Il nascondiglio lo hai visto? L’arcano incantatore?
Sorvolo sulla menzione a Truffaut che si starà rigirando nella tomba.
Classica recensione di chi non conosce una mazza della filmografia di Avati e della sua filosofia , se così vogliamo chiamarla. Conosco Avati da 40 anni ed è artista sincero che crede davvero in quella sua certa idea di raccontare quell’epoca lì ( anni 40-60) , quella zona lì (l’Emilia tra Ferrara ed il Polesine) , quella chiesa lì ( preconciliare ed intrisa di superstizione) , quella realtà lì (contadina , ruvida ed ignorante, paurosa).
Quel cinema di genere mette paura , e la mette anche alle ragazzine infarcite di Netflix e dalla merdaccia splatter d’oltreoceano , così come la metteva a quei bambini che nei fienili ascoltavano tremolanti le storiacce dei padri e dei nonni. Almeno a mia figlia l’ha messa nonostante i suoi 17 anni , nonostante la sua assuefazione al genere horror anglosassone. MA in fondo chissenefrega. Avati resta e resterà nella storia del cinema italiano , il sig. critico chi? ( non mi ricordo) forse nemmeno in quella della propria via di residenza.
Applausi per Alberto!!
Quasi duecento commenti per un film di Pupi Avati e neanche cinquanta per quella bomba di Us di Peele.
Ecco perchè in Italia i film calcistici fanno cagare: il problema è fra la poltrona e lo schermo.
Questa recensione di tal Jakie fa davvero schifo, dato che erge i propri gusti personali ( che a quanto leggo paiono quelli di una 15enne per cui se non c’è jumpscare non esiste horror, nulla di più triste) a valore assoluto senza neppure motivare una virgola del proprio disappunto ( si resta li sbigottiti come dopo un “che film del cazzo che palle” magari detto dal tipo con cui sei uscita la prima sera dopo la visione di ciò che si considera un capolavoro ) . Ma i pseudo intellettuali di sinistra qui non c’entrano proprio un cazzo. È pieno d’intellettuali di sinistra ( pseudo o autentici) che adorano Pupi Avati.
A M E N
Ma poi: Avati (che ha fatto un film che sembra uscito dai 70s ok, ma si livella alla soglia della decenza) no, e quel relitto di Argento si’? Mah.
Che recensione orribile e stronza. Ma si può??
Io, invece, non capisco come possa esserci gente talmente ottusa come te che hai scritto un articolo così assurdo. Magari avrai si e no 15 anni e non vai oltre qualche corto visto su YouTube.
Ma vergognati
Bellissima, i recensori sono tutti uomini adulti, non potrebbero nemmeno scrivere sennò, è un blog ufficiale!
Poi è vero che è una rece troppo severa, ma si può essere dolci nel dire le cose! Bacione!
un altro fungo che spunta …se piove un po’ di merda sul regista italiano di turno (a torto o a ragione) ne escono sempre…ma cos’è le produzioni setacciano anche i blog alla ricerca delle recensioni negative e scatenano i lacché…sarebbe assurdo ma non impossibile a questo punto
Ahhahaha Ste, se avessero questa solerzia, farebbero anche film migliori!!!
Capisco criticare Avati, ma elogiare così Argento fa un pochino ridere.
La casa dalle finestre che ridono è un capolavoro, vedetevi le cazzatelle americane con gli effetti che di cinema horror non capite un caro cazzo
per me la casa dalle finestre che ridono e’ un grandissimo film. avati non sarà’ un genio ma film come una gita scolastica o regalo di natale li trovo davvero belli.
Fellini mi ha sempre annoiato. boh… a vedere i trailer non sembra male.
Forse non ti fa orrore perchè non vedi che non si tratta di un film,ma della realtà.
Se scavi bene,nelle “famiiigghiee italiane” c’è molto di questo. Forse… l’errore che non fa horror è l’aver trasportato questa realtà in un periodo passato,quasi a rassicurare sul fatto che in fondo è un film(girato male) e per giunta di tempi passati ormai…..
E’ un documentario.
“L’illusione piu riuscita del male è convincere che lui non esiste.”
p.s. non ho visto il film e sicuramente non potrò vederlo.
Più che scappare il morto sono scappati i potenziali spettatori, me compreso. E non per la critica ma per lo spezzone di film.
