Fate conto di avere davanti Carlo Lucarelli. Magari giusto un po’ più bellino, ma con quel piglio lì. Vi guarda dritto negli occhi con fare serio e vi dice: “La storia che vi vogliamo raccontare inizia a Copenaghen, in Danimarca. Nel lontanissimo 1917, nasce Ib Melchior…” Io non lo sapevo, ma la penna di questo simpatico omarino danese ha fatto tanto, tantissimo, per il cinema che piace a noi giovani. Volete qualche esempio? Ha scritto (e ogni tanto anche diretto) pellicole del calibro di Marte Distruggerà la Terra, Sos Naufrago nello Spazio, Reptilicus – Il Mostro Distruggitore e The Time Travelers. Grandissimo appasionato di Sci-Fi, è colui che ha creato la serie televisiva Lost in Space. Proprio quella! Poi quella vecchia volpe di Irwin Allen gli ha zanzato l’idea e ha fatto i soldoni, ma l’idea iniziale era proprio del nostro amico Ib. Pensate amici, che ha anche lavorato al fianco del nostro Mario Bava, curando lo script inglese di Terrore nello Spazio. Che vita entusiasmante! Ma è un altro il titolo per cui un giorno (tipo oggi) lo ricorderemo guardando verso l’orizzonte e pensando: “Ah, caro e vecchio Ib Melchior… quante cose belle che ci hai regalato!”. Orientativamente alla fine del 1974, Ib scrive un racconto breve. L’anno successivo, grazie alla preziosa American International Pictures, a Roger Corman e a quel regista niente male che era Paul Bartel, il tutto finisce su grande schermo: Death Race 2000.
Io mi ricordo di quando ho scoperto l’esistenza di Death Race 2000. Era in quel lontano periodo in cui non ci si metteva al massimo tre ore a recuperare qualsiasi film. Era un’epoca in cui la mia lettura preferita era Il Mereghetti. Leggevo trame accazzo di pellicole che non avevo mai sentito nominare e che, a meno che qualche amico bizzarro non ne custodisse una vecchia VHS registrata in una notte buia e tempestosa su Telenova, potevo solo immaginare. Una notte leggo la trama di Death Race 2000 (in italiano Anno 2000: La Corsa della Morte) e penso: “Troppoilmiofilmprefe!”. Futuro. Il mondo è andato a puttane. A capo di tutto, c’è un governo fascistoide. La violenza regna sovrana. Per sedare gli animi del popolo rimbecillito dalla televisione e costantemente assetato di sangue, ci si è inventati la Death Race. Moderni gladiatori a bordo di macchine superpimpate che scorrazzano sulle highway americane. Vince chi fa più punti. E i punti si fanno investendo la gente. Ora, ditemi voi: non vi viene voglia di scendere in strada a lanciare dei mortaretti dalle felicità?
Cosa necessarie da sapere su Death Race 2000. C’è David Carradine, nella parte del supercampione Frankenstein, mascherato e in tutina nera di cuoio, che investe tipo il presidente/papa. C’è un giovane Sylvester Stallone che interpreta l’avversario di Frankenstein. Sapete come si chiama il suo personaggio? Machine Joe “Rombo di Tuono” Viterbo. Cioè, di cognome fa Viterbo. C’è un piccolo cameo di John Landis. Tutto qui? Ovviamente no. Death Race 2000 ha avuto un’influenza pazzesca. Pensate a titoli come Rollerball (dello stesso anno) o L’Implacabile. Death Race 2000 è la pietra angolare di questo tipo di racconti. Fantapolitica e rivoluzione. Moderne arene e moderni gladiatori. Sangue e violenza. Tutto grazie a Ib Melchior. Ma non parliamo solo di discendenze cinematografiche: vi ricordate il videogioco Carmageddon? Esattamente la stessa trama. Insomma, Death Race 2000 è stato un vero e proprio film epocale, capace di creare un immaginario in continua espansione. Tre anni dopo la sua uscita nelle sale, Roger Corman ci riprova con una specie di seguito apocrifo: Deathsport, in italiano I Gladiatori dell’anno 3000. Più o meno la stessa storia, ma con le moto. Ah, c’è sempre David Carradine ma in un altro ruolo. Vi si agevola il trailer anche perché è stato calcolato che il film è stato visto in totale da 115 persone nel mondo, e di queste 115, solo 19 alla fine hanno detto: “Mah, sì, non male…”.
