Ovvero:
Il doppio calcio volante goffo nel cinema di Bong Joon-ho come scusa per parlare di dieci anni di cinema orientale.
Quasi tutto come nel 1999: il nuovo decennio non è ancora cominciato che già arriva qualcuno a dire “eh ma in realtà il VERO nuovo decennio inizierà nel 2011”. Grazie mille, care Margherite Hack delle mie palle. Spero che vi siate divertite molto a capodanno del 2001, quando eravate le uniche a festeggiare il VERO nuovo millennio. Shibbal. A capodanno del 2001 io non sono nemmeno riuscito a ubriacarmi. Comunque.
Bong Joon-ho ha diretto, per ora, quattro film e un corto, imprimendo un segno indelebile sugli anni zero e marchiando a fuoco il cinema coreano -e per estensione quello orientale, dato che laggiù si somigliano tutti. Se la Corea del Sud è finita in cima alle classifiche dei geek di tutto il mondo in questi ultimi dieci anni, quello di Bong è uno dei primi tre nomi a cui mi viene di attribuire il merito. L’altro è ovviamente Park Chan-wook (*_*) e il terzo è Kim Ki-duk, del quale dobbiamo ahimè parlare al passato giacché quattro-cinque anni fa è morto ed è stato rimpiazzato dal gemello motuleso. Ma basta coi bignami e dedichiamoci ai CONTENUTI.
INGREDIENTI:
Prenderò in esame i tre maggiori film di Bong Joon-ho, ossia:
– Memories of Murder (2003)
– The Host (il mostro grosso, 2006)
– Mother (quello che voi non avete ancora visto, 2009).
Lascio intenzionalmente fuori il suo corto inserito nel film a più mani Tokyo! (2008), perché ho deciso che non vale, e Barking Dogs Never Bite (2000), sia perché non ho avuto voglia di rivederlo, sia perché stando alle varie Margherite Hack delle mie palle non è un film degli anni zero.
MODALITA’ DI PREPARAZIONE:
Analizzerò i tre film in questione e noterò che in ciascuno di essi v’è una breve scena in cui un personaggio esegue un goffo doppio calcio volante (tipo un salto a piedi uniti in orizzontale, volto a colpire con media forza la vittima designata). Dichiarerò poi che questa è una coincidenza troppo grossa per essere ritenuta casuale, e trarrò quindi delle dotte conclusioni.
DOTTE CONCLUSIONI:
Svilupperò due diverse ipotesi per spiegare il misterioso ricorrere del doppio calcio volante goffo:
(1): esso è una sottile metafora o rispecchiamento della parabola del cinema orientale nel corso degli anni zero. Oppure
(2): Bong trova buffo vedere la gente che salta a piedi uniti in orizzontale.
Pronti? Cominciamo.
I DOPPI CALCI VOLANTI GOFFI NEL CINEMA DI BONG
In Memories of Murder, l’esecutore del doppio calcio volante goffo (d’ora in poi 2CVG) è il poliziotto ottuso interpretato da Song Kang-ho, che esegue l’atletico balzo per colpire una persona sospetta. Già da questo primo esempio si evince una delle caratteristiche fondamentali del 2CVG: è l’ultima cosa che a una persona normale verrebbe in mente di fare. Il rapporto sforzo fisico / garanzia di efficacia è a tutto svantaggio di quest’ultima. Il 2CVG è pura esibizione di una forza che però i personaggi non possiedono. In nessuno dei tre casi il 2CVG arreca seri danni alla vittima.
In The Host, è lo zio della bambina a colpire il padre della bambina durante il piagnisteo delle veglia funebre collettiva.
In Mother ce ne sono persino due in contemporanea: il protagonista ritardato e il suo amico un po’ stronzo si lanciano contro gli specchietti di una Mercedes per vandalizzarli. L’amico ci riesce, mentre il protagonista infila un liscio clamoroso e casca a terra spaccandosi.
L’IPOTESI (1)
Il 2CVG come sottile metafora o rispecchiamento della parabola del cinema orientale nel corso degli anni zero. Vediamo come.
