The Curse of Miike, part 11. Espiation
«Wim ti prego basta»
«No Miike, devi essere punito»
«Wim è il 79esimo remake che mi fai vedere»
«Ti ricordi che cosa ha detto Nanni»
«Si… cento remake e per ogni remake dodici sequel»
«Esatto. Oh è finito il 948esimo sequel. È ora di un nuovo remake Miike»
«Cos’è sta volta…»
«It’s Alive»
[Miike trattiene a stento un singhiozzo caveizeliano]
«Va bene, finiamola in fretta»
Wim preme play e si allontana verso la porta lasciando Miike nell’oscurità davanti al maxischermo 300pollici dolbisurrond. Miike si volta, una smorfia di dolore gli trapana lo sguardo.
«Wim?»
«Si?»
«Ma Nanni non ha fatto accenno al cockring dentato»
«Quella è un’idea di Cicciolina. Mi piace la ragazza. È… fantasiosa»
[Wim se ne va ridendo mentre sullo schermo iniziano a correre le immagini crudeli come unghie sulla lavagna.]
IT’S ALIVE! Ecco cosa ci voleva per risollevare le sorti del cinema. E infatti l’opera in questione è passata direttamente dalla mente di Joseph Rusnak (uno che gli hanno sgranato anche la foto sul profilo di IMDB) al cestone dei DVD nella categoria “Signora lei vorrebbe cambiare il suo fustino di Dash con questo film?”. Allo screenplay Larry Cohen, che è stato il regista dell’originale targato 1974 dal quale ha tratto non uno ma ben due sequel e che, preso da ombelicale onanismo, si è scritto anche il remake. Alè, tutto in casa e del maiale non si butta via niente. La metafora suinica peraltro è del tutto azzeccata laddove se avessi usato “non c’è trippa per gatti” o “buttare l’acqua sporca con il bambino” la recensione avrebbe preso una direzione diversa e non potrei ora parlare della CARNAZZA.
Si perché, nascosto sotto una patina di antiabortismo e sotto millecinquecento strati di morbidezza col gardol fatta di temi come “l’amore di una madre”, “la depressione post partum”, “l’autorealizzazione”, “l’essere donna oggi” e “ti chiudo il bimbo in un barile”, si sviluppa lungo la trama una chiara, inequivocabile, provocatoria e romerianamente attivistica critica al vegetarianesimo e a tutti quelli che quando ordini la piadina crudo e squaquerone ti guardano come se gli avessi scopato la nonna (pensateci… pensateci bene… lo sentite questo brivido lungo la schiena?).
Ma facciamo un passo indietro: il film sostanzialmente tratta la storia di una famigliuola composta da lei -giovane-, lui -giovane-, il fratello di lui -più giovane e più disabile- che vanno tutti allegramente a vivere in una casetta sperdutissima in mezzo ai monti in occasione della nascita di un frugoletto frugulù che si rivela essere, in realtà, un bastardo cannibale next gen (con HD e doppio pad). Il resto è tutto un “la scimmia vede, la scimmia fa”: quando qualcuno si avvicina alla mamma e le fa girare le balle -cosa peraltro abbastanza semplice per una donna che vive uno scompenso ormonale per aver dato alla luce un bimbo- il piccolo esserino se li pappa senza contorno. Gore? Si a paccate. Sangue, organi, spicik e spiciak ovunque.
MA POCO IMPORTA. E anche l’utilizzo di una CGI discreta che ogni tanto va sul surreale andante per assecondare le voglie di uno sceneggiatore privo del senso delle proporzioni (letteralmente. Il bambino nasce ed è grosso come un asciugamano arrotolato, tre giorni dopo ha delle dimensioni pari a quelle di Ed Gale per poi, in una scena, diventare tanto piccolo da entrare nella bocca di una delle tante vittime) finisce in secondo piano. Perché, come dicevamo prima, il tema è la libertà di nutrirsi di roba morta. Succosa e polposa roba morta.Non importa se ti mangi la migliore amica di tua madre. Non importa se ti sbrani un capriolo nella culla.
NON IMPORTA se ti beccano a divorare un topo di fogna delle dimensioni tipo Rocco Siffredi. Più loro ti criticano più tu affonda le tue fauci fino in fondo e così sia finché non ti danno fuoco con tutta la baracca intorno. Non si spiegherebbe altrimenti la scelta di rendere qualunque cosa, recitazione compresa, un elemento di totale corredo al fero pasto del creatura che si pappa anche il capezzolo della madre (che in tutto questo, per dire, passa il tempo ad occultar resti e a dare una sciacquatina al rosso zuzzurellone inanellando frasi sconnesse. Ammettiamolo, trovi tuo figlio avvinghiato a una pantegana e gli dici “NO! CATTIVO! NON SI FA!” Non si fa?). Il film è visibile e risibile, ma nel complesso godibile per una serata di poche pretese, con la porchetta e il vino della casa.
DVD-Quote Suggerita
Media cottura per me. Grazie.
Bongiorno Miike, i400calci.com
basta aggiungere la rucola alla piada e ti guarderanno u po meglio, tipo che gli hai scopato la zia
Eccelso Miike.
Certo che per rodere così tanto e a fondo, il pupo deve avere tipo una dentiera sporgente in titanio.
Certi registi patiscono gli spaventosi effetti collaterali di chi, dopo una maratona a base di Cronenberg d’annata, si esalta dicendo: “Troppo figo, pure io e meglio!”
Sono Raul Bova e non approvo questo messaggio.
non vedo l’ora di vedere la scena “poppante in versione mini-intruder che entra nella bocca di una vittima”.
prevedo svariata ilarità.
Ma il bambino com’è? L’originale era un bel mostriciattolo, efficace anche a distanza di anni
scendiamo in piazza per liberare miike dalla dittatura di wim.
Vabbe’, e’ un po’ la versione reloaded e hyperloaded di questo Grace qua http://www.i400calci.com/2009/11/sangue-e-noia-grace/ che io recensii a mio tempo. Vedi, Miike, io e te alla fine ci somigliamo… stessa passione per le bistecche, stessa diffidenza verso gli umani troppo giovani, stessa attitudine a trasformare questi (umani giovani) in quelle (bistecche).
E poi quel cockring ti sta benissimo.