
Io schiaccerei come se non ci fosse un domani
Lo spunto di base è bello, geniale, immediato. Un uomo misterioso vi porta a casa una scatola. Questa scatola ha un bottone rosso. Avete 24 ore per decidere se premere o meno questo bottone rosso. Se lo fate vincete un milione di dollari. Se non lo fate, l’uomo misterioso si verrà a riprendere la scatola e se ne andrà per la sua strada. Come se nulla fosse accaduto. Ah, dimenticavo: se decidete di premere il bottone rosso, non solo entrerete in possesso di un milione di dollari, ma un uomo – un uomo qualsiasi, a caso, che voi sicuramente non conoscete – morirà. Non ci potete fare niente. Un milione di dollari per causare la morte di uno sconosciuto. Dite che il gioco vale la candela?

Check This Out!
Questa è la storia di The Box, l’ultimo film di Richard Kelly. Meglio: questa è una storia di Richard Matheson. Per la precisione una storia breve del 1970 dal titolo Button, Button pubblicata dal geniale scrittore americano, già portata sul piccolo schermo in un episodio di Ai Confini della Realtà. Non penso di averlo mai visto – una storia del genere me la ricorderei – ma ha tutta l’aria di quelle genialate che si celavano in quella “regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere“. Un’idea di base fulminante, veloce, immediata e con un’improbabile quanto gustoso twist finale. La stessa idea, dicevamo, è stata presa da Richard Kelly per il suo ultimo film, The Box. Chi è Richard Kelly? Grazie per la domanda. Richard Kelly è il regista di Donnie Darko. Quando va dal panettiere la gente lo indica e mormora: “Hai visto? È il regista di Donnie Darko! Secondo IMDB uno dei 100 film più influenti della Storia del Cinema!“. Richard Kelly è più sfortunato di Malcom McDowell. Lui è peggio. Potrebbe anche fare il Padrino Parte 2, ma dal panettiere la gente mormorerebbe sempre “Non ci posso credere! Richard Kelly: il mio regista di Donnie Darko preferito!”. Sapete una cosa? Gli sta bene. Primo perché Richard Kelly non farà mai Il Padrino Parte 2. E poi perché Richard Kelly ha rotto le palle. Southland Tales l’avete visto? 145 minuti di film di rara pretenziosità. Non si capisce nulla se non che il regista/sceneggiatore è uno pieno di sé che vuol far dimenticare il suo film precedente, realizzando un film mondo complesso e per pochi. Talmente per pochi che non se l’è visto nessuno. E quei pochi che l’hanno visto ancora ne portano i segni. Un mio amico da allora digrigna i denti durante la notte. Un altro ha spesso delle crisi che lo portano a rubare i librogames di Lupo Solitario nelle librerie. Una tragedia. Tutti che puntavano su Richard Kelly e invece lui ha fatto una stronzata. Dispiace dirlo perché, se non vogliamo sbilanciarci come l’Imdb e dire che Donnie Darko era tra i 100 titoli più influenti della Storia del Cinema, possiamo sicuramente dire che era un buon film. Mentre Southland Tales era proprio una stronzata. Per cui… last call for Mr. Kelly! E allora invece di scrivere una storia originale in cui a un certo punto Sean William Scott vola in un furgone di fronte a un suo doppio spuntato fuori da un tunnel spazio temporale, ci affidiamo alla sicura penna di Richard Matheson. Secondo voi, ha fatto bene Richard Kelly?

Vest Coast!
