I Laghetto. Prima o poi la Storia della musica darà loro ragione. Sarà sempre troppo tardi, ma prima o poi il mondo – tutto il mondo – si fermerà, capirà di essere sempre stato in torto e darà loro quello che gli spetta. Erano troppo, troppo avanti… Avete presente quando nella graphic novel Una Donna Per Cui Uccidere di Sin City, a firma di un Frank Miller pre rimbambimento, viene presentato il personaggio di Marv? “Non c’è niente di sbagliato in Marv, niente di niente… salvo il fatto che ha avuto la sfortuna cane di nascere nel periodo storico sbagliato. Si sarebbe trovato bene a nascere un paio di migliaia di anni fa. Si sarebbe sentito a casa su un antico campo di battaglia. A piantare un’ascia in faccia a qualcuno. O in un’arena romana, a battersi con la spada con gli altri gladiatori come lui. Gli avrebbero dato delle ragazze come Nancy a quei tempi“. Se non avete letto il fumetto in questione e se non avete nemmeno visto il film, vi posso dire che Nancy è una megagnocca. Quanto detto per Marv, lo si può dire anche per i Laghetto. Se fossero arrivati qualche anno dopo, il mondo non li avrebbe premiati solo con l’affetto e l’adorazione di un manipolo di poveri pirla di cui mi pregio di far parte. Gli avrebbe riservato ben altri onori. Che ne so… tipo il premio Laghetto. Il laghetto Laghetto. L’aghetto Laghetto. L.A. Ghetto. Ecc… La loro unica sfortuna è stata quella di essere troppo avantgarde. Perchè loro, per esempio, in tempi non sospetti, quando ancora i fratelli Wachowsky erano lì a discettare sulle nuove tecnologie, il reale, il virtuale, gli eletti ecc… loro, dicevo, erano già sul recupero della figura del Ninja. Con sei anni d’anticipo sull’uscita di Ninja Assassin e di Ninja, loro davano alle stampe il capolavoro Sonate In Bu Minore Per Quattrocento Scimmiette Urlanti, disco manifesto contenente la canzone Ninja Core. No, per dire… Sempre nello stesso disco era compresa la canzone Gioele Stai Attento, fulminante istant song strumentale sul caso Anna Maria Franzoni. Brano che, senza l’aiuto di plastici o di esperti criminologi o di Bruni Vespa, si faceva beffe di uno dei casi di cronaca nera più franzosi di sempre. Con altri sei anni di ritardo arriva Hollywood, sotto forma di due registi di nome Lars Jacobson e Amardeep Kaleka, e ci regala un film come Baby Blues.
Se i Laghetto non fossero stati così avanti, o se i due Lars Jacobson e Amardeep Kaleka non fossero stati così indietro, oggi potrebbero accadere cose incredibili. Pensate a una cose del genere: Bruno Vespa, plastico munito, a Porta a Porta che parla della Franzoni. A un certo punto suonano alla porta. Chi è? Chi sarà mai? È Mario Luzzato Fegiz! Il quale arriva e parla di un giovane gruppo italiano che riflette nelle proprie canzoni ciò che li circonda: Ninja, scimmiette urlanti e Gioele. A questo punto irrompe in studio Anselma Dell’Olio, che informa il popolo incline al terrorismo che c’è un film che inneggia al terrorsimo e che parla di Baby Blues. Anzi, si intitola propria Baby Blues. Di cosa parliamo di quando parliamo di Baby Blues? Scheda preparata dalla regia.
Prendo dal sito bambinopoli.it: “Con Baby Blues si definiscono una serie di disturbi dell’umore, temporanei e passeggeri, che talvolta colpiscono le neomamme anche laddove il figlio sia stato fortemente desiderato e la gravidanza abbia avuto un decorso del tutto normale. Si tratta di uno stato depressivo improvviso che, nella maggior parte dei casi, scompare altrettanto improvvisamente nel giro di qualche giorno o settimana“. Insomma, il film di cui parliamo quest’oggi poteva essere un bellissimo film dossier da legare ai fatti di cronaca di tanti anni fa. Avevamo anche la colonna sonora pronta per il lancio, ma i Laghetto erano troppo avanti e non se n’è fatto nulla.
