The Curse of Miike. Part 10
“Miike…”
“Un film ambientato negli anni cinquanta, dove in un piccolo paesino di campagna si ferma un soldato afroamericano dal nome di Don”
“Miike stai meglio?”
“E tutte le donne del paese iniziano a chiamarlo -Don il battacchio di San Clemente-”
“Miike riprenditi…”
“Lo invitano a casa all’urlo di «rintoccami la campana»”
“Miike, mioddio st’iniezione di film di Avati lo ha distrutto”
“E fu così che la zia Caterina imparò le gioie dell’amore interraziale…”
“Casanova, Cicciolina pensateci voi”
[Casanova sferra un potente calcio ad ascia sulla clavicola destra di Miike il quale si accascia sui seni prosperosi di Cicciolina. E mentre una luce ultravioletta scende sulla fronte di Miike, intorno un coro celeste intona il tema principale di Fuga da New York]
“Nanni… dove sono?”
“Sei a casa Miike, stai tranquillo…”
[Bonario Nanni si avvicina a Miike. Lo fissa per un istante e poi gli rifila un manrovescio che costringe Miike a reinventarsi un concetto di faccia]
“E questo è per non aver recensito gli ultimi 34 film inguardabili con la scusa della malaria”
“Scusa Nanni… è che davvero…”
“Zitto. Non voglio sentire scuse. Tieni.”
“2001 Maniacs: Field of Screams… cos’è?”
“È una punizione”
“Ma…”
“Espia Miike. Espia”.
Fine della decima puntata.
Dunque, 2001 Maniacs: Field of screams è un sequel di un remake. Tutta sta roba insieme va spiegata. Nel senso del lenzuolo. Perché il rischio di trasformare tutto quanto in una pallottolona sudaticcia, untuosa e puzzolente pronta da buttare nella lavatrice domani (sempre domani, solo domani, giuro che domani lavo tutto), è alto.
Perché, se normalmente la parola remake porta con sé un buon 60% di possibilità che il film venga catalogato sotto la voce “ne avrei fatto a meno” mentre la parola sequel sposta la catalogazione (con relativa percentuale) alla voce “ne avrei fatto DAVVERO a meno”, l’unione delle due cose -oltre che innalzare esponenzialmente il tasso di rischio- ci potrebbe consentire di aprire il cassetto, da tempo rimasto chiuso, etichettato come “E poi c’è Suicide Girls Must Die”.
Tim Sullivan di tutto ciò, quando ha girato questo 2001 Maniacs: Field of Screams, era ben conscio. Tuttavia la sua coinquilina aveva fatto girare la sua biancheria al mattino e quindi sapete… con i nuovi piani tariffari sulla luce… .
La trama è presto spiegata:
un gruppo di sudisti sadici assassini, visto non può più fare i suoi porci comodi nel suo paesino ai confini del mondo (questo è il primo film), decide di traslocare. Nel suo road trip incontra una troupe che sta girando l’Uomini e Donne americano. A questo punto li uccide tutti senza motivo. E poi c’è la nonna della compagnia che se la fa con il giovane nero con la salopette.
Questo è quanto.
La cosa è così terribile, stupida, lineare e priva di senso che poteva essere gradevole. Poteva. E poteva essere anche un film di cui valeva la pena parlare senza che lo si lasciasse a marcire nel pozzo di indifferenza dove l’eugenetica fimografica l’ha gettato appena nato. Poteva. Peccato però che non ci siano più le rupi tarpee di una volta.
Vi prego, non mi giudicate male, è che ho fatto fatica. Fatica. E ANCORA FATICA. Perché per tre volte ho schiacciato stop. E per tre volte, in tre giorni differenti, mi sono autoflagellato nel premere di nuovo Play. Il gallo aveva cantato e avevo tradito Nanni. Fu allora che scappai piangendo e avviluppato dai sensi di colpa decisi di premere play una quarta volta. Alla fine ce l’ho fatta e ho superato i titoli di testa. Per scoprire che le cose potevano anche andare peggio.
E non è tanto per il fatto che sia stato chiamato Bill Moseley a interpretare il ruolo che un tempo fu di Robert Englund, né per i dialoghi in grado di riempire di becerume anche le orecchie di Mollica, né tanto meno la trama che strizza l’occhio alla commedia. Anche perché quello è un tic nervoso. È tutto quanto che non funziona. Non funziona. E ancora non funziona. Il film arranca pietosamente senza andare da nessuna parte come un criceto con l’asma dentro a una ruota. E la ruota è disegnata. Gli unici guizzi che ogni tanto sembrano esserci hanno più dello spasmo pre-morte. Poi guardi la timeline, scopri che ti avanzano ancora 40 minuti, ti metti comodo con patatine, sigarette e mezza pinta di Xanax aspettando che la vita faccia il suo corso. Non c’è amicizia, non c’è simpatia e non ho nemmeno trovato l’ampio parcheggio all’ingresso. Attori, sceneggiatura, fotografia, effetti speciali: non c’è traccia di nulla. Tutto sembra buttato lì come un paio di converse dopo una camminata in piena estate: stropicciate, unte e puzzolenti.