httpv://www.youtube.com/watch?v=ehh2ltAHecM
Facciamo un velocissimo salto nel futuro e arriviamo al 2007, anno in cui viene annunciato il remake di Death Race 2000. Tra i produttori spunta il nome di Roger Corman e quello di Paula Wagner (nome assirobabilonese che si scrive Paula Wagner, ma si legge Tom Cruise). Le redini del progetto (storia e regia) vengono affidate a Il Migliore degli Anderson. Essendo Paul William Scott il Migliore degli Anderson, capisce che un remake del vecchio film di Bartel è impossibile. L’originale era uno stranissimo incrocio figlio dei Seventies, capace di unire l’umorismo slapstick cartoonesco delle Wacky Races alla serietà (e la violenza) del soggetto. Paul W. S. capisce che essendo che s’è fatta una certa – e che non è più il 1975, ma il 2008 – deve fare qualcosa di diverso. Si chiude in casa, lega con una sciarpa di seta la moglie al letto per poi bendarla e praticarle l’amore due volte di seguito (dramatization: this may not really happen) e scrive un prequel, puntando sugli elementi che possono rendere questo progetto un piccolo universo espanso: si punta principalmente sulla maschera di Frankenstein, sul suo potenziale narrativo e scenografico. Il risultato è Death Race.
Il film, ingiustamente stroncato da praticamente tutta la critica mondiale, è in realtà un onestissimo quanto divertentissimo film action, con il plus di essere di rara zarritudine. Trama: il mondo si sta inesorabilmente avvicinando al collasso. La crisi economica porta disoccupazione, la disoccupazione porta un’ondata di violenza inaudita, ed è un attimo che le prigioni scoppiano. Scatta quindi una privatizzazione delle prigioni (elemento importante su cui torneremo). La peggiore di tutte è quella di Terminal Island, dove si svolge la Death Race: lo spettacolo televisivo più visto del pianeta. Funziona così: l’isola diventa un tracciato per un’incredibile corsa automobilistica tra i detenuti. Il primo che vince cinque Death Race può tornare in libertà. Solo che ovviamente non si tratta solo di chi guida meglio e più veloce degli altri. Le macchine sono anche in questo caso superpimpate e munite di tutte le armi che vi possono venire in mente: mitragliatori, napalm, sparano fumo e chiodi dal retro… cose del genere (l’eredità delle Wacky Races). Per cui, ovviamente, quando perdi alla Death Race non è che perdi e basta: muori. Ma muori tipo malissimo. Il campione indiscusso è Frankenstein (il personaggio interpretato da Carradine nell’originale) un misterioso e letale corridore il cui volto è sempre celato da una maschera di ferro. Come si diceva, una bomba di film.
Cose necessarie da sapere su Death Race. C’è Jason Statham in forma smagliante. C’è un cameo della voce di Carradine. C’è Joan Allen cattivissima e con la musta tutta spigolosa che fa la direttrice del carcere. Ci sono degli inseguimenti in macchina che levati, delle megagnocche con le tette grosse che camminano al rallenti e una sequenza con un tir gigante che ha la stessa pacca della sequenza con Axeman di Resident Evil: Afterlife 3D . Un classico, insomma. Vi si agevola la foto di Natalie Martinez, ovvero il navigatore di Jason Statham. Perché è ovvio che quando stai guidando una macchina elaboratissima e nel frattempo ti stanno sparando addosso e c’è un camion che ti sta venendo addosso, quello di cui hai bisogno è una morettona con le tette grosse che ti dice che devi girare a destra.
