I film cosiddetti equo-solidali, quelli che certa gente va a vedere soltanto per vantarsi di avere “la mente aperta”, sono Il Male e fin qui lo sappiamo tutti. Però non c’è dubbio che, per lo stesso motivo per cui attraggono e diventano Il Male, se presi con lo spirito giusto (che non è “sono un intellettuale perché guardo film non anglofoni che parlano di gente povera”) spesso forniscono un’apprezzata aria di freschezza. Penso a cose come The Dead: un film di zombi scontato, noioso e visibilmente dilettantistico, che però è stato girato in Burkina Faso nei luoghi meno turistici che vi possano venire in mente, e questo da solo dà al film un’atmosfera disagiata unica che, pur con tutte le avvertenze del caso, basta a consigliarlo.
Besouro è stato girato in Brasile, un paese dalle mille facce tra cui una molto povera, e si tratta di un film dal grosso interesse culturale. Lo si capisce dal fatto che i primi due minuti e mezzo di cronometro servono soltanto ad elencare gli enti statali che hanno contribuito a produrlo (donando a occhio €20 a testa). Ma lo si capisce anche dalla storia: si narra infatti di Besouro, leggendario campione di capoeira che, nel Brasile del 1920 fresco di abolizione della schiavitù, si ribellò al sistema e iniziò la rivolta che portò la pratica della capoeira ad uscire dal clandestinaggio e diventare un hobby accettabile. Un misto tra Ip Man e Footloose, se volete.
Praticamente inizia con Besouro da bambino che ascolta il suo Maestro Alipio mentre gli spiega il senso della vita. Come ogni predestinato che si rispetti, seguendo l’atteggiamento tipico di chi da grande diventerà un ammirato campione, Besouro lo ignora completamente e si distrae a guardare uno scarabeo. Il Maestro Alipio lo vede e lo rimprovera con affetto: “Zioccàn Besouro, ma per via di cagarmi quando ti parlo?”. E finché c’è gli racconta la favola dello scarabeo che è grosso e sgraziato con ali piccole e fragili che nemmeno gli scienziati sanno come fa (spoiler: secondo me invece lo sanno) ma riesce a volare lo stesso. Da quel momento Besouro si chiamerà BESOURO. Che – colpo di scena! – significa “scarabeo”. A questo punto parte la sigla: “BESOOOUROOOOO”. Io qui sono impazzito. Datemi una sigla che urla il nome del protagonista a random e viene ripetuta/campionata nei momenti chiave del film, e mi avete comprato per la serata. Magari il vostro film fa cagare, ma incastrateci questo piccolo accorgimento e volente o nolente mi ritroverò come minimo ad arrivarci in fondo.
Insomma, vent’anni dopo Besouro è una leggenda della capoeira nonché Capo Carismatico dei Capoeristi Clandestini (CCCC). Tranne che mentre è fuori a divertirsi coi suoi amici qualcuno va a casa del Maestro Alipio e lo uccide in faccia. A quel punto Besouro va in para dura. Diventa il bersaglio di un gruppo di bianchi antipatici al servizio di uno sporco ricco, si fa spezzare le gambe, ha le visioni di uno che vola e parla come Darth Vader, ruba la morosa al suo amico pettinato male… un sacco di roba. In un certo senso pare un remake brasileiro di Dalla Cina con furore: c’è il campione ribelle dal carattere difficile, c’è il maestro morto da vendicare, c’è il razzismo, gli oppressori, la fuga e il nascondiglio, gli amici in pericolo per colpa del protagonista, il cartello con scritto “Marionette del Sud America”… no, quest’ultimo no, ma ci sono altre cose che non sto a spoilerare. No, nemmeno lo spogliarello. Ma posso dirvi questo: salta fuori che la metafora dello scarabeo è vera, e che Besouro sa volare. Nemmeno gli scienziati sanno come fa (spoiler: e invece lo so persino io, usa i cavi), ma Besouro sa fare quei bei balzelloni stile wuxia che ci piacciono tanto.
Detto questo, Besouro non è un film semplice da giudicare. L’avessimo fatto in Italia, davanti a quella smitragliata di enti statali che hanno contribuito al finanziamento avremmo tirato tante di quelle bestemmie da mandare in bancarotta la regione Puglia prima ancora di vedere il primo fotogramma. Figurarsi quando parte l’inutile steady a seguire il volo dello scarabeo. E invece sarà il Brasile povero degli anni ’20, saranno le annotazioni storiche di cui non sapevo umilmente nulla, sarà che sulla capoeira esistono davvero troppi pochi film (non posso riguardare ogni volta Solo la forza), sarà che il tizio che fa Besouro è un’atleta di tutto rispetto. Sarà la canzone che urla “BESOOOUROOOOO”. Dire che è bello è dire un po’ troppo, l’azione non è tantissima e il ritmo a volte singhiozza, ma è senz’altro un oggettino insolito e interessante.