– Memories of Murder: era il 2003, anno d’oro per la cinematografia coreana. Park spaccava il mondo con Oldboy, dando la stura a un improvviso fermento creativo che, se mi consentite, nessun’altra nazione in quel decennio avrebbe eguagliato. Il primo quarto degli anni zero è stato il momento della Corea rampante, sicura di sé, sbruffona e geniale che arrivava a scompigliare le carte in tavola, a fare le scarpe agli odiati giapponesi, a render paonazzo e infoiato Tarantino, ad andare in giro per i festival con la faccetta da ganassa e un martini in mano, ma col soju in luogo del gin. Ed ecco che, con questa sicumera in corpo, Bong rappresenta il suo paese come il forte poliziotto che si avventa a capofitto sullo spaesato sospettato (personificazione del cinema del resto del mondo, in manette) con un curioso balzo plastico e inatteso, spettacolare, fuori da ogni schema. Il primo 2CVG è l’affermazione di una crescita che, all’epoca, sembrava inarrestabile.
Ma attenzione: nel film, il sospettato si rivelerà ben presto essere un altro poliziotto, integerrimo e innocentissimo. Lo spavaldo poliziotto di campagna aveva calciato sì con spettacolarità e decisione, ma incappando in un sonoro equivoco. Che tutta questa sicumera sia almeno in parte infondata? Che questa scena contenga già, in nuce, il seme del declino? Sì. Chissà.
– The Host: 2006. La scena: una veglia funebre. Tutti piangono. Il personaggio di Song Kang-ho (ancora lui), omaccione vagamente ritardato con dei capelli da mentecatto, si becca un 2CVG dal fratello minore Park Hae-il, ex-studente brillante ma disoccupato e alcolizzato. Analizziamo la situazione. Innanzitutto, l’attore calciante del film precedente è diventato il calciato. Stavolta l’onore/onere del 2CVG tocca al personaggio di un fratello minore, un’ex promessa ormai disoccupata, uno che beve troppo, uno capace ma inerme, un personaggio secondario. Il fratello maggiore, invece, è grasso, coglione, ha le mèche ed è il protagonista. Pensate anche voi quello che penso io? Sì: il fratello maggiore è Luc Besson. E quello a cui stiamo assistendo è il calcio che la Corea indebolita tenta di assestare a uno dei peggiori occidentalizzatori che la storia ricordi. È il 2006, e siamo in piena mania da remake: gioie e dolori del riconoscimento globale.
PARENTESI: GLI ANNI ZERO, UN DECENNIO SENZA LUC BESSON. OR IS IT?
Nel 1999 Luc Besson commetteva Giovanna d’Arco, tentando di costruirsi una reputazione ultra arty e riuscendo invece a rovinarsi la carriera per sempre. Pensateci bene: cos’è questa piacevole sensazione di pulito, quest’aria fresca che abbiamo respirato negli ultimi anni? Come mai siamo tornati a sentire gli uccelli cinguettare? Forse non ce ne siamo resi conto, ma gli anni zero sono stati come quel soave momento in cui l’antifurto della macchina parcheggiata sotto casa smette finalmente di suonare. Aaah, che pace, che liberazione. Cos’è? È Besson che si è levato dal cazzo.
O almeno così credevamo. Il fatto che egli si sia ormai ridotto a tristo macinatore d’infanzie non vuol dire che non abbia allungato la sua manona sul decennio. Guardate la sua pagina imdb e inorridite ripensando a quanta roba ha perpetrato da sceneggiatore/produttore/eminenza grigia, dai vari Taxi a tutti gli horror dei giovani registi francesi coi nomi ganzi che poi hanno invaso gli USA facendosi prendere a male parole, dai cacca e spada ai rimasticamenti di varia orientalità. Sì, i rimasticamenti di varia orientalità. Besson ci ha dato Wasabi (The Japanese Dip That Kicks Like a Mule). Besson ci ha dato Danny the Dog. Besson ha scritto Kiss of the Dragon, che Jet Li ancora non ci dorme la notte. Besson è il soggettista di Yamakasi (Les samouraïs des temps modernes). Se è vero che, per quanto riguarda la mania del remake occidentalizzato di roba orientale bella nella metà degli anni zero, i peggio danni li hanno fatti gli yankee (ampiamente sbeffeggiati in The Host), niente riuscirà a togliermi dalla mente il fatto che Luc Besson sia esistito e ancora esista. E sono convinto che The Host sia anche una riflessione/reazione all’allora imperante moda del remake: Bong gioca sul terreno degli occidentali, li ribalta come calzini, ne esce mestamente vincitore (perché le grandi platee mondiali staranno sempre dalla parte del fratello maggiore) e si permette pure un 2CVG a Besson. Hai detto nulla.
