Dannatissimi, piccoli e sbrigativi, ma soprattutto ULTIMI, commenti sugli episodi di quella serie televisiva di merda che è Fear Itself, prodotta da Mick Garris. Nunca Mas, Mick Garris! Nunca Mas!
EPISODIO 12 – Echoes, Rupert Wainwright, 2008
Trama: Un povero babbo cambia casa. Appena arrivato nella sua nuova villona a due piani pagata pochissimo, comincia a sentire delle voci e ad avere delle visioni: sembra rivivere la vita di un vecchio inquilino dello stabile, Maxwell, un pugile un po’ suonato degli anni ’30, fidanzato con una ballerina un po’ zoccola. Visto che le visioni sono tutte girate con un viraggio molto vintage e che si vede sempre del sangue, intuiamo che tra i due le cose non sono andate benissimo. Le visioni peggiorano sempre di più e, mentre il povero babbo si innamora di una uguale uguale alla ballerina un po’ zoccola, ci si fa tante domande. Tra cui citiamo almeno: perché il babbo ha queste visioni? Perché sembra che la storia sia destinata a ripetersi? Vivere in un casa dove è stato commesso un fatto di sangue porterà qualcuno a uccidere qualcun altro? E soprattutto: perché una molto gnocca ne vuole da uno molto babbo?
Giudizio Lapidario: Ovviamente una ciofeca. Ma dal regista di Stigmata, del remake di The Fog e di U Can’t Touch This di Mc Hammer non è che ci si potesse aspettare molto di più. Diciamo che è perfettamente in linea con gli altri episodi della serie: una merda. (Mi sono rivisto il video di U Can’t Touch This. È sicuramente la vetta artistica di Wainwright.)
Sottogenere: thriller psicologico dove a un certo punto il protagonista viene ipnotizzato e parla con la voce di un altro.
Woody Woodpecker (a.k.a. quell’attore che mi fa morire): Maxwell, il pugile suonato, è interpretato da quella grande cartolaccia di Eric Balfour. Questa megacanappia è il Gabriel Dimas di Six Feet Under, il Milo Pressman di 24 ma, per noi amici di filmettini horror, è Kemper, il ragazzo di Jessica Biel nel remake di Non Aprite Quella Porta. Scopro ora che ha anche fatto un mezzo porno dal titolo Lie With Me e un film per la TV dal pregiato titolo Dinoshark! Bomba.
Cosa resterà di questo episodio?: Di questo episodio resterà il fatto che guardando questa ciofeca mi sono reso conto di essere un persona di rara e raffinata cultura. Ma proprio una roba fortissima. Tipo che magari un giorno ci incontriamo e tu mi chiedi: “Oh, ma hai per caso visto l’episodio Echoes di Fear Itself?”. E io con fare disinvolto ti dirò: “Ma quale? Quello diretto da Rupert – il regista di MC Hammer: 2 Legit – The Videos – Wainwright? Ah, sì, certo, è quello che cita l’immortale poema The Wild Party di Joseph Moncure March, il libro più amato di William Borroughs. Pensa che io custodisco gelosamente sotto teca cristallina la versione illustrata da Art Spiegelman…”. Non si spiega per quale motivo si sia andati a pescare una così alta fonte per un episodio di una serie horror così accazzo.
Maccosometro: C’è un momento in cui il protagonista fa la faccia assorta e si chiede: “È possibile che io senta gli echi delle azioni dei precedenti inquilini e che questi echi influenzino poi la mia vita?”. La risposta è ovviamente “No!”. Volendo però potete sostituire il No con un Maccosa gridato forte. Provate: “È possibile che io senta gli echi delle azioni dei precedenti inquilini e che questi echi influenzino poi la mia vita?” “MACCOSA!!!!”. Daicazzo.
Una foto, cento parole:
EPISODIO 13 – The Circle, Eduardo Rodriguez, 2008
Trama: C’è uno scrittore horror in crisi. È affetto dalla terribile “crisi dello scrittore horror che ha fatto tanto successo con il primo libro scritto con uno pseudonimo ma adesso è tantissimo che non scrive un cazzo e passa le giornate a guardare fuori dalla finestra mentre la moglie comincia a chiedersi se per caso non ha sbagliato a sposarlo e forse faceva meglio a sposare uno con un lavoro fisso tipo un bancario“. Durante la notte di Halloween è in ritiro in un isolato chalet di montagna per ritrovare l’ispirazione e scrivere un altro successo. La moglie, evidentemente molto preoccupata per la crisi del marito, ha però invitato a sorpresa i suoi editor. Mentre il povero scrittore è lì che si puppa un mega cazziatone sul fatto che deve scrivere “perché se no qui tocca tirare la cinghia e andare a fare la spesa al discount”, bussano alla porta. Chi potrà mai essere a quest’ora tarda della notte di Halloween in un isolato chalet di montagna? Niente di più facile: sono due bambine travestite una da Cappuccetto Rosso e una tipo da Biancaneve, scomparse anni addietro proprio durante la notte di Halloween dopo essere incappate in un rito satanico fatto da alcune streghe mediamente gnocche. Le due bambine fantasma non solo sono bambine fantasma, ma hanno anche un pallino di sangue in fronte e in mano un libro di pelle umana scritto con il sangue. Che cosa contiene il libro (per la cronaca firmato con lo pseudonimo dello scrittore in crisi)? Niente di più facile: il racconto della serata. Cioè, tenetevi forte, racconta di uno scrittore in crisi chiuso in un isolato chalet di montagna insieme alla moglie e ai suoi editor che riceve da due bambine fantasma un libro che racconta quella notte. Ah, nel frattempo all’esterno succede quanto raccontato dallo scrittore nel suo primo libro: l’oscurità, il buio, si anima e oltre a mangiare la fazza alla gente, la infetta trasformando tutti in simil-zombie affamati di carne umana.
