Bentornati allo speciale nello speciale: Roger Corman vs. Donne di menare! (vedi loghini ai lati)
Nel primo numero, vi abbiamo parlato di Bitch Slap.
Bitch Slap. Roger Corman.
Bitch Slap. Roger Corman.
Mentre programmavo i vari pezzi della settimana, il mio senso di ragno pizzicava.
Roger Corman. Bitch Slap.
Tre fighe alla ricerca di un bottino nascosto passano mezzo film a tirarsi pizze in faccia.
Ma certo! Ecco cosa mi ricordava! Le donne della palude!
In pratica, Roger Corman aveva già girato Bitch Slap nel – tenetevi stretti – 1955.
E non solo: stando a IMDb, si tratta nientemeno che del suo primissimo film da regista. Anche se lo stesso anno ne ha girati altri cinque, e non so come si faccia a metterli nell’ordine preciso.
Ma quello che conta è che in Le donne della palude:
– non c’è CGI;
– non ci sono salti temporali;
– non ci sono ambizioni autoriali mascherate da ironia post-moderna.
Che a me quello che dà fastidio di Bitch Slap è ciò che chiamo “Assioma Bocelli“: la trovata secondo cui, se sei un incapace dalle idee e tecniche mediocri, basta applicarle a materiale di genere considerato di per sè ancora più basso e mediocre e si spera di fare per contrasto la figura dei geni. Da qui i 350 flashback e split screen che citava Cicciolina.
Nel ’55 invece ci voleva poco: sbatti in copertina una donna con espressione corrucciata e caviglie scoperte, ed ecco che il tuo thriller trasgressivo con sottointesi erotici è bello che fatto. O come mi ha spiegato una volta Jean-Luc Merenda: per fare un film basta una donna e una pistola. Le donne della palude, come si evince dal poster, ha tutto ciò: per il suo esordio, Roger Corman gioca facile e pulito.
L’idea di base è spostare le dinamiche del filone women in prison fuori dalle sbarre, dove le donne delinquentesse potranno misurarsi per una volta in un diverso tipo di territorio ostile, quale in questo caso le paludi di New Orleans. Si capisce che siamo a New Orleans perché Corman dimostra subito un talento da volpone e nelle sequenze iniziali piazza un bel filmato di repertorio del Carnevale.
Trama: sono ormai tre anni che la polizia indaga sull’introvabile bottino di una rapina, ma soltanto ora si rendono conto che le tre morose dei tre colpevoli sono casualmente tutte quante in galera. Nella stessa galera. Nella STESSA CELLA. L’ideona è quindi quella di infiltrare un poliziotto donna che si guadagni la loro fiducia, le aiuti a evadere e si faccia guidare verso il malloppo.
Quando inquadrano per la prima volta le criminalesse stanno già menando una. Corman quindi ci prepara immediatamente a quello che sarà il tormentone della pellicola. Ad ogni modo, entra la poliziottessa con aria da dura, e il dialogo, sintetizzato ma non troppo, suona più o meno così:
«Salve, tre morose di tre criminali casualmente rinchiuse nella stessa galera nella stessa cella contenente due letti a castello i quali se i miei calcoli sono corretti implicano che c’è un posto vuoto ancora a disposizione. Sono la vostra nuova compagna, assegnata a tale posto già bello che pronto. Gira voce che voi conoscete la locazione di un invitante bottino di diamanti. Mi interessa, e stavo pensando di scappare di galera con voi così mi ci portate.»
«Ciò è molto vero, ma come penseresti di scappare? Tu sei appena arrivata, mentre noi siamo qua dentro ormai da tre anni e le abbiamo provate tutte.»
«Tutte tranne una: vedete quella grossa finestra due metri per tre senza sbarre che sta proprio al centro della nostra cella? Pensavo di uscire di lì e poi correre via fortissimo.»
«WHOA! Non ci avevamo mai pensato. Sei un maledetto genio del crimine. Ok, affare fatto, sei dei nostri.»
