Presentato in anteprima al FEFF 2009, ma saltato dalla vostra amata redazione perché in altre faccende affaccendata, Ip Man è l’ultimo lavoro di Wilson Yip, regista hongkonghese noto soprattutto (a me… che poco ho visto della sua notevole filmografia) per Bullets Over Summer. Ip Man funziona come la sua definitiva consacrazione a regista ad alto budget e ci serve per fare un discorso più o meno utile sulle differenze tra due cinematografie (quella USA o occidentale e quella HK) alle prese con lo stesso oggetto.

Con un solo bastone lungo lungo, ho fatto cadere tantissime katane. Katane in depertuc'!
Il film di Yip racconta la vita del primo maestro di Wing Chun, rinomata tecnica di arti marziali cinesi portata a fama mondiale – e sugli schermi di tutto il mondo – da Bruce Lee. Quindi, in parole povere, un biopic su uno dei Sifu più famosi della Storia Cinese. Durante l’occupazione giapponese del 1937, in un periodo di crisi nera, il protagonista, grazie alle sue abilità, terrà alta la bandiera del suo popolo e lo difenderà dai barbari del Sol Levante – incapaci di comprendere concetti come pietà, onore, amore o rispetto. Confezione con tutti i crismi. Oltre a Yip alla regia, si fanno notare nel cast due stelle come Donnie Yen e Simon Yam, ed è coreografato dal grande Sammo Hung (da quanto non si vedeva il suo nome nei credits di un film? Troppo…). Ed è proprio un titolo diretto dal nostro ciccione preferito, Moon Warrior, il primo che mi è venuto in mente durante la visione di Ip Man. Non tanto per un’eventuale somiglianza con la storia narrata, anzi, quanto per l’odio viscerale mostrato nei confronti del popolo giapponese. Se è vero che un minimo di spessore come personaggio viene concesso al tenente Miura, il “Cattivone Finale” interpretato dal bravo Hiroyuki Ikeuchi (una sorta di Wentworth Miller più espressivo), gli altri giapponesi vengono dipinti come animali totalmente privi di un qualsiasi briciolo di umanità. Questo fa parte, e qui sta forse l’unico motivo d’interesse del film, della funzionalità che il biopic ancora ricopre per la cultura cinematografica hongkonghese.
Che non me ne vogliano i fan del film: Ip Man è comunque un buon prodotto, con ottime sequenze d’azione e una buona storia (inevitabilmente “abbellita” drammaticamente rispetto alla realtà, ma non per questo meno coinvolgente), ma appare comunque come un compitino, come un film diligente e poco più. Se da ormai un decennio, per noi occidentali, la biografia al cinema serve quasi sempre a mettere in discussione il soggetto raccontato (gli orrendi musicarelli Ray e Quando l’Amore Brucia L’Anima – titolo che voglio riportare nella brillante versione italiana perché veramente bello bello bello in modo assurdo – il bel Control, lo straordinario Alì, The Queen, e anche – dal mio punto di vista, poi magari s’apre il dibattito – Into The Wild, ecc..) Ip Man al contrario è una vera e propria agiografia di un uomo che diventa eroe e che è servito, e ancora serve, a unire un intero popolo contro un invasore, un male, un pericolo percepito come totale, indiscutibile. Si insinua timidamente che l’attenzione risvolta dal protagonista alle arti marziali possano allontanarlo dall’amore verso la sua famiglia, ma tutto questo viene poi smentito dal succedersi degli eventi. Quello che ne viene fuori è il ritratto di una persona mai attraversata da un dubbio, ma che ha il completo controllo della situazione e del periodo storico che attraversa. E che quindi non può in alcun modo fallire. Ripeto: tutto bene. Forse solo un po’ troppo innocente. E quindi un po’ noioso.
DVD-quote suggerita
“A un certo punto citano Wong Fei Hung. Ma quello era n’artra roba ”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
In Patria. il film è stato un enorme successo commerciale, tanto che si è deciso di andare avanti a raccontare questa storia in Ip Man 2 – sempre con Wilson Yip saldo al timone – e soprattutto il suo rapporto con il grande Bruce. Anzi, al momento si sta proprio cercando un giovane attore in grado di interpretarlo. Speriamo in bene…
Meglio o peggio di Fearless?
A me Fearless era piaciuto di più.
Fearless, oltre ad essere molto (ma molto) simile, è anche molto meglio.
A me Yip piace, ho sempre pensato avesse un ottimo talento a volte frenato da budget troppo scarsi (bio zombie), altri dalle aspirazioni mainstream dovute a budget maggiori (il comunque divertente dragon tiger gate). Solo che ip man (che in giro è piaciuto quasi a tutti) mi ha deluso proprio dove credevo sarebbe andato tutto liscio. Recitazione pessima, sceneggiatura scontata (e fin lì…), ma soprattutto fotografia da fiction di raiuno e pessime coreografie! Soprattutto dopo i picchi di Flashpoint (sempre di Yip) o le eleganti e tecniche evoluzioni (per restare in territori più simili) del già citato fearless, da Yip e Donnie Yen mi sarei aspettato davvero di più.
la pessima fotografia me lo ha fatto trovare indigesto anche a me, si lascia vedere ma è tutto così meccanico e privo di anima che finisce sì per annoiare. Robetta che per me ha il pregio maggiore nel riuscire a fare da ponte verso il cinema orientale, per chi non ha mai affrontato un film di musi gialli (e non ha grandi pretese cinematografiche).
Comunque anche “Bullets Over Summer” che in certi lidi se ne legge come un capolavoro esagerato a me ha fatto abbastanza cagher…in più ha anche lui una fotografia da galera.
“Una persona mai attraversata da un dubbio”. Veramente il dubbio se lo pone eccome, e pure enorme: essere un maestro di arti marziali e sentirsi inutile dinanzi alla violenta invasione nipponica. Solo alla fine capirà che potrà essere utile a risollevare l’orgoglio nazionale.