Giudizio Lapidario: Non so… sarà che essendo l’ultimo episodio – a.k.a. la fine di questa specie di tortura che mi sono autoinflitto (e che ho inflitto anche a voi e per cui vi chiedo umilmente perdono) – non l’ho trovato malissimissimo. Certo, siamo sempre dalle parti della megacazzata, ma è un filo meglio degli abissi di mediocrità che l’hanno preceduto. Saranno state le citazioni kingiane, sarà stato il caro e vecchio tema dell’assedio, sarà perché ti amo, però insomma The Circle si porta a casa un 6.
Sottogenere: metaletterario zombesco d’assedio. Con un pizzico di rito satanico. Si puntava evidentemente all’en plein.
Woody Woodpecker (a.k.a. quell’attore che mi fa morire): La moglie impicciona del povero scrittore in crisi è Ashley Scott, ovvero la moglie di John Cena rapita dal sosia del cantante dei Flaming Lips in 12 Rounds. La bionda ha fatto anche tante altre cose belle: in televisione ha preso parte a Jericho, Dark Angel e Birds of Prey. Per quanto riguarda il grande schermo, la si vede per 4 secondi in A.I., un po’ di più in S.W.A.T. e in The Kingdom. Qui è gonfia come Claudio Brachino.
Cosa resterà di questo episodio?: La follia di un plot che mette insieme talmente tanti spunti che ci si potrebbe fare almeno 4 episodi (che fortunatamente non faranno MAI). E una sequenza di tensione con – udite udite – un buon uso del fuori campo. Incredibile.
Maccosometro: Beh, all’inizio la magica parola Maccosa è stata detto tantissime volte di seguito. Modello mantra. Maccosamaccosamaccosamaccosamaccosamaccosamaccosa. Il mio Maccosometro stava quasi per esplodere. Poi però devo ammettere che tutto è rientrato nella normalità. Un paio di maccosa e via sereni.
Una foto, cento parole:
STOP! HAMMERTIME.
Eric Balfour: un uomo, una canappia, una mascella, una leggenda, ma soprattutto un illustre sconosciuto
tutto questo per chiedere: sara’ candidato ai sylvester come best mascella?
In pratica The Circle = Alan Wake? CAN’T TOUCH THIS!
…andiamo bene…
Congratulazioni a Casanova per essere arrivato fin qui ancora in grado di scrivere coerentemente, sei riuscito in un impresa in cui molti avrebbero desistito.
Primo episodio: speriamo che il regista non si metta in testa di fare un remake dell’unica cosa che gli sia mai riuscita in carriera: il video di “U can’t touch this”, ad oggi sarebbe capace di scazzare anche quello, viste le opere successive al summenzionato lavoro.
Secondo episodio: mi ha preso molto, al di là di accettare ad minchiam un libro scritto con il sangue da due bambine inespressive nel bel mezzo di una foresta. Sarò malato, ma questo episodio me lo sono rivisto 2 volte senza annoiarmi a morte come alla prima visione di tutti gli altri(non riesco a ricordare se posso escluderne qualcuno, tanto mi ha preso la serie, quasi quasi mi veniva da sussurrare un “arridateci masters of horror”, ma sembrava troppo per il mio fegato).
Cordialità
Attila
CASANOVA TI ODIO!!!
Ho fatto le 6.45 a guardare su youtube video coatti anni ’80!!!
Un magone, porca puttana!!!
Sentivo il sapore della Coca Cola delle feste delle medie mentre andavano le canzoni!
Dai, non le linkare ‘ste cose, cazzo!
Ora mi tocca andare su Facebook a vedere se c’è qualcuno che ha messo su un gruppo dedicato a quanto erano belli gli spot delle merendine.
Io non ci vengo più sui 400 calci.
Vabbè, non è vero che non ci vengo più, perchè sullo spazio commenti dei Gufi Sumeri c’è quella discussione che fa riderissimo con i due matti che vogliono farci capire che gli alieni ci sono e noi poveri stolti non sappiamo ma presto sapremo e gesù era tipo un alieno (così ho capito io, potrei sbagliarmi perchè non parlo il Mattese).
Però cazzo, prima Chewinggum e poi Mc Hammer.
Cioè, è un continuo…
in realta’ mc hammer e’ un alieno…
Gufo Sumero Alieno, per essere precisi…
Probabilmente qualcuno l’ha già detto…però volevo avvertirvi che ogni martedì alle 23 sul canale digitale cielo fa Fear Itself :p
Martedì scorso ho visto l’episodio 8 Skin&Bones :D
Caro Casanova, scrivo per la prima volta sui 400 calci per una umile richiesta.
Devi sapere che, dopo aver letto attentamente la rubrica su Fear Itself, e avere altrettanto attentamente travisato quello che ho letto, ho dedotto che Masters of Horror dovesse essere per forza una serie meravigliosa, e mi sono pappato tutta la prima serie in inglese.
Ora, ciò che mi rimane di questa esperienza avventata sono, credo, due o tre episodi passabili, qualche perla/citazione colta/tocco di regia carino, e un SACCO di tette al vento.
Pertanto, al fine di rimediare a una colpa che non hai, potresti lanciare un bel rubricozzo su Masters of Horror?
Ho bisogno di una chiave di lettura che mi convinca di aver visto un capolavoro.
Grazie a priori!