Qualche tempo fa sui muri del metrò di Londra campeggiavano certi poster raffiguranti 31 caselline, una per ogni giorno del mese. In trenta caselline erano raffigurate una lattina di fagioli, due fette di pane raffermo e una forchetta; nell’ultima sfavillava una stupenda borsetta di pelle multicolore. E sotto, la semplice scritta “Harrods“. Tale strategia aveva due scopi, uno palese e l’altro occulto: da un lato si spingeva il cliente (che già cominciava ad accorgersi del credit crunch e a stringere la cinghia) ad ingrassare le tasche del signor Al Fayed, dall’altra lo si spingeva ad ingrassare quelle dei vari signori Lidl, Leader Price e hard discount simili. Quelli che ti avvelenano con cibo di merda facendoti notare che però hai speso la metà, e con i soldi risparmiati puoi comprarti le medicine per il colesterolo pubblicizzate su Oggi.
Naturalmente solo l’uomo senza qualità può cascarci, e Marcus Warren ci è cascato. Ma chi è poi questo qui? E’ una giovane promessa di Detroit che ha fatto il grande passo verso Hollywood, approdando alla serie TV In Living Color (sotto quale mansione non ci è dato sapere) e a quattro dicasi quattro videoclip. Poi si è trasferito a Londra e basta. Oh, niente di male ad essere un semiesordiente.
Però bisogna vedere con che ambizioni e con quali modelli si esordisce. Il modello di Marcus Warren è Guy Ritchie, tipico regista da discount, quello buonino al primo assaggio e già insipido al secondo, che vorresti buttare via al terzo. Marcus ha guardato qualche filmetto e ha capito che: le corse in macchina vanno girate in soggettiva accelerata; le sparatorie vanno girate in ralenty e le pallottole lasciano la scia come gli aerei; da qualche parte bisogna infilare una figa che dica “I can’t leave you now!” all’eroe ferito. I cattivi devono avere un’aria di omosessualità perversa, i poliziotti sono sadici e corrotti, i politici sono melliflui e vanesii. Se compare una pistola, prima o poi sparerà. Se uno si mette una granata nel taschino, prima o poi esploderà.
Su questi principi Warren ha costruito una trama zeppa di contrasti familiari tenuti insieme con lo sputo: Mitchell “Boots” Mason ammazza uno che se la fa con sua moglie, suo fratello fighetto al processo gli testimonia contro, va in galera, nel frattempo perde la figlia in un incidente, i suoi genitori lo abiurano, esce di galera, il fratello lo richiama per dirgli “sto morendo, fammi un trapianto di midollo così mi candido alle elezioni”. Insomma, è l’Onora il padre e la madre del discount. In più, Boots fa lo scagnozzo per un collezionista d’arte col lucidalabbra (Stephen Rea, il Michael Caine del discount), che conta fra i suoi averi uno scendiletto vivente (Lee Ryan dei Blue, la boy band del discount). Il poliziotto (Vinnie Jones, l’Eddie Marsan del discount, l’ex calciatore che ha letteramente preso per le palle Paul Gascoigne e che è stato definito “mosquito brain”) si vende un po’ al collezionista e un po’ al fratello di Boots (Adrian Paul, l’Highlander del discount). La figa è Shannyn Sossamon, la Winona Ryder del discount, in un ruolo ingiustificato. Infine, Boots è Gary Stretch, il Billy Zane del discount (altro atleta convertitosi al cinema; lui era pugile e il suo naso lo dimostra).
Appurato che Warren è andato al Lidl anziché all’Esselunga, viene da chiedersi perchè: quale stupenda borsetta di pelle multicolore deve comprarsi? Un vocione familiare assale Boots alle spalle, e noi siamo sorpresi quanto lui: c’è Christopher Lee. L’unico, il grande, il nostro Christopher Lee. Nella particina del padre rincoglionito di Boots. Una breve conversazione al bar, alcune battute sparse che Lee carica di composta dignità ma che vengono irrimediabilmente insozzate dalla pedestre sceneggiatura del Marcus. Ma è uno scandalo! Un’offesa alla storia del cinema! E alla dignità attoriale! Cristo!
