Dunque: visto che noi dei 400 calci ci vantiamo di sostenere il cinema horror italiano, e visto che Shadow di Federico Zampaglione è il primo film da una vita a questa parte che – se non ci spariamo come al solito su un piede – ha serie speranze di generare interesse e combinare qualcosa, abbiamo pensato che potesse essere carino osservare come gli stanno andando le cose in giro per il mondo in attesa che esca anche in Italia.
Ad esempio, questo weekend Shadow era nel programma del Sitges, enorme e prestigioso festival fantahorror spagnolo. Ma visto che c’è crisi, invece che muoverci di persona abbiamo pensato fosse più furbo rivolgerci a un inviato speciale che possibilmente fosse già la per conto suo… uno che seguisse Shadow da vicino, e che magari finché c’era coprisse un’altra manciata di film di cui non avevamo ancora parlato…
Va beh, il titolo del post ha già dato via la sorpresa: l’abbiamo chiesto a Zampaglione stesso in persona. E lui, nonostante la sua intensissima settimana lo abbia visto non solo presenziare al festival ma anche – soprattutto – diventare papà della piccola Linda, ci ha detto gentilmente detto “ok”.
Per cui sì, è quello vero, lo giuro sui baffi di Carpenter.
E questo è ciò che ci ha raccontato:
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Ciao a tutti amici dei 400 calci! Vi scrivo qualche riga per raccontarvi la mia esperienza nel funkadelico mondo di Sitges, in cui sono stato letteralmente traghettato grazie al mio film Shadow. Premetto che sono partito tre giorni dopo la nascita di mia figlia Linda… vi lascio immaginare quale potesse essere il mio livello di euforia.
Appena arrivato la prima cosa che mi ha colpito è stato il clima di festa e il tono molto cool con cui la manifestazione veniva gestita dagli organizzatori, tutti veri appassionati di cinema horror e fantastico. Niente a che vedere con quei vecchi tromboni altezzosi del festival di Venezia o di Roma, che trattano il cinema di genere come il parente mostruoso da nascondere in soffitta. Ad ogni modo, giusto il tempo di una doccia e mi metto in fila per l’anteprima di [Rec]2 all’ Auditorium Melia.
L’accoglienza per la coppia Balaguerò–Plaza è trionfale: li saluta una folla oceanica tipo concerto di Vasco con l’entusiasmo normalmente riservato solo agli eroi nazionali. Dopo un discutibile e lentissimo corto in costume, The Bedfords, partono i titoli di testa: il boato del pubblico mi spettina, mentre rivediamo la Velasco risucchiata nel buio del finale del primo capitolo.
[Rec]2 inizia esattamente dove [Rec] finiva: ad entrare nel condominio infestato stavolta sono un gruppo di poliziotti camera-muniti, più un prete alla ricerca del campione primario di sangue infetto. Avete capito bene: un prete! Perche’ in [Rec]2 si passa dagli zombi ai demoni, con tanto di crocefissi, esorcismi e richiami più o meno evidenti a Demoni di Lamberto Bava e allo stesso Esorcista. Il ritmo è serrato, la camera balla, si spegne, si riaccende e si impenna da tutte le parti in un tripudio di urla, spari, gustosi momenti gore ed assalti frontali da parte degli infettati e posseduti inquilini. A volte sembra di essere in un gioco della Play tipo Doom.
Gli 85 minuti di [Rec]2 passano in fretta, divertendo e dando luogo tra il pubblico a vere e proprie dinamiche da stadio che arrivano quasi alla ola.
Il finale lascia intendere che presto sentiremo parlare di [Rec]3, ma ormai si sa: squadra che vince non si cambia.
Verso l’una vado al Prado, piccolo e atmosferico cinema del 1920 ed ex casinò, a salutare gli spettatori che si recavano alla prima proiezione di Shadow. Poi passo la nottata a ubriacarmi con Dave Parker, il regista di The Hills Run Red, commentando con un po’ di nostalgia i bei tempi dello spaghetti horror, con tanto di lacrimuccia finale in ricordo di Fulci e Bruno Mattei. Sembra proprio che gli anni d’oro del nostro cinema di genere siano nel cuore di tutti.
Il giorno dopo vado all’anteprima di Crows Zero 2 di Takashi Miike: due ore di extreme martial arts senza sosta nè esclusione di colpi. Il film è godibile, con una colonna sonora rock costantemente in primo piano che a tratti riecheggia persino The Dark Side of the Moon. Gli interpreti sono bravi, anche se a volte ricordano più dei modelli di Kenzo che dei veri e propri street fighters. Meglio comunque un bel film di Bruce Lee.
Di seguito torno in albergo e tento di dormire un po’, visto che la seconda proiezione del mio film – stavolta all’Auditorium Melia – è prevista per le tre del mattino all’interno di una maratona che oltre a Shadow prevedeva The Collector più un paio di cortometraggi. Gli organizzatori mi spiegano serafici che non è affatto tardi, visto che spesso il pubblico del Sitges passa intere notti al cinema senza perdersi un solo spettacolo. Prendo atto della cosa, e prendo anche tre melatonine. Mi sveglio con la testa semiesplosa e vado al cinema. Avevano ragione… la sala è piena, per cui resto a guardare la parte finale di The Collector.