BESOOOUROOOOO
DVD-quote:
“Una pagina di storia del cinema brasilo-brasiliano”
Nanni Cobretti, i400calci.com
C’ho un BESOUROO nello zaino.
Besouro ce l’ha douro
in effetti lo sanno, da poco, ma lo sanno….quello che non so in effetti è come il mastro brasiliano sapesse la domanda, dato che questa cominciò a girare in germania negli anni 30….(http://www.cicap.com/new/articolo.php?id=101780)
ma la vera domanda non è questa, il brasile è il brasile ma ci prova: vengono fuori i Besuro, ma anche i Tropa de elite, noi quando va bene c’abbiamo Dreamland….
Il brasile sforna roba come tropa de elite e city of god perchè ha il coraggio di raccontarti una realtà che non tenta di nascondere sotto lo zerbino come fosse polvere.
Un pò come tutti quei film britannici sul disagio di certe zone di Londra, spesso raccontano una realtà disturbante che è anche giusto in qualche modo documentare anche se in questo caso talvolta è macchiettistica.
E in Italia? Mai visti film sul degrado delle periferie, al max gomorra ma che comunque è soltanto un freddo documentario.
Se qualcosa esiste è talmente frivola che sta già nel dimenticatoio e romanzo criminale non fa troppo testo.
Qui abbiamo fiction su carabinieri piacioni in paesini inculati dove è tutto bello e si vogliono tutti bene, le marescialle sono bone e l’appuntato corteggia la fornaia. La solita pochezza italiana del volemosebbene, il paese del sole e tutto lo stivale non è altro che un bel paesone rustico con sanpietrini e casalinghe di 20 anni che ti salutano dalla finestra.
Se vabbè, peccato che poi ci stanno in morti ammazzati ogni giorno, violenze di vario tipo, don seppia in cerca di coca e bambini e solo ieri a milano si sono ammazzati per una precedenza.
Ovviamente in TV non mostriamolo che la gente deve credere ancora nel 2011 di vivere nel più bel paese d’europa dove basta una pizza su una tovaglia a scacchi e hai rappresentato tutto il paese.
Sarò io che ho ancora i postumi dell’influenza (il 26 luglio? 3 giorni prima delle ferie? sono proprio uno stronzo..) ma sto cercando su youtube un video con la sigla del film, e non riesco a trovare nulla…
Comunque concordo con Schiaffi. Lode al Brasile per continuare comunque a provare, dimostrando a tutti (sopratutto a noi..) che la mancanza di mezzi non vuole SEMPRE dire film di merda. Bella voi.
“Datemi una sigla che urla il nome del protagonista a random e viene ripetuta/campionata nei momenti chiave del film, e mi avete comprato per la serata.”
LOL verissimo: http://www.youtube.com/watch?v=pSSJfrOmR1A
“Datemi una sigla che urla il nome del protagonista a random e viene ripetuta/campionata nei momenti chiave del film”
il bellissimo Black Dynamite: http://www.youtube.com/watch?v=ijx0YvVmGGc
“E in Italia? Mai visti film sul degrado delle periferie”
Schiaffi, ti riferisci al presente naturalmente. Senza scomodare il neorealismo, quando la commedia all’italiana era grande il degrado si vedeva eccome, le risate erano amare (vedi Brutti sporchi e cattivi di Scola, I soliti ignoti di Monicelli o Lo scopone scientifico di Comencini, solo per dirne alcuni).
L’attuale fiction italiana naturalmente è guano.
Qualcuno citi Flash Gordon o la conversazione verra’ annullata.
Certo pero’ che colui che meglio di ogni altro aveva capito l’importanza della sigla che grida il tuo nome era Bud Spencer.
Joe! Oh Banana Joe!
na na na na na na marinero
Oh Banana Joe!
You can see a mountain, here comes Bulldozer
You can see a cloud of fists and dust
It’ not clear what’s his name, he’s just Bulldozer
It’s enough to see him once again
(ah, i testi degli Oliver Onions…)
tranquilli. ora cristofaro lo allena Big mama, anche noi avremo il nostro “scarrafone”
Cacare, non cagare (cit.)
Belo il brasil brazil, ogni anno vo a farsci il pudan tur, molti travun, molto pucchiaccun
petizione contro il complotto mondiale degli scienziati che tengono oscuro il motivo per il quale il besouro riesce a volare!
SANDOKANEEE