In un impeto d’imprevedibilità, oggi ARCA RISSA si dedica a uno dei piani sequenza più inaspettati del mondo, ossia quello che impreziosisce l’inizio di un misconosciuto Chuck Norris annata ’82, Terrore in città (Silent Rage) di Michael Miller.
Quanto dura?
Dura cinque minuti e venti, compreso il tempo in cui, all’inizio, la macchina da presa resta ferma a inquadrare una finestra per tutta la durata dei titoli di testa.
Cosa succede?
Succede che, dopo aver osservato per un bel po’ la suddetta finestra, scopriamo un tizio a letto. Lo interpreta Brian Libby, una vita a interpretare personaggi senza nome in film insospettabili. Fategli un favore e scorrete la sua filmografia, in cui spicca un “Perimeter Guy” in Eraser che non so voi ma io ci metterei la firma. Inoltre mi sa che è amico di Frank Darabont. Ma sto divagando. Allora, c’è Libby a letto. Si è appena svegliato e già ha l’aria di non stare benissimo: suda tutto, ha la faccia di uno a cui nell’82 abbiano detto “Tu devi fare LA FACCIA DEL MATTO”. Così si alza e barcolla tutto teso. Cammina male. Si vede che ha qualcosa che non va; e questo qualcosa è -oltre a una salute mentale quantomeno labile, come vedremo- una situazione familiare che non gl’invidiamo: in casa ha una bruttina che recita di merda e tre-quattro figlioli che urlano e corrono in continuazione. È il disagio suburbano. Lui scende le scale, telefona al dottore dicendo che sta male e non ce la fa più, evita pargoli urlanti, rolla e beccheggia per la casa. Esce in giardino, giocherella con un’accetta. Torna in casa brandendo la medesima, strabuzza un po’ gli occhi, si appresta alla strage.
E poi?
E poi niente, perché il piano sequenza si interrompe nel momento stesso in cui lui corre per avventarsi contro la donnaccia urlante, la quale ha già capito quale uso verrà fatto dell’accetta. Di lì in poi il montaggio si fa convenzionalmente più serrato, e noi di ARCA RISSA non nascondiamo una certa delusione.
Delusione?
Sì, delusione. Capiamoci, è un action con più d’una venatura slasher del 1982, e c’è Chuck Norris che fa il sergente che lotta contro l’assassino folle. L’ultima cosa al mondo che mi sarei immaginato in un film del genere è che iniziasse con un’inquadratura lunga più d’un minuto. Quando ho visto che la macchina da presa scendeva le scale assieme al matto ho iniziato a pensare ODDIO Michael Miller ha le ambizioni – sono in presenza di un gioiello – Michael Miller l’ho riscoperto io – voglio che tutti lo sappiano. Poi si è messo persino a fare i giochetti di fino, con Libby che esce in giardino e noi che restiamo a vederlo da dentro casa, attraverso il vano della finestra, e moglie e bambini in primo piano che rompono il cazzo. Io ero già lì che telefonavo a CIAK per dire fermate le rotative c’ho qui il Paul Thomas Anderson degli anni ottanta e non se n’era ancora accorto nessuno, e Libby torna in casa con l’accetta in mano, e io con tutta un’eccitazione addosso che non vi dico, e poi? E poi mi stacchi così alla menefrego, solo per riprecipitare in un fiacchissimo Shining dei minorati con la stronza che sta QUATTRO minuti a urlare immobile in attesa che lui sfondi la porta e l’affetti? Se non è delusione questa, Michael Miller.
Ora.
Ci sono due spiegazioni possibili per giustificare la fine repentina di questo piano sequenza (che, interrompendosi a metà dell’azione, a rigor di logica non è nemmeno un piano sequenza ma semplicemente un’inquadratura molto lunga).
La prima è che effettivamente Miller abbia volontariamente cacato lì il suo bel piano sequenza dicendo OK basta, ho fatto abbastanza l’auteur per oggi, stop, apritemi una birra.
La seconda è che lo stacco risponda a una precisa scelta stilistica: coso inizia ad ammazzare, quindi inizia l’azione, quindi serve un montaggio più serrato. Il “piano sequenza” serviva a creare la tensione che a questo punto dovrebbe deflagrare.
Peccato che (a) l’interruzione pedestre del piano sequenza e (b) la scena immediatamente successiva in cui un tizio al piano di sopra tenta di sopraffare l’assassino lanciandogli una seggiola, NON giochino a favore del deflagrare della tensione. Quando mi ha risposto la centralinista di CIAK ho detto ah, niente, scusi, cercavo il kebabbaro.
