Un tempo Kevin Williamson era un nome importante. Adesso non lo si sente quasi più nominare, ma alla fine dei ’90, per tutti noi appassionati di horror, era uno grosso. Grazie a una sua sceneggiatura era riuscito a farci amare ancora Wes Craven (il quale l’anno prima aveva diretto quella megacazzata che è Un Vampiro A Brooklyn… che vabbeh, ma se fai scrivere i film a Eddie Murphy…), ma soprattutto aveva riportato in auge lo slasher. Parliamo ovviamente di Scream. E noi tutti felici e contenti, figurati. Solo che non avevamo considerato le conseguenze… E l’idea dello smantellamento delle regole del genere cinematografico, di conseguenze nefaste ne ha avute. 1) La tua ragazza non ha mai visto Halloween. Fiero e contento di poter avere l’onore di aprire le porte della percezione a una persona, le mostri il film. E la reazione è “Ah, ma è come in Scream!”.
2) Da lì a poco, lo stesso procedimento è diventato parodia. Si potrebbe azzardare che da un certo punto di vista non c’è tanta differenza tra Scream e uno Scary Movie. Che difatti inizia parodiando proprio Scream. (E Se cerchi Scary Movie su imdb il primo risultato che esce è Scream…) Poi, per un lungo periodo, di film horror metacinematografci non ce ne sono più stati. Forse però qualcosa sta cambiando. Di Baghead abbiamo già detto, da poco è stato è annunciato Scream 4 e un paio di anni fa è uscito Behind The Mask: The Rise Of Leslie Vernon.
Una troupe cinematografica decide di girare un documentario su uno dei killer più crudeli del mondo. Paragonato a Freddy, Jason e Michael, Leslie Vernon è un ragazzone apparentemente normale, anche simpatico me in realtà è uno di quelli che si mette una maschera, dei vestiti logori e, falcetto in mano, esce nottetempo con lo scopo di fare a fettine giovani che passano le serate in isolate case in campagne a due piani + scantinato, a fumare le canne, andare a prendere le birre, chiudersi in camera a fare sesso.
Quello che ci viene mostrato dunque è il dietro (la maschera) le quinte: come vive un boogeyman? Terrorizzare e massacrare è una cosa che si improvvisa? No, ovviamente no. Bisogna prima di tutto avere una storia di sangue alle spalle. Poco importa se è costruita a tavolino o è vera: avere un bel trauma infantile alle spalle con tanto di spargimento di sangue e violenza, aiuta. Bisogna allenarsi: correre dietro le proprie prede, fare appostamenti notturni, mollare orribili fendenti con pesanti armi da taglio, non è come stare a casa a scrivere sul computer. Bisogna sapere scegliere le proprie prede, avere un motivo per attaccarle e pianificare il tutto. I più disturbati (quelli più forti…) hanno anche una nemesi da tenere a bada, solitamente uno psicanalista che arriva sempre sul più bello con tanto di pistola. Quando per metterti in salvo decidi di andare verso quel vicolo buio dove inevitabilmente l’assassino è lì ad attenderti, tu non lo sai, non ci pensi, ma dietro c’è un vero e proprio lavoro. Insomma, c’è chi è bravo e diventa una leggenda e c’è chi invece, anche se s’impegna, non può ambire ad altro che un articolino su qualche giornale locale. Mica a decine di film, remake prodotti da Micheal Bay ecc…
L’idea è quella del mockumentary con conseguente svelamento delle regole del genere. Un Babau che ti spiega che la vergine, la survivor, quando si nasconde nell’armadio, è come se fosse dentro a un utero materno, pronta a rinascere “guerriera”, pronta a impossessarsi della sessualità (lunghe armi da taglio che simboleggiano il sesso del cattivo) per combattere il Mostro. Ogni tanto il tutto funziona, non solo a livello – diciamo così – teorico. Se è vero che è divertente far dire a un serial killer “non capisco come mai questi ragazzini non si buttano mai dalla finestra a piano terra, ma appena possono si scagliano da quella del secondo piano…”, spesso lo stile documentaristico va a sovrapporsi con i meccanismi della suspense tipici dello slasher (vd. la sequenza in biblioteca). Il problema è che – come già all’epoca per Kevin Williamson – lo scherzo, lo sbugiardamento che diventa innocua parodia, è dietro l’angolo. Al di là di qualche evidente caduta di stile, la parte finale del film rischia di ripiegarsi su se stessa. Il meccanismo si fa fin troppo scoperto e il rischio è quello di finire nella gag (stupidina) fine a se stessa.
Ah, dato che il regsita ne sa una più del demonio, fuori dalla casa in Elm Street si vede Kane Hodder, il “maestro” di Leslie Vernon è Scott Wilson e la nemesi è addirittura Robert Englund. Che io non lo so quanti film girà all’anno Robert Englund… Molto molto bravo il protagonista Nathan Baesel
DVD-quote suggerita
“Divertente, eh? Ma se fate vedere Halloween alla vostra ragazza è meglio.”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
Anch’io sono un fan di Scream :-) La numerazione che accompagna i titoli rispecchia la qualità dei singoli film: il primo è il migliore il terzo è il peggiore e, guarda caso, non è sceneggiato da Williamson, ma da Ehren Kruger, ottimo in The Ring, Arlington Road e The Skeleton Key, per citare qualche suo lavoro come sceneggiatore.
L’ultimo film di Williamson che ho visto è Cursed e devo dire che mi ha divertito :-)
Immagino che il sentir parlare meno di Kevin sia stato determinato anche dall’enorme successo di Dawson’s Creek.
Perché mi hai fatto ricordare Un vampiro a Brooklyn? Perché??? :-(
a me forse scream 2 piace più del primo, o comunque gli darei un pareggio. kevin williamson non è mai stato uno da fidanzamento, l’ho sempre visto più come ideale per una botta e via, ma ammetto che mi hai fatto salire una gran fregola di vedermi behind the mask OGGI :).