Dato che siete tutti italiani immagino che siate tutti stati in vacanza a New York almeno una volta nella vita, no? Mi stupirei del contrario. Ecco, avete presente quando arrivate a Manhattan la prima volta e state sempre a naso in su come dei beoti e ci sono i tombini che fumano ed è proprio tutto come nei film e vi sentite fighi e vi sembra che qualunque cosa facciate sia una figata? E vi comprate un hot dog al baracchino e ci mettete sopra il ketchup e VI FATE FARE UNA FOTO MENTRE LO MANGIATE perché siete a NYC e tutto è una figata? È vero o no? È vero. E ora vi chiedo: se l’uomo degli hot dog vi avesse consegnato un panino tutto spalmato con la merda dei cani, voi non l’avreste ritenuta comunque una figata perché, cristo, siete in America? E non vi sareste fatti fare una foto lo stesso, voi sorridenti col vostro panino di feci?
Ecco, stessa cosa Tsui Hark. Era il 1997 e l’osannato regista di Once Upon a Time in China e The Blade girava il suo primo vero film americano con gli attori occidentali. Ed era talmente contento – quanti soldi! quanti gadget! e gli attori famosi! e se chiedo un treno mi danno un treno, se chiedo Orso Maria Guerrini mi danno Orso Maria Guerrini – ma talmente contento che lo sceneggiatore Don Jakoby gli ha consegnato una cartata di fumante letame – fumante divertentissimo letame, siamo onesti – e lui ci si è fatto fare una bella foto sorridente mentre in quello STERCO ci affondava la faccia e la carriera. Ed ecco, signori: Double Team.
Qual è quel film con Van Damme che fa le prove di apnea nella vasca da bagno? Il film coi cybermonaci mattacchioni nella catacombe di San Clemente? Il film con Dennis Rodman come spalla comica? Il film con una scena in piazza Navona dove Van Damme è travestito da giovinastro drogato e un carabiniere a cavallo inizia a crivellare gli invitati a un matrimonio e scappano tutti e c’è PAOLO CALISSANO? La risposta è sempre una: Double Team. Un’insalatona immane che procede nella più sfacciata ignoranza della maniera cristiana di narrare una storia in modo minimamente coerente, e tutto a vantaggio di cosa? A vantaggio del ritmo e della volontà di accumulare SPROPOSITI di demente spettacolarità a uso trastullo per le masse. E per quanto non sappia distinguere le buone trovate dalle trovate aberranti e firmi il film peggio recitato della storia (e includo il doppiaggio italiano di Shaolin Soccer), oh: Tsui non ha ritegno alcuno e ci piace così. Non so se il caro Hark fosse davvero convinto di quel che faceva, ma a uno che cerca così sfrontatamente di divertire ma cicca così clamorosamente i gusti del grasso pubblico di riferimento (il quale cerca sicurezze, ottusità, vecchiume, pseudo-coerenza), io gli dico bravo in ogni caso.
Ma veniamo a noi. Mickey Rourke nel 1997 era a metà. Undici anni prima del grande ritorno, undici anni dopo la grande fama. Era a metà anche nel fisico: ormai non più il ribaldo ganassino da cui tutte volevano farsi imboccare ciliegie, il nostro aveva già iniziato a pomparsi di palestra e steroidi vari, e in questo film vanta un fisico da culturista agli esordi – ma ancora credibile, ancora spacciabile per naturale – che nei lustri successivi diventerà quella specie di cofano in cuoioplastica che tanto amiamo. In Double Team Rourke fa Stavros, supercattivo in cerca di vendetta verso chi gli ha ucciso il figlio e anche verso chi lo ha relegato in un ruolo tanto piatto e babbeone. Puro villain di comodo, usato per mandare avanti la storia e esaltare per contrasto il dramma (…) interiore (…) del povero Van Damme. Insomma, un ruolo quasi peggio di quello in Iron Man 2. Ma qui siamo nel 1997, e i ruoli da cattivo sprecato non erano zuccherini per la rinata superstar, bensì briciole per l’ex sex symbol in declino. E in Double Team il povero Mickey ha davvero poco da fare, anche perché – correggetemi se sbaglio – nelle scene di botte coreografate da Sammo Hung c’è più controfigura che Rourke. O comunque, anche se è lui, non c’è verso di vederlo in faccia. Eppure il futuro relittone tenerone che amate amare c’è già, qualche istante alla volta: i suoi teneri abbracci al figlioletto sono l’unica cosa del film che si possano dire recitazione, e in un contesto in cui Rodman e Van Damme si cimentano in duetti brillanti da far rimpiangere i tempi comici di Arnold, Rourke ne esce che pare John Gielgud.
Ma tutto questo che importanza ha, in un film che come finale ha Van Damme costretto a lottare contro una tigre in un’ARENA ROMANA MINATA?
Concludendo, questo è un film che non ha portato bene a nessuno: Rodman avrebbe fatto The Minis. Tsui non si guadagnò la peggior reputazione di un regista orientale negli USA solo grazie a Chen Kaige, ma ci andò molto vicino. Paolo Calissano si sa in che storiacce è finito. Van Damme di lì a poco avrebbe fatto Hong Kong Colpo su Colpo, che guarda caso era ancora di Tsui Hark, gli andò ancora peggio (c’era Rob Schneider) e allora disse basta a Tsui Hark.