E il resto del film com’è?
Fate conto che l’inizio, compresi i colpi d’ascia e le seggiolate, è il picco dell’opera. Dopo, quando l’assassino viene ucciso e riportato in vita grazie alla cura miracolosa di un dottore pazzo, si va avanti con una specie di Frankenstein contro Chuck Norris ma senza NESSUNA delle cose che vi sono venute in mente appena avete letto “Frankenstein contro Chuck Norris”. Non tutto da buttare, ma per intendersi: è un film con Norris e c’è una rissa sola. Miller ha chiaramente ogni intenzione di fare uno slasher secondo la moda dei tempi, e tutto quel che ne rimane dopo quasi trent’anni è un guardabile, strambo unicum nella filmografia di don Chuck.
Chi lo avrebbe interpretato se fossimo stati in Italia?
Al posto di Brian Libby è già stato scritturato Favino, di default. Al posto di Chuck Norris ci sono due opzioni: la prima è Chuck Norris. La seconda è (oh, non voglio responsabilità: mi sto mettendo nei panni dei direttori del casting italiani) PASOTTI, perché ha studiato le arti marziali in Cina. Favino vs Pasotti, lo showdown. Le conseguenze sono insondabili: un sito di GIORGIO PASOTTI FACTS? Un remake di Dopo mezzanotte con Norris che fa il timido cinefilo?
Fattore U:
UUUUUUuuuu
Gli do la sufficienza giusto perché si è impegnato oltre il richiesto. Ma questo è un classico caso di piano sequenza che ha fatto trenta e poi s’è imbarazzato.
E se siete stati così bravi da arrivare fino qui, meritate di gustarvi la sequenza in questione (e tutto il film, volendo):
httpv://www.youtube.com/watch?v=dJgSwH3gxeY
Se potessi fare un horror e metterci dentro Chuck Norris, gli farei fare lo slasher: invece del coltello, calci in faccia decapitanti e l’unico modo per farlo fuori sarebbe la nuclearizzazione o mandarlo nello spazio legato a uno shuttle.
Me lo vedo un piano sequenza di 30 minuti di Chuck che gira per la citta’ assetato di sangue che fa fuori tutti, vecchi, donne, bambini, cani, tutti, nessuna pieta’.
ma a sto punto, vogliamo una recensione di ERASER, con tanto di scheda allegata su PERIMETER GUY! XD
sig. Luotto, grazie ancora.
La sedia viene “appoggiata” con un movimento così lento che fa quasi tenerezza, incredibile. Ringrazio anche per la possibilità di visionare tutto il film, MA credo mi accontenterò della sequenza migliore.
“Brian Libby lo fa Favino. Non si si può credere, si è liposucchiato le guance ma col doppio mento, è IDENTICO! Fa impressione.”
In effetti la sequenza “sediata svogliata + sguardo da sociopatico standard + effetto sonoro scelto a caso nella libreria dei suoni di batman anni ’60 + piroetta a faovore di camera e morte” sembra messa apposta per dire “tranquilli, stavamo scherzando, è la solita stronzata”.
Il segreto di Norris è nei pantaloni
http://www.denimology.com/2006/09/cn1.jpg
Un dubbio: l’inizio del piano sequenza, con la finestra, non vi sembra semplicemente un fermo immagine del primo fotogramma del “vero” piano sequenza che segue? il dubbio viene dal fatto che il resto è tutto macchina a mano. Se così fosse la durata del piano si ridurrebbe un bel pò… oppure possiamo considerare in generale parte del piano sequenza anche un fermo immagine ? Certo Miller è stato davvero astuto…
…e Raul Biova contro ScaMarcio diretti da Savio Costanzo ?
Innanzitutto, l’inizio della sequenza con la finestra non è un fermo-immagine…perchè, se ci fate caso, ad un certo punto, la camera traballa come se l’avessero staccata dal treppiede…Inoltre, la ‘sediata svogliata’ può essere giustificata dal timore dell’azione di fronte ad uno psicopatico…Quindi, voglio spezzare una lancia a favore di Miller che ha dimostrato di farsi il culo per un film nella sua essenza diverso da quelli classici con Chuck Norris (infatti, è più vicino ad un horror che ad
un action-movie).
Concordo sul fatto che il tizio doveva avventarsi sui bambini e poi sulla governante…
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