Matt Damon insegue qualche beduino in giro per Baghdad, magari a piedi. Un elicottero gli fornisce assistenza dall’alto. Il beduino corre verso un palazzo. Matt Damon gli corre dietro. Stacco sulla mappa a infrarossi dell’elicottero, dove si vedono due puntini che corrono verso un palazzo. Un secondo dopo arriva una comunicazione radio con la voce del doppiatore di Matt Damon. “Il soggetto sta correndo verso un palazzo”. Impariamo che
un beduino sta correndo verso un palazzo
gli elicotteri in Iraq sono stati uno spreco di denaro
il doppiatore di Matt Damon è un gran lavoratore.
Se moltiplicate per quaranta minuti di film e aggiungete altri elementi drammatici (soldati, beduini, mitragliatori e granate) avete tutta la parte action di Green Zone, il nuovo film di Paul Greengrass. Ora, perché scegliere Greengrass per un film che si chiama green zone? È chiaro che vien voglia di sfottere, no? Per Green Lantern ci hanno pensato un secondo, han deciso di fare un bel film e l’han dato a Martin Campbell. Oppure magari Greengrass ha declinato con lo schifo dipinto in volto perché lo script di Green Lantern non ha risvolti politici. Ok, scherzavo. E’ stato Greengrass in persona a volere un film tratto dal libro, ma il libro non si chiamava Green Zone –tanto per dire. E comunque il nostro Paul è un mastino: nella Bush-era ha fatto un film sugli eroi che hanno impedito allo United 93 di schiantarsi contro il Pentagono, nell’era Obama fa uscire un film sul fatto che in Iraq non c’erano armi chimiche. Tornando al film in sé, può essere brutalmente diviso in due tronconi: da una parte c’è la guerra, dall’altra c’è una spy story ambientata nella Green Zone che coinvolge vertici militari, CIA e alte sfere del governo, combattuta manualmente da ufficiali americani e battitori liberi iracheni. Bla bla bla. La parte spy story, comunque, è molto più interessante della parte action. Vado a spiegare, prima che Nanni Cobretti prenda il suo bastone di fuoco e me lo infili su per il naso.
Il film segue un plotone di soldati che gira per l’Iraq alla ricerca delle armi di distruzione di massa. Come potrebbe esservi capitato di leggere (anche solo cinque o sei righe sopra), in Iraq le armi di distruzione di massa non c’erano. I soldati non erano stati messi al corrente, così c’è questo strano senso di indagine a ritroso che fa salire la tensione. Matt, quando scoprirai di avere rischiato il culo per niente? Trenta minuti passano allegramente nell’attesa. Poi, per un qualche tipo di transfert indotto –probabilmente da tutta quella camera a mano, tranquillo che ci arrivo- inizi a credere che Brian Helgeland potrebbe aver deciso di mettere in scena un elseworld revanscista alla John Wayne 2.0 con le testate che in realtà CI SONO, ma sono state occultate da qualche cospirazione iracheno-statunitense nelle alte sfere in cambio di petrolio a prezzi calmierati. La quale sarebbe una scelta di timing davvero ENORME, considerata l’aria che tira ora, come quel capo di governo che andò a trovare Bush alla vigilia della sua uscita dalla Casa Bianca battendogli la mano sulla spalla e sussurrandogli frasi stile “la storia ti renderà merito” (è successo, giuro). Seguendo questa imprevista traiettoria del mio cervello vado avanti per altri quarantacinque minuti nella visione, aspettandomi un fragoroso colpo di scena di classe WTF. Poi in qualche modo il senso civico e la smemoria storica hanno la meglio, e bisogna chiudere il film a forza di cadaveri (pochini, considerato il genere). Quando scorrono i titoli di coda si sente di avere investito davvero troppe aspettative, come quando andavate a vedere Titanic sperando che evitasse l’iceberg e permettesse a Jack e Rose di scopare come dei ricci per il resto della loro vita (LO SO che l’avete fatto, ma negate pure), ma in qualche modo si è tenuta la mente accesa per più di metà film, cosa che con il secondo Bourne –tanto per dire- non mi era successa.