La risposta è sì. Per la prima mezz’ora. Poi quel peperino di Richard deve aver visto che per fare un film ci vogliono altri sessanta minuti e ha mandato tutto in vacca. Certo che poteva pensarci all’inizio. Voglio dire: racconto breve. Episodio di Ai Confini della Realtà. Sono tutte cose che urlano a pieni polmoni “Brevità!”. E invece? E invece niente. Richard Kelly s’è fatto prendere la mano e ha riscritto in parte la sceneggiatura, trasformando il tutto – di nuovo – in un film lungo e presuntuso. E, riepto, è un peccato. Perché l’inizio funziona. Certo, non ci vuole Orson Welles per far funzionare Matheson. Se c’è l’ha fatta Francis Lawrence con I Am Legend, non vedo perché non ce la debba fare il regista di Donnie Darko. Funziona l’ambientazione metà anni Settanta. Funziona Cameron Diaz come casalinga borghese americana e con una malformazione al piede. Funziona Frank Langella come l’uomo del mistero che porta in giro la scatola (eh, vabbeh… è Frank Langella…). Funziona addirittura James Marsden come maritino scienziato alle prese con un dilemma morale indicibile. Ma una volta che i nodi vengono al pettine, e che la curiosità del plot dovrebbe toccare il suo apice, ci si perde. Una volta archiviata la questione della scatola e risposto alla domanda “Premo o non premo il bottone rosso?”, si comincia a deragliare. E ancora una volta Richard Kelly perde tempo a farci vedere strani vermoni liquidi che non si capisce quello che fanno. C’è ua sorta di setta che cammina tipo in trance in una biblioteca. Della babysitter che abitano in motel stregati. Studenti coi capelli lunghi e la fazza da schiaffi. Gente strana che alle feste ti fissa e fa degli strani simboli con le mani. Chi sono? Dei rapper del 1976? Ma soprattutto: cosa vogliono? Servono alla storia? Prima della soluzione finale, prima di quel twist che in una puntata di Ai Confini della Realtà arrivava dopo poco e invece qui arriva dopo troppo, mi sono appuntato queste domande che rimangono a mio avviso irrisolte: The Box ha la struttura di un nastro di Moebius schiacciato dal peso si una replica di una vecchia puntata di Voyager sui Maya? Siamo sicuri sia una replica? O a noi sembra una replica perché l’abbiamo già vista dato che abbiamo un amico che vive in Australia che è pronto a giurare che il tema della maturità di quest’anno sarà su Pascoli? E se il nostro amico australiano fosse stato colpito da un fulmine a forma della basetta di Piero Pelù durante il tour di Terremoto? E se questo nostro amico fosse stato trasportato nel 1943 dalla basetta di Piero? Nel 1943 Voyager non c’era… E i Maya? Neanche. A me i Litifiba hanno fatto sempre cagare. Anche prima di 17 Re. Cosa vuol dire questo? Che, se chiedete a me, The Box è una grandissima rottura di palle.

Si fa così? Da bomb!
DVD-quote suggerita:
“La prima mezz’ora è figa. Poi potete mandare avanti veloce e guardare il finale.”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
Sono tra quelli che non hanno avuto il coraggio di vedere Southland Tales per le miriadi di valutazioni negative che ha ottenuto, speravo in The Box e invece questo non è il primo giudizio spregiativo che leggo :-(
Ma mi sa che me lo guardo.
Southland tales è un film cazzuto, però boh, a me tutte queste menate dei viaggi del tempo, robe filosofiche, vermoni, cose misteriose mi intrigano, poi magari finito il film dirò male, ma intanto me lo guardo.
Ma figa, io ho già i biglietti per i Litfiba a Milano. Ecco.
Io invece sono tra quelli a cui è bastato Donnie Darko per digrignare i denti nel sonno.
io il film l’ho trovato gradevole, in effetti meglio la prima parte.
ma quello che volevo dire è che “il dilemma morale” del bottone per me non ha funzionato, e mi ha anzi causato qualche momento di imbarazzo. tipo che parlandone con diverse persone ho detto che l’idea di premere il bottone da me non è stata neanche presa in considerazione, a langella avrei risposto “senta signor senza fazza, si ripigli il suo bottone e ci faccia una camicia. buona giornata”.
solo che a quel punto le suddette diverse persone mi han fatto sentire tipo VUOI FARE IL SUPERIORE EH? PENSI DI ESSERE PIU’ MORALMENTE INTEGERRIMO DI NOI, VERO? SPUTI SULLA NOSTRA STIRPE, AMMETTILO! quindi non ho insistito, però dentro di me pensavo CHE CAZZO VOLETE DA ME, NON E’ COLPA MIA! MALEVOLI! IO MI SONO FORMATO CON L’UOMO RAGNO!
tutti questi dialoghi si sono naturalmente svolti solo nella mia testa.
bene, ho finito.
vado a digrignare i denti.
