All’uscita di Kill Bill misi gli occhi su un articolo di Curzio Maltese sulle pagine del Venerdì di Repubblica. Ve lo faccio leggere perché merita. Cliccate forte qui. Se non l’avete fatto vi capisco ma, siccome mi girano veramente le palle, vi copio e incollo la frase migliore: “Non si capisce il senso di questa specie di versione dark di Charlie’s Angel incentrata sulla figura di una Terminator con sciabola, sia pure molto sexy come Urna Thurman. Se non quello di andare incontro ai gusti del pubblico degli adolescenti americani, che Contribuisce al settanta per cento del mercato globale e riceve in cambio stragi a raffica. Poi si lamentano se ogni tanto qualcuno prende il mitra e fa fuori la famigliola, i professori e i cari compagni dei liceo“. La copio e incollo senza toccarla, lasciando Urna Thurman, la punteggiatura accazzo e quella C maiuscola su Contribuisce, perché la mia fidanzatina Prussia Kar-Wai tra le altre cose fa anche la correttrice di bozze. E qui mi sembra che ce ne sia tanto bisogno.
E pensate amici che ho detto una cazzata, perché quella che vi ho appena fatto leggere NON è la frase migliore. La più bella in assoluto è questa: “La violenza è il massimo luogo comune dei cinema americano. in Pulp Fiction era smontata e resa ridicola, qui Tarantino si sottomette al culto. Piace tanto al pubblico che, dopo il milionesimo assassinio sullo schermo, gli attori-killer più efficaci ricevono in premio il governo della California. Agli storici toccherà il compito di analizzare il fenomeno della crescente ferocia di Hollywood, che tanto ricorda i circenses di fine impero, come suggeriva anche Il Gladiatore. Soltanto che qui, secondo i canoni del genere, il buono non muore e minaccia una seconda parte, soprattutto se la prima avrà incassato bene. Per questo anche è importante non andare a vedere Kill Bill Volume I“. Ma come, la minaccia del secondo? Viene quasi da pensare che Maltese fosse convinto che se gli incassi del primo film fossero stati deludenti, il secondo non sarebbe poi arrivato a vedere il buio delle nostre sale. Beh, mannaggia, è strano. Anche perché immaginavo fosse compito dei giornalisti informarsi prima di scrivere (possibilmente non delle fesserie).
Oggi, sfogliando laRepubblica, trovo una recensione di Curzio Maltese su I Mercenari. Il film si porta a casa un voto grafico di due palle, equivalente a un “si può perdere”. E vabbeh. L’articolo in questione però spiega per quale motivo ci si può esentare dalla visione (Spoiler: non è per evitare che facciano il seguito. LOL). “La trama de I Mercenari è un’invettiva contro l’intelligenza degli spettatori. Ma che importa? Qui conta soltanto il testosterone sparso a piene mani“. Avete capito? Siamo dalle parti delle sottili analisi. In un film action c’è poca storia e degli attori muscolosi. Incredibile. Si continua con: “Sylvester Stallone ha perfezionato con gli anni un’immobilità facciale propria di alcune specie ittiche“. Che ridere, amici. Cioè, Stallone è tipo uno stoccafisso. Che brillante, caustica ed inedita intuizione. Ma poi – veramente – che ridere.
Si conclude poi con una nota dolente, in grado di farci aprire gli occhi sul nostro arretrato Paese: “E’ tutto talmente improbabile, patetico, nostalgico degli orrendi anni Ottanta, che per reazione I Mercenari fa quasi tenerezza e, a tratti, diverte pure. Con tenerezza e divertimento in America è stato accolto, riportando il vecchio Rocky agli onori del box office. Figurarsi se non succede da noi, dove gli anni Ottanta sono al governo“. Povera Italia! E allora viene da chiedersi, ma come mai gli anni Ottanta sono al governo? E allora viene da rispondere che forse è anche perché ci sono persone che proprio durante gli Ottanta hanno cominciato e oggi sono ancora lì parcheggiati a scrivere inesatti o miopi commenti su una materia che col tempo (ma forse già in partenza) è diventata per loro oscura ed incomprensibile. Come ai tempi dell’analisi di Roberto Faenza su Avatar, la cosa più importante da dire non è tanto quello che abbiamo già scritto a proposito del film, ma è che ci siamo rotti i coglioni di constatare che la critica cinematografara, quella seria e ufficiale, quella che scrive sui quotidiani, che va ai festival (controvoglia), che se riesce finisce in televisione, è composta da persone incompetenti. Perché non è solo una questione di gusti. Qui siamo di fronte all’ennesima, palese dimostrazione di mancanza di mezzi adeguati per comprendere l’oggetto che si ha di fronte. Punti di vista, giudizi di merito, commenti vecchi e banali. E, non so voi, ma io mi sono veramente rotto i coglioni.
