Esce nelle sale italiane The Wrestler, e finalmente colgo l’occasione per parlarne un po’ in generale e aiutarvi nella scelta per questo weekend.
Cos’è meglio: The Wrestler o Watchmen?
Al momento non posso dirlo con certezza assoluta.
The Wrestler l’ho visto, e posso dirvi che inquadrano spesso le tette di Marisa Tomei.
Watchmen non l’ho ancora visto, ma ho sentito dire che inquadrano spesso il pene blu del Grande Puff Dr. Manhattan.
The Wrestler è il nuovo film di Darren Aaronofsky.
Potrei citarvi la scena più nota del suo semi-insopportabile Requiem for a Dream, ma ho già ampiamente esaurito il mio bonus da maniaco sessuale per questa settimana.
Mi limito quindi a darvi la buona notizia: siamo anni luce lontani da quella pacchianata ridicola che era L’albero della vita.
Siamo proprio dalla parte opposta.
Darren ha riconosciuto i suoi errori.
Darren ha fatto penitenza e inversione a U.
Darren stava per fare un altro errore ingaggiando Nicolas Cage come protagonista.
Darren ha riconosciuto pure quello, e ha prontamente rimediato con l’unica scelta possibile.
Mickey Rourke.
Bravo Darren. Biscottino.
The Wrestler non è esattamente un film d’azione, e rientra a fatica nei canoni di questo blog.
The Wrestler parla di Randy “The Ram” Robinson, star del wrestling negli anni ’80, oggi attrazione principale nel circuito indipendente. Questo ovviamente non gli basta a sopravvivere, per cui è periodicamente costretto a lavori umili, che gli servono principalmente per finanziare gli steroidi necessari ad una forma atletica sempre più ardua da mantenere alla sua età. Due avvenimenti – la possibilità di un match di grande richiamo contro il suo avversario storico e un improvviso attacco di cuore – lo faranno riflettere sul suo “ruolo nel mondo”.
Però: c’è una violentissima scena di wrestling che vale da sola il prezzo del biglietto. Ha a che fare con una pinzatrice. Le scene di wrestling con pinzatrici rientrano perfettamente nei canoni di questo blog.
C’è la colonna sonora più spettacolare degli ultimi SEMPRE anni: Quiet Riot, Cinderella, Ratt, Guns’N’Roses. Senza dimenticare l’inedito di Springsteen sui titoli di coda (non è Born in the USA, ma è una bella canzone lo stesso).
E c’è una breve scena in cui Randy e un suo amichetto di 11 anni giocano a Wrestle Jam ’88, che è un’incredibile e fedelissima ricostruzione dei vecchi videogame d’epoca che farà commuovere tutti quelli come me che da bambini avevano un Commodore 64 o un Nintendo.
Sul parallelo poi tra Mickey Rourke attore e personaggio è stato detto tutto, tra le mille cose in comune (oltre che attore promettente ma decaduto, Mickey è stato pugile professionista) e un fisico “paciugato” che più tagliato di così per il ruolo non si può. Mickey e Randy, dal minuto 2, sono praticamente inscindibili.
E in generale, il film di Aaronofsky è capace sia di dare una profonda visione tragica/realistica e insieme comprensiva/simpatizzante di un mondo come quello del wrestling che ha sempre vissuto di fraintendimenti voluti e non voluti, sia di raccontare una di quelle belle storie universali che tutti capiscono, apprezzano e ci riflettono sopra.
In conclusione, avrebbe meritato almeno tanti Oscar quanti Rocky, ma gli hanno preferito The Millionaire perché c’è crisi e la manovalanza in India costa meno.
In compenso ha vinto uno di quei premi sciccosi altisonanti che piacciono alle persone con gli occhiali, il “Leone d’oro” (?).
Guardatelo, emozionatevi, vantatevi.
le tette della tomei fanno pendere paurosamente la bilancia sul lottatore di Mickey Rourke (poi devo ancora leggere la comic novel di moore…).
io su the wrestler ci ho pianto, un filmgrosso senza se e senza ma
rivisto staseta per la terza o quarta volta. mi commuove sempre e comunque. un grandissimo film.
Un bel film, solo il finale ho trovato un po’ troppo finto e telefonato, rispetto al resto.
La scelta apologetica del “torno al mio mondo” e sacrificio finale, per fortuna virato sul nero dei titoli di coda, poteva esser giocata meglio a parer mio. Specie alla luce della psicologia di Randy sviluppatasi nell’arco dell’opera. Risulta insomma semplicistica messa così.
Un bel film, comunque.
R.D.