Death Race come abbiamo detto fa incetta di recensioni di rara cattiveria, ma al botteghino fa la sua porca figura. Soprattutto se la cava grazie all’home video, per cui arriviamo al 2009, anno in cui viene messo in produzione il seguito, Death Race 2. Che sarebbe un prequel di Death Race. Che a sua volta era un prequel di Death Race 2000. Ci siete? Ovviamente noi che siamo gente ammodo ve l’abbiamo già presentato all’uscita del trailer, ricordate? Cast migliore del precedente: Danny Trejo, Sean Bean, Ving Rhames, il ritorno di Robin Shou e Frederick Koehler. E nella parte del nuovo Jason, Luke Goss ovvero l’ex Bros che al momento ha ben sette film in lavorazione e che abbiamo già visto in Blade II, Hellboy II e Tekken. Per quanto riguarda la regia invece, il mestierante Roel Reiné, un registucolo senza particolari capacità che, oltre ad aver messo la sua prestigiosa firma su quella cazzata di The Marine 2, ha una di quelle filmografie che sta tutta nei cestoni dei Mediaworld, quela dei DVD a 4,90. La storia, per essere spicci, racconta la genesi di Frankenstein. Per arrivarci, si passa attraverso ciò che si leggeva nelle didascalie iniziali del film de Il Migliore degli Anderson: il mondo è in crisi, violenza appalla, carceri strapieni, privatizzazioni delle prigioni. E qui c’è il primo colpo di genio di Death Race II. Qual è la ditta che spadroneggia nel mondo delle privatizzazioni delle carceri? La Weyland Industry. Ovvero quella che poi diventerà la famosissima multinazionale Weyland Yutani di Alien, di cui vi abbiamo detto un po’ tutto quello che c’è da dire al tempo del Mostrologia dedicato allo Xenomorfo! Certo, c’è da tenere conto che in Alien Vs Predator il signor Weyland lo faceva Lance Henriksen, mentre qui invece lo interpreta Ving Rhames (mi sfugge il grado di parentela tra i due…), ma come intuizione è a dir poco geniale.
Per cui, la Weyland è a capo del penitenziario di Terminal Island. Mentre una troupe televisiva è in loco per un servizio, si scatena una rivolta. L’edizione del telegiornale che rimanda quelle immagini raccoglie uno share che manco le puntate di Sarabanda quando c’era l’Uomo Gatto. Da qui, l’idea dei Death Match: si scelgono a casaccio dei prigionieri che vengono messi in un’arena a darsela di santa ragione. Schiacciando alcune pedane si ha accesso a delle armi. Ovviamente si vince uccidendo o facendo arrendere l’avversario. Le cose vanno benissimo, La Weyland comincia a diventare una superpotenza e la giornalista che s’è inventata il business (una non finissima Laura Cohan, che i più attenti di voi ricorderanno in Maial College 2) dirige l’orchestra. Peccato però che la violenza crei dipendenza e gli spettatori, come i drughé della stazione, ne vogliono sempre di più. Dopo poco i Death Match non bastano più e ci si inventa la Death Race, la gara automobilistica che già conosciamo.
Death Race 2, da un certo punto di vista, è un film perfetto. Rappresenta l’esatta concezione di exploitation nell’anno 2010. Il vero film tamarro come deve essere. Non quelle delusioni che uno vede la locandina, il trailer, si immagina una figata pazzesca e invece poi rimane deluso perché è di una lentezza sinistra, tutte le cose fighe erano nel trailer e il resto è roba girata controvoglia . Sembra un film del 1986 col ritmo di uno del 2010. Qui c’è tutto quello che viene promesso, non manca nulla. Il budget ovviamente è televisivo ma viene fatto fruttare come se fosse quello per un kolossal, e si passa sopra a molte pecche. Il cast come abbiamo già detto vanta dei veri pezzi da novanta e ognuno fa il suo sporco lavoro. Danny Trejo fa il chico saggio e meccanico pronto a togliersi la maglia per mettere in mostra i tatuaggi. Ving Rhames è la solita montagna imponente. Laura Cohan e Tanit Phoenix sono due patatone (il bottino però è piuttosto magro: si segnala giusto una tetta laterale della seconda e tette frontali bruttine di una comparsa a inizio film). Robin Shou e Frederick Koehler fanno esattamente quello che facevano nel film precedente. Sean Bean si sente evidentemente di altra caratura e si limita a far sentire il suo poderoso accento, ma va bene lo stesso. La vera sorpresa è proprio Luke Goss. Il famoso batteraio dei Bros prima di tutto ci mette un impegno incredibile. Parliamo di un film ovviamente girato in est europa, seguito di un titolo sbeffeggiato un po’ da tutti e lui la prende come se fosse la parte della sua maturità. Certo non ha la voce e la presenza di Jason, ma ha tutte le potenzialità per diventare un nostro amico. Nelle sequenze in macchina fa la sua porca figura, si muove bene tra le mura delle carceri, non risulta posticcio con un’arma in mano e quelle due o tre frasi che pronuncia sono dette con convinzione. Promosso a pieni voti.
