Paul Andrew Williams abita a Londra; ogni mattina va al negozietto sotto casa a prendere il latte, le sigarette, la pizza surgelata. Ogni mattina legge i titoloni dei giornali: adolescenti che si ammazzano a coltellate, gente che aggredisce altra gente per noia, gangs che regolano i conti nei luoghi pubblici. It’s a hard life. Allora gli viene in mente di raccontare uno di questi episodi, mantenendo quando più realismo possibile, dimenticando allegramente la coolness e l’iperbole che potrebbero fruttargli più quattrini e più distribuzione. Onore al coraggio. D’altronde, anche il precedente London To Brighton giocava nello stesso campo: low budget, ragazzi perduti, viuuulenza urbana. Per Cherry Tree Lane, però, Williams ha pensato che gli sarebbe servito un modello “alto” a cui ispirarsi; e lo ha trovato in Funny Games di Michael Haneke, quell’austriaco con la barbetta che polarizza le opinioni peggio del Marmite. Scusassero il riferimento very English ma questo film è so English che non avrebbe senso parlare, che so, del Gorgonzola o di Baglioni.
Trama: siamo a Londra in un bel quartiere borghese, c’è una coppia di professionisti che si appresta a cenare quando entrano tre ragazzotti ethnic che vogliono fare la festa al figlio della coppia; siccome il mariuolo non è in casa, il trio prende in ostaggio i due adulti e fa la festa a loro. Siccome è realistico, è lento e imprevedibile; siccome è hanekiano, la violenza avviene quasi tutta fuori campo. Siccome è realistico, gli aggressori telefonano alla morosa e vogliono bene alla mamma; siccome è hanekiano, gli aggressori odiano e non capiscono le famiglie borghesi. Il tutto si dipana abbastanza bene, certe sequenze sono tese a sufficienza, ma la realtà (come ahimé a volte capita) finisce per diventare noiosa, e a tirarla su mancano le zampate crudelissime dell’austriaca barbetta. In sintesi: all’inizio spacca il culo, dopo un po’ spacca i coglioni. Uno scarto di prospettiva non da poco.
La scelta più intelligente è quella di finire il film in un momento chiave che potrebbe cambiare la sorte di tutti i personaggi. Considerato che dure 77 minuti, si potrebbe immaginare che Williams abbia girato vari finali uno più brutto dell’altro e alla fine abbia deciso “Sai che faccio? La pianto qui! Che genio!”. Vabbé, però almeno funziona. Sufficienza, tutti a casa.
DVD Quote:
“Prima spacca il culo, poi i coglioni”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Eh completamente d’accordo, mi aspettavo molto di più da Williams, The Cottege m’era garbato parecchio, (e pure The Children) questo è più bello sulla carta che sullo schermo… Poi la storia della morosa è un WTF grosso come una casa!
Odio Haneke, il regista più pretenzioso – e sopravvalutato dell’universo – lo odio, anzi, adesso vado a creare il gruppo Facebook “Uccidiamo Haneke”.
Ma… un inglese che compra la pizza surgelata ogni mattina mica può fare il regista, al massimo il netturbino, gliel’ha detto questo qualcuno a Williams?
più pretenzioso? Ivory
più sopravvalutato? Aja
universo? Fringe
Non mi sento troppo attratta dal progetto, ma ringrazio Cicciolina per averne scritto in modo pacato e ben argomentato. (In giro spuntano molti paragoni con “Panic Room” di Fincher: a questo punto viene da chiedersi perché.)