Qui si dispiega la profonda stupidità dell’acquirente del discount, che non solo mangia fagioli e pane secco per un mese in modo da permettersi la borsetta di lusso, ma poi la sfoggia durante il passeggio domenicale nel centro commerciale di provincia, perchè non può fare altro, non ne capisce il vero valore, la degrada ad oggetto di uso comune. E sapete qual è il peggio? Che questa formula funziona. E’ alla base della società capitalista che si nutre di spese stupide, sia al Lidl sia da Harrods. E’ anche alla base di The Heavy, che tutto sommato come film funziona, se si dimenticano incongruenze e ostentazioni. Momento clou: Vinnie Jones stacca due dita con attrezzi da falegname a Lee Ryan (ammettetelo: tutti, vedendo i balletti dei Blue, abbiamo pensato che gli stava bene). Momenti WTF: Vinnie Jones dà una coltellata in da la fazza a Gary Stretch che se la cava con un graffietto. Gary Stretch dà un pugno in da la fazza a un tossico che se la cava perdendo un occhio. Ma come?
Il finale conferma che Marcus Warren, abbagliato dal consumismo, sbaglia tutti i calcoli economici e mette 5000 sterline in mano a una figa che vive in un appartamento a Whitehall, cioè a due minuti da Buckingham Palace e Downing Street. A me farebbero piacere, ma una che vive lì cosa ci fa con quella cifra, compra da mangiare al gatto da Harrods? Addavenì Nick Clegg.
DVD-quote suggerita:
“Da vendersi esclusivamente nei migliori hard discount”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
-“Guy Ritchie, tipico regista da discount, quello buonino al primo assaggio e già insipido al secondo, che vorresti buttare via al terzo”
-“Vinnie Jones, l’Eddie Marsan del discount”
Argh!
va beh, forse dovremmo fidarci della recensione della Wertmüller, la Cobretti del discount.. :D
Il Wertmuller del discount approva :)
Vedi, nel caso specifico di Vinnie Jones non e’ tanto il personaggio – Vinnie e Eddie hanno in genere due personalita’ forti e ben distinte – ma l’uso che ne viene fatto. Senza contare che Eddie di mestiere fa l’attore.
Mi è piaciuta molto l’immagine della borsetta degradata ad uso comune.
Perché oltre ad essere vero è così, uhm, versatile… Mi aiuterà a spiegare un sacco di cose a delle amiche in modo rapido e indolore, wonderful, grazie!
Ti perdono anche per Vinnie. Vinnie è Vinnie, e ci si affeziona per i difetti, non per i pregi. Non posso criticarti se nel tuo cuore non c’è spazio per un piccolo, scriteriato, pazzo pazzo Vinnie Jones.
(insensibile)
PS: ah, la sola presenza di Adrian Paul per me è un deterrente dalla visione del film. A meno che non sia di nuovo codinato, e allora lo guarderei per il LOL.
Ovviamente approvo l’articolo, non il commento di mungo, scusate la confusione… Tant’e’ che, sapendo che il paragone Vinnie-Eddie era quello che poteva suonare piu’ strano, la foto con i due a confronto l’ho messa io :)
Ma io voglio esagerare, tantopiu’ che dopo un mese di verdure bollite, tofu e riso in bianco sarei disposto a torturare per rientrare nella cultura capitalista e mangiare un po’ di merda chimica ammazzafegato di McDonald e magari una barretta di MArs…
Il successo della cultura capitalista sta’ proprio nel far sentire il consumatore superiore: tu guardi The Heavy sapendo che fa schifo, ne sei assolutamente certa, ma lo guardi lo stesso, ne scrivi compiaciuta, sapendo che altri lo guarderanno solo per poter dire “si fa schifo, ma almeno e’ divertente” e il circolo vizioso continuera’, quando, essendo il film presumibilmente una merda, avremmo fatto tutti meglio a non sapere nemmeno della sua esistenza.
Ok, ho finito, c’e’ un piatto di fegato di capra bollito con contorno di alghe in brodo che mi aspetta
“La figa è Shannyn Sossamon, la Winona Ryder del discount…”
questa, a mio parere, è grave.
@gigi: decisamente stai mangiando troppo tofu, amico mio ;-) Mi spieghi dove hai letto che The Heavy mi ha fatto schifo? A me pare di avere scritto grosso cosi’ che “dopotutto funziona”. E io, a differenza di te, l’ho visto.
Se poi mi accusi di pregiudizi e autocompiacimento, restituisco la confezione con l’apposito sigillo di garanzia integro; rileggiti i miei articoli e capirai che sono la persona sbagliata.