E qui torniamo al paragone con il lenzuolo il quale non è neppure croccante al punto giusto, perché seppur si vedano delle tette, tutto si schianta irridimibilmente contro un imbarazzo tipico di quando un parente visibilmente ubriaco, durante una cena di famiglia, si alza in piedi e racconta “quella della suora con le mestruazioni”. Non funziona per dio, non funziona. Cortesemente, lo chiediamo a tutto l’establishment cinematografico internazionale, istituite una censura preventiva per tutti i film che riescono a far sentire stupido lo spettatore per il solo fatto di essersi accostato ad una pellicola.
Ci sono battute sugli ebrei, battute su pratiche sessuali nipponiche, battute sui peni grossi e sulla regola della L, insomma nulla di ciò che non potete trovare in un qualunque pamplet di Meluzzi. Ma se ancora non siete convinti e volete infilare il dito nel mio costato sanguinante, vi descriverò la scena della sega elettrica. Battuta: donna estranea prende un cartello in testa -simpatico effetto sonoro SDENG!-, donna viene portata dal medico del villaggio. Medico del villaggio è assisito da procace infermiera. Legano donna al lettino. E voilà spunta una sega circolare in mezzo alle gambe della donna. Medico infila mascherina con naso di maiale e inizia a ridere come un Jim Carrey qualunque. Si vedono degli spruzzi di sangue. -Simpatico effetto sonoro Wiiiiiiiziziiiiii- I due ballano. Stacco netto.
Budelloni? Viscerazze? Niente, tutto è fatto come vorrebbe mamma Moige, la violenza è lasciata come un leggero sottointeso e anche il pompino fatto al guidatore del camper è senza audio. In compenso tutti parlano con lo strano accento del sud. Vorrei sottolineare che il film si chiude con la scena di un investimento realizzato così male che se si usa il fermo immagine si vede benissimo che è stato fatto un fotomontaggio. E c’è l’investita al volante dell’auto. No, non è vero. Forse.
DVD-quote
“No, davvero, non è come sembra. Posso spiegare tutto, mi hanno costretto a vederlo”.
Bongiorno Miike i400calci.com
“Tutto sembra buttato lì come un paio di converse dopo una camminata in piena estate: stropicciate, unte e puzzolenti.”
Alle volte non bastano mille parole; altre volte basta una frase a esplicare perfettamente un concetto.
Una nuova medaglia sulla mia divisa. Da “Ho visto di peggio” a “Sono sopravvissuto anche a questo”.
w the curse of miike, perchè con miike più un film è brutto più la rece è bella
@ratto: sempre troppo buono. Tu godi della mia sofferenza e per questo un po’ ti odio.
uuu “croccante” è la mia parola preferita. E’ godereccia da dire, non è vero?
“oggi sono croccante” o ” da oggi ancora più croccante”.
Da soddisfazione!
Ma questa Christa Campbell almeno?
@Robert: tutto si schianta irridimibilmente contro un imbarazzo tipico di quando un parente visibilmente ubriaco, durante una cena di famiglia, si alza in piedi e racconta “quella della suora con le mestruazioni”. TUTTO. E quando dico TUTTO. INTENDO TUTTO.
Bella Miike, bentornato tra noi.
..Ormai ho il sospetto che questi film nella realtà commerciale del resto del mondo non esistano, e in realtà li giri Nanni di nascosto, o li faccia produrre su misura per te… -_-‘
Non sarà mica questo qui quello che ha sostituito James Gunn nella seconda stagione di Scream Queens?
Miike hai tutta la mia solidarietà. Ti manderò un’apple pie glassata di rosso che fa tanto profondo sud.
sì, jane, è proprio lui.
in tv sembrava meglio, vero.
the curse of Miike è l’ottimo antipasto prima della croccante recensione. E siccome sono diabolico chiedo umilmente a Nanni di far fare + recensioni a Miike!
@ Dolores
Più che altro sembrava ultra-professional… Niente battute… Tutto prodigo di serissimi consigli sulla sacralità orrorifica della settima arte…
James era più divertente. E un filmetto, nel bene o nel male, sapeva pure metterlo insieme.
@Jane: grazie per la comprensione… ora attendo nuovi sviluppi per la mia maledizione
@Jo: grazie, io torno. ogni tanto.
Jane: e sembrava anche uno in grado di dirigere qualche attore, capacità che, a occhio, nel mondo reale gli sfugge.
(Il soggetto della frase precedente è Tim Sullivan, non James Gunn, che ha fatto “Slither” e sembra un ometto a modino.)
Miike: de nada. Non vedo l’ora di sapere quale sarà la prossima cacata che ti propinerà il Nanni.
@Nanni: mi raccomando, senza pietà
MIIKE SANTO SUBITO.