Baby Blues racconta la storia di una famiglia di ‘gnorantoni americani. Lui guida il camion e non c’è mai. Lei, un tempo la bella del paese, una che poteva aspirare ad andare a fare le previsioni del tempo in tv da quanto era la bella del paese, fa la casalinga ed è quasi costantemente incinta. Evidentemente il marito, quando torna dai suoi lunghi giri col camion, non perde tempo… Oltra a una casa a due piani da tenere in ordine, la povera donna ha anche quattro bambini da accudire. Uno in fasce e tre tra i 4 e 10 anni. Sempre sempre da sola. La poverina, proprio a causa di un attacco di Baby Blues, sbrocca e decide che il suo problema sono proprio i poveri bambini. Presa coscienza della questione si interroga sul da farsi. Quand’ecco l’illuminazione! Decide di far fuori quei rompicoglioni dei propri bambini. Per cui, dopo un quindici minuti di film dossier, in cui la donna sente le voci, ha le visioni, parla da sola, fa la fazza di quella che non sta per nulla bene, il film si trasforma in un vero e proprio slasher. Dove le vittime non sono giovani arrapati, ma poveri bambini biondi e indifesi. Uno slasher in cui il killer non è un pazzo sfigurato e mezzo scemo, ma una ex dolce mammina a cui sono venuti i 5 minuti brutti brutti.
E quando dico un vero e proprio slaher, non sto scherzando. La mamma, una volta approdata ai lidi della follia più nera, si prende anche la briga di fare delle battutine che non starebbero male in bocca a un Freddy Krueger e soprattutto ha una fantasia negli omicidi particolarmente invidiabile. Baby Blues non è un filmone, ha una realizzazione piuttosto grezza e quell’aria da film tv che non aiuta. Ciò detto, va sottolineato che non raggiunge i 90 minuti di durata (per cui scorre via che è una meraviglia) e che soprattutto ha il pregio di scagliarsi con estrema ferocia contro uno degli ultimi tabù del Cinema. Non c’è nessun tipo di pietà nei confronti delle vittime della furia omicida della madre. Ci sono, è vero, ellissi o fuori campo che ci vengono in aiuto, ma il senso di insopportabile violenza di una madre che uccide nei peggiori modi immaginabili i propri figli, c’è tutto. E colpisce lo spettatore come un treno merci in fazza. Se avete le palle, fatevi sotto…
DVD-quote suggerita:
“Per una tranquilla serata in famiglia! ”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
Bellina l’inquadratura alla Shining e mi stuzzicano le battute alla Freddy, ma il tema è un pò eccessivo, per me. Passo.
seppoi non ha due ore di marito che deve cercare di ritrovare il rimorchio di tendine scomparso su un isola è mio, Chuck.
ho un’età in cui la maggior parte dei miei amici si stanno per trasformare in giovani papà e giovani mamme (figure mitologiche metà uomini e metà rompicoglioni) o ambiscono a farlo nei prossimi mesi. Questo film potrebbe quindi assumere per me un’importanza fondamentale, nonché una nuova fonte di coraggio, la prossima volta che sarò invitato a un battesimo.
mmm.. tematica al limite… meno di 90 minuti… scorre via veloce… ok, aggiudicato! sono curioso! stasera vado a cercarlo.
ma tipo fargli una locandina che lo disingua un minimo da ‘The Abandoned’?
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Abandoned_ver2.jpg
Per chi vuole approfondire sui Laghetto http://www.youtube.com/watch?v=Fdm3yDtCBUQ un mashup di Astro Zombies dei Misfits e i Bambini fanno OOOh…figurati ho fatto in tempo prima a conoscere Ratigher come fumettista…