Non avevo mai visto nessuno tanto incazzato da scrivere un post su i400calci di domenica.
inondiamo la posta della Repubblica di mail.
comunque sugli anni 80: magari fossero al governo, almeno ci si divertirebbe.
Io comunque alle prossime elezioni voto DEN HARROW!
E’ gente che con tutto il rispetto per i maestri è rimasta a Bergman e Truffaut; già Hitchcock gli fa schifo perchè è beceramente commerciale e faceva i filmoni horror -_-.
E’ gente che ha studiato francese a scuola e ancora non si è ripresa dal dominio dell’inglese, gli manca il vocabolario per capire e nemmeno vogliono capire..si chiama xenofobia culturale. E sono incazzata pure io ma basta ignorarli e passa^_^
Un po’ borbottoni capita di essere quando scrivi su La Repubblica.
ma non ti incazzare, in fondo alla maggior parte di chi legge Repubblica piace che la morale sia “O tempora, o mores”
Curzio, ti meriti Ferzan Ozpetek.
Il punto è che a Curzio Maltese, notista politico per “La Repubblica”, fanno scrivere normalmente di politica (anche se la passione per il movimentismo recente può far pensare che sia rimbambito anche lì) o eventualmente della società italiana su cui ha fatto dei buoni reportage. In passato credo avesse cominciato allo sport.
Perché fargli scrivere di cinema? Più che il merito di quel che scrive mi fa senso che di questa e altre arti (pure la musica, eh) chiunque possa scrivere perché è “roba popolare”. È roba popolare, quindi fa affrontata seriamente e da parte di chi se non “studia” almeno “segue” professionalmente.
Oggi c’è pure la SBK e la Moto-sonno-GP, dai Casanova non ti incazzare con Curzio…lui non ha mai dovuto capire la differenza tra pugno veloce, ma debole, e pugno lento, ma forte, un quarto di giro e vai di ADUKEN!!!
canc sub l’app su ipad di rep….salut
@willowthe_witch: secondo me hai centrato il punto, c’è una parte di critica mainstream che ha imparato (suppongo) a fare il proprio lavoro una volta e non si è aggiornata più, tutto ciò che esce dai loro binari è alieno e da condannare. Cioè, è giusto avere un punto di vista definito, ma questi commenti di Maltese sarebbero stati uguali anche se non avesse visto i film, perché puzzano di preconcetto lontano un chilomentro.
@joe: io sono del partito di Sandy Marton perché così ci porta tutti a Ibiza.
mi dispiace che a beccarsi la pedata sia Maltese, altrove ha il suo senso e capacità, ma sul terreno su cui lo ha pizzicato Nanni è francamente indifendibile… delle due l’incazzo era anche poco espresso
detto questo già il concetto stesso di “critica” è obsoleto (e non dagli anni ’80), se penso a Nanni (spero non me ne vorrà) non lo immagino con il prefisso “critico” come certi “ragionieri” di ottone sulle porte degli appartamenti
Caspita, è un po’ che non leggo gli articoli di Curzio Maltese e queste sue uscite mi sorprendono. Me lo ricordavo intelligente!
@odderflip: il post è firmato da Casanova, non da Nanni :-)
Per il resto: signori, ma sinceramente, cosa vi aspettavate? Stiamo parlando di una gerontocrazia culturalmente xenofoba, che nella maggioe parte si rifiuta (e comunuque non ha gli strumenti) di capire il secolo dove vive (sembra quasi controvoglia)
Avrà anche lui il diritto di sbagliare come tutti?
