In effetti questa non l’aveva ancora pensata nessuno che mi risulti.
Sentite qua: la vicenda è ambientata in una piccola stazione radio di provincia, dove un dj sta tenendo il suo solito show mattutino; poco alla volta, arrivano dentro segnalazioni di inspiegabili esplosioni di violenza, prima casi isolati e poi sempre più frequenti. Progressivamente, sommando gli indizi, salta fuori che – tenetevi forte – si tratta di un virus rabbioso che si diffonde attraverso la lingua inglese. Per cui per salvarsi bisogna stare zitti.
Aldilà che uno scenario mondiale in cui tutti sono costretti a stare muti suona per più aspetti attraente, voglio proprio vedere come va a finire.
Pontypool è scritto dall’esordiente Tony Burgess e diretto dal veterano Bruce McDonald, canadese dalla carriera trentennale fatta di tanta tv e qualche occasionale thriller di seconda fascia. Arriva al FrightFest con la reputazione di uno dei possibili piatti forti, ed è addirittura già in odore di sequel.
Pronti col trailer:
Cell, di Stephen King..
Beh no, quel virus si diffondeva col segnale del telefonino. Questo si diffonde direttamente a parlare, indipendentemente come/dove. La vedo un po’ piu’ complessa.
Ho avuto occasione di gustarmelo durante un volo Roma-Montréal, courtesy Air Canada. Vale la visione, anche solo per la performance anche vocale (e qui la voce conta, oh, se conta) del protagonista Stephen McHattie (non riesco a pensare a nessuno che possa doppiarlo efficacemente nel caso uscisse in italiano…) . Se potete, dateci un occhio. E ricordate:
“Sidney Briar Is Alive”