La storia procede col pilota automatico, seguendo un copione fondamentalmente già scritto. Non solo perché, come abbiamo già detto, il soggetto di Death Race 2 erano le quattro didascalie all’inizio del primo, ma anche perché alcune sequenze vengono riprese pari pari dal primo. Ma è giusto che sia così: anche questo fa parte dell’exploitation. Visivamente poi il film è bellissimo. Adesso faccio un discorso sicuramente da anzianotti, ma abbiate compassione di un povero vecchio che vive in casa ancora con un videoregistratore e una televisione col tubo catodico. Death Race 2 l’ho visto in Blu-ray a casa di un amico e – v’arrivo a dì – vanta una definizione da paura. Ogni due per tre c’è un rallenti di rara inutilità, ma tipo che se togli le parti rallentate il film probabilmente dura 43 minuti, ma si vede che è un’operazione pensata per far fruttare al meglio il budget e per rendere al meglio sui lettori casalinghi. Tutto perfetto dunque? Be’, bisogna ammettere che la regia di Reiné ha spesso dei momenti ai limiti dell’imbarazzante (gli scontri iniziali e i Death Match sono confusissimi e girati con la mano sinistra), ma è anche vero che sono solo momenti. Il resto è puro godimento. Provare per credere. E cominciate a sperare nel terzo.
DVD-quote suggerita:
“L’exploitation fatta come cazzo si deve: filmone! ”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
Incredibile a dirsi, ma è l’unico film taggato con “la violenza regna sovrana”.
E, considerando cosa passa qui dentro, la cosa dovrebbe far riflettere su cosa il buon casanova ci stia proponendo.
Filmisticamente parlando, il 2011 inizia in maniera propizia. Buono.
Dissento.
La dramatization proposta è palesemente irreale.
Dopo aver praticato l’amore due volte su siffatta moglie bendata e legata al letto, chi mai si ricorderebbe di dover fare qualcos’altro nella vita?
Io non sono riuscito neppure a procedere con la lettura della rece!
Cercherò di ripartire da qualche paragrafo più sotto.
Difatti Egli è il migliore degli Anderson perchè riesce a lavorare pur avendo una moglie del genere.
Io non riuscirei a fare niente a parte copularla come se non ci fosse un domani.
ho visto il primo e a parte il mio mito statham e quella milfona della allen, ho apprezato pochissimo altro, ho letto questa recensione, e oltre a essermi venuta voglia di vedere il 2, quasi quasi mi ribecco pure il primo.
Domanda: Lo troverò in dvd qui in Italia? O Ancora non è stato distribuito e devo comprarlo su Internet? XD
Ho il BR del primo e questo sicuro non me lo perdo!
@Michele706: su amazon.it lo danno prenotabile, dovrebbe uscire a fine febraio!!
Bellobellobello! Non vedo l’ora…
Com’è che era?
“Sei venuta ad offrirmi il tuo corpo, vero? Perché se non sei venuta ad offrirmi il tuo corpo, non vedo altro motivo per una tua visita”
LOL, bitico Carradine…
Devo dire che la rece è PERFETTA….anche se io avrei posto un po’ piu’ enfasi sulla parte del rallenty, perchè non ho MAI visto un film con cosi’ tanti rallenty, mi viene da pensare che abbiano girato TUTTO il film a 300 fotogrammi al secondo, e abbiano velocizzato giusto giusto le scene dei dialoghi in post produzione (se no non si capiva na mazza,un dialogo a 300 fps).
E concordo sul fatto che il regista non abbia la minima idea di come si gira na sequenza di azione, ma che non abbia neppure mai visto una coreografia di combattimento, non so, dai, dai almeno un’occhiatina ad undisputed se proprio vuoi fare una scena di combattimento.
E va bè, resta sempre uno dei film piu’ tamarrosi del nuovo millennio, perchè l’ho visto dopo :-)
ma io avrei aggiunto come citazione anche La decima vittima!
Beh.
Grazie per aver riesumato l’Uomo Gatto! La D.Race con Statham era davvero indifendibile, quindi complimembri per averla in qualche modo riabilitata. Sul G(r)oss devo dire che ha dei lobi insopportabili, il che lo rende inadatto a fare altro dal maniaco, il che da un certo punto di vista, è anche un sollievo.