Eppoi scusate, cos’è, adesso, non si può più neanche essere liberi di stroncare i film che non ci piacciono?
vogliamo ricordare natalia aspesi che boccia avatar perché ci sono gli alieni verdi? VERDI?
chissà che cazzo di film aveva visto…
@Controcorrente:
le stroncature ci stanno.
le fesserie no.
mi incazzo non perché a maltese non è piaciuto il film,
ma perché scrive che sono due ore di testosterone con dialoghi poveri.
è diverso.
vuol dire non aver capito.
Vabbe’, Curzio di solito lo stimo, poi si può non essere d’accordo ma se non gli piace fatti suoi. Sui Mercenari magari può essere anche comprensibile, un po’ meno su Tarantino dove il gioco di Pulp Fiction era proprio “rimontato” in KillBill.
E poi magari a lui piace Godard e gli fanno vedere ‘sti film che si fa le palle a cassonetto.
Ecco, forse uno dovrebbe parlare di ciò che conosce meglio, ma ormai tutti devono dire tutto su tutto.
Ricordo ancora con orrore misto a ilarità una lontanissima mattina del 1991, sveglia alle 6 per andare in trasferta, caffè davanti a UnoMattina (oh, c’era solo quello), notizia dell’uscita del nuovo album degli U2, “Achtung Baby” e successivo commento dell’ospite in studio Roberto Gervaso (uno che già avevo collocato nel ramo idiozia da parecchi eoni)…
Più o meno le parole furono queste: basta con questi gruppi neonazisti, l’incitazione alla violenza, lo stupro etnico, la barbarie, al rogo, al rogo…
Ecco. Aveva unito le due parole del titolo e gli era uscito fuori il revival nazista. Stare zitti no, eh?
Scusate, ma io odio
1 la gente che recensisce e non sa di cosa parla
2 gli intellettuali polverosi
3 gli intellettuali sinistroidi che mettono la politica anche nei film (= il riferimento al governo anni 80)
4 repubblica che è un giornale di m….
5 il moralismo radical chic
6 chi ha ucciso il cinema di genere in italia buttandoci m… sopra
Scusate il recensore rientra in qualcuna di queste categorie?
@Astarte: ho conservato da qualche parte la recensione di Pop degli U2 scritta da Gino Castaldo, per Musica di Repubblica. Recito più o meno a memoria un brano saliente: “Gli U2 ripercorrono l’esegesi biblica del sempiterno viaggio dell’anima verso la luce”.
che poi dice “gli orrendi anni ottanta” quando nello stesso campo (la cinematografia) e nello stesso genere (film d’azione) gli anni ottanta hanno dato i natali a Die Hard, che se può anche non piacere il genere dei film d’azione, è oggettivamente riconosciuto come un gran film
e se a una persona non piace Die Hard, quella è sicuramente una brutta persona
Come giustamente scrive Abragad, Maltese non è un critico cinematografico. Il problema è che certi (presunti) critici, tipo l’imbarazzante Alessio Guzzano di “City”, scrivono stupidaggini anche più grosse, peraltro in un italiano peggiore.
Il punto e’: perche’ una delle piu’ importanti pubblicazioni del nostro paese fa recensire determinati film a gente che non sa di cosa parla e/o non gli interessa, come se non avessero potenzialmente le risorse per fare diversamente? A chi giovano informazioni disinformate nel campo del puro intrattenimento? Anche se non ti frega un cazzo degli U2, a chi giova sentirsi dire erroneamente cose tipo che Achtung Baby e’ un disco nazista? Trattandosi di pubblicazione generalista, e non specialistica come la nostra, non e’ sufficiente dire “questa e’ un’opera con un target ben identificato, se non ne fate parte mettetevi il cuore in pace e passate oltre, se invece vi puo’ interessare ecco una critica informata su come essa raggiunge o meno l’obiettivo”? Sia chiaro, io di The Expendables ho letto anche stroncature su cui sono quasi d’accordo (tipo Vern). C’e’ modo e modo.
E comunque e’ solo uno sfogo, sono tutte domande purtroppo retoriche.
