Quest’anno ne abbiamo già parlato. Rimango dell’idea che bisognerebbe stilare una bella lista di film che sfruttano il set e l’unità di luogo per creare tensione. Vi ricordate? L’ultimo esempio è stato Frozen – i tre babbei bloccati in seggiovia – a cui abbiamo aggiunto Buried – uno fisicatissimo sepolto vivo – l’italiano Piano 17 – Enrico Silvestrin coi baffi e altra gente chiusa in un ascensore – In Linea con l’Assassino – il simpaticissimo Colin “il tarello d’Irlanda” Farrell dentro una cabina del telefono e molti altri ancora, grazie ai commenti dei nostri attenti, preparati e molto cordiali amici lettori! Sottogenere nel sottogenere, i film ambientati in mezzo o dentro l’oceano. Partiamo ovviamente dal capostipite, Lo Squalo, citiamo Ore 10 Calma Piatta, il caso Open Water, il suo incredibile seguito Alla Deriva – Adrift: Open Water 2 (l’avete visto? Una delle cose più incredibilmente stupide del mondo) e arriviamo finalmente a quest’ultimo The Reef.
Come funziona The Reef? Semplicissimo: è esattamente la somma di Open Water (ci può stare) con Lo Squalo (con le debite proporzioni). La storia è questa: una doppia coppia, più il marinaio australiano più stereotipico del mondo, decidono di fare una mega gita in barca. Tra l’Australia e l’Indonesia, cozzano contro uno scoglio e la barca si arribalta. Probabilmente c’è tutta una terminologia tecnica per spiegare quello che ho appena scritto male, ma il risultato è lo stesso. Barca ribaltata – quindi al massimo si può stare sulla parte esterna dello scafo – e in procinto di affondare. Terra, sfortunatamente, non si vede né di qui né di là. Pochissima acqua a disposizione. Le possibilità a questo punto sono due. Opzione 1) Rimaniamo qui sullo scafo ribaltato della barca a raccontarci i nostri sogni e le nostre aspirazioni, annoiando a morte noi e lo spettatore, nella speranza che prima o poi qualcuno arrivi in nostro soccorso. Opzione 2) Ci affidiamo all’unico del gruppo che sembra aver mai fatto almeno due vasche in vita sua e ci spingiamo verso nord, alla ricerca di un’isola. Terra non si vede, per cui presumibilmente sarà una lunga nuotata. Speriamo che per altro i calcoli siano giusti e che prima o poi effettivamente spunti un’isola in quella direzione. Vabbè, però abbiamo due pinne, delle mute e una tavoletta di quelle che usa mia nonna per fare il bagno quando va a Cattolica. Ah, non vi ho detto però che c’è la possibilità che si verifichi la circostanza per cui potrebbe succedere che potrebbe capitare che magari poi incontriamo uno squalo. Al che il marinaio stereotipico decide che è venuto il momento di abbracciare tutti e dire: “Oi mate, ma magari poi mi scrivi, eh? Io manco pagato mi metto in acqua! Voi andate, non vi preoccupate tengo tutto in ordine io qui. Sì, sì. Ciao, eh? Ciao!”. Gli altri quattro invece, decidono di fare un puccio. Domanda: secondo voi poi lo incontrano lo squalo?
Il problema con i film del genere è che, sapendo già che il tutto si risolverà nel momento in cui questi poveri pazzi decidono che è proprio il caso di mettersi in acqua e vedersela con lo squalo, la parte introduttiva diventa immediatamente insopportabile. Uhm, che interessante vedere questi che arrivano al porto. Uhm, che interessante la caratterizzazione dei personaggi “hey, io e te ci amavamo poi tu te ne sei andata, ma adesso sei tornata. Forse potremmo riamarci!”. Uhm, che interessante quel movimento di macchina che gira attorno alla barca nel momento che questa lascia il porto! Un semplice calcolo matematico: il film dura 88 minuti. Prima che avvenga il fattaccio passano 18 minuti. Per cui il film vero e proprio dura 70 minuti. E va più che bene, ma in questi casi ci si sente sempre un po’ presi in giro.
Fortunatamente il regista Andrew Traucki sa esattamente quello che fa e riesce a farci passare sopra a una lunga serie di difetti che potrebbero rendere il tutto una megacazzata. Penso che parte del merito sia del fatto che il nostro ha in curriculum un film dal titolo Black Water, che potremmo riassumere con la semplice frase “gente in un fiume contro un megacoccodrillo”. Per cui, capite anche voi, le regole sono un po’ le stesse. Il gradimento di film di questo tipo sta solo ed unicamente nella capacità del regista di gestire i tempi e far crescere la tensione. Se è vero che l’inizio e la fine sono già scritti (si può anche non indovinare esattamente come finisce il film, ma non cambia molto) il piacere sta ovviamente nel mezzo. Traucki porta casa sicuro il risultato, grazie a una perfetta gestione delle riprese subacquee, buone idee per dilatare le sequenze e decise iniezioni di adrenalina nel momento in cui compare lo squalo. Tutto qui. Potrebbe apparire semplice, ma 70 minuti sono tanti. E se non avete almeno due o tre idee, dopo poco diventate veramente noiosi. The Reef – per essere sintetici – mette un’ansia fottuta. La cosa incredibile del film infatti è la sua capacità di rendere l’oceano, soprattutto se usato come fuori campo, inquietante e pericoloso. L’acqua dell’oceano, nella sua monocromia, nel suo essere uno spazio vuoto, nasconde lo squalo che, in questo senso, diventa quasi emanazione del set. Terrificante.
DVD-quote suggerita:
“Tra i migliori nella categoria io, te e lo squalo”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
con il massimo rispetto per le vittime, ma quello che sta succedendo a sharm ha del grottesco… sembra la trama dello squalo, vacanze fottute proprio nel periodo clou, e mi immagino anche li riunioni tipo quelle del film, col sindaco, imprenditori locali, il capo brody…
black water era gestito gran bene e per quanto possa essere possibile, era credibile.
@oni cazzo l’avevo detto pure io e’ come nel film lo squalo cazzo manca solo la foto con lo squalo catturato e la targa dell’automobile…e’ lui adesso si puo’ fare il bagno!!
cazzo oggi me lo riguardo..
Trivia che vi puo’ interessare ma piu’ probabilmente no: i filmmakers si sono vantati di avere usato solo squali veri.
a proposito di sharm: la Tv egizia ha mostrato l’uccisione degli squali “responsabili” con in sottofondo la musica dello squalo…
@ Ratto: che classe!
@Ratto @Casanova chi di John Williams ferisce…di John Williams perisce… secondo voi quanto stanno a ridare lo squalo in tv? :)
Veramente l’ultimo rumor era che questi squali siano in un certo senso “mandati” dal Mossad…….questi stanno troppo tempo sotto al sole !!
Recensione scritta benissimo e con la quale concordo al 100%.
Un film senza troppe pretese, alcuni particolari ridicoli (la fidanzata dell’amico che “non è brava a nuotare” e le tavolette della nonna) e dialoghi da soap opera. Ricorda molto “Open Water” (anzi, in certi punti è la copia sputata di “Open Water”, la scena notturna soprattutto).
L’idea di base non era particolarmente originale già di suo, a parte lo squalo da denunciare per stalking.
l’ho appena visto dietro consiglio….secondo me il miglior film sugli squali degli ultimi anni …bravo il regista a creare quella tensione che è l’ingrediente principale di film del genere…la presenza dello squalo la percepisci in ogni momento del film ….ve lo consiglio agli amanti del genere..