«Molto bene. Poi non vi preoccupate, non dovremo correre fortissimo troppo a lungo, ho parcheggiato la macchina appena qua fuori e poi pigliamo quella. Stavo quasi pensando di lasciare anche il motore acceso, ma poi ho avuto un lieve sussulto di coscienza ambientale e l’ho spento. Dettagli. Non vi preoccupate.»
E quindi scappano. DALLA FINESTRA. Giuro. Vi mostro la scena:
httpv://www.youtube.com/watch?v=sHTpTaCtPxI
Giunte nella palude, fanno ostaggio un altro pullotto infiltrato mandato segretamente come rinforzo alla nostra eroica protagonista, e procedono alla ricerca del tesoro.
Da qui la situazione si stabilizza un po’: nel ’55 era prestissimo per parlare di exploitation, per cui si tende a proporre un semplice poliziesco gangsteristico a sesso invertito. I pruriti si mantengono tali, giusto suggeriti da implicite dinamiche lesbo che vedono le quattro protagoniste equamente divise fra butch e femme. Il momento più “sexy” riguarda la sequenza in cui, per combattere il rischio sanguisughe, le nostre decidono di tagliarsi i jeans e trasformarli in shorts: si tratta di un’altra scena esilarante in quanto, senza apparente motivo, invece che toglierseli e operare con comodo, una ragazza tiene ferma l’altra mentre una terza procede a tagliarle i jeans ancora indosso con la drammaticità di un intervento chirurgico. Ciò nonostante, in confronto alla “carica erotica” di Bitch Slap, Corman fa la figura di Tinto Brass.
Il pullotto-ostaggio, in quanto unico uomo e pure di bella presenza, è l’elemento di disturbo che sballa le dinamiche fra le criminali, le quali progressivamente faticano a trattenere l’arrapamento. E questo si traduce in non uno, non due, ma ben SEI catfight, i quali diventano abbastanza indiscutibilmente l’unico motivo di esistenza di questo film.
Favorisco un montaggio trovato su Youtube (è fatto da culo, ma rende l’idea):
httpv://www.youtube.com/watch?v=4e98LaXyi24
Le donne della palude è oggi un film di pubblico dominio, pertanto – nello stato pietoso in cui attualmente si trova – liberamente scaricabile o consultabile in streaming nella sua interezza su siti come FMO.
Il che però non è una scusa per non fare la DVD-quote. Eccola:
DVD-quote suggerita:
“Un fondamentale caposaldo del genere donne di menare”
Nanni Cobretti, i400calci.com
non ho ancora letto nulla. Mi sono fermato all’assioma bocelli.
Nanni, ti voglio bene, perché sono anni che lotto contro persone che “bocelli è un grande cantante lirico perché una volta ha cantato con pavarotti e se non fosse un bravo cantante lirico non venderebbe tutti quei dischi”.
Posso offrirti una birretta?
(ma anche un barolo, a ‘sti punti, sono commosso).
Uwe, o cambi la tua compa o preghi la tua compa di cambiare spaccio. Ciò non toglie che la birra da offrire al capo sia di rigore.
Anche perche’ per lo stesso criterio Crazy Frog sarebbe un luminare dell’elettronica…
Cicciolina: ogni giro ha le sue magagne, d’altronde anche io ho le mie, ed è importante tollerarsi, bisogna saper convivere, quando i russi ci attaccheranno e saremo in venti in un bunker con l’aria radioattiva fuori… eeeh ripenserai a queste parole. Ah, ad articolo letto… mi hai comprato con sei (!!!) catfight e “una ragazza tiene ferma l’altra mentre una terza procede a tagliarle i jeans ancora indosso”, a questo punto la scena dell’evasione è del tutto superflua.
Bell’articolo. E grazie per FMO che mi ha fatto ritrovare tutti (e 13 :P) gli episodi di Master. :D
Zen