Grazie
…e dopo ti sei ripulito il pisellino? o ti sei sentito così uomo da continuare a masturbarti sperando in molteplici schizzi?
Avati è uno degli ultimi vecchi del grande cinema italiano. Avesse dedicato la sua vita a scrivere cazzate oggi forse il cinema sarebbe un luogo iù triste e avaro.
Non vorrei attaccare il recensore – forse sarà però inevitabile -, ma a me onestamente quest’articolo ha fatto una tenerezza smisurata, perché è la roba più immatura che io abbia mai letto e nel contempo più presuntuosa; costui parla senza sapere nulla e convinto di avere la verità in tasca. Parla di horror senza avere le basi per farlo, ignorando cosa sia il rurale padano (in letteratura prima che nel cinema), ignorando dunque chiaramente Avati e classificandolo come un povero coglione, ignorando Baldini, ignorando l’antropologia da De Martino in poi, e con spocchia se la ride senza averci capito nulla, ma convinto di aver capito tutto. Ti consiglio di abbassare la cresta, farti un bagno di umiltà, capire due nozioni di horror – ma, davvero, basterebbero giusto due nozioni – e di eliminare questo articolo perché se da queste parti capita qualcuno che mastica la materia orrorifica e cinematografica ti ride in faccia da qui fino alla fine del mondo.
Parlo e commento consapevole della mia smisurata ignoranza per ciò che riguarda storia, cinema e cinematografia horror, ma avendo ben presente gusti personali ed emozioni. E personalmente, ho adorato questo. Non sempre nella visione di un film horror si ricerca paura, terrore o angoscia. Talvolta si ha solo voglia di riflettere con mezzi -passatemi l’espressione utilizzata ed abusata oggi giorno – “non convenzionali”. Tuttavia ho apprezzato leggere la recensione, poiché nulla dà davvero da pensare quanto un’opinione differente dalla nostra.
L ambientazione è bella..forse è solo grazie a quella ke il film ha quella vena un po’ macabra..perché non è pauroso,e ovviamente parlo me perché il parere è soggettivo,anke se quel bambino deforme mi ha messo i brividi..o per meglio dire..mi fatto alquanto senso..era raccapricciante!!Faceva molta più paura Carlo..lui sembrava uscito da un film di quelli seri horror,tipo Amityville ecc..e quel bastardo alla fine ,assieme al prete, se la son scampata!Erano due psicolabili del cazzo!Kmq detto questo..la trama mi è piaciuta,anke se il film era qll ke era,perché insegna e fa capire tnt!!!
Scusate se ho saltato qualke parola 😂 ma sto dormendo in piedi!!
i giovani di oggi sono come quelli di ieri: arroganti, ignoranti (nel senso che non sanno) e privi di sensibilità. la superficialità poi, quella incapacità cioè di affrontare i fenomeni cogliendone tutti gli aspetti, figlia forse di appetiti sessuali mai appagati, porta a scrivere commenti come quelli appena letti. pupi avati è un ottimo cineasta. avercene! ha solo commesso due ingenuità mercantili: quello di lesinare sugli effetti speciali, che per il pubblico di oggi è una bestemmia, abituati come sono alla computer grafica, e quello di non convertirsi al montaggio da stress ottico. certe volte poi la presa diretta priva di musica, invece che darti terrore per il senso del vero, riconduce a dimensioni teatrali, poco suggestive. basta però quel finale a riaprire orizzonti di infinita paura. buon film.
Premesso che auspico a Jackie Lang di uscire a (400)calci nel deretano quanto prima da questo sito, dico la mia su questo film.
Il montaggio di Ivan Zuccon è efficace e ci evita un bel po’ di lungaggini, la trama è interessante con 2-3 plot twist (su cui ci sarebbe da discutere ma efficaci), la critica alla religione e alla superstizione ricorda un po’ “Una lucertola…” di Fulci, quindi ok.
Però 2-3 cose non mi sono piaciute minga:
1) la fotografia: questa moda di desaturare tutto è… fuori moda. I verdi inesistenti, il contrasto basso, gli incarnati gialli, un film totalmente privo di colore, pare passato sotto un qualche filtro di Photoshop.
Ora non ne capisco proprio il motivo: creare angoscia? “Riportarci” agli anni che furono (?!) dove le fotografie erano sbiadite? (Boh) Affogare i neri ancor di più nelle scene notturne? Cioè, ho appena visto il BDRip de “La morte cammina con i tacchi alti” di Luciano Ercoli, girato millemila anni fa, e ha dei colori fantastici!