“senta signor senza fazza, si ripigli il suo bottone e ci faccia una camicia. buona giornata”.
E’ per queste piccole chicche che leggo i400calci (anche perchè diciamolo francamente, a me i film action fanno cagare).
Vi invidio, vorrei scrivere anche io commenti sagaci come i vostri.
Ora bannatemi pure.
Cordiali saluti
un gorilla di nome Mac
no, no… nessun dilemma morale
pur essendo cresciuto anche io col tessiragnatele:
schiacciare a go go!
a proposito dell’omo ragno:
vi segnalo questo che mi ha fatto gelare lo sangue dindevvene:
http://latverians.wordpress.com/2010/01/15/quando-pensi-che-il-peggio-sia-gia-stato-raggiunto-e-superato/
vi avverto: roba forte forte.
Io i librogames di Luposolitario li compravo, tentavo di farmi prendere dal gioco, poi irrimediabilmente, dopo una mezz’ora, iniziavo a sfogliarli per leggere soltanto le pagine in cui l’eroe schiattava nei modi meno gloriosi (tipo ucciso da un semplice sasso rotolante pur dopo aver sterminato un esercito di demoni fosforescenti).
Bisognerebbe poter fare così con i film di Kelly, tipo che nelle scene INTERESSANTI compare una specie di banda rossa in basso, o qualcosa del genere. Uno preme fast forward e si ferma solo quando è il caso. Anche al cinema.
Ma se lo premo tante volte sono tanti milioni?
@ Cleaned: certo! ogni premutina un milione.
anche perché trattasi di “un milione di dollari” ma nel 1974
adesso stamo ner 2010…
bisogna fare più soldi…
http://www.youtube.com/watch?v=jTmXHvGZiSY
Comunque, a prescindere dalla durata della pellicola, sono davvero pochi i film che MI filano senza sbadigli dai titoli di testa ai titoli di coda. Con sceneggiatura, dialoghi, azione ecc. perfettamente calibrati.
E sono quasi tutti “vecchi” cult.
Come si fa a non essere nostalgici?
http://www.youtube.com/watch?v=KiFKm6l5-vE
tutto vero, inizia bene, l’ambientazione funziona e tutto il resto ma poi si incasina così tanto che arrivato al finale non sei più neanche così curioso…
“No Deal! I choose the box!”
Ho riso cinque minuti buoni….
visto il trailer con la mia ragazza. lei lo ha interpretato a modo suo.
“salve se preme questo bottone riceverà un milione di dollari, però…” -beep- “aspetti, non le ho detto cosa….” -beep-beep-beep-beep- “si fermi, si fermi, se lo schiaccia morirà….” -beep-beep-beeeeeeeep- “morirà uno sconosciuto!! mi ascolti….” -beepbeepbeepbeepbeeeeeeeeep- “e il dilemma morale, da un grande bottone tante responsabilità? -beep- aspetti, davvero, il film è iniziato da soli 3 minuti! morirà uno sconosciuto! come può….argh!” -beep-
dopotutto non sapevamo mica chi fosse quel tipo. e ora siamo straricchi. baci.
Ma in definitiva a quando Richard Kelly che dirige il film di Lupo Solitario?
Zen
@Jackkkk
http://hijinksensue.com/2009/10/21/little-boxes-all-the-same/
niente da fare, io farei allo stesso modo.
sto scrivendo alla cieca dopo il delirio postato su latverians (oddio jjj barbuto!). mi chiedevo, viene prima matheson col tastone o buzzati con ‘la giacca stregata’?
in ogni caso, veh come scrivo bene pur dopo essermi cavato gli occhi!
