Io non so chi di voi ci ha fatto caso (domanda trabocchetto, l’abbiamo scritto nel calendario e chi non lo sa non è un vero fan e mi offendo), ma quest’anno cadrebbe l’ipotetico 70esimo compleanno di Bruce Lee se fosse ancora vivo.
Per festeggiare, ecco che con sette mesi di anticipo (…) esce l’ennesimo documentario… ma fermi tutti, non ne parleremmo se non avesse un decoroso motivo di esistere.
Sono due i problemi con i documentari che hanno per argomento un soggetto su cui si sono spese tante di quelle parole che in confronto Iron Man 2 è un film d’azione: 1) avere senso per chi non ne sa un cazzo; 2) avere senso per chi sa già tutto.
Sotto il nome Bruce Lee: the immortal dragon si nascondono in realtà due vecchi documentari di 45 minuti l’uno, restaurati per l’occasione e decorati di contenuti speciali.
Il primo è quello che dà il titolo alla confezione, notoriamente uno dei migliori in circolazione, e devo ammettere che effettivamente nella sua durata sintetica fa un gran lavoro. C’è più o meno tutto quello che c’è da sapere, raccontato con cognizione e senza eccessivo sensazionalismo: la cronologia è rispettata con equilibrio fra le parti, gli avvenimenti più importanti sono puntualmente citati, e non c’è niente che io non abbia già visto/letto in altri documentari/libri, cosa che considero arbitrariamente come una prova di accuratezza minima sindacale. Il precisone potrebbe obiettare che, quando si tirano in ballo gli aneddoti più noti, si tratta pur sempre della versione tramandata dalla famiglia Lee, qui puntualmente presente con la moglie Linda, la figlia Shannon e il fratello Robert: si tratta di storie che i soggetti in questione raccontano periodicamente da oltre 30 anni, e che nel corso del tempo hanno raffinato ormai in forma mitica – mi riferisco ovviamente soprattutto allo scontro che Bruce avrebbe avuto con un rappresentante della comunità cinese che non voleva che lui insegnasse il kung fu agli stranieri, per il quale esiste la versione dei fatti canonizzata da Linda (Bruce lo umiliò in pochi minuti) ma anche più di una versione contrastante (chi dice che durò mezzora e finì in pareggio, chi dice che tutta la faccenda non è mai avvenuta). Ma in 45 minuti non c’è tempo per approfondire o allungarsi in supposizioni, e l’aneddoto in questione è più importante per le sue conseguenze (Bruce, in ogni caso insoddisfatto, fu ancora più determinato nel teorizzare la forma di combattimento più efficace possibile) che per la veridicità del fatto in sè. Parlando di supposizioni lascia invece un po’ di sasso come si decida indelicatamente di affidare la narrazione della morte del Piccolo Drago alle parole di Linda, la quale descrive Betty Ting Pei – nella cui casa Lee collassò senza più risvegliarsi – come “un’attrice che Bruce pensava potesse essere adatta per il suo prossimo film”, omettendo non solo (comprensibilmente) le numerose speculazioni sul fatto che si trattasse in realtà della sua amante, ma persino che si trattasse di una nota star del cinema erotico (più una Edwige Fenech che una Moana Pozzi).
Tutto questo funziona comunque benissimo come onesta ed equilibrata sintesi della vita di Bruce, e lo consiglierei vivamente come punto di partenza per chi non ne sa una minchia.
Passando al reparto “chicche per gli altri”: abbiamo svariate immagini dai film che Bruce girò a Hong Kong da monello tra i 6 e i 18 anni; abbiamo qualche backstage da Il Calabrone Verde; a simboleggiare le sue apparizioni meno famose, invece dei soliti Longstreet e L’investigatore Marlowe abbiamo una rara sequenza da Here Come The Brides; abbiamo filmati privati di Bruce che si allena nel giardino di casa con Steve McQueen e James Coburn; abbiamo filmati meravigliosi del figlio Brandon a 2/3 anni che tira i suoi primi pugnetti all’aria in cui si vede troppo che il padre gli ha già insegnato a caricare tutto il corpo e che se mi avesse colpito mi avrebbe fatto malissimo.
Il secondo doc è all’apparenza più pericoloso: trattasi infatti non di una cosa a sè, ma di un episodio della serie Famous Families presentata da Mariel Hemingway, intitolato “Action Speaks Louder” e dedicato alla famiglia Lee. È il tipo di operazione da cui di solito ci si aspettano le peggio cazzate, e invece qua hanno agilmente risolto il problema semplicemente remixando il documentario precedente. Si tratta quasi completamente della stessa cosa: stessi capitoli, stessi filmati, stesse interviste, con poche differenze. C’è un maggior numero di spezzoni inediti, soprattutto di Lee da bambino, e gli ultimi 15 minuti pongono maggior enfasi sul resto della famiglia, dalla triste fine di Brandon a uno dei vari saltuari tentativi da Shannon di buttarsi nel cinema di botte, che nel doc viene trattato come l’inizio di una nuova carriera mentre trattasi molto più verosimilmente di un episodio isolato – nemmeno il primo – fatto in un periodo di particolare noia e/o necessità economiche. Visto il contesto, scappa anche qualche esagerazione in più, come quando dicono che Brandon fu un’icona delle arti marziali negli anni ’90 mentre in realtà fino a Il Corvo non se lo filava più o meno nessuno (e lo so perché al cine a vedere Resa dei conti a Little Tokyo e Drago d’acciaio, in pieno agosto, c’eravamo solo io e mio fratello). Per cui: preso a sè, trattasi di una cosetta infinitamente più interessante di quanto fosse lecito sospettare, ma nel contesto di questo dvd è un’aggiunta per lo più inutile in quanto trattasi all’80% di cose appena viste nel documentario precedente.