Brutto, brutto scivolone qui, pare girato veramente con una telecamera digitale a 2 mpx
2) la musica: decisamente dimenticabile, specie rispetto a Riz Ortolani dei film precedenti di Avati
3) il finale: bello ma un po’… come dire… forzato? Implausibile? D’accordo, il film è sempre sull’onda del “sarà tutto verò?” “E’ tutto nella testa del protagonista?” e ci può stare, però insomma anche no, ecco.
Comunque mi è piaciuto diciamo a livello de “Il nascondiglio”. Molto bello l’accento della Caselli e al solito monumentali Capolicchio e Cavina che si reincontrano anni dopo “La casa..”.
Siete un signor sito e vi leggo sempre con amore & piacere. Bello anche trovare idee in disaccordo con le mie, però scritte bene, ragionate, motivate. Forse avete ragione voi: “La casa dalle finestre che ridono” è un film per noi figli degli anni sessanta, che lo guardavamo da bambini, di nascosto, nelle prime tivù locali pre berlusconiane. Ma quelle atmosfere (lo ribadisco: per noi rincoglioniti figli degli anni sessanta) restano epiche, uniche, magiche: massimo rispetto per Profondo Rosso, ma gli altri Argento, le nostre finestre che ridono se li mangiano a colazione). Questo film invece, concordo con voi, è poca roba. Perfino Lio Piccolo, uno dei più posti più belli della laguna veneziana, ne esce svilito. Baci!
ieri mi sono visto the nest, na mezza cacata pure quella, ma confrontato a questo è the shining…
Ma a nessuno sta roba ha ricordato i pornazzi di salieri ?
sei un cazzo di idolo!!! ahahaha l ho detto pure io
critichi questo film di pupi avati, e ok ci può stare (de gustibus)…ma critichi le finestre che ridono, il fatto che pupi avati faccia il signor diavolo al giorno d’oggi e poi te ne esci con “E io ci sto che Dario Argento ancora faccia film come li fa (senza stare ad entrare nel merito, tanto già lo facemmo) perché per quanto paradossale ogni tanto tenta qualcosa di audace (ve lo ricordate Jenifer?) perché a suo modo ci prova e soprattutto perché lui sì che ha un passato dietro di sé da rispettare, in virtù del quale è possibile tollerare tutto come da una vecchia amante appassionata da cui oggi si è lontani ma per la quale si prova ancora un sentimento in virtù di quel che accadde.” ??????
Ma perfavore!!!! se te ne esci cosi sugli ultimi film di dario argento vuol dire che o sei in malafede (e non vedo perchè dovresti esserlo), o non capisci nulla…
Non mi reputo esperto di cinema ma posso assicurare che di horror, essendo il mio genere preferito, ne ho visti tanti di diverse epoche e di diversi registi italiani e stranieri. Sinceramente mi aspettavo molto di più da questo film forse per via di tutta la pubblicità che lo ha preceduto in tv…cmq a me non è piaciuto.
Ti stimo!
Hai avuto le palle per dire quello che tutti noi scevri dal servilismo verso il nome più che per l’opera abbiamo pensato.
A mio avviso una storia che poteva essere interessante, ma “raccontata” male.
Si parte subito con un audio terribile che ti costringe ad intuire cosa dicesse il sottosegretario.
Si passa per una laguna veneta dove 2 forse 3 persone parlano con almeno una lieve cadenza dialettale.
Cosa abbastanza assurda ai giorni nostri figuriamoci all’epoca.
Tutti gli edifici sono fatiscenti e sporchi tranne una casa (quella della ragazza incinta), chiaramente troppo modernamente ristrutturata per l’epoca, quindi fuori luogo.
Potrei continuare ma onestamente non mi va.
Chiudo dicendo che a mio avviso, con la crisi attuale del cinema italiano, quelle poche risorse disponibili, sarebbero da destinare a progetti validi, magari di nuovi registi.