E non mi toccate Alessio Guzzano, e’ uno spettacolo da leggere anche quando spara vaccate (memorabile quando stronco’ La casa dei 1000 corpi senza avere idea di chi fosse Rob Zombie, e altrettanto spettacolare il suo onesto voltafaccia quando usci’ il sequel).
Per il punto è non tanto sull’essere d’accordo o meno con Curzio Maltese o sul fatto che sulla stampa generalista sia difficile avere un’opinione ragionata soprattutto su argomenti di cultura popolare (siamo sempre nel paese dei tuttologi no?), ma cazzo perchè continuiamo ad avere mummie e cariatidi che non capisco più niente e non più la forza e il coraggio di affrontare la realtà e il cambiamento? L’italia è piena di giovani che aspettano in coda e che saranno vecchi prima di avere la possibiltà di esprimersi.
@Astarte: se uno ha studiato Godard e ha CAPITO Godard, non può non amare Kill Bill.
@gigi (e tanti altri): sapessi quante ne sto sentendo al Lido in questi giorni! Gente che non ha la minima idea del linguaggio cinematografico e pontifica inverecondamente su qualsiasi stile e messaggio – e viene pagata profumatamente per farlo.
La sottoscritta si limita a discutere con gente dai neuroni attivi e dal portafogli sgonfio come l’uccello di Mollica.
Ma Curzio Maltese non era un personaggio di Hugo Pratt?
Epic Win per Maxx :D
Io alla fine questo tipo di recensione lo trovo utile: se leggo una recensione ben fatta, ben scritta, spesso involontariamente mi faccio fuorviare e mi fido troppo. Leggere recensioni così invece mi fanno pensare che è molto meglio se il film me lo vado a vedere e come opinione tengo buona la mia, che sarà sicuramente meno stupida.
Sti chezzi !
@casanova
io non amo Maltese sotto nessun punto di vista, ci mancherebbe. Però denigrarlo per non aver capito Stallone… Alla fine dobbiamo renderci conto che il cinema di Stallone è riservato ad una cerchia ristretta di “ganzi”, quelli che capiscono l’ironia, le finezze, i doppi sensi (come nel dialogo con Schwarzy). Dai, non crederai che tutti siano in grado di cogliere ste finezze ?
Ai giornalisti di repubblica certe cose gliele devi spiegare sennò mica ci arrivano !
@Nanni, su repubblica prima ci scriveva Irene Bignardi: dico: hai presente ?
@Cicciolina,
se mi espleti la concatenazione logica “godard-capireilcinema-Kill bill” io te ne sarò grato per sempre. Se non puoi fa niente, eh.
Qualcuno ricorda il commento di Gian Luigi Rondi a “Velluto blu”? E la buonanima di Kezich che recensì Trainspotting convinto si svolgesse a Glasgow? Altro che il povero Maltese….
@bigelow,
tra lynch e stallone c’è un pò di differenza. Poca poca, roba da intenditori, ma c’è.
Poi rondi, che è ancora vivo e continua ad avvelenare il cinema italiano, al tempo non scriveva per repubblica.
@ cicciolina…
eheheh, e pure tu non c’hai tutti i torti… ;-)
@harry: prima di fare richieste agli altri, ti ricordo che tu sei ancora in debito di un “Kubrick primo regista action della storia” ;)
@piotta
E chi è che ha detto che Rondi sia morto e abbia scritto per Repubblica e che Lynch sia allo stesso livello di Stallone?
Mi pareva che l’argomento fosse “stroncature celebri da parte di gente che non ci capisce (più) nulla”.
@Jo: me n’ero accorto (come tutti) ma grazie per la sottolineatura che mi rende “coglione” anche agli occhi del più distratto :)
@Jo R. etc: scusa un cazzo!
@Cicciolina: ecco su Godard e Kill Bill hai detto quello che non avrei saputo sintetizzare (come dice sempre mio padre)
@nanni,
sono commosso :-) Il discorso su kubrick non era come lo hai ricordato. Io sostengo, a cena con amici, che Kubrick con Rapina AMA ha creato le basi del cinema d’azione fino ad oggi. E quindi anche uno come stallone, pur non sapendolo, fa i film che fa perché un tempo SK ha fatto quel film.