Conclude il pacchetto una serie di bonus abbastanza random, ma non privi di interesse. Abbiamo innanzitutto una minicronologia dei documentari su Bruce Lee, a dimostrare che i compilatori di questo dvd sanno il fatto loro e non sbattono in commercio cose a vanvera; abbiamo il primo leggendario screen test effettuato da un 24enne Lee durante il provino per la mai realizzata serie tv dedicata al “Figlio n. 1” di Charlie Chan, già mostrato a spezzoni in svariati documentari ma qui presentato in versione integrale restaurata; abbiamo un paio di screen test per Il Calabrone Verde, nei quali temporaneamente il protagonista non è interpretato da Van Williams; abbiamo l’intero script del terzo episodio crossover tra Batman e il Calabrone Verde, contenente la mitica zuffa tra Kato e Robin.
Insomma: acquisto tutto sommato consigliato, per cui in chiusura, per festeggiare, vi piazzo il miglior segmento della storia della televisione mondiale tutta:
httpv://www.youtube.com/watch?v=USlnfTGlhXc
Ogni volta che lo guardo non riesco a credere che si tratti di un’intervista spontanea e non di un pezzo di un film (a parte l’orribile aggiunta finale, colpa del tizio che l’ha messo nel Youtube).
Bruce, rimarrai sempre il numero uno.
DVD-quote suggerita:
“Interessante sia per chi sa già tutto che per chi non sa una minchia”
Nanni Cobretti, i400calci.com
L’unica domanda da farsi attorno a Bruce Lee è: se non fosse morto, chissà in quali film avrebbe recitato negli ultimi 37 anni?
Bruce Lee uber alles
Personalmente ho trovato interessante il documentario “how bruce lee changed the world” (2009) dove si pone l’attenzione sulla sua influenza socio-culturale; immagino to lo conosca.
L’avevamo presentato, poi e’ finita che, spaventato da Brett Ratner, non l’ho mai guardato. Rimane fondamentale a mio avviso Bruce Lee: la leggenda, che presenta il girato intergrale di Game of Death ed e’ in assoluto la cosa piu’ bella che Lee abbia mai fatto davanti a una cinepresa.
Giusto Nanni, il filmato integrale di Game of Death è meraviglioso. Chissà che film sarebbe stato…
Ecco un ottimo post che mi riconcilia con la vita e con il mondo: poter leggere qualcosa su Bruce Lee per me è sempre un piacere.
Parlando di “Game of Death”, qualcuno sa dirmi qualcosa di “Finishing the Game” di Justin Lin, dovrebbe essere una sorta di mockmentary, vale la pena?
@gigi: e’ una sciocchezzuola leggera leggera girata in vacanza con pretese di accuratezza uguali a meno di zero, ma infila due o tre battutine di quelle che poi ti trovi a citare per un po’. Io lo consiglio comunque.
le ali sono meravigliose! l’uomo può volare!
grazie per il consiglio, mi hai (anche) risolto un problema per un regalo di compleanno.
“in realtà fino a Il Corvo non se lo filava più o meno nessuno”
Già,
oltretutto sembra che Brandon non amasse particolarmente il kung-fu cinema. Non gli interessava imporsi come nuovo eroe marziale ma come attore. Sfruttò la situazione solo per arrivare a meta.
E infatti c’e’ un bello spezzone in entrambi i documentari in cui gli chiedono se intende seguire le orme di suo padre, e lui risponde “Se intendete nel senso di fare dei film di qualita’, assolutamente si’. Se intendete nel senso di imitare quello che faceva, e diventarne la brutta copia, assolutamente no.”
Gent.mo,
Personalmente ero piccola per appassionarmi alla filosofia e tutto il Mondo celato dietro ad una figura Immortale come ilMaestro Lee. Da donna romantica negli ultimi mesi sono capitolata innamorandomi della sua persona filosofica e fisica , notando i cambiamenti proprio fisiognomici del viso con l assunzione di certe cose specie per ottenere
La posizione dello Spider.. ho controllato minuziosamente parlando con dottori come un fisico orientale e quindi con delle effettive divediversità genetiche. Insomma me ne son sbattuta delle teorie mediche e credo lui abbia avuto solo due grandi sfortune nella vita una moglie finta buona ed un Amante peggio di gran lunga della mogliettina di origine Austriaca. Mi chiedo come ha potuto un genio della concentrazione come lui aver potuto optare per due stronze mantidi religiose.
Scusate il finale non proprio alla mia persona,ma purtroppo mi sono innamorata di un trapassato.
Tailiu