La versione di Bartel è certo er mejo. E non dimentichiamo che sulla auto di Sly c’è già piantato il mega coltellazzo di Rambo, quello reso celebre dal dialogo di R2 in cui R afferma che il suo solo amico è iddu ! iddu iè ! Il coltelazo.
Mi viene da cantare: meno male che Trejo c’è.
Pensa a volte le coincidenze: ho visto Death Race 2000 due giorni fa senza un motivo preciso, avendolo da parte da mesi. E dicendo “avendolo da parte da mesi” parlo del dvd di Blokebastard, ovviamente. Cosa sono le multe per ritardo davanti all’Arte?
Death Race con Statham è un capolavoro inarrivabile.
incredibilmente più tamarro del primo e per essere un prodotto destinato al solo home video fa dannatamente la sua porca figura.
peccato che le corse con le macchine siano brevi,incasinate e ripetitive e ci siano sbavature ed esagerazioni qui e là ma nulla di grave da compromettere il risultato finale resta un signor film che il 23 febbraio entrerà nella mia videoteca.
P.S.
chi non ha gradito il primo può pure astenersi…
P.s. 2
voglio il sequel incentrato solo sulle 4 gare che vincerà frankestein prima di schiattare veramente,1ora e mezza solo di corse!!!
P.S.3
ma il film con statham non è più un sequel dell’originale che un prequel visto che il vero frankestein è morto.
l’ordire sarebbe:DEATH RACE 2-DEATH RACE 2000-DEATH RACE.
P.S.4
la moglie del migliore degli anderson non mi piace manco un pò,troppo androgina per i miei gusti;)
Milla è un altro tipico esempio (odio autoincensarmi) di assenza di chiaroscuro. Pertanto non capirò mai l’esaltazone di alcuni bipedi. Ma c’è posto per tutti, anche per la moglie di Jovanotti. Avendo però, Milla Jojo, un visetto molto cool, è comprensibile la vocazione di costoro al mouth fucking. Quindi in parte vi giustifico.
Premesso questo, e rinnovando la mia esaltazione per Jason “Rumenian Face” Statham, non ci credo mica che non vi siete rotti le palle a vederlo nel film delle macchinine. Lui è un maestro delle macchinine velocissime, ma questo accade già in Ass Transporter. Quindi riciclarlo qua dentro fa ridere. Anche perché rispetto ad Ass Transporter qua fa davvero poco o niente, e si vede che nemmeno lui è convinto delle cazzate che gli fanno fare. E il film è ripetitivo, come i discorsi di Cicchitto. E ancora più ipocrita e illogico.
La cosa che mi era piaciuta di più del death race col jason erano gli stunt in macchina senza cgi, molto old school. Lo schianto del camion blindato mi ha fatto saltare dalla poltrona.
Spero di fare altrettanto con questo (o quasi)
@past and fasul: tecnicamente il personaggio di Frankenstein e’ una maschera indossata da svariati piloti, un po’ come l’Uomo Tigre nel wrestling. Non esiste un vero Frankenstein, e se fosse sarebbe Luke Goss visto che e’ il primo a “interpretarlo”. Il DR con Statham e’ prequel di quello con Carradine nel momento in cui una volta che il Jason ha fatto esplodere tutto quanto la gara sopravvive, ma esce dalle prigioni e si allarga al territorio civile.
ok nanni,understand;)
strano lo notiate solo ora. luke tarellava già di brutto in blade II col cappotto sdrucito e la boccona sezionabile. quando poi m’ha fatto il principe albino che dice a hellboy “if you cannot command then you must obey” quasi mi commuovevo.
Machine Joe “Rombo di Tuono” Viterbo sarà il nuovo nome su FB. deciso.
SIETE DEI GRANDI!!! LE VOSTRE RECENSIONI FANNO PISCIARE ADDOSSO DI RIDERE!!!!!!!!! XD
Devo dire che il secondo capitolo non delude!
Ps: avrei voluto che il mitico Trejo si cimentasse in qualche scena truculenta, invece che lasciare solamente intendere che fosse un duro.
Pps: com’è che l’unico sfigato della prigione (che tra l’altro pare Renzi il toscanaccio con 20 kg in più) non lo tocca nessuno anche prima di essersi fatto gli “amici pesanti”?!