Ora tu mi chiedi: Che c’azzecca (con occhio istrionico alla Tonino DP) ?
Siccome è domenica, lo spiego, in brevissime parole: scardinamento dell’unità di tempo. Quello che tutti noi amiamo nel cinema action, è la velocità, la possibilità di SAPERE tutto quello che accade, anche contemporaneamente. Da cui lo strapotere di WOO e delle sue 15 mdp. In Rapina AMA assistiamo alla frammentazione dell’azione narrativa in un modo che al cinema ha fatto proseliti ma non ha precedenti.
Kubrick per primo ci ha fatto “vedere” che il tempo è rotondo, e l’azione può essere raccontata senza realismo e senza linearità- Poi Stallone e Woo hanno fatto il resto.
Ora che ho saldato il debito, aspetto la spiegazione su Godard e Kill Bill :-)
Kubrick???
Io considero Kubrick un incapace. Lo considero il classico esempio di instabilità artistica, abbia pazienza. E’ uno che affrontava un genere, falliva e passava a un altro genere: come lo vogliamo chiamare? Poi, anni e anni tra un film e un altro… Anni e anni di che cosa, eh? Di profondo imbarazzo per il film precedente, abbia pazienza…
@harry: il debito non e’ saldato finche’ non ti spacco gli occhiali. Una volta che l’avro’ fatto, non escludo che tu voglia rivedere la tua tesi ;)
@bigelow,
intendevo dire che stroncare Lynch è una cosa.
Stroncare Stallone è tutta un’altra cosa.
Qui ci si incazza per i giornalisti che non sanno capire le sottigliezze di certi reggisti dalle braccai gibbose.
Spero di essermi spiegato.
@astarte: hahaha ci voleva :D
@nanni,
ma guarda che quando leggo questo sito porto le lenti a contatto :-)
Comunque puoi non essere d’accordo ma le mie affermazioni sono ragionevolissime. Riguarda Rapina AMA e Pulp Fiction, ad es.
@Astarte,
kubrick girava con le lenti della Nasa quando tu contavi i gerbilli nell’allevamento. Visto che parli di genere, ti faccio un esempio: Arancia meccanica che genere era ?
@Harry Piotta…
Nooooooooooooo!!!
Era una citazione!!! A proposito di stroncature pazzesche, riprendevo una frase del personaggio “Stanis Larochelle” della serie “Boris”… ma che scherziamo???
Figurati, a casa mia c’ho il poster de Stanley al posto del crocefisso…
@Harry Piotta
e purtroppo, quando il Maestro girava con le lenti della Nasa (che poi, a dire il vero, erano della Zeiss, se vogliamo essere precisi), io altro che gerbilli, già ero in piena fase da onanismo puberale… C’ho ‘na certa età, ecco…
@Astarte,
si era capito, tranquillo :-)
erano della Nasa non perché io creda che la Nasa sia una azienda produttrice di ottiche, come Nikon, Canon o Zeiss, ma perché erano proprietà della Nasa, che le aveva commissionate alla Zeiss.
Entiende ?
@Harry Piotta
sì, sì, avevo capito che avevi capito, come no?! :-D
E, ma non per polemizzare, le lenti erano invece proprio della Zeiss, a dire il vero…
Per due motivi.
1) Se io compro una macchina, fai conto, una 147, non è che improvvisamente questa diventi non più l’Alfa 147 ma l’Astarte 147, solo perché l’ho comperata…
E, se poi questo ragionamento fosse giusto, allora, visto che le lenti le ha comperate Kubrick, allora le lenti sarebbero di Stanley, e non più della Nasa o della Zeiss.
2) In realtà, quanto appena detto è pura retorica. Lasciamola da parte. E soffermiamoci sul fatto (fatti, non pugnette!) che le lenti Planar, prodotte dalla Zeiss, non erano della Nasa in quanto l’ente americano non aveva ritirato tutti e dieci gli obiettivi richiesti, ma solo sette. Gli altri tre erano rimasti alla Zeiss. Non pagati (quindi non comperati). E proprio su questi ha messo le mani il regista amico nostro.