Non so se ero ancora rincoglionito dal sonno, ma l’ho trovato veramente brutto e irritante. Scritto e diretto dallo sceneggiatore degli ultimi tre capitoli della saga Saw, si tratta di un’orgia di sangue e budella, trappole inverosimili, bacherozzi che divorano pance, dita, gambe, lingue e quant’ altro mozzati senza la minima suspance, motivazione o atmosfera di fondo. Un maniaco mascherato dentro una casa che costruisce in tempi da record olimpionico meccanismi mortali che neanche Leonardo Da Vinci, al solo fine di chiudere la sua vittima prescelta dentro un baule e sedercisi sopra a guardare la tv… non è uno scherzo, la trama è questa!!! Per me, il peggior esempio di torture porn possibile. Da segnalare invece ad inizio serata – e prima del mio letargo forzato – un incredibile, geniale corto intitolato The Horribly Slow Murderer with the Extremely Inefficient Weapon, in cui un tizio viene ucciso a colpi di cucchiaio da una specie di Morte alla Settimo Sigillo in chiave comica – operazione che ovviamente, vista l’inadeguatezza dell’arma usata, richiederà anni… Un lavoro ironico ed intelligente, con un aspetto visivo vario e prezioso malgrado il piccolo budget a disposizione.
Infine mi preparo a riguardare per la seicentotrentottesima volta Shadow, pregustandomi la proiezione nel bell’Auditorium Melia, dotato delle migliori tecnologie audio-video. Il film viene annunciato dagli organizzatori del festival come una delle pellicole più estreme del Sitges: penso alla faccia esterrefatta che faranno molti fans dei Tiromancino… ci sarà da discutere in futuro, ma va bene così.
La sala risponde all’atmosfera del film, e vedo gli spettatori incupirsi sempre di più e stringersi un po’ alle poltrone. In generale ho l’impressione che sia piaciuto molto, benché all’uscita abbia sentito i soliti scazzi e polemiche sul finale tra chi l’ha apprezzato e chi l’ha mortalmente odiato. Ma era un po’ quello che volevo, perciò finalmente torno a letto, e di lì a poco svengo letteralmente.
All’indomani si riparte. La bimba già mi manca: l’avessi avuta lì l’avrei portata alle proiezioni di Dead Snow, Survival of the Dead e The Loved Ones che volevo tanto vedere e invece ho perso… ma si sa: i figli so’ piezz’e core!
Federico Zampaglione
“gioco della Play tipo Doom.”
eeek
Bene dai, un quadro esauriente, anche se per il momento il solo film che ho visto tra quelli citati credo sia Dead Snow (peraltro molto divertente). Spero comunque di recuperare un po’ di arretrati quanto prima. Ah si, in particolare son contento per il giudizio positivo attribuito a [REC]2. Balagueró non riesce sempre ad essere efficace al massimo, ma nel suo stile c’è un non so che di “vecchia maniera” che secondo me merita di essere preservato.
Grande Fede!! Bella cronaca di questo interessante festival e lodevole la tua maniera di trasportare a parole il tuo entusiasmo. Accidenti, a parte Shadow, The Beloved ones è uno degli horror che attendo di più ;)
Ma a quando è prevista l’uscita di SHadow in italia?
Non prima del 2010, temo
il film stiamo cercando di farlo uscire nei primi mesi del 2010.Ma come si sa in italia la precedenza viene data a commedie e drammi psicofamiliari.Percio’ la trattativa e’ in corso..In ogni caso stiamo chiudendo prima l’accordo con gli Inglesi.
e all estero?
Complimenti al nuovo inviato! Non credevo che fosse così appassionato. Sono curioso di vedere il suo film Shadow. Riguardo il corto The Horribly Slow Murderer with the Extremely Inefficient Weapon, lo avevo già visto in rete qualche mese fa, cercatelo è esilarante!
Grazie mille Davide, prontamente trovato e pubblicato! (vedi link qui sopra)
In ogni caso non credo che Shadow sia cosi’ estremo come gli organizzatori di Sitges dicevano.Ci sono certamente alcune scene gory piuttosto efferate ..Ma onestamente credo di aver ricercato di piu’ nel territorio della sunspance e del mistero,lavorando molto su atmosfere inquietanti e situazioni disturbanti piuttosto che su disgusto e raccapriccio.Come dicono gli inglesi…it’s not my cup of tea!
Ben detto Fede, d’altronde ne abbiamo fin sopra i capelli di questi horror basati esclusivamente su mere sequenze di tortura. Il sangue e lo splatter non potranno mai essere il principale veicolo per indurre sensazioni di terrore, anzi si dovrebbe partire con l’intenzione di rappresentare una situazione realistica, per rendere più semplice l’immedesimazione, che via via degenera in un incubo vissuto ad occhi aperti. E’ importante la maestria con cui vengono inseriti gradualmente gli elementi più prettamente orrorifici. Shadow comunque è una scomessa già vinta per l’horror italiano.
@Antonio: non dici cose sbagliate aldila’ del fatto che sostituirei “si dovrebbe” con “a me piace di piu’ quando”. Il sangue non equivale al terrore e fin qui e’ palese, ma solletica comunque la mente su altri livelli. Sono d’accordo che a volte e’ una soluzione un po’ troppo facile per ottenere un effettaccio, e conosco tanti film che non hanno bisogno di esagerare in sangue per definirsi riusciti (Shadow e’ uno di questi), ma ne conosco altrettanti che con un po’ di emoglobina in vista in piu’ mi avrebbero se non altro tenuto sveglio…
Io invece nei film horror vorrei vedere più tette. Anche messe a caso, non importa che siano funzionali alla narrazione.