L’unico spezzone che vale la pena vedere di Southland Tales: http://www.youtube.com/watch?v=wdhois-aiYs
Non serve altro. Pero’ cazzo, mi e’ dispiaciuto tantissimo per The Rock :(
carissimo Nanni, sei me?
l’altro giorno stavo guartdando la 4° serie di Six Feet Under e c’è una sequenza in cui Keith (Mathew St. Patrick) e David (Michael C. Hall) guardano alla tv il Re Scorpione e David dice: “Ma chi è quello?” e Keith “Come chi è quello? Quello è THE ROCK!”.
un’altra cosa da salvare è appunto The Rock che congiunge le dita delle mani a mo’ di ragno allo specchio o vagina che dir si voglia:
http://www.youtube.com/watch?v=vtp14ikRvxo
minuto 1:17
Io avrei pigiato. E forte. :)
comunque (per restare in tema e non cazzeggiare sempre), Button, button (che da noi era la pulsantiera ed è reperibilissimo) era il tipico esempio di quanto si può fare in meno di un’ora facendo cagare mattoni.
La sola idea di portarla al cinema (con una durata relativa) è talmente fallimentare che il fatto che diriga Kelly è quasi una scusa per poter dire “da kelly cosa ti aspettavi?”, ma anche in mano a una persona seria lo trovo difficile da trasportare in 1h20-2h di film.
Quando dopo aver visto l’incidente ferroviario che si scontra con uno tsunami noto come Southland Tales scoprii che Kelly avrebbe fatto The Box, ho davvero sperato che potesse essere un film “minore” / su commissione, e che davanti a un progetto più piccolo e semplice lui avrebbe in un certo senso recuperato lo swing.
Beh, pare di no.
Comunque se vogliamo giocare a “registi di rottura cui era stato predetto un folgorante avvenire e invece” credo che nessuno se la sia presa nel culo più spesso di Lucky “Worst First Name Ever” McKee:
http://en.wikipedia.org/wiki/Lucky_mckee
Allora… Io adoro Matheson, ma su questo particolare racconto ho seri dubbi… L’incipit è IDENTICO alla commedia musicale ‘Un mandarino per Teo’ di Garinei e Giovannini, prima rappresentazione nel 1960, ben prima del racconto di Matheson…
La storia ? Premetto che gli attori principali erano Walter Chiari, Sandra Mondaini, Ave Ninchi… Leggo inoltre, non lo sapevo, che la commedia prende spunto dal romanzo ‘Il mandarino’ di un certo Eca de Queiroz, scrittore portoghese. Insomma, ad uno sfigato viene proposto di suonare un campanello: se lo farà un ricco cinese passerà a miglior vita, e lui erediterà tutti i suoi averi…
L’unica differenza sta nel fatto che il ns Chiari suona subito il campanello, e poi si ritrova ad avere a che fare con non pochi sensi di colpa.
Insomma, stavolta Matheson non è stato proprio originale…
Salute e Latinum per tutti !
Abbiamo appena trasmesso: “L’arte è derivativa”. Domani sui 400 calci “Il buio è scuro” e “Il fuoco brucia”. RESTATE SINTONIZZATI.
@Dolores: il prossimo è Ti West.
“Il buio è scuro”. Heeee.
In realtà la storia non se l’è inventata Matheson, che però ci ha scritto un bel racconto che non ho letto. Si rifà alla parabola del mandarino raccontata in Le Père Goriot (papà goriot) di Balzac, dove fondamentalmente lo studente Rastignac chiede all’amico Bianchon che cosa farebbe se potesse diventare ricco uccidendo un vecchio mandarino in Cina con la sola forza di volontà, senza allontanarsi da Parigi. Potrebbe averla a sua volta ripresa da Pascal, ma non ne sono sicuro.