Compiendo poi una serie di aggiustamenti tecnici che li hanno resi unici.
(non sto qui a tediare sugli adattamenti per applicare l’obiettivo ad una Mitchell BNC – le stesse, tra l’altro, utilizzate proprio nell’Arancia meccanica che mi citi, ah, corsi e ricorsi della storia – anziché alle classiche Arriflex né per “allargarlo” da mediotele a grandangolare mediante duplice aggiuntivo ottico, ché son tutte pippe da maniaci… E io, lo ammetto, lo sono un bel po’, certi pipponi che lèvete… Quasi quasi rimango cieco)
@Astarte,
capisco che la cecità possa ottundere la visione e ringalluzzire l’allevamento di gerbilli ma, ti copio incollo da un tizio che non sto nemmeno a citare in questa sede e che scrive con una sapienza mistica di fotografia e talvolta cinema:
<>
il riferimento è a Barry Lyndon Johnson, il film di strip tease ambientato nel medioevo cinese pre mastro Wong.
…mancava la citazione:
“Lo Zeiss Planar 50mm f/0,7 è un obiettivo molto favoleggiato, che ha avuto in dote dalla sorte una vita attiva degna di
un romanzo, passando dalle mani della NASA (era nato per non meglio precisate riprese in condizione di luce critica
nei voli spaziali di preparazione all’allunaggio umano) a quelle del maestro del cinema Stanley Kubrick”
@ Harry
Sono diventato veramente cieco, oppure non hai incollato nulla???
:-O
Ok, chiudo la discussione prima che vada troppo in la’: le lenti erano mie. MIE. Le ho inventate, costruite, le ho date di persona a Kubrick, gli ho detto “To’, inventa i film d’azione e non rompere piu’ il cazzo” e poi sono andato a sfidare James Dean alla corsa del coniglio.
Dicevamo?
@ Harry
E allora copio e incollo pure io.
E ti consiglio a tale proposito la lettura del libro di Sandro Bernardi (non dovrei visto che è stato uno dei miei maestri, ma che per una volta passi pure).
Cito testualmente:
“…
Non molti anni prima, a Photokina 1966, la Carl Zeiss aveva mostrato al pubblico un obiettivo Planar 50mm F/0,7, prodotto in dieci esemplari su richiesta della NASA, che voleva utilizzarlo per le missioni Apollo destinate all’esplorazione della Luna. Dotato di un vistoso otturatore centrale, questo mostro da quasi due chilogrammi ha una diagonale di 27mm e copre il formato 18x24mm. Con otto lenti disposte in sei gruppi, alcune delle quali al Lantanio, ha l’ultima lente a soli 4 mm dalla pellicola, il che lo rende inadatto all’uso su apparecchi reflex (così come non c’è neanche lo spazio per un classico otturatore sul piano focale).
Quanto e come sia poi stato realmente utilizzato dalla NASA non è dato saperlo; la tesi più accreditata è che sia stato impiegato sull’Apollo 8 alla fine del 1968. Durante i lavori preparatori di Barry Lyndon, Kubrick scoprì che la NASA non aveva mai ritirato tre dei dieci obiettivi prodotti; li acquistò e si rivolse a Ed Di Giulio, un maestro delle tecniche cinematografiche (che insieme all’operatore Garrett Brown aveva inventato la SteadyCam, che poi proprio Kubrick aveva sfruttato al massimo con le mitiche riprese in Shining – effettuate proprio da Brown), chiedendogli di adattarlo per uso cinematografico….”
E poi prosegue per altre pippe…
Però, a parte la citazione, il concetto che tento di far passare è il seguente:
io faccio il grafico. Se commissiono, per un lavoro che svolgo per un mio cliente, un’immagine, facciamo conto una foto o un’illustrazione, a un mio fotografo o illustratore, di chi è la proprietà?
Può essere del cliente a vario titolo (totale, quindi pieno sfruttamento dell’immagine e dei suoi diritti, oppure parziale, ovvero la può utilizzare solo per uno scopo e viene remunerata per quello).
Oppure può essere mia, la compero al fotografo/illustratore, poi la vendo a titolo parziale al mio cliente.