La Casa dalle finestre che ridono rivisto in tv. Spiace per il recensore, ma è un suo problema, poiché è un film che sta sotto Profondo Rosso e Suspiria (che sono due capolavori mondiali fra i dieci migliori thriller-horror della storia) e sta sopra Inferno. Profondo Rosso esce nel 1975 quindi non si capisce in che modo un film che esce l’anno dopo e che stava in lavorazione diventa un riciclo – e di cosa poi? – visto che le ambientazioni sono totalmente diverse. L’unico difetto che vi ho trovato è il tema musicale dolce dell’arrivo del protagonista con la giovane maestra che stona per melensaggine in una scena in cui c’è il nano ad aspettarli. Tema che ritorna durante i loro intercorsi e purtroppo sul finale, quando il protagonista chiede aiuto nel paese e nessuno risponde – e lì quella musica, già brutta di suo, non ci voleva proprio, ci voleva il silenzio. Per il resto è un film che sta tranquillamente tra il 7,5 e l’8,5 nel genere horror. Sono pochi i film in grado di rimanere nell’immaginario delle persone e questo ne fa parte. Le colpe di Avati non possono essere fatte ricadere su questo film, oltretutto non sono pochi i grandi registi che hanno poi fatto diverse porcate da vecchi, e Argento è fra questi.
Commento da pseudointellettuale di sinistra che non ha capito nulla del film, del cinema e della sintassi italiana, scritto con la spocchia e l’arroganza di chi crede di parlare dall’alto di un presunro scranno morale. L’arroganza è un lusso che si possono permettere solo i competenti e non è certo il tuo caso Jackie.
ah la puzza di muffa di certi commenti e commentatori…mai criticare la cricca del cinema italiano che non combina niente di buono da decenni..diventi subito fascio o comunista a seconda dei casi
Questa recensione di tal Jakie fa davvero schifo, dato che erge i propri gusti personali ( che a quanto leggo paiono quelli di una 15enne per cui se non c’è jumpscare non esiste horror, nulla di più triste) a valore assoluto senza neppure motivare una virgola del proprio disappunto ( si resta li sbigottiti come dopo un “che film del cazzo che palle” magari detto dal tipo con cui sei uscita la prima sera dopo la visione di ciò che si considera un capolavoro ) . Ma i pseudo intellettuali di sinistra qui non c’entrano proprio un cazzo. È pieno d’intellettuali di sinistra ( pseudo o autentici) che adorano Pupi Avati.
finalmente ho avuto il coraggio di affrontarlo…dopo un’ora scarsa niente da dire…Pupi che cazzo hai fatto? cosa ti sei fumato quando guardavi girato? Fai qualcosa dillo ai tuoi fan che ti sei sbagliato , che hai una copia non fallata in garage…che roba inguardabile.. e bisogna anche dire che è bello sennò la compagnia dei chierichetti del cinemino italico si incazza ..poi va a casa e mette via la giacca con le toppe tutta stropicciata dal nervoso..grrr
Il signor diavolo è proprio una cagata pazzesca. Il digitale ha appiattito quanto di buono sarebbe potuto uscirne (poco) da una sceneggiatura inesistente, una recitazione claudicante nella quale spicca Andrea Roncato (!) e degli effetti speciali uccisi dal digitale.
1 ora e mezza di vita che passerei volentieri a rivedere la casa dalle finestre che ridono. Cosa che farò
Io, in tutto ciò, ho visioni confuse della Caselli ingroppata dal verro. Che film di merda….
Certo che venire qui sui 400calci.com per leggere la recensione stupida e stronza di tal Jakie ribadita in commenti tipo “che film di merda” è davvero di una tristezza rara. Sarà il coprifuoco lungo un anno ma secondo me vi si stanno atrofizzando le capacità di elaborare pensieri articolati e motivare i propri punti di vista. Vabbè ora vado a guardarmi Uomini e Donne o il Gf VIP che magari lì troviamo qualcuno che struttura ed espone meglio i propri pensieri e giudizi.
Eccola qua, l’ennesima che non ha capito niente del cinema e pensa di imporre il suo pensiero agli altri.
Ti piace? Guardatelo. Ma non venire a rompere qui se non sai distinguere un film fatto a regola d’arte da uno fatto con la mano sinistra, con stili che erano vecchi già anni fa e senza nemmeno l’abilità di fare bene il cinema di una volta.
Ti sembra che questo sia un film migliore di tanti altri che si vedono in giro? Bene. Ce ne sono tanti altri per i tuoi denti, ma se hai un gusto tarato su questi livelli di estetica, storytelling, velleità e recitazione stentata non è che devi imporlo agli altri