L’unico che se la cavò fu Rourke: sì, finì più in basso di tutti e passò dieci anni in un inferno di cui ancora porta i segni. Ma non sareste stati disposti a fare lo stesso pur di avere una parte in The Expendables? C’è gente che per un cameo in quel film, cazzo, governerebbe la California.
primo! chè io so cosa bisogna commentare nei 400calci…
non sono mica una fighetta, io!
e poi a me amici non piace, a parte la scena di dove lei apre la porta e c’è lui con la testa infilata in un tacchino del ringraziamento.
altro che la torta di ‘american pie’.
Cioè, xXx era praticamente la STESSA cosa ma è stato ricoperto di gloria. Mondo infame. :_(
Ammetto che a suo tempo ero rimasto ipnotizzato dall’altissimo ritmo ed ero uscito ingasato. Riguardandolo devo malinconicamente confermare l’impressione di Luotto: si’, e’ il film peggio recitato della storia. Peggio di Hellbound con Chuck Norris. Peggio di Shaolin Soccer doppiato. Peggio di Asia Argento in xXx.
Nelle intenzioni di Hark questa doveva essere la sua risposta al Face-Off di Woo, se non vado errato. Tanto è vero che il plot ha più di un’assonanza.
Credo che con questa sua “risposta a Face/Off” Tsui Hark oltre alla sua carriera fece crollare pure quella di John Woo di riflesso.
Cio’ che rimane e’ pero’ uno dei miei stralci di intervista preferiti di tutti i tempi.
Gli chiesero se era stato piu’ facile dirigere Dennis Rodman o la tigre.
Lui ci penso’ un attimo, serissimo, poi rispose “No beh, a Dennis Rodman se gli ripeti le cose prima o poi le capisce…”
il problema di Tsui Hark è che nei suoi film non si capisco un cazzo. Il ritmo è frenetico, ma si perde la bussola, cioè non sappiamo più dove siamo, si violano regole inviolabili. A Woo non succede, eppure giraVA scena d’azione anche con 15 cineprese. Temo che Hark, che fu produttore di Woo, non sia un bravo regista di action, forse perché Hark è un produttore. Hark credo non abbia talento se non per la noia.
Asia A. in XXX ha i denti a punta, come i mostri. Nella scena del pranzo con Vin Diesel, dove ti chiedi come mai abbiano accoppiato due attori uno più brutto dell’altro, al limite della deformità, si vede che Asia ha i denti a punta, come in Devilman.
Sti cazzi…
@ Harry Piotta
tsui hark non è john woo, ma quando si impegna crea delle scene d’ azione da cardiopalma ( vedi time and tide ), il problema come dici te è che le scene di raccordo sono mero riempitivo di noia.
@Jess, siamo d’accordo ma secondo me le scene di action pura, che appunto dovrebbero rappresentare il tocco virtuosista, l’attimo interminabile (che io riconnetto, come istanza del cinema d’azione pura, al momento fondativo dello stesso, e cioè al Kubrick di Rapina a mano armata), risultano confuse, caotiche, accozzaglia di frammenti di spazio che non raccontano nulla, e pertanto anche quelle, sì, terribilmente noiose.
In hard Boiled di Woo c’è un numero incalcolabile di inquadrature, eppure nemmeno per un attimo l’azione si avvita su se stessa, perdendo l’assetto “rinascimentale” di collocazione del soggetto.
Hark ha il budget, Woo il talento.
E tutto cio’ solo perche’ la saga di Once Upon a Time in China non e’ mai uscita in Italia :’-(
@harry
woo è un regista a tutto tondo e solo in seguito un regista action. Ogni scena , anche quelle solo dialogate, sono sorrette da una poetica che si rifà a peckinpah e melville ma infine estremamente personali. Il paragone con Hark è ingiusto.Il buon tsui vuole solo girare scene d’ azione fuori di testa ad un ritmo disumano e siamo d’ accordo; tuttavia per quanto vuote esse siano come dici tu ,non le definirei noiose.
@nanni
io ho visto in italiano C’ era una volta in cina ed america, non so se conta
@Sensei Nanni,
in veritò ho visto la pentalogia, però appunto mandando avanti veloce e con una birra da 3000cl in mano. Non fa per me.
@jess,
pur amando Woo, temo che a mio avviso gli unici motivi di interesse siano le scene d’azione. Tutto il resto è largamente riproducibile da qualunque altro regista, anche in ambito Telenovelas brasiliane. Credo che Woo sia la cima, Lam un punto intermedio e Hark l’ultimo della classifica, cioè quello che fa il film da supermercato (ambientato nel supermercato)
@ Harry
E’ vero che woo è spesso melodrammatico nelle scene non action, però in alcuni film come bullet in the head e la battaglia dei 3 regni queste sono sincere e genuinamente commoventi. Sono pochi , a mio parere , i registi in grado di farti appassionare realmente ai personaggi come ha fatto Woo in diverse occasioni.
@Jess,
Bullet in the head mi ha emozionato moltissimo. Senza mai dimenticare anche un film come The Killer. Tuttavia mi sembrano eccezioni alla regola. Il cinema consueto di Woo è commedia un pò sciocca, con tocchi di melò e danza tra i proiettili. Pensa ai 2 A better tomorrow. Non sono emozionanti, almeno per me. E mischiano commedia, noir, melò e azione.
Il II ovviamente è qualcosa di unico: dopo la sparatoria finale, il cinema d’azione non è stato più lo stesso. Anzi diciamo che quella scena ha rifondato il genere. E poi, da quel momento, a tutti noi è apparso lo stuzzicadenti in bocca e l’impermeabile sulle spalle-
Lo zio Lung
in questa perla di film i carabinieri guidano auto della polizia, nessuno l’ha notato?
La trama è un tale agglomerato di cazzate che ci si imbarazza a prenderla in considerazione. Se lo si accetta per la cazzatona che è comunque è divertentissimo.