Ah, poi spiegami perche’ dovrei evitare per principio di scrivere male di un film. A parte che e’ in effetti rarissimo che io scriva delle stroncature, questa non-lo-e’. Rileggi anche tutto lo speciale Shutter Island e vedi sia alla voce “stroncature” sia alla voce “discount”.
@Uwe: Adrian Paul ha i capelli tipo Gianni Morandi.
@Casanova: anche quella e’ di Nanni :-D
una sorta di “guyrichieata” vecchia maniera? EVVAI!
Ho visto di recente Rocknrolla e sono rimasto un po’ deluso, (sarà mi ero ammazzato di hype) spero di recuperare con questo.
Concordo con Uwe quando afferma che Vinnie lo si apprezza per i difetti (una sola espressione, movenze di legno, mosquito brain, etc..) più che per i pregi, personalmente dopo averlo visto in the Snatch e Lock n’Stock gli ho accordato una lunga lista di errori che può ancora fare prima di uscire dalle mie grazie. Non ho avuto l’occasione di vedere Mean Machine però, e molti mi hanno detto che è meglio così. (perdonate l’OT)
@ cicciolina: hmm non so come potrei affrontare questa novità…
Devo prima assimilare l’idea.
L’ultima volta che ho provato un film che mi ha consigliato (Pop Skull) ho passato le successive sei ore sdraiato a letto con un mal di testa fotonico e un moment Act…
Va beh, inizio con gli esercizi: Highlander che dice “DAI CHE CE LA FAI!” a vinnie… hmm…
@Jo: Mean Machine piace per due motivi: per Statham che fa il matto, e per tutti gli altri. A Vinnie vuoi bene, e poi, gioca a calcio.
Ah, su Pop Skull specifico prima di confondere le idee dei giovini : era figo eh. Semplicemente mi ha fatto venire un’emicrania col botto, ad altri no. sono io che ho gli occhietti sensibbili.
io nel mio discount non ne ho mai trovato di Shannyn Sossamon.
sapete dirmi il reparto?
cos’è tra i superalcolici e l’intimo?
@Cicciolina: vediamo come risolvo questa… :) sarà che l’indigestione di tofu e noodles mi provoca attacchi di diarrea fulminanti (a proposito del tofu, l’unico alimento che esce dal vostro corpo esattamente come è entrato),a volte scrivo di getto.
Volevo dire che uno degli aspetti della moderna cultura consumistica è quello di far sentire l’utente superiore al prodotto acquistato. somministraargli qualcosa anche solo apparentemente al di sotto del suo livello intellettuale per dargli l’illusione di avere il controllo.
Poi magari ho usato a sproposito le parole “merda” e “schifo”, ma rimane l’idea che sono questi piccoli prodotti di genere che ci piace guardare con più gusto, perchè sono nostre scoperte, ci appartengono di più, privi come siamo di timore e tremore ( e anche la citazione è andata :))
Guarda, se non sei soddisfatta mangio teste di gallina in brodo e vi mando il filmato
@gigi: questo forse vale per l’Italia. Qua The Heavy e’ stato distribuito e lanciato come si deve perche’ imballato di star locali, e lanciato come prodotto buono e giusto, quindi non lo si puo’ considerare esattamente “una nostra scoperta”, o il prodottino senza pretese. Siamo gia’ nella categoria in cui, se avesse fatto schifo come sembra dal trailer, si sarebbe meritato tutti gli insulti del caso. Purtroppo per motivi geografici io e Cicciolina in questi casi abbiamo le prospettive lievemente fuori calibro. Poi lei dice che invece per fortuna non fa del tutto schifo, e mi fido.
@gigi: e’ stato quel “tu” impersonale a mandarmi in bestia. Equivoco risolto. Ora per punizione ci devi scrivere un confronto dettagliato fra il concetto di “deiezione” in Heidegger e le “deiezioni” di tofu che avvengono sui cessi orientali.
@Garibaldi: a volte lo trovi nel banco surgelati, scavando un po’ tra le sottomarche di bastoncini di pesce
Sei sicuramente un cazzo di compagnone invidioso di merda. Ammazzati sfigato! Il film è bellissimo, compresa l’auto che possiedo pure io coglione.
FLAME! FLAME! FLAME!!