
Caprice de diuex!
Il primo ascoltava il walkman, si radeva con una lametta monouso e sfogliava libri di Stephen King. Parliamo di Bub, l’ex militare de Il Giorno degli Zombi di George A. Romero, zombi leggerissimamente evoluto. Poi, prima che sempre Romero dotasse di un minimo di facoltà manuali i suoi morti viventi, arrivò un piccolo film francese: Les Revenants. Termine legato al folklore europeo con cui si indica una persona tornata dalla morte e pellicola del 2004 a firma Robin Campillo. Nel film, in un piccolo paesino della Francia, i morti cominciano inspiegabilmente a tornare. Ma non sono a caccia di carne umana, bensì di integrazione. Muti, particolarmente lenti e scemi, vogliono tornare ad avere un posto di lavoro, a sedersi sul divano davanti alla televisione… Una sorta di film manifesto per i diritti civili dei morti viventi. Se ci pensate, ben oltre le citatissime critiche alla società dei film di Romero. Il passo successivo nell’evoluzione, nella personificazione dei nostri amati zombie, è ancora una volta un film francese: Mutants. Il regista è David Morlet, il quale dopo due corti – e dopo essersi cambiato il nome in un più internascional David Morley – esordisce sulla lunga distanza con questo Mutants. Cosa ha introdotto l’amico transalpino? Siete seduti? Siete pronti? Ok, allora ve lo dico: ha introdotto l’ammore.

A Bub piasce ascultare Povia e guardare diti! Uhmmmmmm!
Trama. I giochi sono fatti: il virus è arrivato e, al solito, ha distrutto tutto. La società come noi la conosciamo non esiste più, i pochi superstiti tentano di trovare un qualche rifugio e i morti viventi vaganoi senza meta, tentando di soddisfare la loro inesauribile sete di sangue e carne umana. Sonia (l’affascinante Hélène de Fougerolles) e Marco (il brutto Francis Renaud, l’unico attore al mondo che ricordo Bub anche senza trucco…), due giovani infermieri, si amano: lei ha da poco scoperto di essere incinta e, dopo essere miracolasamente fuggiti da una città, trovano rifugio in un enorme stabile abbandonato in mezzo alle montagne innevate. La loro unica speranza di salvezza è un segnale radio che viene trasmesso continuamente da un base militare che sembra essere l’ultimo avamposto umano. C’è un piccolo problema: Marco probabilmente è stato contagiato. È entrato in contatto con del sangue infetto. Mentre Sonia, la quale scopre sulla propria pelle di essere immune al virus, si prende cura del suo amato, quest’ultimo comincia un lento ma inesorabile processo di trasformazione. Non solo: mentre già le cose non stanno prendendo una bella piega, arrivano the buzzurrs. The buzzurrs sono dei terribili tagliagole interessati solo alla sopraffazione, alla violenza e a salvare il (loro) culo. Inutile dirlo, ma the buzzurs non sono molto contenti di condividere il tetto con un mostro incline al cannibalismo.

Lei mi tiene questo cerotto per una decina di giorni e vedrà che mi torna come nuovo
L’esordio di Morlet, ufficilamente, non è un bel film. Registicamente il ragazzo è inesperto e, anche se l’ambientazione gioca a suo favore, combina un sacco di pasticci. Raccordi a vanvera, sequenza d’azione particolarmente confuse e poco inventive e – come scrittura – una delineazione dei personaggi di contorno non certo esaltante. Ma il suo interesse è un altro: quello che vuole raccontare è come in uno zombie possa persistere, anche dopo che il cervello se n’è andato in pappa e il bisogno di sangue è diventato insaziabile, un sentimento come l’ammore. Pensateci bene: non solo più zombie che sfogliano libri di King o che brandiscono armi, ma zombie che dopo notti insonne passate a vagare per quella landa desolata che è diventata la terra, guardano la luna e pensano alla propria amata. Per noi spettatori cambia qualcosa? Non molto, ad essere onesti. E se l’idea sembra essere perfetta per un bel corto, qui le cose forse si fanno più lunghe del dovuto. La parte più interessante è quella in cui i due realizzano che il loro destino è segnato, che la loro storia d’amore non potrà avere un futuro, ma di come nonostante tutto tentino di andare avanti. Avete presente quando nei film di zombi qualcuno si trova costretto a sparare in da la fazza a una persona cara per salvarla dal contagio? Beh, ormai nessuno ci pensa su neanche un secondo, giusto il tempo di un luccicone e poi si tira avanti. Il risultato maggiore di Mutants è quello di farci sperare in qualcosa di diverso. Per il resto, nulla di nuovo.

Non penso che le sue cure mi stiano aiutando...
DVD-quote suggerita:
“Non amarmi perché vivo all’ombra del mio lato oscuro e mangio carne umana”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
anche in Zombie Honeymoon veniva affrontato il tema romantico,no?
poi vabè…il ritorno dei morti viventi 3 era TUTTO sull’amore.
e lei era una gran fica.
(particolare che mi fece comprendere i necrofili per un’ora e mezza….poi,rinsavito, sono tornato a Jenna Jameson….poi inaspettatamente la stessa Jenna mi ha di nuovo riportato a comprendere la necrofilia con Zombie Strippers…papà leone direbbe che questo è il grande cerchio della vita)
questo Mutants differisce da questi precedenti zombeschi tanto da essere un’evoluzione del genere morti viventi?
(chiedo, sono curioso a ‘sto punto)
ma ‘sta cosa del “cambio nome che sinnò non vendo” si fa ancora così tanto? Pensavo l’avessimo abbandonata con l’arrivo dell’euro. Ma è una vera necessità o una fuffignosa scusa per nascondere scarse capacita?
Inoltre, l’ultimo fotogramma mi fa venire voglia di grigliata mista, è normale? Sono infetto?
Il ritorno dei morti viventi 3 e’ il mio equivalente del Titanic, cotta mostruosa per lei inclusa.
Melindona Clarke in quel film è la ragione per cui ella è chiamata “Melindona Clarke”.
Gli zombi che reclamano i loro diritti civili mi ha ricordato quel mezzo capolavoro i “Homecoming” di Dante.