In entrambi i casi la proprietà è mia o del cliente, non più del fotografo/illustratore, senza dubbio.
Ma la produzione resta dell’autore, ovvero di chi sfruttando il proprio talento, i propri strumenti, la propria esperienza ha, di fatto, realizzato l’opera.
E ciò è riconosciuto a livello giuridico in quasi tutti i paesi del mondo. Un libro è di un autore, un dipinto è di un pittore, un disco è di un gruppo/singolo.
Ma la proprietà può non esserlo, può non coincidere con la produzione.
Ciò però non inficia il fatto che gli affreschi della Cappella Sistina restino di Michelangelo anziché di papa Giulio II. Oppure che la banana dei Velvet Underground sia in realtà di Andy Warhol.
Quindi ok per la Nasa che ha commissionato le lenti, le quali sono però realizzate dalla Zeiss.
E del resto, come da tua citazione, si chiamano appunto Zeiss Planar, mica Nasa Planar…
Mo’ però devo lascia’ perde’ perché vado a magna’ da Francoises, e ciò mi pone un dubbio atroce. Ho commissionato a Francoises uno zighinì. Ma la proprietà sarà mia che l’ho richiesto, di Francoises che l’ha preparato o dei paesi del corno d’Africa che ne sono i tradizionali creatori?
Guarda un po’ che mo’ stasera nun magno, pe’ ‘sti dubbi.
Last, but not least, carina la tua chiusura di post.
@nanni,
ehm, non so come dirtelo ma quelle erano le lenti dei miei occhiali !!!
Tornando in tema:
Platone aveva condannato l’uomo della polis. Traduzione: siccome da secoli chi vede la violenza rappresentata pensa che la violenza reale scaturisca da essa, dobbiamo rassegnarci e convincerci di fare parte di un circolo di poeti dell’action, di quelli che pensano che Kubrick abbia inventato Woo e Godard Tarantino.
@ Nanni
e io che credevo che tu avessi inventato gli occhiali con la montatura a cuore e avessi detto “Tiè, Stanley, bècchete ‘st’occhiali e mo’ vatte a inventa’ i firme porno e nun rompe più li cojoni…” per poi prendere la macchina e venire a mangiarti lo zigninì disquisendo se è meglio il berberè somalo o la variante eritrea…
Baci a tutti, è sempre un piacere chiacchierare con voi. Vado sennò me toccano i resti del piatto…
…tutto e’ bene quel che finisce bene :)
“Ma come, la minaccia del secondo? Viene quasi da pensare che Maltese fosse convinto che se gli incassi del primo film fossero stati deludenti, il secondo non sarebbe poi arrivato a vedere il buio delle nostre sale. Beh, mannaggia, è strano. Anche perché immaginavo fosse compito dei giornalisti informarsi prima di scrivere (possibilmente non delle fesserie).”
Questa cosa mi fa impazzire, ed è tipica dei critici cinematografici dei giornali. E sono informazioni che si trovano su un normalissimo Ciak, non c’è neanche bisogno di usare quel strumento del dimonio che è internet.
Cmq Guzzano è uno dei pochi che si salvano.
Un Guzzano che, leggo ora, perfino nella rece di Nightmare scomoda Rob Zombie chiamandolo “geniaccio”. Gli voglio troppo bene :)
Il vostro amico Guzzano è uno che più volte ha liquidato Hitchcock come un bluff colossale.
Sento già la replica in arrivo: avrà pur diritto ad avere le sue opinioni. Mmmh, sì e no: se ti pagano per fare il critico cinematografico professionista, non puoi disfarti di un mostro sacro in due parole. O motivi diffusamente il tuo giudizio, o eviti di toccare l’argomento.
Inoltre: Guzzano è quello che, quando un film non gli piace, ne spoilera il finale dalle pagine di “City” (l’ha fatto più d’una volta). Perché se non è piaciuto a lui, deve rovinarlo a tutti.
Questa, a casa mia, si chiama assenza totale di professionalità.
(Una volta gli ho scritto in privato chiedendo, per favore, di evitare gli spoiler. Mi ha risposto coprendomi di insulti. Quindi, oltre ad essere un grande critico cinematografico, è anche un gran signore).
