Non si può parlare di Black Dynamite senza conoscere Rudy Ray Moore, brutti impazienti che non siete altro, per cui concedetemi prima di stabilire le basi.
Rudy nasce nel 1927 a Fort Smith, Arkansas, tenta di sfondare come cantante R&B e, dopo il servizio militare, trova lavoro in un negozio di dischi. Tra i frequentatori affezionati c’è un senzatetto che passa spesso a chiedere elemosina e intrattiene la clientela raccontando “toast”, storielle in rima, veri e propri poemi moderni con protagonista il personaggio di Dolemite, un “bad motherfucker” tutto sesso e violenza. Rudy gli sgancia spiccioli ogni volta anche solo per risentire la storia.
A furia di ascoltarla prende coraggio, si butta nella carriera di comico, e propone una sua elaborazione della leggenda di Dolemite come cavallo di battaglia. Ad esso affianca altri toast di sua composizione. Il successo è tale che il suo primo disco di sketch arriva al 25o posto nella classifica di Billboard: il suo stile è decisamente volgare e poco televisivo, per cui Rudy diventa principalmente un fenomeno di culto. Sua l’invenzione dei cosiddetti “party records”, spettacoli comici registrati a casa sua con amici tra il pubblico per creare appunto un’atmosfera da festa.
Nel 1975, sempre con l’aiuto di amici, con budget ridicolo e professionalità semi-improvvisata, Rudy scrive, produce e interpreta un lungometraggio dedicato a Dolemite.
Questo è il leggendario trailer:
httpv://www.youtube.com/watch?v=IkjExJqf34o
Pessima recitazione, scene di kung fu ridicole, storia elementare, e il microfono che invade così spesso la scena da meritarsi quasi una voce nel cast: c’è tutto quello che serve per farne un capolavoro, di quelli che si guardano e riguardano sempre volentieri. Le rime e l’attitudine di Moore fanno il resto: Dolemite incarna quasi tutti gli stereotipi della blaxploitation nella loro forma più pura, dall’eroe pappone col suo harem di bitches esperte in karate alla discomusic, i vestiti sgargianti, l’atteggiamento da duro donnaiolo e la parlata sboccata. Più di Shaft e Super Fly, che lo avevano anticipato al cinema ma non nell’immaginario collettivo, è Dolemite il vero simbolo del genere: se non è l’inventore del gangsta rap – cosa di cui comunque si vanta – poco ci manca.
Anche qui il successo è decisamente incoraggiante e Rudy, con budget pressoché identico, sforna un sequel intitolato The Human Tornado e altri film sullo stesso filone come Petey Wheatstraw e Disco Godfather.
A voi il meraviglioso trailer di Human Tornado:
httpv://www.youtube.com/watch?v=NE_fWoYY870
Come i film seguenti, The Human Tornado è più consapevole e meno ispirato dell’originale, ma l’inimitabile carisma dell’improbabile Moore, fisico goffo e lingua svelta, è immacolato.
Nel corso degli ultimi anni non solo Dolemite è stato citato dagli artisti più svariati da Snoop Dogg a David Lee Roth (!), ma diversi personaggi più o meno famosi (tra i quali LL Cool J) hanno provato, invano, a organizzarne un remake.
Lo stesso Moore infine, riuscì comunque a girare Shaolin Dolemite nel 1999, The Return of Dolemite nel 2002, e The Dolemite Explosion nel 2007, per poi perdere la battaglia col diabete nell’ottobre 2008.
The Dolemite Explosion non venne mai distribuito, ma ci è rimasto in eredità il trailer:
httpv://www.youtube.com/watch?v=cE-cIq7e3Uk
ma anche blackula rientra nel genere?
Meraviglioso. Dai, con questo vi perdono il ritardo.
Stavate preparando lo speciale, brutte canaglie…
ecco, tutto ciò lo ignoravo. anche oggi ho imparato qualcosa…
@abraxas: Blackula e’ sempre blaxploitation, ma e’ horror e ha poco a che fare con Black Dynamite.
@ratto: grazie :)
@jean: bravo :)
si, si era solo una curiosità estemporanea
@Nanni: ti avverto che ho comprato un nuovo hard disk esterno per tutte le meraviglie che sto scaricando e che ho appena creato la cartella Dolemite
Ma coprire il recente film con Murphy come eccezione meritevole..?