Ultimo venne Kelly.
Kelly non esiste più, da Donnie Darko. E non per Southland (che non ho visto) ma per lo stesso DD. Un film il cui copione è stato scritto su fogliettini lanciati in aria e diretto secondo l’ordine in cui questi erano raccolti. UNICA scena bella la “Mad world” con tutti i personaggi. Il coniglio Frank è un’icona, questo sì. Ma alla fine del film mi ero talmente rotto che vedere Gyllenhaal sfracellato dal motore dell’aereo mi ha fatto piacere: era finito.
toh, donnie darko mi piace molto, e la scena su “mad world” è proprio quella su cui ho sempre avuto qualche dubbio, tipo a forte rischio paraculaggine.
ora tocca a uno che parli della relatività, io devo andare a cenare.
Piccolo appunto: Se c’è l’ha fatta Francis Lawrence con I Am Legend, non vedo perché non ce la debba fare il regista di Donnie Darko.
No, spiacente, non ce l’ha fatta…
citazione colta da “mio cuggino” di elio e le storie tese, noto…
no, che babbone, era da aldo giovanni e giacomo poi ripresi dagli elii…
A me Donnie Darko non dispiace, ma si’, ha tanto l’aria del film venuto bene per caso.
Mi sa che Kelly ha perso la sua occasione di rilanciarsi commercialmente, prevedo episodi TV e straight-to-video per un pò.
@ settantasette: con “ce l’ha fatta pure ciccio pasticcio con I Am legend” si intendeva un farcela economico… il nostro cuore batte solo per l’ubaldo ragona.
ma c’è una dignità anche a lavorare in un blockbuster eh. Non è che uno DEVE INSISTERE a fare regia per forza. Se cucini e la prima volta fai un buon pesce al sale e poi intossichi due volte di seguito la clientela con una fettina di pollo ai ferri, qualche dubbio devi ben portelo.
Un trip.
Anche per il regista!
Azzeccare una cosa al primo colpo non dovrebbe conferire automaticamente una laurea “ad honorem”, insomma non è che DD (ma pure May di Mckee) fosse sto capolavoro. Perciò non lamentiamoci se, senza apparente motivo, qualcuno che non se lo merita accede alla stanza dei bottoni, non sarebbe la prima volta.
Non scherziamo, su. May è un bellissimo film.
Nel frattempo ho visto anche questo.
Ciao.
Io ho visto il film ieri con la mia ragazze e devo dire che non l’ho apprezzato piu’ di tanto.
Sara’ che gia’ non mi aveva convinto Donnie Darko, seppure almeno la fine e’ piu’ intuibile (lui si lascia uccidere per non creare tutta quella serie di eventi che sarebbero accaduti se si fosse salvato dallo spiaccicamento tramite motore dell’areo), comunque qui’ i dubbi sono stati veramente tanti.
Come ho detto alla mia “lei”, non e’ un film debba essere fluido e scontato… infatti ditemi chi di voi immaginava che dietro “the box” potessero celarsi gli alieni o entità superiori… semmai il solito malato uscito dal manicomio o l’intrigo governativo di turno. A parte questo, il problema e’ che non si capisce nulla verso la fine.
Non si capisce se dietro alla scatola / prova del bottone ci sono gli alieni (se si’, invece di giudicarsi… si facessero i caxxi loro…), ci sono delle entita’ superiori, c’e’ Dio (si parla di purgatorio e aldila’ ad un certo punto) o che altro cribbio non lo so.
So solo, scusate se lo dico, che facendo vedere alla fine del film un’altra donna che preme il bottone di “getto”… il regista sembra dire / ricordare due cose:
1) Come Eva con la mela, anche le donne di oggi creano problemi all’uomo.
2) Le donne sono impulsive e meno razionali degli uomini.
Questo film avrebbe dovuto essere intitolato “Sangue da naso”. Avrebbe o sarebbe?