Due film. Per la precisione, due ghost stories. Uno – Book Of Blood – è del 2008, è inglese ed è tratto da un libro di Clive Barker. L’altro – The Haunting in Connecticut (tradotto letteralmente in italiano con Il Messaggero…) è del 2009 ed è americano. Storie differenti e – ovviamente – film dalle intenzioni e dalle mire diverse. Ma hanno un punto in comune: a un certo punto si vede qualcuno che incide delle lettere su un corpo umano. Basta per tentare di fare uno di quei bei post che fanno molto colto dove si mettono due film in parallelo? Non lo so… beh, c’è un altro elemento che accomuna i due titoli precedenti. Sono entrambi brutti. Anzi… non brutti… Sono due film che hanno quel classico difetto da film horror: si parte bene, ci sono delle buone cose, ma si finisce per mandare tutto in vacca…
Cominciamo da The Haunting In Connetticut. Teenager con tumore si trasferisce, in compagnia di allegra famigliola (madre religiosa, padre ex alcolista e ridda di fratellini e sorelline con l’unica funzionalità di mettersi in pericolo), in una casa dove un tempo si mettevano a posto i cadaveri prima dei funerali (ci sarà un’espressione per dire Funeral House in italiano, ma al momento mi sfugge…), si facevano sedute spiritiche e si scriveva con un bisturi nella carne della gente. Appena arrivato il teenager – ma veramente dopo una roba come 4 minuti – comincia a vedere delle robe brutte. C’è tutto quello che ci deve essere: casa su più piani, con cantina e solaio, scale, sgabuzzini… Presenze prima viste con la coda dell’occhio, “ma no… guarda forse ho immaginato tutto…” e poi via via sempre più invasive che se la prendono soprattutto con chi è più debole… Il film procede quindi per somma di sequenze inutili (qualcuna, bisogna ammettere, costruita con tutte le sue robine a posto) che portano il ragazzo ad avere queste visioni, dietro le quali – inutile dirlo – si nasconde uno spiegone macchinoso che porterà 1) a vivere tutti felici e contenti 2) a liberare la casa dai demoni. Il ragazzo con tumore (prescelto dalla sfiga in quanto morente e quindi in quella sorta di limbo che ti permette di interagire sia coi vivi, sia coi morti) ci mette del suo per risolvere l’annoso problema delle visioni delle cose brutte, ma una grossa mano gliela fornisce un prete tumorato (di dio… scusate…). Già di per sé il film non è un granché, ma la figura del prete manda veramente tutto a puttane. Entra in scena senza un vero perché, spiega in quattro secondi al ragazzo perché accadono queste cose brutte brutte, porta la situazione verso il punto di non ritorno. Tutto questo lo fa senza mai fare nulla di concreto (o quasi… ma quando fa, sbaglia…), ma pronunciando frasi sagge con una volto incredibilmente calmo e pacato. È una funziona narrativa. È il maggiordomo di Spiderman 3. È il Magical Negro. È il Noble Savage… Insomma, una presenza fastidiosissima. In più – inseguendo sempre un’eccessiva volontà di spiegare il tutto – il film ha il difetto di trattare lo spettatore come un babbeo, insistendo sulla costruzione di sequenze che, tramite parallelismi e alternanze (vd. colori freddi = presente e seppiato = passato) risottolineano quello che c’ha spiegato il prete cinque secondi prima. Nello sconforto finale, al ragazzino passa anche il tumore… già che c’eravamo…
A) flashback iniziale
B) scritte sulla carne (motivo: mah… nessuno. Fa figo…)
C) Adolescente con occhiaia e sguardo tenebroso che ricorda un attore che fa film più costosi (Shia LaBeouf)
D) MILF che NON mostra le tette.
DVD-quote suggerita:
“Due salti sulla sedia e tanto odio verso i preti!”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
Altro discorso per Book Of Blood. Prima di tutto perché la fonte non è un generatore automatico di sceneggiature con una casa infestata e gente che vede la gente morta, ma un racconto di Clive Barker. Anzi, per essere precisi, due. Da una parte il Book Of Blood che da il titolo alla serie di libri e dall’altra l’appendice inedita in Italia On Jerusalem Street (l’escamotage per cui il film viene raccontato in flashback). Al di là dei nerdismi filologici vari, Book Of Blood è meglio di The Haunting in Connecticut … e vabbeh, ma soffre comunque anche lui di una bella serie di cazzate. Professoressa MILF, scrittrice di libri sul soprannaturale, incontra il Robert Pattinson delle MILF che sostiene di poter entrare in contatto coi fantasmi. I due, insieme a uno terzo che serve a far scattare gelosie e pulsioni sessuali represse, si stabiliscono in una casa pare infestata. E qui, via a delle sequenze dove poi il giovane che fa fremere la MILF vede delle cose brutte. Inutile dire di più sulla storia, che inevitabilmente è una bella storia (grazie Clive…). Il problema, come era immaginabile, risiede nel passaggio dalla carta stampata allo schermo. L’ambientazione goticheggiante, l’attrazione tra i due protagonisti e alcune delle visioni orrorifiche sono estremamente penalizzate nel film. Un po’ perché “prova tu ad essere un regista credibile nel far vedere una fontana che comincia a cacciare sangue mentre delle bambine di bianco vestite ci fanno il girotondo attorno!“… Un po’ perché comunque siamo nel televisivo e gli sforzi produttivi sono quello che sono. Per cui il trucco è lasciarsi prendere dall’atmosfera e non badare troppo a sequenze che hanno un peso letterario fin troppo evidente. In più – forse a causa dell’accorpamento dei due racconti – ci sono una cosa come 25 finali di troppo.
A) flashback iniziale
B) scritte sulla carne (motivo: uhmm… i fantasmi scrivono così la loro storia, usando come tramite il Book Of Blood)
C) Adolescente con occhiaia e sguardo tenebroso che ricorda un attore che fa film più fighi (Robert Pattinson)
D) MILF che mostra le tette.
DVD-quote suggerita:
“Contiene molte sequenze “maccosa!” ”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
Facendo quindi un rapido calcolo e tentando di tirare le somme. Tolto il plus valore “tette” e “sequenze di sesso” che fanno pendere l’ago della bilancia verso Book Of Blood, due film non particolarmente esaltanti. Per essere particolarmente di manica larga. Peccato soprattutto per Clive Barker che dal cinema non ha ancora ottentuo quello che si merita. E c’è anche questo rischio…
Ora finalmente mi sovviene il motivo per cui mi pareva d’aver già visto Il messaggero. Perché in effetti l’ho già visto. Solo che tipo l’avevo rimosso dopo venti secondi, etichettandolo come film assolutamente inutile.
sì, non è proprio un film memorabile…
va leggermente meglio con book of blood.
MA QUELLO è ROBIN HOOD!!!