Il bello è che a molti piace perché “scrive bene.” Sul fatto che la sua prosa barocca, confusionaria e, per me, spesso incomprensibile equivalga a “scrivere bene” ci sarebbe parecchio da sindacare. Ma in ogni caso dovrebbe essere un critico, non un romanziere.
Leggo il suo commento 8 anni dopo, per caso, ma vabbè rispondo.
Lei non mi ha mai scritto in privato, uscendone coperto di insulti. Se lo sostiene, perchè non ha pubblicato quelle righe? Forse perché lei è di quelli che dicono che PIU’ DI UNA VOLTA, avrei spoilerato trame di film perché (sigh) non mi piacevano, guardandosi bene dall’indicarne gli esempi? Tra l’altro, in ogni caso, quello di ‘spoilerare’ da subito l’assassino era la tattica per cui è famoso quel bluff colossale di nonno Hitch (questo lo confermo).
Infine se la mia prosa per lei è incomprensibile, il problema ovviamente è suo. Con fidicia. Alessio Guzzano
Grande, otto anni di attesa per dargli ragione su tutta la linea: fatto bene
@dottor d.: il fatto di avere poche righe a disposizione e di volerle a tutti i costi riempire con il maggior numero di informazioni possibile, utili o non utili, spiegate o non spiegate, necessarie o fastidiose, e’ alla base della prosa barocca di Guzzano che personalmente trovo affascinante. A volte in positivo, a volte in negativo, ma sempre affascinante. Dopodiche’ ieri per qualche minuto pure io ero indeciso se preferivo una discussione sulla proprieta’ delle lenti di Kubrick o un flame con le parolacce (con affetto verso entrambi i partecipanti), per cui sulla signoria non discuto ;)
ho dato anche io una sbirciata a GuzzAno. Ciò che mi perplime la piotta è il concetto di prosa barocca. Io non vedo nessun barocchismo, anzi vedo paratassi a gogo, ossia il suo esatto opposto. Sull’uso improprio del termine barocco nella lingua italica credo sia stato scritto anche un libro intero.
Il Guzzy mi sembra, in quel che scrive, ragionevole, e alla fine inconcludente. Cioè tra leggerlo e non leggerlo non mi cambia nulla, soprattutto sul piano estetico. Sugli Espandibili alla fine approda al verdetto di Mollica, per dire.
Postilla ottica: confesso che anche io dopo un post chilometrico e interminabile (e altri), per un attimo ho pensato di aver scatenato uno dei mostri dei miei film :-)
Comunque alla fine abbiamo capito che le lenti di K. erano di Nanni, che però non ricordava di averle rimosse dai miei occhiali. Ora resta da capire cosa ci facevano i miei occhiali sul suo comodino :-)
Adoro quando vengono fuori robe come la recensione di Maltese.
Perchè.
Ti fa capire che un film come The Expendables trascende il mezzo cinema e diventa proprio uno spartiacque culturare (più che generazionale). Non è come dire ‘Il Gladiatore mi è piaciuto sì/no’. A seconda del giudizio su The Expendables, capisci una buona fetta della persona che ti sta davanti.
Cioè, questo scrive pure ‘gli orrendi anni ’80’…
Penso che nella sua vita si sia divertito pochissimo…
:D
60!!!!
Curzio regna…
Ecco cosa accade quando le testate giornalistiche sono sovvenzionate dallo stato e non dal libero mercato…
a zappare grazie …
sto tizio non capisce una fava, non ho nient’altro da aggiungere.
Gli “orrendi anni ottanta” per me rimane la bestemmia più grossa. Significa negare in toto la creatività pop che quel periodo ha sparso su cinema, musica, videogame ecc.
Bah
E avete letto le stronzate che ha scritto su Melancholia, l’ultimo di Lars von Trier?
Maltese è un poverino che di cinema non sa niente. La sua recensione su Melancholia dice tutto sulle sue enormi lacune in materia. Per una testata giornalistica dovrebbe essere motivo di enorme imbarazzo pubblicare delle minchiate del genere.
ma maltese lo sa che stallone ha una paresi facciale?