Se invece il cervello è poco propenso al volo pindarico e si concentra su ciò che stai guardando, è un disastro. Per prima cosa TUTTE le scene di battaglia o inseguimento sono girate con la camera a mano, un senso dello spazio ridicolo, una bella saturazione gialla stile digitale-con-effetto-pellicola-scaduta che fa tanto deserto, un senso dello spazio imbarazzante e un sacco di beduini che corrono verso edifici a caso. Baghdad, se non lo sapete, è una città piccolissima: nel giro di due isolati trovate un (falso) sito adibito alla fabbricazione di armi chimiche, un quartiere residenziale pieno di iracheni, una milizia dell’esercito e sette nascondigli del braccio destro di Saddam. Il quale, fateci caso, è sempre a mezzo isolato di distanza dall’azione. In altre parole l’attitudine radicale di Greengrass si pone in maniera interlocutoria nella grammatica del cinema di guerra contemporaneo, cioè io non sono disposto a sopportare ulteriori film con scene di guerra del genere, manco se lo girano Tony e Ridley a quattro mani. Le scene di battaglia girate con camera a mano, al momento, sono proprio il massimo della sfiga: non mi viene da pensare niente di peggio, a parte le fotografe di street style e quelli che postano su Facebook dieci citazioni di Boris al giorno. Finito tutto l’ambaradan, ecco il trailer -lo metto alla fine perchè ci sono più spoiler che in tutta la saga di Fast&Furious.
httpv://www.youtube.com/watch?v=NUXsu6tOp60
Tirando le somme, Green Zone è un filmetto con molta più infamia che lode, e non ve n’è. Rimane un filmetto anche con il cast che ci si ritrova davanti, fermo restando che sia Matt Damon che Brendan Gleeson che Greg Kinnear sono dei giganti e tendono a sollevare le sorti del tutto anche solo mettendoci il muso (le scene con Kinnear e Gleeson assieme sono roba grossa). E comunque l’eroe vero di tutta la faccenda, vi interesserà saperlo, è un baffone iracheno con una gamba finta. Il che rimarrebbe l’unico vero motivo d’interesse del film, non fosse per una battuta che nella mia memoria suona come
“qui non ci sono armi chimiche, c’è solo merda di piccione. E sarà qui da dieci anni.”
La quale viene messa in rilievo, FYC, per i Sylvester 2011. Dopodichè l’unico altro motivo per tifare Green Zone è che ideologicamente parlando è un film che non la manda a dire (a una classe politica che si è già presa il cazziatone, peraltro), ma fa così schifo che ti senti quasi ricattato a priori –eccoti un film antimilitarista. Se ti fa schifo sei a favore della guerra. Che palle.
- Brendan Gleeson verdeo
DVD-Quote:
“non sono disposto a sopportare ulteriori film con scene di guerra girate con la camera a mano e quella grana giallina, manco se lo girano Ridley e Tony Scott a quattro mani.”
Wim Diesel, i400calci.com
Bella rece verde dalla rabbia.
P.S.
Ridatemi il vietnam che l’iraq al cinema mi ha rotto
Sono ancora più contento di aver sabotato la visione di Green Zone di ieri e aver visto Ghost Writer.
PS: Il titolo mi fa venire in mente questo
PPS: Martin Campbell + Green Lantern= ad ogni porta che si apre mi aspetto un CRAVEN! E un fucile a pallettoni. Awesome.
Quando ho visto Titanic, ho tifato per l’iceberg.
eran tutti fan dell’iceberg a parole :D
Il trailer mi ha lasciato una sensazione strana. E’ talmente buzzurro che uno si aspetta di vedere spuntare anche Maccio Capatonda, per la regia di Ennio Annio. Onestamente, vorrei vederlo commentato dalla Gialappa.
no, seriamente. Le (poche) sequenze action che ho visto mi sono sembrate molto più confuse del combattimento batman/sgherri di Batman Begins. ’nuff said.
A uno come Greengrass farei dirigere Weeds, sai che trip…
oppure un bel film sul phuturo, un phuturo verdeo!
ahahah, ma che palle con le solite lamentele sulla camera a mano piuttosto, amicici.
prevedibilità verdea :-D
@paolo’
la camera a mano nelle scene di guerra, per me personalmente, è una croce rossa cinematografica. io sarei anche per non spararci sopra, ma non significa che si può permettere di mettermisi davanti e farmi il dito medio. no?
mmm, non vedo perché la camera a mano dovrebbe essere vietata a priori in un film di guerra, se è questo che intendi, ma i gusti son gusti. a me non ha disturbato, e il film l’ho apprezzato (con tutti i distinguo del caso), soprattutto come action thrilleroso-cenza-troppe-sorprese, ad altri ha scassato la uallera. non mi metto certo a sindacarci sopra.
e poi il post verdeo è troppo divertente. giù il cappello ;-)
appena recuperato, non sono daccordo con Wim per me merita molto. Ammetto che inizialmente pure io ho avuto qualche fastidio per questo uso praticamente totale di steadycam (si dice così giusto?) e nelle zoomate non sempre mi ha convinto, ho trovato qualcosa di gratuito però allo stesso tempo restituisce al film un taglio documentaristico fondamentale e proprio grazie a questo stile registico così “freneticoo” nonostante l’azione non sia affatto predominante si segue il film sempre con vivo interesse, anche grazie ad una storia avvincente. Per me un signor film.