– Mother. Ultimo 2CVG al volger del decennio. Un film minore, intimista, antispettacolare, girato da dio. Che fine ha fatto il cinema coreano nell’ultima tranche della decade? Non granché. Kim Ki-duk è spirato. Park si è messo a fare il cazzo che gli pare, alienandosi un po’ tutti tranne le persone intelligenti, sempre più in netta minoranza. La Corea non sforna più un giovane e geniale regista al minuto come faceva qualche anno fa, è uscita un po’ dai radar, ogni tanto se ne esce con sonore cacate e nemmeno gli americani se la remakano più. E il resto dell’oriente? Miike ormai non si capisce più cosa ha diretto e cosa no, può aver fatto tutto come nulla, ha esagerato, il troppo stroppia, non so. Tsukamoto dio ci scampi. Zhang Yimou ha finito i colori. I giovani scarseggiano. I giovani bravi scarseggiano dappertutto. L’Oscar come film straniero a Departures, pensatela come volete, ma per me non fa che confermare il trend. Non esce più un brillante e sovvertitore film orientale di un nuovo promettentissimo autore da molto, molto tempo. Ed ecco che Bong ci mostra due disgraziatelli di provincia, di cui uno ritardato, che si avventano sugli specchietti retrovisori di una Mercedes Benz parcheggiata in un golf club. Non resta che la frustrazione del vandalo contro lo strapotere dell’industria occidentale. Un mesto finale. La fortuna è una ruota.
IPOTESI (2)
Bong trova buffo vedere la gente che salta a piedi uniti in orizzontale.
Io propendo per questa.
Buon decennio.
Post capolavoro!!!
Comunque anche in Barking Dogs Never Bite c’è il calcio volante indirizzato contro lo specchietto di una macchina, come in Mother ^__^
Anche a me piace vedere la gente che salta a piedi uniti in orizzontale.
Ogni tanto mi riguardo l’uomo tigre solo per quello. (decollavano!)
tsukamoto e’ vivo e lotta insieme a noi. l’ho visto guatare a lungo un piccolo duomo di milano…
Post del millennio!
Anche se l’unico film di Bong che ho visto (the host) mi ha fatto un po’ schifo, grazie a queste nuove chiavi di lettura, d’ora in poi comincerò ad apprezzare il regista…
le sue idee mi intrigano assai e vorrei abbonarmi alla sua rivista.
Santo dio.
@Astor: http://tinyurl.com/y8nnu6n ?
E Kim Ji-Woon?
Con The Foul King avevi calci volanti da vendere!
Un attimo però: Jet Li c’ha poco da vergognarsi di Kiss of the Dragon, se pensa a Romeo must die, The One e quell’obrobrio di Rogue, suvvia. ;)
Zen
Grazie a tutti!
Weltall: porco cane, lo sapevo che trascurando Barking Dogs mi perdevo un altro 2cvg. Bè, sulla fiducia, facciamo che quello è il vandalismo del giovinetto ancora inesperto ma già sicuro di sé, il giovinetto che cova in sé un grande fermento pronto a esplodere ma non è ancora sicuro di come incanalarlo. C’è anche un parallelo molto bello e molto triste con la scena simile di Mother. Insomma tutto quadra!
Zen: vero, verissimo! Infatti secondo me c’è Besson dietro a tutti quei film che citi. In un modo o nell’altro, c’è.
mei: sì, però The Host è bellissimo.
Parlando di Besson mi e’ venuto in mente che il primo 2cvg che ho visto in vita mia e’ stato effettivamente francese…
http://www.youtube.com/watch?v=u-WmfTIRUWY
Meraviglia assoluta, tocca unirsi al coro dei complimenti:
Post del Mesennio (l’internets è grande, non ci allarghiamo)!!!!
Boh, lo metto qui anche se nessuno se lo considererà:
a Firenze c’è il consueto Korea Film Fest http://www.koreafilmfest.com/ e il 4 aprile c’è Bong in sala a condurre il dibbbattito dopo la visione di Mother.
tutto qui
no ho sbagliato, Bong c’è martedì 29.
Non vorrei che poi arrivate a decine il 4 e state lì come fessi davanti all’ odeon (non scherzo, si chiama odeon) a guardare il muro.
Io lo sapevo, però hai fatto benissimo a segnalare, Simo!
Tra l’altro proiettano anche dei corti suoi anche recenti che non avevo mai sentito nominare
Ho convinto la moglie. E’ molto probabile che torni al KFF dopo anni di latitanza (ultima volta? boh, c’era Kim Jee-Won che cercava di convincerci che Bittersweet life aveva elevatissimi sottotesti nascosti).
Mother mi incuriosiva non poco, è adatto ad una donna al 6o mese o si sbudellano?
a) lo spirito di Luc Besson parlava in te, oppure
a) sei un genio.
Io propendo per questa.